Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

PALAZZINA MANCIOLI IN VIA VULCI

Scheda Opera

  • Pianta piano tipo
  • Vista prospetto posteriore
  • Vista da via Vulci
  • Comune: Roma
  • Località: Appio Latino
  • Denominazione: PALAZZINA MANCIOLI IN VIA VULCI
  • Indirizzo: Via Vulci N. 9
  • Data: 1958 - 1960
  • Tipologia: Abitazioni plurifamiliari
  • Autori principali: Mario Ridolfi, Wolfgang Frankl
Descrizione

Sul finire degli anni cinquanta si svolge l’ultima tappa dell’itinerario della palazzina romana di Ridolfi e Frankl: committente è ancora il costruttore Mancioli, per un edificio da realizzarsi nel lotto accanto a quello della prima palazzina in Via Lusitania. Segno evidente del successo non solo culturale (sono gli anni in cui Casabella pubblica le opere degli architetti con straordinaria efficacia di immagini e mai più ripetuta frequenza), ma soprattutto professionale.

Capacità, esperienza, perfetta conoscenza dei meccanismi costruttivi e di cantiere non sono solo in grado di parlare l’alto linguaggio dell’architettura, ma anche la più prosaica lingua degli impresari edili, fatta di cubature e superfici ben utilizzate, di corretto impiego dei materiali, di appartamenti ben organizzati e comodi: case, insomma, capaci di vendersi bene sul mercato. Sono questi gli ultimi anni di lavoro del Gruppo R, quelli che segnano il passaggio dalle luminose volumetrie dei quartieri veneti a quelle più ruvide e materiche di Tivoli: di lì a poco Ridolfi e Frankl progettano le case Franconi a Terni, che discendono direttamente da questa palazzina.

Nella palazzina Mancioli II si avverte che qualcosa è profondamente cambiato rispetto alle prove precedenti: nel modo stesso di intendere l’organismo edilizio che, per le ricche articolazioni volumetriche, si presenta all’esterno più compatto e chiuso, con le pareti chiaroscurate solo dall'aggetto dei balconi continui. La dura forma dalla pianta irregolare a schema centrale (un trapezio che descrive il perimetro del lotto), viene sottolineata dalla soluzione degli angoli, in corrispondenza dei quali l'edificio si dilata in quattro elementi smussati, differentemente sagomati (pilastri d’angolo raddoppiati “a stampella”), il cui ruolo formale di torri angolari, rimarcato anche dal disegno dei balconi, accentua l’effetto di verticalità e la solidità del basamento, impedendo all’edificio di restare imprigionato nell'atmosfera ed affermandone la plasticità.

Una ricerca di forza espressiva accentuata anche da altri accorgimenti: oltre agli angoli smussati, i due solai (di calpestio e di copertura) del piano attico, portati a sbalzo da travi a ginocchio che, lasciando libero il perimetro dell’edificio alla quota corrispondente, consentono il posizionamento non in falso degli schermi grigliati di coronamento. Tutta la casa è rivestita in piastrelle di cotto. Le architravi delle finestre, che assumono il valore di una modanatura, sono in travertino. Il tema del coronamento in mattoni forati viene ripreso dall'adiacente palazzina Mancioli I in Via Lusitania.

Lo schema planimetrico dell'edificio tende a riproporre la forma trapezoidale del lotto. Nel nucleo centrale è collocato il corpo scala, delimitato da sei pilastri, che connettendo in una successione di spazi aperti l’atrio, i pianerottoli e la chiostrina d’illuminazione, realizza una mediazione tra la simmetria del volume esterno e la variazione degli spazi interni, in cui consiste la vera ricchezza di questa palazzina. Tutt'intorno sono disposti asimmetricamente i vari ambienti degli alloggi (3 per ciascun piano tipo e 2 nell'attico) che hanno i locali di servizio concentrati intorno alla chiostrina.

È questo uno schema ricorrente nelle palazzine di Ridolfi che, eliminando la scala della facciata, definisce a priori l'impianto di un volume chiuso (ed in questo caso estremamente compatto) di cui poi articola variamente i contorni. Il gioco delle contraddizioni si semplifica e, riducendo gli elementi principali nel più preciso senso di gerarchia, passa dagli irripetibili “pezzi unici” delle prime palazzine romane, ad una produzione più trasmissibile, che troverà a Terni la sua sede.

Con questo lavoro Ridolfi chiude il ciclo delle sue palazzine romane. “Il valore educativo, la trasmissione del mestiere come cumulo di nozioni di vario genere hanno sempre interessato Ridolfi, quasi quanto lo stesso valore figurale delle sue opere […]. Nel suo linguaggio pittoresco egli ha definito ‘una mamma’ la palazzina di Via Vulci, ha cioè ravvisato in questo suo lavoro la costituzionale attitudine a generare molti e molti figli-palazzine. La definizione, da un lato, e la forma stessa dell’organismo, grasso e sensuale, dall'altro, richiamano certe fantasticherie barocco-surrealiste care ad Alberto Savinio […]. La palazzina di Via Vulci è chiaramente, per chi l’ha vista, più ancora che dalle fotografie, un notevole esempio di quella ricerca di un organismo chiuso eppure dinamico, ravvolto plasticamente su se stesso, composto di vuoti e di cellule che si compenetrano le une nelle altre come nella sezione ingrandita di un inaudito seme tropicale […]. Essa contiene poi dettagli strutturali (come i pilastri angolari che si sdoppiano a forcella nei piani superiori o la trave reticolare in cemento alta un piano del retro, sopra il garage), finiture ed infissi di prim'ordine. Ma proprio perché vogliamo resistere al fascino del frammento, scorporabile dal contenuto e usufruibile in altre variazioni, consideriamo unitariamente questa casa un esempio, esempio però che conchiude un’ampia e vigorosa ricerca più di quanto serva come punto di partenza per una fase nuova”. (F. Tentori 1961)

Info
  • Progetto: 1958 - 1958
  • Esecuzione: 1959 - 1960
  • Committente: Tito Mancioli
  • Proprietà: Proprietà privata
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Wolfgang Frankl Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=40722 SI
Tito Mincioli Impresa esecutrice Esecuzione NO
Mario Ridolfi Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=32832 SI
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: materiali lapidei, materiali ceramici, calcestruzzo a faccia vista
  • Coperture: piana
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono

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Capacità, esperienza, perfetta conoscenza dei meccanismi costruttivi e di cantiere non sono solo in grado di parlare l’alto linguaggio dell’architettura, ma anche la più prosaica lingua degli impresari edili, fatta di cubature e superfici ben utilizzate, di corretto impiego dei materiali, di appartamenti ben organizzati e comodi: case, insomma, capaci di vendersi bene sul mercato. Sono questi gli ultimi anni di lavoro del Gruppo R, quelli che segnano il passaggio dalle luminose volumetrie dei quartieri veneti a quelle più ruvide e materiche di Tivoli: di lì a poco Ridolfi e Frankl progettano le case Franconi a Terni, che discendono direttamente da questa palazzina.

Nella palazzina Mancioli II si avverte che qualcosa è profondamente cambiato rispetto alle prove precedenti: nel modo stesso di intendere l’organismo edilizio che, per le ricche articolazioni volumetriche, si presenta all’esterno più compatto e chiuso, con le pareti chiaroscurate solo dall'aggetto dei balconi continui. La dura forma dalla pianta irregolare a schema centrale (un trapezio che descrive il perimetro del lotto), viene sottolineata dalla soluzione degli angoli, in corrispondenza dei quali l'edificio si dilata in quattro elementi smussati, differentemente sagomati (pilastri d’angolo raddoppiati “a stampella”), il cui ruolo formale di torri angolari, rimarcato anche dal disegno dei balconi, accentua l’effetto di verticalità e la solidità del basamento, impedendo all’edificio di restare imprigionato nell'atmosfera ed affermandone la plasticità. 

Una ricerca di forza espressiva accentuata anche da altri accorgimenti: oltre agli angoli smussati, i due solai (di calpestio e di copertura) del piano attico, portati a sbalzo da travi a ginocchio che, lasciando libero il perimetro dell’edificio alla quota corrispondente, consentono il posizionamento non in falso degli schermi grigliati di coronamento. Tutta la casa è rivestita in piastrelle di cotto. Le architravi delle finestre, che assumono il valore di una modanatura, sono in travertino. Il tema del coronamento in mattoni forati viene ripreso dall'adiacente palazzina Mancioli I in Via Lusitania.

Lo schema planimetrico dell'edificio tende a riproporre la forma trapezoidale del lotto. Nel nucleo centrale è collocato il corpo scala, delimitato da sei pilastri, che connettendo in una successione di spazi aperti l’atrio, i pianerottoli e la chiostrina d’illuminazione, realizza una mediazione tra la simmetria del volume esterno e la variazione degli spazi interni, in cui consiste la vera ricchezza di questa palazzina. Tutt'intorno sono disposti asimmetricamente i vari ambienti degli alloggi (3 per ciascun piano tipo e 2 nell'attico) che hanno i locali di servizio concentrati intorno alla chiostrina. 

È questo uno schema ricorrente nelle palazzine di Ridolfi che, eliminando la scala della facciata, definisce a priori l'impianto di un volume chiuso (ed in questo caso estremamente compatto) di cui poi articola variamente i contorni. Il gioco delle contraddizioni si semplifica e, riducendo gli elementi principali nel più preciso senso di gerarchia, passa dagli irripetibili “pezzi unici” delle prime palazzine romane, ad una produzione più trasmissibile, che troverà a Terni la sua sede.

Con questo lavoro Ridolfi chiude il ciclo delle sue palazzine romane. “Il valore educativo, la trasmissione del mestiere come cumulo di nozioni di vario genere hanno sempre interessato Ridolfi, quasi quanto lo stesso valore figurale delle sue opere […]. Nel suo linguaggio pittoresco egli ha definito ‘una mamma’ la palazzina di Via Vulci, ha cioè ravvisato in questo suo lavoro la costituzionale attitudine a generare molti e molti figli-palazzine. La definizione, da un lato, e la forma stessa dell’organismo, grasso e sensuale, dall'altro, richiamano certe fantasticherie barocco-surrealiste care ad Alberto Savinio […]. La palazzina di Via Vulci è chiaramente, per chi l’ha vista, più ancora che dalle fotografie, un notevole esempio di quella ricerca di un organismo chiuso eppure dinamico, ravvolto plasticamente su se stesso, composto di vuoti e di cellule che si compenetrano le une nelle altre come nella sezione ingrandita di un inaudito seme tropicale […]. Essa contiene poi dettagli strutturali (come i pilastri angolari che si sdoppiano a forcella nei piani superiori o la trave reticolare in cemento alta un piano del retro, sopra il garage), finiture ed infissi di prim'ordine. Ma proprio perché vogliamo resistere al fascino del frammento, scorporabile dal contenuto e usufruibile in altre variazioni, consideriamo unitariamente questa casa un esempio, esempio però che conchiude un’ampia e vigorosa ricerca più di quanto serva come punto di partenza per una fase nuova”. (F. Tentori 1961)
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- Maggio 1958: elaborazione del progetto e richiesta della licenza di costruzione
- Luglio 1958: rilascio della licenza edilizia
- Agosto 1958: inizio dei lavori ed elaborazione del progetto esecutivo in scala 1:50 (Settembre 1958-Gennaio 1959)
- Marzo 1959: presentazione al Comune di un progetto di variante in corso d'opera (approvata)
- Marzo-Ottobre 1959: sviluppo dei particolari costruttivi ed architettonici
- Aprile 1960: ulteriore presentazione al Comune di un progetto di variante in corso d'opera (approvata)
- Giugno 1960: fine dei lavori
- Marzo-Settembre 1960: definizione delle opere di finitura
- Ottobre 1960: rilascio della licenza di abitabilità
- Giugno 1962: elaborazione disegni di dettaglio (vetrata portineria)
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  • Vincolo: Non Vincolata
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  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Cronologia dell'opera - Maggio 1958: elaborazione del progetto e richiesta della licenza di costruzione - Luglio 1958: rilascio della licenza edilizia - Agosto 1958: inizio dei lavori ed elaborazione del progetto esecutivo in scala 1:50 (Settembre 1958-Gennaio 1959) - Marzo 1959: presentazione al Comune di un progetto di variante in corso d'opera (approvata) - Marzo-Ottobre 1959: sviluppo dei particolari costruttivi ed architettonici - Aprile 1960: ulteriore presentazione al Comune di un progetto di variante in corso d'opera (approvata) - Giugno 1960: fine dei lavori - Marzo-Settembre 1960: definizione delle opere di finitura - Ottobre 1960: rilascio della licenza di abitabilità - Giugno 1962: elaborazione disegni di dettaglio (vetrata portineria)

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Portoghesi Paolo 1959 La “scuola romana” Comunità n. 75 48-59 No
De Ambris F. V. 1960 Casa per abitazioni a Porta Latina Costruire n. 5 3-13 Si
Tentori Francesco 1961 Opere recenti di Mario Ridolfi Casabella n. 249 4-23 No
Tentori Francesco 1963 Ridolfi Mario (s.v.), in Dizionario Enciclopedico Italiano, appendice Treccani Roma 180-181 No
ANIAI - Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani 1965 Guida dell'architettura contemporanea in Roma Tekni/con Roma sch. L3 Si
Portoghesi Paolo 1969 Le cento città d’Italia. Roma senza cuore (I) Controspazio n. 7 3-21 No
Accasto Gianni, Fraticelli Vanni, Nicolini Renato 1971 L'architettura di Roma Capitale 1870-1970 Golem Roma 567 No
Monti Guglielmo 1974 Le palazzine romane Controspazio n. 3 26-37 No
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Rossi Piero Ostilio 1984 Roma. Guida all'architettura moderna 1909-1984 (I ed.) Laterza Roma-Bari Scheda n. 132 Si
Brunetti Fabrizio 1985 Mario Ridolfi Alinea Firenze 115-117 No
Rossi Piero Ostilio 1991 Roma. Guida all'architettura moderna 1909-1991 (II ed.) Laterza Roma-Bari Scheda n. 126 Si
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Polano Sergio 1991 Guida all’architettura italiana del Novecento Electa Roma 446 No
Sanchez Lampreave Ricardo, Recuenco Perez Lucas (a cura di) 1991 Mario Ridolfi (1904-1984). La arquitectura de Ridolfi y Frankl Ministerio De Obras Publicas y Transporte Madrid 124-125 No
Touring Club Italiano 1993 Guida d'Italia. Roma Touring Milano 756 No
Bellini Federico 1993 Mario Ridolfi Laterza Roma-Bari 168 No
Palmieri Valerio 1997 Mario Ridolfi. Guida all'architettura Arsenale Venezia 94-95; Scheda n. 39 Si
Rossi Paolo Ostilio 2000 Roma. Guida all'architettura moderna 1909-2000 (III ed.) Laterza Roma-Bari Scheda n. 126 Si
Morresi Manuela 2001 Questo è il vantaggio dell’artigianalità mentale. Mario Ridolfi: l’individuo e il collettivo Casabella n. 684-685 50-59 No
Cellini Francesco, D'Amato Claudio 2003 Mario Ridolfi all'Accademia di S. Luca Graffiti Roma 26; 243-247; 490 Si
Cellini Francesco, D'Amato Claudio 2005 Le architetture di Ridolfi e Frankl Electa Milano 59; 211; 369; 395 Si
2005 L'abitare borghese Controspazio n. 114-115 92-135 No
Monti Guglielmo 2005 Ridolfi e il razionalismo, in Nicolini Renato (a cura di), Mario Ridolfi architetto 1904-2004 Electa Milano 88-102 No
Mezzetti Carlo (a cura di) 2008 Il disegno della palazzina romana Kappa Roma 121-126 No
Rossi Piero Ostilio 2012 Roma. Guida all'architettura moderna 1909-2011 (IV ed.) Laterza Roma-Bari Scheda n. 126 Si

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Fondo Ridolfi Frankl Malagricci Mario Ridolfi, Wolfgang Frankl Accademia Nazionale di San Luca, Roma Palazzina Mancioli (II) a Roma

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Pianta piano tipo Pianta piano tipo
Vista prospetto posteriore Vista prospetto posteriore
Vista da via Vulci Vista da via Vulci

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Palazzina Mancioli (II) a Roma Visualizza
Fondo Ridolfi-Frankl-Malagricci Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Mario Ridolfi Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Mario Ridolfi Visualizza
Enciclopedia Treccani - Mario Ridolfi Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Direzione Regionale per il Lazio
Titolare della ricerca: Università degli studi di Roma "Sapienza"
Responsabile scientifico: Piero Ostilio Rossi


Scheda redatta da
creata il 31/12/2012
ultima modifica il 27/02/2025

Revisori:

Alberto Coppo 2021