Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CHIESA DI SAN GIOVANNI BOSCO

Scheda Opera

  • Vista Nord-Est del fronte dell’edificio
  • Vista del fronte dell’edificio
  • Vista del prospetto frontale
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: CHIESA DI SAN GIOVANNI BOSCO
  • Indirizzo: Via Istria, Via Bartolomeo Maria Dal Monte N. 14
  • Data: 1962 - 1968
  • Tipologia: Edifici per il culto
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro
Descrizione

Con il progetto della chiesa di San Giovanni Bosco, Vaccaro partecipa, con una sua personale interpretazione, al lavoro di sperimentazione sull’edificio per il culto in corso in quegli anni a Bologna.
Il progetto persegue una monumentalità che diventa qui sinonimo di sacralità, ottenuta mediante la giustapposizione di volumi stereometrici, facilmente riconoscibili, che richiamano, anche grazie al trattamento del rivestimento in laterizio faccia a vista, la solennità e la potenza tettonica dell’architettura fortilizia e religiosa medioevale. L’edificio è scomposto in chiare volumetrie che dialogano tra loro differenziandosi su tutti i lati, per massa e altezza, rompendo in tal senso le regole di simmetria. Su tutti spicca la torre campanaria, riferimento al campanile delle basiliche romaniche e agli scenari tipici della città turrita bolognese a cui l’architetto si richiama fin dal progetto della sede della facoltà d’ingegneria. Come in quest’ultimo caso, il campanile sembra imporsi come segnale urbano visibile dalla via Emilia al centro cittadino, esaltandone ulteriormente la valenza civica.
Alla varietà dei rapporti volumetrici corrisponde la continuità del paramento murario, che s’interrompe in facciata solo per far spazio a tre aperture. Quella centrale, come suggerisce lo schema tradizionale dell’edificio sacro, diventa l’ingresso monumentale alla chiesa. Al suo fianco trovano spazio due ingressi più piccoli, misurati sulla scala dell’uomo. La differenza tra il portale maggiore e i due laterali si percepisce anche nel funzionamento delle aperture. Il primo è concepito come una struttura a saliscendi che si attiva con un meccanismo elettrico dalla sacrestia. Le altre due, invece, hanno un’apertura a perno centrale.
Sul vuoto della superficie filtrata dalla sequenza delle lamelle frangisole, gravano i pieni delle masse in laterizio dei volumi che lo fiancheggiano. La misura del mattone regola anche il proporzionamento delle parti del reticolo della porzione trasparente, che diventa regola unitaria di organizzazione dimensionale dell’intero complesso.
Il lavoro simbolico e figurativo integrato agli elementi strutturali e costruttivi, si mostra ancora nella croce realizzata mediante un incrocio di elementi orizzontali e verticali in ferro, agganciati ad una grande trave reticolare orizzontale, posta in asse con l’ingresso, che conclude il solaio del pronao della chiesa. Come in altre opere quali il Palazzo delle Poste a Napoli e la facoltà di Ingegneria a Bologna, troviamo qui il principio cardine della poetica di Vaccaro che mira a qualificare l’edificio attraverso la natura stessa dei materiali che lo costituiscono e la loro messa in opera, raggiungendo una composizione unitaria di forma e materia.
Attraverso la stessa ragione compositiva/costruttiva si raggiungono suggestioni espressive e simboliche adatte a creare l’atmosfera spirituale del luogo religioso.
La luce colorata che filtra attraverso le vetrate investe il marmo bianco di Romania, posto in contrasto con il pavimento di granito grigio-verde di Serizzo di Valmàsino, evidenziando ed esaltando l’altare maggiore e quello della cappella per le celebrazioni feriali. A questo si sommano i giochi di luce nel battistero, prodotti dalla luce rossastra che penetra da una serie di piccole aperture vetrate disposte in fila sulla parete. Ancora, il rame che riveste il soffitto interno trova connotazione tanto nel processo di ossidazione a cui è destinato, quanto nella geometria irregolare che caratterizza il rincorrersi delle piastre.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1962 - 1962
  • Esecuzione: 1963 - 1968
  • Committente: Don Antonio Gavinelli
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: chiesa parrocchiale dell’ordine dei Salesiani
  • Destinazione attuale: chiesa parrocchiale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Guido Cavani Collaboratore Esecuzione NO
Carlo Tornelli Collaboratore Progetto NO
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256940&force=1 SI
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: mattoni cotti, vetro in lamelle, ferro
  • Coperture: travi in ferro, tralicci in ferro, lamiera grecata. Controsoffittatura in pannelli di rame lavorati
  • Serramenti: ferro, vetro, anche legno per i portali di accesso alla chiesa
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
  • Stato Serramenti: Ottimo

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Alla varietà dei rapporti volumetrici corrisponde la continuità del paramento murario, che s’interrompe in facciata solo per far spazio a tre aperture. Quella centrale, come suggerisce lo schema tradizionale dell’edificio sacro, diventa l’ingresso monumentale alla chiesa. Al suo fianco trovano spazio due ingressi più piccoli, misurati sulla scala dell’uomo. La differenza tra il portale maggiore e i due laterali si percepisce anche nel funzionamento delle aperture. Il primo è concepito come una struttura a saliscendi che si attiva con un meccanismo elettrico dalla sacrestia. Le altre due, invece, hanno un’apertura a perno centrale. 
Sul vuoto della superficie filtrata dalla sequenza delle lamelle frangisole, gravano i pieni delle masse in laterizio dei volumi che lo fiancheggiano. La misura del mattone regola anche il proporzionamento delle parti del reticolo della porzione trasparente, che diventa regola unitaria di organizzazione dimensionale dell’intero complesso.
Il lavoro simbolico e figurativo integrato agli elementi strutturali e costruttivi, si mostra ancora nella croce realizzata mediante un incrocio di elementi orizzontali e verticali in ferro, agganciati ad una grande trave reticolare orizzontale, posta in asse con l’ingresso, che conclude il solaio del pronao della chiesa. Come in altre opere quali il Palazzo delle Poste a Napoli e la facoltà di Ingegneria a Bologna, troviamo qui il principio cardine della poetica di Vaccaro che mira a qualificare l’edificio attraverso la natura stessa dei materiali che lo costituiscono e la loro messa in opera, raggiungendo una composizione unitaria di forma e materia.
Attraverso la stessa ragione compositiva/costruttiva si raggiungono suggestioni espressive e simboliche adatte a creare l’atmosfera spirituale del luogo religioso.
La luce colorata che filtra attraverso le vetrate investe il marmo bianco di Romania, posto in contrasto con il pavimento di granito grigio-verde di Serizzo di Valmàsino, evidenziando ed esaltando l’altare maggiore e quello della cappella per le celebrazioni feriali. A questo si sommano i giochi di luce nel battistero, prodotti dalla luce rossastra che penetra da una serie di piccole aperture vetrate disposte in fila sulla parete. Ancora, il rame che riveste il soffitto interno trova connotazione tanto nel processo di ossidazione a cui è destinato, quanto nella geometria irregolare che caratterizza il rincorrersi delle piastre.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

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Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970)
Nasce a Bologna città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile, dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di M. Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. 
Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime.  
Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini.
A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937),  tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. 
Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. 
In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona  le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della Casa esatta, titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G. Ponti e A. Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con A.Libera, S.Musmeci, P.L. Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma. 
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 282
  • Particella: 1055

Note

L’ing. Guido Cavani è il progettista della canonica. La parete dell’abside principale è arricchita da un crocifisso di bronzo realizzato da Luciano Minguzzi, membro dell’Accademia di Brera. Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970) Nasce a Bologna città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile, dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di M. Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini. A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della Casa esatta, titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G. Ponti e A. Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con A.Libera, S.Musmeci, P.L. Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Roversi Giancarlo 1971 San Giovanni Bosco. Come nasce una chiesa La Fotocromo Emiliana Bologna Si
Bernabei Giancarlo, Gresleri Giuliano, Zagnoni Stefano 1984 Bologna moderna. 1860-1980 Pàtron Bologna 200 Si
Giordano Paolo 1988 Vaccaro e Bologna Domus n. 693 XIII-XVI Si
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore (a cura di) 1988 Italia, Gli ultimi trent'anni Zanichelli Bologna 253 Si
Matteucci Anna Maria 1997 Dalle chiese degli ordini mendicanti alle nuove chiese della fascia suburbana, in Prodi Paolo, Paolini Lorenzo (a cura di), Storia della Chiesa di Bologna, v. 2 Bolis Bergamo 365 No
Archivio Vaccaro, Basilico Gabriele 2000 Giuseppe Vaccaro moderno e contemporaneo Peliti Associati Roma No
2000 Il modernismo mascherato. L'opera di Giuseppe Vaccaro, vista da Bolognesi e Basilico Domus n. 831 72-79 No
Mulazzani Marco (a cura di) 2002 Giuseppe Vaccaro Electa Milano Si
2004 Bologna. Guida di architettura Allemandi Torino 218 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Casciato Maristella, Gresleri Giuliano (a cura di) 2006 Giuseppe Vaccaro: Architetture per Bologna Editrice Compositori Bologna No
Manenti Claudia (a cura di) 2010 Giuseppe Vaccaro: Architetture per Bologna Il Cardinale Lercaro e la città contemporanea Editrice Compositori Bologna No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista Nord-Est del fronte dell’edificio Vista Nord-Est del fronte dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista del fronte dell’edificio Vista del fronte dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista del prospetto frontale Vista del prospetto frontale R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Giuseppe Vaccaro Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giuseppe Vaccaro Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/05/2024

Revisori:

Stefano Setti