Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CHIESA PARROCCHIALE SANTI APOSTOLI

Scheda Opera

  • Pianta e sezione
  • Vista esterna, anni Settanta
  • Portico di ingresso, anni Settanta
  • Vista dell’aula verso il presbiterio, anni Settanta
  • Vista interna, anni Settanta
  • Vista esterna, fronte principale, 2009
  •  Vista esterna, portico laterale, 2009
  • Vista interna
  • Vista esterna, fronte principale, 2020
  • Vista esterna, ingresso della chiesa e pareti in u-glass
  • Vista esterna, portico laterale, 2020
  • Vista interna, particolare delle pareti in u-glass, 2020
  • Comune: Piossasco
  • Denominazione: CHIESA PARROCCHIALE SANTI APOSTOLI
  • Indirizzo: Via Pinerolo N. 161
  • Data: 1969 - 1973
  • Tipologia: Edifici per il culto
  • Autori principali: Roberto Gabetti, Aimaro Isola
Descrizione

1. Opera originaria

«Questo edificio è il risultato di un esperimento estremo: l’utilizzazione, senza mediazioni dei prodotti edilizi correnti (cioè non “belli”, non oggetto di design) per un tema generalmente ritenuto aulico. In questo caso l’autoriduzione dei gradi della ricerca architettonica, palese in tutte le opere pubblicate, raggiunge qui il limite della rinuncia.
La qualità architettonica dell’edificio deriva dalle pochissime scelte rimaste possibili: l’unificazione di tutto il volume edilizio (chiesa, canonica, servizi); l’utilizzazione di una copertura industriale prefabbricata colle travi leggermente rastremate a timpano; l’uso di una superficie diafana (u glass) per le superfici verticali». (Claudio D’Amato (a cura di), 1965-1976: Dodici anni di attività di Roberto Gabetti e Aimaro Isola, in «Controspazio», anno IX, numero 4-5, ottobre-novembre 1977, p. 47)

«L’espressione simbolica dell’edificio nasce proprio da questi specifici intenti di ospitalità e di servizio, sotto il segno della croce. Nessun altro elemento e segno artistico religioso è utilizzato in modo allusivo e decorativo in tutto l’edificio. La forma della costruzione pare condizionata oltre che dalla semplicità e dall’immediatezza dalla conformazione volumetrica, anche dall’elementarità delle soluzioni tecniche; una povertà non intesa come squallore o senso di abbandono, ma come sostegno ad una ricerca tecnica qualificata della stessa ricerca formale contenuta nell’arco delle scelte tecniche possibili e quindi correnti. Infatti, non pare più economicamente giustificata una prefabbricazione ad hoc, se non è garantita una produzione di n. esemplari: rinunciando quindi alla progettazione di un edificio sacro prodotto in serie, pare opportuni avvalersi del componente edilizio corrente, non solo come ripiego, ma come mezzo concreto di realizzazione e quindi di espressione». (Relazione di progetto in ATCh, Chiesa di S. Vito, SS. Apostoli, Piossasco, Torino; cfr. ASV, Commissione Centrale Arte Sacra in Italia, S. Vito/Santi Apostoli – Piossasco, Capo II – b.890, fasc. I,II,III).

«Le capriate in cemento-armato prefabbricate e standardizzate, simili a quelle dei grandi capannoni industriali o dei depositi agricoli, le lastre ondulate di amianto-cemento grigio naturale che rivestono i tetti, situano questa chiesa nel suo ambiente suburbano composto precisamente da tali costruzioni e dove la popolazione si sente a suo agio a motivo anche di queste forme e di questi materiali». (Roberto Gabetti, Isola Aimaro, Piossasco, Italia Chiesa parrocchiale, in «A.C. Revue International de l'amiant ciment», anno XXIII, cahier 2, Verlag Karl Kramer & Co, Zurich, 1978, pag. 18).

«[…] il piano di calpestio dell’aula è mantenuto costante in tutta la sua estensione. […] improprio “transetto” asimmetrico sui due lati che dilata lo spazio in senso trasversale, costituendo allo stesso tempo l’elemento conclusivo dello spazio liturgico principale: al di là del quale trovano luogo la cappella per le celebrazioni feriali, dotata di un proprio accesso, e la sacrestia. […] “la chiesa sia condizionata termicamente e acusticamente, ma aperta come se fosse una piazza di acropoli, che consente però l’attività di un gruppo. Non sia l’indistinto sociale del mercato, ma il luogo dove lo scambio del logos sia aperto a tutti e facile a tutti. Questo centro del logos richiede uno sforzo complesso dell’uomo moderno: non si tratta di vedere la partita, o di produrre, o di comprare: si tratta di qualcosa che è tutto questo assieme, posto che il logos sia confronto critico di queste esperienze” (AGI, Piossasco Chiesa, Seconda Relazione, s.d., p. 2). […] casa parrocchiale e scuola disposte simmetricamente ai due lati di un patio assiale.
La grande croce del piazzale antistante il fronte, formata da elementi prefabbricati di cemento armato, era in origine l’unico “elemento o segno artistico religioso […] in tutto l’edificio” (AGI, Piossasco Chiesa, Relazione Tecnica, s.d., p.3), prima della sconsiderata decorazione ad affresco delle travi trasversali dell’interno con figure degli apostoli. […] Gli stessi Gabetti e Isola definiscono il loro edificio “al limite dell’indigenza, dell’urgenza, due caratteri delle grandi immigrazioni interne in Piemonte, tema aderente al Concilio Vaticano II non solo per le emergenze sociali di riferimento ma per le innovazioni liturgiche di base”. Per il luogo di culto destinato a operai in gran parte immigrati, una chiesa-fabbrica che non assolve a funzioni consolatorie, quanto – piuttosto – sollecita pratiche di aggregazione: sono gli anni in cui acquista rilievo il fenomeno dei preti-operai, inseriti in prima persona nella difficile condizione di crisi produttiva e sociale. Lo spazio liturgico sembra deformarsi di conseguenza, sovrapponendosi senza mediazione allo spazio lavorativo, per esprimere ‘una povertà non intesa come squallore o senso di abbandono, ma come sostegno ad una ricerca tecnica qualificata’. (AGI, Piossasco Chiesa, Relazione Tecnica, s.d., p.3)». (Andrea Guerra, Manuela Morresi (a cura di), Gabetti e Isola. Opere di architettura, Electa, Milano 1996, pp.143-145).

«[…] Si tratta in questo caso di un’operazione che, accanto alla dichiarata economicità del progetto, intendeva recuperare anche un valore di rappresentatività per l’edificio sacro attraverso l’uso monumentalizzato di quelle pesanti strutture prefabbricate in calcestruzzo armato che segnano ormai quasi ovunque il paesaggio padano, costellato dal sorgere disordinato di una miriade di capannoni industriali ed agricoli. In questo caso è invece una chiesa, una piccola chiesa parrocchiale ad esibire la caratteristica trave sagomata a triangolo come una sorta di gigantesco timpano classico. La struttura prodotta in serie si offre quindi come un grande tetto, al di sotto del quale è possibile arretrare le pareti di tompagno dell’aula e degli altri ambienti, nascosti e riunificati dalla disarmante uniformità della copertura. Una gigantesca croce segna silenziosa il sagrato di accesso alla chiesa, aperto innanzi ad una sorta di portico costituito dalla prima campata lasciata completamente libera.
[…] Alla uniformità dettata dalla struttura portante in calcestruzzo, prodotta industrialmente in serie, estendibile e addirittura modificabile nel tempo, si oppone la variazione degli ambienti sottoposti, che possono liberamente articolarsi in ragione delle specifiche funzioni, delle necessità diverse, delle caratteristiche del luogo, senza che questo silenzioso conflitto alteri in alcun modo l’immagine semplice e scarna dell’edificio nel suo complesso». (Gianluca Frediani, Guide per progettare le chiese, Laterza, Bari. 1997, pp. 98-99).

«Il lotto su cui sorge l’edificio è localizzato a valle del nucleo antico della città, in prossimità della vecchia strada provinciale Torino-Pinerolo, in una zona pianeggiante destinata dall’Amministrazione di Piossasco a nuove costruzioni residenziali in relazione all’espansione dal vicino centro industriale della Fiat.
Elementi caratteristici dell’architettura sono “[…] il tetto a due falde e il porticato, che formano la grande piazza coperta avente dimensione di 24x84 metri. L’ingresso avviene attraverso due bussole poste alla stessa quota dell’aula, più dilatata in senso trasversale per effetto della mutata forma del presbiterio rialzato e di forma triangolare, dove l’altare è collocato in prossimità del vertice, proteso verso i fedeli così come l’ambone.
In luogo dei tradizionali banchi, Gabetti e Isola riservano all’assemblea comuni sedie, che permettono diverse disposizioni secondo le diverse necessità.
La luce naturale filtra attraverso le ampie pareti perimentrali costituite dai profilati a U di vetro armato traslucido, del tipo comunemente impiegato nelle costruzioni prefabbricate». (Sergio Pace, Luca Reinerio (a cura di), Architetture per la liturgia. Opere di Gabetti e Isola, Skira, Milano 2005, pag. 62).

«[…] il progetto per il centro religioso SS. Apostoli di Piossasco, vicino a Torino, traduce il modello auspicato teoricamente in autenticità costruttiva e formale: “l’espressione simbolica dell’edificio nasce proprio da questi specifici intenti di ospitalità e di servizio, sotto il segno della croce. Nessun altro elemento e segno artistico religioso è utilizzato in modo allusivo e decorativo in tutto l’edificio. La forma della costruzione pare condizionata oltre che dalla semplicità e dall’immediatezza dalla conformazione volumetrica, anche dall’elementarità delle soluzioni tecniche; una povertà non intesa come squallore o senso di abbandono, ma come sostegno ad una ricerca tecnica qualificata della stessa ricerca formale contenuta nell’arco delle scelte tecniche possibili e quindi correnti. Infatti, non pare più economicamente giustificata una prefabbricazione ad hoc, se non è garantita una produzione di n. esemplari: rinunciando quindi alla progettazione di un edificio sacro prodotto in serie, pare opportuni avvalersi del componente edilizio corrente, non solo come ripiego, ma come mezzo concreto di realizzazione e quindi di espressione”. (Relazione di progetto in ATCh, Chiesa di S. Vito, SS. Apostoli, Piossasco, Torino; cfr. ASV, Commissione Centrale Arte Sacra in Italia, S. Vito/Santi Apostoli – Piossasco, Capo II – b.890, fasc. I,II,III).
Per certi versi, il complesso parrocchiale progettato nel 1968 dagli architetti Roberto Gabetti, Aimaro Isola e Luciano Re potrebbe incarnare l’edificio d’autore che conferma un processo costruttivo architettonico consolidato. […] Nasce così un’architettura come opera temporanea, realizzata per mezzo di elementi prefabbricati, di uso comune per i capannoni industriali, espressione della Chiesa cristiana secolarizzata. L’assenza completa di una rappresentazione architettonica consona a un luogo sacro è ciò che, più di ogni altra cosa, dovrebbe indurre ad un’esperienza religiosa profonda.
La chiesa di Piossasco è un edificio concepito come un elemento funzionale in continuità con le altre attività urbane, dalle caratteristiche strutturali consone all’area industriale in cui si trova (FIAT di Rivalta), realizzato con elementi della prefabbricazione corrente: l’ostentazione del suo carattere povero e industriale rientra nella poetica degli architetti che hanno realizzato le loro architetture in consonanza ci luoghi in cui sono destinate, memori della loro provenienza». (Carla Zito, Casa tra le case. Architettura di chiese a Torino durante l’episcopato del cardinale Michele Pellegrino (1965-1977), Studia Taurinensa 40, Effatà editrice, Torino 2013).

«La chiesa viene realizzata per volontà del parroco don Paolo Rosso, per collocare la nuova struttura parrocchiale al centro del tessuto urbanistico che si andava sempre più consolidando ed ampliando nelle aree di pianura. Il progetto viene affidato agli architetti Roberto Gabetti, Aimaro Isola e Luciano Re, con l'esecuzione da parte dell'impresa Fiorillo Gustavo. Il complesso è completato dall’abitazione per il parroco, da ambienti per incontri, per attività pastorali e catechistiche, nonché dai locali e dalle aree esterne oratoriali. […] Il 7 ottobre 1973 viene inaugurata, dal Cardinale Michele Pellegrino, la Chiesa dedicata ai Santi Apostoli, nuova sede parrocchiale in sostituzione della Chiesa di San Vito.
La chiesa dei Santi Apostoli è ubicata lungo la vecchia strada provinciale Torino-Pinerolo, identificata dalla grande croce in cemento armato innalzata sul sagrato-giardino della chiesa. Il centro parrocchiale, oltre la chiesa, comprende l'abitazione del parroco, ambienti per incontri per attività pastorali e catechistiche, nonché locali e aree esterne oratoriali. L'edificio, pur essendo inserito nel tessuto urbanistico, sorge isolato rispetto gli altri edifici, con facciata rivolta a ovest. L'edificio si presenta con tipologia a capannone industriale, a pianta rettangolare e con copertura a capanna; il tetto ingloba tutti gli ambienti, aperti e chiusi, facenti parte del centro parrocchiale. L'edificio ha struttura portante in cemento armato prefabbricato, con travature a vista. L'aula è delimitata, verso l'esterno, da pareti in vetro armato traslucido, poggianti su basamento cementizio; la tramezzatura interna che separa l'aula dagli altri ambienti è in blocchetti cementizi. Il presbiterio è posto su una pedana inserita in diagonale rispetto l'orientamento dell'aula. La facciata presenta fronte a capanna, definito dal profilo della struttura industriale prefabbricata utilizzata, con ampio porticato sul fronte. Alle estremità sono posti due ingressi opposti, con vetrate su intelaiatura in alluminio. Il porticato prosegue sui fronti laterali, scandito dai pilastri e dalle capriate della copertura. Nel piazzale davanti alla chiesa sono presenti la grande croce in cemento, una struttura metallica che sostiene la campana, e una teca in vetro contenente una statua lignea della Madonna col Bambino. […] Si tratta di una delle chiese italiane degli anni Settanta più note nella letteratura di settore e più rilevanti dal punto di vista del dibattito culturale innescato, realizzata da tre architetti e docenti universitari attivamente impegnati nella discussione del rinnovamento postconciliare dell'architettura liturgica.
[…] La chiesa presenta pianta rettangolare ad aula unica. […] La facciata è rivolta ad ovest e presenta le caratteristiche architettoniche del capannone industriale: il fronte è a capanna, con capriata in cls prefabbricato a sezione trapezoidale; le estremità della capriata poggiano su pilastri, anch'essi cementizi. Lo spazio liturgico è delimitato da pareti in vetro armato traslucido, poggiante su basamento cementizio. Alle estremità della parete sono posti due ingressi opposti, con vetrate traslucide su intelaiatura metallica. Il fronte principale la copertura prosegue a copertura del portico. […] Il porticato del fronte principale prosegue su ambo i lati dell'edificio, delimitato dalla scansione della pilastratura. Sui pilastri poggiano le capriate della copertura. I tamponamenti murari sono costituiti, come in facciata, da pareti in vetro armato traslucido, poggiante su basamento cementizio. Sul lato sinistro è presente un ingresso secondario. […] La struttura portante è prefabbricata, composta da pilastri inseriti su fondazioni perimetrali continue in calcestruzzo armato, e sormontate da travi di collegamento longitudinali della luce di mt. 6 e da travi principali trasversali della luce di mt. 24 di sezione trapezia, con piano di sostegno di solaietti prefabbricati disposti a lastre accostate. La copertura è a doppia falda. […] Le grandi vetrate continue illuminano naturalmente l'aula. Le superfici prefabbricate sono tinteggiate di colore bianco, ad esclusione delle pareti di fondo, in blocchetti cementizi a vista. La pavimentazione è in moquette. I basamenti cementizi perimetrali presentano rivestimento in legno superiore e fungono da sedute. […] L'assemblea è ordinata in sedie disposte a file orizzontali conformemente all'orientamento dell'aula. I confessionali sono posti sul lato destro dell'aula, in corrispondenza della controfacciata, delimitati da vetrate su profili in alluminio. […] La costruzione della chiesa risale agli anni '70 del Novecento, e pertanto la zona del presbiterio venne già concepita secondo la riforma liturgica, con adeguata collocazione degli arredi. Gli arredi sono costituiti da elementi di forma parallelepipeda in legno con rivestimento di colore argentato». (Fabio Aldo Cerato (compilazione a cura di), Chiesa dei Santi Apostoli, Piossasco, Scheda presente nel Censimento delle Chiese delle Diocesi Italiane, CEI, 2018,
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=57565).


2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

La chiesa si presenta in discreto stato di conservazione, nonostate alcune modifiche (come nel sistema di illuminazione). Le capriate prefabbricate, originariamente di colore bianco, sono successivamente state decorate con immagini raffiguranti gli apostoli (opera di Antonio Testa del 1986 – 1987).

(Scheda a cura di Tanja Marzi, Erica Meneghin, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1969 - 1969
  • Esecuzione: 1970 - 1973
  • Tipologia Specifica: Chiesa Parrocchiale
  • Committente: Torino Chiese, Opera Diocesana Preservazione della Fede Torino
  • Proprietà: Proprietà Ente religioso
  • Destinazione originaria: Chiesa parrocchiale
  • Destinazione attuale: Chiesa parrocchiale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Gustavo Fiorillo Impresa esecutrice Esecuzione NO
Roberto Gabetti Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-gabetti/ SI
Aimaro Isola Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.isolarchitetti.com/index.php/isolarchitetti-studio SI
Luciano Re Progetto architettonico Progetto NO
  • Strutture: Calcestruzzo armato (elementi prefabbricati)
  • Materiale di facciata: Blocchi coibento-cementizi, ampie pareti perimentrali costituite dai profilati a U di vetro armato traslucido (U-glass)
  • Coperture: Struttura con capriate in cemento-armato prefabbricate e standardizzate, manto di copertura in lastre ondulate di amianto-cemento grigio naturale
  • Serramenti: Serramenti metallici; ampie pareti perimentrali costituite dai profilati a U di vetro armato traslucido (U-glass)
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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La qualità architettonica dell’edificio deriva dalle pochissime scelte rimaste possibili: l’unificazione di tutto il volume edilizio (chiesa, canonica, servizi); l’utilizzazione di una copertura industriale prefabbricata colle travi leggermente rastremate a timpano; l’uso di una superficie diafana (u glass) per le superfici verticali». (Claudio D’Amato (a cura di), 1965-1976: Dodici anni di attività di Roberto Gabetti e Aimaro Isola, in «Controspazio», anno IX, numero 4-5, ottobre-novembre 1977, p. 47)

«L’espressione simbolica dell’edificio nasce proprio da questi specifici intenti di ospitalità e di servizio, sotto il segno della croce. Nessun altro elemento e segno artistico religioso è utilizzato in modo allusivo e decorativo in tutto l’edificio. La forma della costruzione pare condizionata oltre che dalla semplicità e dall’immediatezza dalla conformazione volumetrica, anche dall’elementarità delle soluzioni tecniche; una povertà non intesa come squallore o senso di abbandono, ma come sostegno ad una ricerca tecnica qualificata della stessa ricerca formale contenuta nell’arco delle scelte tecniche possibili e quindi correnti. Infatti, non pare più economicamente giustificata una prefabbricazione ad hoc, se non è garantita una produzione di n. esemplari: rinunciando quindi alla progettazione di un edificio sacro prodotto in serie, pare opportuni avvalersi del componente edilizio corrente, non solo come ripiego, ma come mezzo concreto di realizzazione e quindi di espressione». (Relazione di progetto in ATCh, Chiesa di S. Vito, SS. Apostoli, Piossasco, Torino; cfr. ASV, Commissione Centrale Arte Sacra in Italia, S. Vito/Santi Apostoli – Piossasco, Capo II – b.890, fasc. I,II,III).

«Le capriate in cemento-armato prefabbricate e standardizzate, simili a quelle dei grandi capannoni industriali o dei depositi agricoli, le lastre ondulate di amianto-cemento grigio naturale che rivestono i tetti, situano questa chiesa nel suo ambiente suburbano composto precisamente da tali costruzioni e dove la popolazione si sente a suo agio a motivo anche di queste forme e di questi materiali». (Roberto Gabetti, Isola Aimaro, Piossasco, Italia Chiesa parrocchiale, in «A.C. Revue International de l'amiant ciment», anno XXIII, cahier 2, Verlag Karl Kramer & Co, Zurich, 1978, pag. 18).

«[…] il piano di calpestio dell’aula è mantenuto costante in tutta la sua estensione. […] improprio “transetto” asimmetrico sui due lati che dilata lo spazio in senso trasversale, costituendo allo stesso tempo l’elemento conclusivo dello spazio liturgico principale: al di là del quale trovano luogo la cappella per le celebrazioni feriali, dotata di un proprio accesso, e la sacrestia. […] “la chiesa sia condizionata termicamente e acusticamente, ma aperta come se fosse una piazza di acropoli, che consente però l’attività di un gruppo. Non sia l’indistinto sociale del mercato, ma il luogo dove lo scambio del logos sia aperto a tutti e facile a tutti. Questo centro del logos richiede uno sforzo complesso dell’uomo moderno: non si tratta di vedere la partita, o di produrre, o di comprare: si tratta di qualcosa che è tutto questo assieme, posto che il logos sia confronto critico di queste esperienze” (AGI, Piossasco Chiesa, Seconda Relazione, s.d., p. 2). […] casa parrocchiale e scuola disposte simmetricamente ai due lati di un patio assiale.
La grande croce del piazzale antistante il fronte, formata da elementi prefabbricati di cemento armato, era in origine l’unico “elemento o segno artistico religioso […] in tutto l’edificio” (AGI, Piossasco Chiesa, Relazione Tecnica, s.d., p.3), prima della sconsiderata decorazione ad affresco delle travi trasversali dell’interno con figure degli apostoli. […] Gli stessi Gabetti e Isola definiscono il loro edificio “al limite dell’indigenza, dell’urgenza, due caratteri delle grandi immigrazioni interne in Piemonte, tema aderente al Concilio Vaticano II non solo per le emergenze sociali di riferimento ma per le innovazioni liturgiche di base”. Per il luogo di culto destinato a operai in gran parte immigrati, una chiesa-fabbrica che non assolve a funzioni consolatorie, quanto – piuttosto – sollecita pratiche di aggregazione: sono gli anni in cui acquista rilievo il fenomeno dei preti-operai, inseriti in prima persona nella difficile condizione di crisi produttiva e sociale. Lo spazio liturgico sembra deformarsi di conseguenza, sovrapponendosi senza mediazione allo spazio lavorativo, per esprimere ‘una povertà non intesa come squallore o senso di abbandono, ma come sostegno ad una ricerca tecnica qualificata’. (AGI, Piossasco Chiesa, Relazione Tecnica, s.d., p.3)». (Andrea Guerra, Manuela Morresi (a cura di), Gabetti e Isola. Opere di architettura, Electa, Milano 1996, pp.143-145).

«[…] Si tratta in questo caso di un’operazione che, accanto alla dichiarata economicità del progetto, intendeva recuperare anche un valore di rappresentatività per l’edificio sacro attraverso l’uso monumentalizzato di quelle pesanti strutture prefabbricate in calcestruzzo armato che segnano ormai quasi ovunque il paesaggio padano, costellato dal sorgere disordinato di una miriade di capannoni industriali ed agricoli. In questo caso è invece una chiesa, una piccola chiesa parrocchiale ad esibire la caratteristica trave sagomata a triangolo come una sorta di gigantesco timpano classico. La struttura prodotta in serie si offre quindi come un grande tetto, al di sotto del quale è possibile arretrare le pareti di tompagno dell’aula e degli altri ambienti, nascosti e riunificati dalla disarmante uniformità della copertura. Una gigantesca croce segna silenziosa il sagrato di accesso alla chiesa, aperto innanzi ad una sorta di portico costituito dalla prima campata lasciata completamente libera.
[…] Alla uniformità dettata dalla struttura portante in calcestruzzo, prodotta industrialmente in serie, estendibile e addirittura modificabile nel tempo, si oppone la variazione degli ambienti sottoposti, che possono liberamente articolarsi in ragione delle specifiche funzioni, delle necessità diverse, delle caratteristiche del luogo, senza che questo silenzioso conflitto alteri in alcun modo l’immagine semplice e scarna dell’edificio nel suo complesso». (Gianluca Frediani, Guide per progettare le chiese, Laterza, Bari. 1997, pp. 98-99).

«Il lotto su cui sorge l’edificio è localizzato a valle del nucleo antico della città, in prossimità della vecchia strada provinciale Torino-Pinerolo, in una zona pianeggiante destinata dall’Amministrazione di Piossasco a nuove costruzioni residenziali in relazione all’espansione dal vicino centro industriale della Fiat.
Elementi caratteristici dell’architettura sono “[…] il tetto a due falde e il porticato, che formano la grande piazza coperta avente dimensione di 24x84 metri. L’ingresso avviene attraverso due bussole poste alla stessa quota dell’aula, più dilatata in senso trasversale per effetto della mutata forma del presbiterio rialzato e di forma triangolare, dove l’altare è collocato in prossimità del vertice, proteso verso i fedeli così come l’ambone.
In luogo dei tradizionali banchi, Gabetti e Isola riservano all’assemblea comuni sedie, che permettono diverse disposizioni secondo le diverse necessità.
La luce naturale filtra attraverso le ampie pareti perimentrali costituite dai profilati a U di vetro armato traslucido, del tipo comunemente impiegato nelle costruzioni prefabbricate». (Sergio Pace, Luca Reinerio (a cura di), Architetture per la liturgia. Opere di Gabetti e Isola, Skira, Milano 2005, pag. 62).

«[…] il progetto per il centro religioso SS. Apostoli di Piossasco, vicino a Torino, traduce il modello auspicato teoricamente in autenticità costruttiva e formale: “l’espressione simbolica dell’edificio nasce proprio da questi specifici intenti di ospitalità e di servizio, sotto il segno della croce. Nessun altro elemento e segno artistico religioso è utilizzato in modo allusivo e decorativo in tutto l’edificio. La forma della costruzione pare condizionata oltre che dalla semplicità e dall’immediatezza dalla conformazione volumetrica, anche dall’elementarità delle soluzioni tecniche; una povertà non intesa come squallore o senso di abbandono, ma come sostegno ad una ricerca tecnica qualificata della stessa ricerca formale contenuta nell’arco delle scelte tecniche possibili e quindi correnti. Infatti, non pare più economicamente giustificata una prefabbricazione ad hoc, se non è garantita una produzione di n. esemplari: rinunciando quindi alla progettazione di un edificio sacro prodotto in serie, pare opportuni avvalersi del componente edilizio corrente, non solo come ripiego, ma come mezzo concreto di realizzazione e quindi di espressione”. (Relazione di progetto in ATCh, Chiesa di S. Vito, SS. Apostoli, Piossasco, Torino; cfr. ASV, Commissione Centrale Arte Sacra in Italia, S. Vito/Santi Apostoli – Piossasco, Capo II – b.890, fasc. I,II,III).
Per certi versi, il complesso parrocchiale progettato nel 1968 dagli architetti Roberto Gabetti, Aimaro Isola e Luciano Re potrebbe incarnare l’edificio d’autore che conferma un processo costruttivo architettonico consolidato. […] Nasce così un’architettura come opera temporanea, realizzata per mezzo di elementi prefabbricati, di uso comune per i capannoni industriali, espressione della Chiesa cristiana secolarizzata. L’assenza completa di una rappresentazione architettonica consona a un luogo sacro è ciò che, più di ogni altra cosa, dovrebbe indurre ad un’esperienza religiosa profonda.
La chiesa di Piossasco è un edificio concepito come un elemento funzionale in continuità con le altre attività urbane, dalle caratteristiche strutturali consone all’area industriale in cui si trova (FIAT di Rivalta), realizzato con elementi della prefabbricazione corrente: l’ostentazione del suo carattere povero e industriale rientra nella poetica degli architetti che hanno realizzato le loro architetture in consonanza ci luoghi in cui sono destinate, memori della loro provenienza». (Carla Zito, Casa tra le case. Architettura di chiese a Torino durante l’episcopato del cardinale Michele Pellegrino (1965-1977), Studia Taurinensa 40, Effatà editrice, Torino 2013).

«La chiesa viene realizzata per volontà del parroco don Paolo Rosso, per collocare la nuova struttura parrocchiale al centro del tessuto urbanistico che si andava sempre più consolidando ed ampliando nelle aree di pianura. Il progetto viene affidato agli architetti Roberto Gabetti, Aimaro Isola e Luciano Re, con l'esecuzione da parte dell'impresa Fiorillo Gustavo. Il complesso è completato dall’abitazione per il parroco, da ambienti per incontri, per attività pastorali e catechistiche, nonché dai locali e dalle aree esterne oratoriali. […] Il 7 ottobre 1973 viene inaugurata, dal Cardinale Michele Pellegrino, la Chiesa dedicata ai Santi Apostoli, nuova sede parrocchiale in sostituzione della Chiesa di San Vito.
La chiesa dei Santi Apostoli è ubicata lungo la vecchia strada provinciale Torino-Pinerolo, identificata dalla grande croce in cemento armato innalzata sul sagrato-giardino della chiesa. Il centro parrocchiale, oltre la chiesa, comprende l'abitazione del parroco, ambienti per incontri per attività pastorali e catechistiche, nonché locali e aree esterne oratoriali. L'edificio, pur essendo inserito nel tessuto urbanistico, sorge isolato rispetto gli altri edifici, con facciata rivolta a ovest. L'edificio si presenta con tipologia a capannone industriale, a pianta rettangolare e con copertura a capanna; il tetto ingloba tutti gli ambienti, aperti e chiusi, facenti parte del centro parrocchiale. L'edificio ha struttura portante in cemento armato prefabbricato, con travature a vista. L'aula è delimitata, verso l'esterno, da pareti in vetro armato traslucido, poggianti su basamento cementizio; la tramezzatura interna che separa l'aula dagli altri ambienti è in blocchetti cementizi. Il presbiterio è posto su una pedana inserita in diagonale rispetto l'orientamento dell'aula. La facciata presenta fronte a capanna, definito dal profilo della struttura industriale prefabbricata utilizzata, con ampio porticato sul fronte. Alle estremità sono posti due ingressi opposti, con vetrate su intelaiatura in alluminio. Il porticato prosegue sui fronti laterali, scandito dai pilastri e dalle capriate della copertura. Nel piazzale davanti alla chiesa sono presenti la grande croce in cemento, una struttura metallica che sostiene la campana, e una teca in vetro contenente una statua lignea della Madonna col Bambino. […] Si tratta di una delle chiese italiane degli anni Settanta più note nella letteratura di settore e più rilevanti dal punto di vista del dibattito culturale innescato, realizzata da tre architetti e docenti universitari attivamente impegnati nella discussione del rinnovamento postconciliare dell'architettura liturgica.
[…] La chiesa presenta pianta rettangolare ad aula unica. […] La facciata è rivolta ad ovest e presenta le caratteristiche architettoniche del capannone industriale: il fronte è a capanna, con capriata in cls prefabbricato a sezione trapezoidale; le estremità della capriata poggiano su pilastri, anch'essi cementizi. Lo spazio liturgico è delimitato da pareti in vetro armato traslucido, poggiante su basamento cementizio. Alle estremità della parete sono posti due ingressi opposti, con vetrate traslucide su intelaiatura metallica. Il fronte principale la copertura prosegue a copertura del portico. […] Il porticato del fronte principale prosegue su ambo i lati dell'edificio, delimitato dalla scansione della pilastratura. Sui pilastri poggiano le capriate della copertura. I tamponamenti murari sono costituiti, come in facciata, da pareti in vetro armato traslucido, poggiante su basamento cementizio. Sul lato sinistro è presente un ingresso secondario. […] La struttura portante è prefabbricata, composta da pilastri inseriti su fondazioni perimetrali continue in calcestruzzo armato, e sormontate da travi di collegamento longitudinali della luce di mt. 6 e da travi principali trasversali della luce di mt. 24 di sezione trapezia, con piano di sostegno di solaietti prefabbricati disposti a lastre accostate. La copertura è a doppia falda. […] Le grandi vetrate continue illuminano naturalmente l'aula. Le superfici prefabbricate sono tinteggiate di colore bianco, ad esclusione delle pareti di fondo, in blocchetti cementizi a vista. La pavimentazione è in moquette. I basamenti cementizi perimetrali presentano rivestimento in legno superiore e fungono da sedute. […] L'assemblea è ordinata in sedie disposte a file orizzontali conformemente all'orientamento dell'aula. I confessionali sono posti sul lato destro dell'aula, in corrispondenza della controfacciata, delimitati da vetrate su profili in alluminio. […] La costruzione della chiesa risale agli anni '70 del Novecento, e pertanto la zona del presbiterio venne già concepita secondo la riforma liturgica, con adeguata collocazione degli arredi. Gli arredi sono costituiti da elementi di forma parallelepipeda in legno con rivestimento di colore argentato». (Fabio Aldo Cerato (compilazione a cura di), Chiesa dei Santi Apostoli, Piossasco, Scheda presente nel Censimento delle Chiese delle Diocesi Italiane, CEI, 2018, 
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=57565).


2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

La chiesa si presenta in discreto stato di conservazione, nonostate alcune modifiche (come nel sistema di illuminazione). Le capriate prefabbricate, originariamente di colore bianco, sono successivamente state decorate con immagini raffiguranti gli apostoli (opera di Antonio Testa del 1986 – 1987). 

(Scheda a cura di Tanja Marzi, Erica Meneghin, DAD - Politecnico di Torino)
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Opere D'Arte:
Codice ICCd Ubicazione Tipologia Soggetto Autore Materia Tecnica Stato di Conservazione Restauri
Capriate prefabbricate (1986-87) Decorazioni pittoriche Immagini raffiguranti gli apostoli Antonio Testa Mediocre


Note

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Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
D’Amato Claudio (a cura di) 1977 Dodici anni di attività di Roberto Gabetti e Aimaro Isola Controspazio anno IX, numero 4-5 47 No
Gabetti Roberto, Isola Aimaro 1978 Piossasco, Italia Chiesa parrocchiale A.C. Revue International de l'amiant ciment, anno XXIII, cahier 2, Verlag Karl Kramer & Co, Zurich 18-19 No
Gresleri Giuliano (a cura di) 1983 Parole e linguaggio dell’architettura religiosa 1963-1983. Vent’anni di realizzazioni in Italia Faenza editrice 117 No
Cellini Francesco, D’Amato Claudio 1985 Gabetti e Isola. Progetti e architetture 1950-1985 Electa Milano 141 No
Zermani Paolo (a cura di) 1989 Gabetti e Isola, Serie di architettura Zanichelli Bologna 96-97 No
Guerra Andrea, Morresi Manuela 1996 Gabetti e Isola. Opere di Architettura Electa Milano 143-145 No
Frediani Gianluca 1997 Guide per progettare le chiese Laterza Bari 98-99 No
Debuyst Frédéric 2003 Chiese, arte, architettura, liturgia dal 1920 al 2000 Silvana Editoriale Milano 84-85 No
Pace Sergio, Reinerio Luca (a cura di) 2005 Architetture per la liturgia. Opere di Gabetti e Isola Edizione Skira Milano 62-65 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida del Piamonte Architettura del Novecento (1902-2006) Umberto Allemandi & C. Torino 202 No
Longhi Andrea, Tosco Carlo 2010 Architettura, chiesa e società in Italia (1948-1978) Edizioni Studium Roma 42-43 No
Isola Aimaro 2017 La soglia dell’ospitalità, in Goffredo Boselli (a cura di), Viste da fuori. L’esterno delle chiese, Atti del XIV Convegno liturgico internazionale, Bose 2-4 Giugno 2016 Edizioni Qiqaion Comunità di Bose 275-287 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Pianta e sezione Pianta e sezione Archivio Gabetti e Isola
Vista esterna, anni Settanta Vista esterna, anni Settanta Archivio Gabetti e Isola
Portico di ingresso, anni Settanta Portico di ingresso, anni Settanta Archivio Gabetti e Isola
Vista dell’aula verso il presbiterio, anni Settanta Vista dell’aula verso il presbiterio, anni Settanta Archivio Gabetti e Isola
Vista interna, anni Settanta Vista interna, anni Settanta Archivio Gabetti e Isola
Vista esterna, fronte principale, 2009 Vista esterna, fronte principale, 2009 Saverio Lombardi Vallauri - 2009
 Vista esterna, portico laterale, 2009 Vista esterna, portico laterale, 2009 Saverio Lombardi Vallauri - 2009
Vista interna Vista interna Saverio Lombardi Vallauri - 2009
Vista esterna, fronte principale, 2020 Vista esterna, fronte principale, 2020 Davide Alaimo - 2020
Vista esterna, ingresso della chiesa e pareti in u-glass Vista esterna, ingresso della chiesa e pareti in u-glass Davide Alaimo - 2020
Vista esterna, portico laterale, 2020 Vista esterna, portico laterale, 2020 Davide Alaimo - 2020
Vista interna, particolare delle pareti in u-glass, 2020 Vista interna, particolare delle pareti in u-glass, 2020 Davide Alaimo - 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Chiesa dei Santi Apostoli, Piossasco, CEI, 2018 Visualizza
SIUSA - Gabetti e Isola Studio Visualizza
Enciclopedia Treccani - Aimaro Isola Visualizza
Accademia Nazionale di San Luca - Aimaro Isola Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Tanja Marzi, Erica Meneghin
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 03/05/2024

Revisori:

Mezzino Davide 2021