CASA VEGLIA

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«La casa Veglia, commissionata e costruita tra il 1965 e il 1966 sulle pendici delle colline di Moncalieri, è contemporanea alla realizzazione delle case Gabetti e Venturello progettate dagli stessi architetti in lotti adiacenti. Differenti per dimensioni e per impianto planimetrico, le tre case costituiscono un ulteriore occasione di confronto per i due architetti con il tema della residenza isolata, più volte affrontato e declinato rispondendo alle differenti qualità dei siti. Rispetto all’impianto quadrato e a un piano fuori terra di casa Gabetti e al blocco a due piani fuori terra della casa Venturello, la casa Veglia – disposta su un lotto perfettamente orientato, come i precedenti, sulla direttrice nord-sud – dimostra una maggiore complessità planimetrica. […] Con la terza e definitiva serie di disegni la regolarizzazione giunge a circoscrivere la pianta entro un quadrato di 24 metri di lato, con una superficie coperta di 400 mq comprendente anche un piano seminterrato. La pianta a U si è pressoché chiusa sul quarto lato, con una “rotazione” a 45° del terrazzo dell’alloggio d’angolo del custode e della soprastante falda di copertura del tetto. […] Il trattamento dei muri è ulteriormente elaborato: pilastri in c.a. a sezione quadrata rivestiti con intonaco grezzo, inseriti nelle murature a paramento in mattoni a vista, segnano tutti gli angoli dell’edificio. . […] L’abitazione è mantenuta a un solo piano fuori terra, con la torre-belvedere rialzata sopra il blocco dell’ingresso sull’angolo nord-est. Le coperture del tetto – a due falde lungo i bracci longitudinali, con terminazione a padiglione sui corpi d’angolo – scendono progressivamente di livello dal più alto fronte nord al più basso fronte sud. Come spesso accade nelle opere di Gabetti e Isola le coperture danno una forte connotazione al disegno complessivo dell’edificio. Con la particolarità di incidere anche sulla struttura degli spazi interni, i cui soffitti, sagomati dalla pendenza delle coperture, configurano espressionistici incastri di pendenze nei punti di convergenza delle falde. E con l’ulteriore segnale lanciato dai camini esterni allineati uno dietro l’altro sulla copertura del braccio meridionale e collegati fra loro da un muro in mattoni a treillage». (Andrea Guerra, Manuela Morresi, Gabetti e Isola: Opere di architettura, Electa, Milano 1996, pp. 119-121).

2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  
L’esterno dell’edificio si presenta in buono stato di conservazione, preservando i caratteri originali dell’opera. 

(Scheda a cura di Tanja Marzi, DAD - Politecnico di Torino)

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