TENUTA VINICOLA MANINCOR
Scheda Opera
- Comune: Caldaro sulla strada del vino
- Denominazione: TENUTA VINICOLA MANINCOR
- Indirizzo: San Giuseppe al Lago N. 4
- Data: 2001 - 2004
- Tipologia: Edifici per attività agricole
- Autori principali: Walter Angonese
Descrizione
Il concetto “edificare nella continuità” si applica perfettamente al contesto di Manincor e chiarisce l’atteggiamento che si cela dietro questo progetto: cioè l’accettazione di quanto si è trovato e l’osservazione dialettica di ‘storia illuminata e paesaggio amato’. Qui, in questo luogo benedetto, il compito richiedeva di essere legittimabile anche da un punto di vista politico-sociale.
Architettura contemporanea, quindi, non come approccio astratto fine a se stesso, ma calata nel contesto della sua contemporaneità: pensiero contestuale al di là delle dimensioni geografiche e storiche e, contemporaneamente, osservazione concettuale, attinente all’oggetto. È un’architettura vissuta e sofferta: tre anni di lavoro e riflessione su e con il vino.
La tenuta storica (che poco dopo la sua costruzione, nel 1608, ha avuto a che fare anche con una contessa Enzenberg) doveva essere ampliata e servire alla vinificazione, allo stoccaggio (max 300.000 bottiglie dai 45 ha dei migliori vigneti di Terlano e Caldaro) alla vendita e anche alla “comunicazione” della tenuta Manincor. Ma il paesaggio, il luogo e la storia – vista sicuramente in modo critico ma sempre rispettoso – della tenuta e dei suoi protagonisti esigeva un approccio cauto (e con ‘cauto’ lasciamo ad ognuno libertà di interpretazione). Infatti, anche se i vini Enzenberg vengono vendemmiati da 400 anni, bevuti a corte e altrove, per Michael Goëss-Enzenberg, Manincor rappresentava un nuovo inizio e l’ampliamento della cantina poteva, e doveva, comunicarlo eloquentemente. Per questo Michael oltre ad essere conte, committente e viticultore è anche (con Angonese, Köberl e Boday) il quarto ‘architetto’.
Ne è nato un progetto che dà espressione a interessanti parallelismi: da una parte le idee del conte e il suo atteggiamento molto esigente nei confronti del “wine making”, dall’altra l’esigenza degli architetti rispetto al luogo, al contesto e alla contemporaneità.
Il risultato - soprattutto in relazione all’architettura contemporanea delle cantine, dove spesso a essere in primo piano è la teatralità - è un’architettura che è meno “scenografia” e più “segno autentico”. Nonostante questo anche qui sono presenti riflessioni scenografiche, mostrate ‘apertamente’ all’ingresso e nell’ingresso.
La nuova cantina è stata inserita nel vigneto ad est della dimora esistente e riprende tutti i vantaggi topografici di questo luogo. Il paesaggio, infatti, non doveva essere modificato, bensì re-interpretato (30.000 metri cubi non si possono nascondere!) e per questo solo singole parti della costruzione affiorano in superficie e – parlando in senso tipologico – “edificare nella continuità” facendo riferimento alla struttura di base. Sono lo spazio per la vendita dei vini, quello per la loro degustazione vini e gli accessi, tutti correlati al paesaggio vitivinicolo circostante in virtù delle loro funzioni. Il percorso che porta al vigneto soprastante (detto “Kreuzleiten”), la visione interna e il panorama, definiscono il concetto di spazio, strutturano la costruzione e ne stabiliscono l’esposizione. Nascono corrugamenti e pareti inclinate, non per una volontà dichiarata di forme, bensì come reazione alla topografia. Nella ‘cantina nel vigneto’ il paesaggio dovrebbe essere palpabile e un esigente concetto statico evidenzia ancor di più questa tensione. La costruzione sotterranea permette inoltre di sfruttare il potenziale geofisico. Il riempimento e il ripristino delle viti, per esempio, oltrepassa la dimensione di cosmesi del paesaggio: isola, inumidisce e chiarisce la destinazione d’uso “... una cantina è una cantina è una cantina” (a rose is a rose is a rose, Gertraud Stein). Allo stesso modo i vani di stoccaggio e fermentazione per il vino si trovano proprio dove devono essere, nella profondità della terra e si collegano con le antiche cantine. Lì, il clima è più stabile e il vino ha la pace che gli serve. Un corridoio perimetrale di umidificazione e ventilazione consente (avvalendosi delle tecnologie contemporanee)
un approvvigionamento ottimale di umidità e una temperatura stagionale stabile. Un’altra massima degli architetti (e non solo per questa costruzione) è che l’architettura deve essere “occupabile” e la presenza di microrganismi (muffe delle cantine), di una patina proiettata e l’uso in senso lato, rientrano in questo concetto, rivendicando dialetticamente complessità e materializzazione, tettonica, spazio e luce, fenomenologia e pensiero semantico. Siamo lontani dall’architettura da salotto (la bella barriquerie per il visitatore): qui ogni vano deve essere quel che è. Cemento pregiato, concepito appositamente, che si colorerà in qualche modo e in qualche tempo di grigiobeige come la dimora; semplicissimi sistemi di rivestimento, di alto livello e impiegati in modo diverso e per mezzo di piccoli “tricks and fakes” non chiaramente definibili come tali; parti arrugginite di acciaio, non per la contemporaneità ma perché rappresentano la migliore conservazione; parti costruttive nere, che dovrebbero scomparire come a teatro (e come nell’esistenzialismo francese); una buona luce, artificiale e naturale; legno solo dove è sensato, per uno scaffale oppure per le botti; un concetto botanico per il rinverdimento. Questi ingredienti dovrebbero essere sufficienti per rendere appetitoso questo piatto unico e per riscattare l’incarico architettonico. E poi in primo piano ci devono essere i vini di Manincor e non la costruzione! Infine un’ultima osservazione: la geotermica e il legname dei boschi della proprietà renderanno Manincor meno dipendente dai combustibili fossili e dagli umori della politica internazionale – l’indipendenza dei nostri giorni – e la tenuta rimarrà così come era stata concepita all’inizio del XVII sec., una creatura autarchica con cantine, stalle, granai, e forni da pane. Si voleva “edificare nella continuità” e speriamo di esserci riusciti. (Angonese Walter)
Info
- Progetto: 2001 - 2001
- Esecuzione: 2001 - 2004
- Committente: conte Michael Goëss-Enzenberg
- Proprietà: Proprietà privata
Autori
Nome | Cognome | Ruolo | Fase Progetto | Archivio Architetti | Url Profilo | Autore Principale |
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Profax | Progetto Impianti | Esecuzione | NO | |||
Tecnobase | Progetto strutturale | Esecuzione | NO | |||
Atzwanger | Progetto Impianti | Esecuzione | NO | |||
Raffeiner | Progetto strutturale | Esecuzione | NO | |||
Furodur | Collaboratore | Esecuzione | NO | |||
Eccli | & Partner | Computista | Progetto | NO | ||
Walter | Angonese | Progetto architettonico | Progetto | http://www.angonesewalter.it/ | SI | |
AT&E Studio Tecnico | Progetto Impianti | Progetto | NO | |||
Auroport | Impresa esecutrice | Esecuzione | NO | |||
Barth Innenausbau Interni | Collaboratore | Esecuzione | NO | |||
Spiluttini | Bau | Impresa esecutrice | Esecuzione | NO | ||
Felbermayr | Bau | Progetto strutturale | Esecuzione | NO | ||
Bauplus | Impresa esecutrice | Esecuzione | NO | |||
Bergmeister | Direzione lavori | Progetto | NO | |||
Klotz | Beton | Progetto strutturale | Esecuzione | NO | ||
Artur | Datz | Collaboratore | Esecuzione | NO | ||
Roland | Dellagiacoma | Consulente | Progetto | NO | ||
Friedrich | Fischnaller | Impresa esecutrice | Esecuzione | NO | ||
Ingenieure Felderer & Klammsteiner | Progetto Impianti | Progetto | NO | |||
Halotech | Lichtfabrik | Progetto illuminotecnico | Esecuzione | NO | ||
Loko | Collaboratore | Esecuzione | NO | |||
Elektro | Pernthaler | Progetto Impianti | Esecuzione | NO | ||
Köberl | Rainer | Progetto architettonico | Progetto | NO | ||
Franz | Semlitsch | Consulente | Progetto | NO | ||
Boday | Silvia | Collaboratore | Progetto | NO | ||
Erik | Steinbrecher | Consulente | Progetto | NO | ||
Franz | Stockinger | Collaboratore | Esecuzione | NO | ||
Christian | Thaler | Collaboratore | Esecuzione | NO |
- Strutture: Cemento armato
- Materiale di facciata: Cemento armato a vista e acciaio Cor-ten
- Coperture: Calcestruzzo armato e terra a viticoltura
- Serramenti: Porte in Accaio Cor-ten
- Stato Strutture: Ottimo
- Stato Materiale di facciata: Ottimo
- Stato Coperture: Ottimo
- Stato Serramenti: Ottimo
- Vincolo: Non Vincolata
- Provvedimenti di tutela: Tutela indiretta
- Data Provvedimento:
- Riferimento Normativo: Tutela dei beni storico-artistici p.ed. 498 (Vincolo relativo all'edificio storico adiacente)
- Altri Provvedimenti:
- Foglio Catastale: -
- Particella: 498
Note
Progetto ipogeo, la vigna è stata ripiantata sulla copertura della cantina vinicola dopo l'intervento.
Bibliografia
Autore | Anno | Titolo | Edizione | Luogo Edizione | Pagina | Specifica |
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2004 | Bioarchitettura n.37 | Editrice Universitaria A. Weger | Bressanone | No | ||
Angonese Walter | 2006 | Cantina Manincor | Turris babel n. 69 | Bolzano | 54-60 | Si |
Schlorhaufer Bettina | 2006 | 2000-2006 Neue Architektur in Südtirol – Architetture recenti in Alto Adige – New Architecture in South Tirol | Springer Wien NewYork | Bolzano | No |
Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale. | |
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale. | |
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive. | |
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale. |
Crediti Scheda
Enti di riferimento: DARCTitolare della ricerca: Università degli studi di Trento Dipartimento di Ingegneria Civile
Responsabile scientifico: Marco Mulazzani
Scheda redatta da
creata il 31/12/2006
ultima modifica il 16/01/2025
Revisori:
Menzietti Giulia 2021