CENTRALE IDROELETTRICA GRAN PRÀ
Scheda Opera
- Comune: Ceres
- Denominazione: CENTRALE IDROELETTRICA GRAN PRÀ
- Indirizzo: Strada Provinciale 1 delle Valli di Lanzo
- Data: 1947 - 1948
- Tipologia: Impianti idrici, elettrici o idroelettrici
- Autori principali: Gino Levi Montalcini, Paolo Ceresa
Descrizione
1. Opera originaria
«Centrale idroelettrica “Gran Prà” per le Cartiere Giacomo Bosso, 1947-48. “Struttura muraria in pietra grigia, realizzata a conci rettangolari a grande sbozzatura, calcestruzzo di cemento armato e copertura di lamiera zincata su tavolato di legno”. La descrizione degli architetti conferma l’adesione allo “spirito dell’architettura organica” già da qualche anno espressa con l’adesione al gruppo APAO. In questo edificio si ritrova una reazione al rigore geometrico che spinge la ricerca architettonica verso un adeguamento della forma ai caratteri del paesaggio naturale». (Emanuele Levi Montalcini, Anna Maritano, Levi Montalcini e Torino/Levi Montalcini and Turin (165), in «Domus», n. 824, marzo 2000, pp. 113-120). Inglese: si
«Negli anni quaranta e all’inizio degli anni cinquanta capita a Levi-Montalcini di progettare tre edifici industriali di un certo rilievo, che sono tra le sue opere più belle: da un lato alcuni impianti (e in particolare la torre-bollitore della cellulosa) per le cartiere Giacomo Bosso di Lanzo Torinese, del 1942; dall’altro, sempre per le cartiere, la Centrale idroelettrica Gran Prà di Ceres, del 1947-1948; infine un’altra centrale, questa volta di tipo termoelettrico, per la società Sip a Chivasso, del 1950-54; le prime due opere con Paolo Ceresa, la terza con Paolo Ceresa e Mario Passanti. Sui primi due interventi Levi-Montalcini non ha da spendere troppe parole e le relazioni e gli scritti sono spiegazioni tecniche asciutte, nelle quali viene descritto il funzionamento tecnico e macchinistico degli impianti, mai il gioco plastico. Sulla Centrale di Chivasso, viceversa, oltre che descrizioni particolari costruisce un ragionamento ideologico di una certa portata.
Gli edifici tecnici o destinati alla produzione avevano avuto per i razionalisti un valore altamente emblematico: in essi, il rapporto tra diagramma delle attività e disposizione delle forme sembrava porsi in modo più lineare e obbligato che altrove, sino a identificarsi con la “ragione” dell’architettura. Così che l’edificio industriale si situava in una particolare dimensione ideale e normativa e tendeva di fatto a definire per estensione i caratteri dell’architettura moderna. Levi-Montalcini, mi sembra, dà un’interpretazione al fondo diversa: degli edifici industriali coglie soprattutto un carattere inevitabile e ricorrente, che è il loro scarso riferimento alle misure umane, il loro confinarsi in una dimensione separata dai gesti e dal loro significato. È questo che ne determina l’astrattezza; questo che li rende oggetto di un’esplorazione monumentale e straniata della forma. Di questa monumentalità dà un’interpretazione plastica e potente. È evidente che in questa scelta v’è memoria dell’esperienza futurista e della sua intuizione, che è quella delle potenzialità plastiche del mondo produttivo: in esso, la costruzione formale nasce sempre da un processo di imbrigliamento della “forza”. Essa viene imprigionata e dominata e si traduce nella tensione dei volumi e nei contrasti di materia». (Daniele Vitale, Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 54).
«Sapientemente inserito in un contesto ambientale di pregio, anche attraverso l’utilizzo della pietra di rivestimento dei prospetti scavati da finestre allungate, il complesso industriale mostra contemporaneamente una completa libertà nella composizione architettonica, in particolare nella copertura metallica a un’unica falda, retta su un lato da esili puntoni. Il committente, le cartiere Bosso, è il medesimo della torre-bollitore di Lanzo Torinese, di poco precedente (1942-1943)». (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, pp. 163-164).
«Nell’immediato dopoguerra in Piemonte, tra il 1947 e il 1948, viene realizzata dai torinesi Gino Levi Montalcini e Paolo Ceresa la centrale idroelettrica Gran Prà a Ceres: ampie vetrate a scansione verticale si aprono su di un monolitico volume in pietra a vista sopra il quale sembra “galleggiare” la grande copertura metallica. Il tema del tetto monofalda, alla cui struttura collaborano i puntoni di facciata, viene dagli architetti già sperimentato in alcuni coevi progetti di ville turistiche a Sauze d’Oulx. In questa architettura, più che lavorare sulla tipologia e su di un linguaggio legato al tema della centrale elettrica, gli architetti sembrano preoccuparsi di ibridare gli elementi di modernità con quegli stilemi che ne denunciano l’appartenenza al luogo (struttura del tetto, pietra a vista ecc.), secondo un approccio molto diffuso nelle alpi occidentali nel dopoguerra». (Roberto Dini, Modernismo elettrico. Rassegna di architetture delle alpi italiane del dopoguerra, in Architetture dell’acqua. Energia, benessere, territori, «Archalp», Foglio trimestrale dell’Istituto di architettura montana, n. 13, luglio 2017, IAM, Centro di ricerca - Istituto di Architettura Montana, pp. 61-67).
2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale
Il complesso presenta un ottimo stato di conservazione e mantiene integralmente i caratteri percettivi e distributivi originari.
(Scheda a cura di Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)
Info
- Progetto: 1947 -
- Esecuzione: - 1948
- Committente: Società Cartiere Giacomo Bosso
- Proprietà: Proprietà privata
- Destinazione originaria: Centrale idroelettrica
Autori
Nome | Cognome | Ruolo | Fase Progetto | Archivio Architetti | Url Profilo | Autore Principale |
---|---|---|---|---|---|---|
Paolo | Ceresa | Progetto architettonico | Progetto | SI | ||
Giovanni | Facchini | Progetto strutturale | Progetto | NO | ||
Luigi | Facchini | Progetto strutturale | Progetto | NO | ||
Gino | Levi Montalcini | Progetto architettonico | Progetto | Visualizza Profilo | https://www.treccani.it/enciclopedia/gino-levi-montalcini/ | SI |
- Strutture: Struttura muraria in pietra grigia, realizzata a conci rettangolari a grande sbozzatura, calcestruzzo di cemento armato
- Materiale di facciata: Rivestimento in pietra grigia, a conci rettangolari a grande sbozzatura
- Coperture: Copertura di lamiera zincata su tavolato di legno
- Stato Strutture: Buono
- Stato Materiale di facciata: Buono
- Stato Serramenti: Buono
- Vincolo: Non Vincolata
- Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
- Data Provvedimento:
- Riferimento Normativo:
- Altri Provvedimenti: Aree tutelate per legge ai sensi dell’art 142 del D lgs n 42 del 2004 Lettera C
- Foglio Catastale: -
- Particella: -
Note
-
Bibliografia
Autore | Anno | Titolo | Edizione | Luogo Edizione | Pagina | Specifica |
---|---|---|---|---|---|---|
Levi Montalcini Emanuele, Maritano Anna | 2000 | Levi Montalcini e Torino/Levi Montalcini and Turin (165) | Domus n. 824 | 113-120 | No | |
Vitale Daniele | 2003 | Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico | «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136 | 40-65 | No | |
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa | 2008 | Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) | Allemandi | Torino | 163-164 | No |
Dini Roberto | 2017 | Modernismo elettrico. Rassegna di architetture delle alpi italiane del dopoguerra | Architetture dell’acqua. Energia, benessere, territori, «Archalp» | 61-67 | No |
Allegati
Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale. | |
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale. | |
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive. | |
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale. | |
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata. |
Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il PiemonteTitolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)
Scheda redatta da Gentucca Canella
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 17/01/2025
Revisori:
Mezzino Davide 2021