Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

SANTUARIO DI MARIA VERGINE ASSUNTA

Scheda Opera

  • Pianta
  • Vista esterno (Foto Daniele Regis, Archivio Gabetti e Isola)
  • Vista esterna
  • Vista dell’aula
  • Vista dal presbiterio e particolari arredi liturgici
  • Vista esterna, 2019
  • Vista dell’aula, 2019
  • Vista dell’aula, 2019
  • Vista dell’aula, 2019
  • Vista esterna, 2019
  • Vista dell’interno, 2010
  • Ortofoto, 2020
  • Comune: Bagnolo Piemonte
  • Località: Montoso
  • Denominazione: SANTUARIO DI MARIA VERGINE ASSUNTA
  • Indirizzo: Piazza Santuario
  • Data: 1963 - 1967
  • Tipologia: Edifici per il culto
  • Autori principali: Roberto Gabetti, Aimaro Isola
Descrizione

1. Opera originaria

«Con questo edificio Gabetti e Isola. approfondiscono il tema del recupero della “tradizione” applicata all’architettura locale, con particolare riferimento alla definizione stereometrica e all’uso dei materiali. Va ricordato inoltre che questa chiesa nasce anche da una committenza che ha portato a compimento in prima persona i lavori di realizzazione: essa infatti è stata costruita dal parroco e dalla comunità religiosa locale». (Claudio D’Amato (a cura di), 1965-1976: Dodici anni di attività di Roberto Gabetti e Aimaro Isola, in «Controspazio», anno IX, numero 4-5, ottobre-novembre 1977, pp. 38-39)

« […] L’organismo architettonico si presenta fortemente compatto e al tempo stesso plasticamente articolato.
Lo spazio destinato ai fedeli è dato in pianta da un rettangolo con l’asse di simmetria coincidente con l’asse minore. Esso è preceduto in tutta la sua lunghezza da uno stretto portico.
L’altare si trova sulla parte opposta a quella d’entrata, generando con il suo spessore una profonda estroflessione del muro esterno.
Sacrestia e torretta campanaria si sviluppano alla sua destra. La struttura è mista: pilastri in mattoni e muri in pietra; lasciata a vista, sia all’esterno che all’interno. Le finestre, per contrasto, sono riquadrate con intonaco perfettamente lisciato, in accordo con un carattere tipico dell’architettura rurale locale. La copertura in pietra di Luserna segue una giacitura fortemente inclinata, definita da un andamento regolare a padiglione, concluso da un coronamento ad altana sopra la zona dell’altare. La contraddizione fra l’irregolarità della pianta e la rigorosa geometria delle coperture caratterizza la volumetria dell’edificio e dilata la percezione dello spazio interno». (Francesco Cellini, Claudio D’Amato, Gabetti e Isola. Progetti e architetture 1950-1985, Electa, Milano 1985, pp. 74-75)

« […] piccoli spazi concatenati o incastrati reciprocamente sottendenti il tema fortemente unificante della copertura in pietra di Luserna. La finestratura, riquadrata dall’intonaco bianco e disposta su livelli sfalsati, scompone la percezione dello spazio in alzato accompagnando il digradare delle superfici successivamente accostate.
Il riferimento esplicito alla edilizia locale della superficie muraria, del tetto, delle riquadrature alle finestre, dichiara un elemento di manifesta riconoscibilità al tempo della memoria e della ritualità collettiva».(Paolo Zermani (a cura di), Gabetti e Isola, Serie di architettura Zanichelli, Bologna 1989, pp.61-62)

«[…] la chiesa viene in gran parte direttamente realizzata dalla committenza costituita dal parroco e dai parrocchiani; i materiali sono di provenienza locale – pietra da spacco a vista sia all’esterno che all’interno per le murature e lose per il rivestimento del tetto – in alcuni casi spontaneamente offerti dagli abitanti e dalle imprese della zona (AGI, Montoso, Chiesa, Bollettino della Parrocchia di San Giovanni Battista di Villar, Bagnolo Piemonte, novembre-dicembre 1965). Preceduta da un ampio portico su pilastri in pietra, la chiesa santuario si sviluppa intorno a una vistosa anomalia planimetrica: lo spazio riservato a chi assiste ai riti religiosi si dilata infatti sull’asse trasversale, anziché, come di consueto, lungo l’asse longitudinale di penetrazione che collega l’ingresso con la zona dell’altare. L’espressione della direzionalità longitudinale resta affidata a tre elementi: il restringimento asimmetrico della navata trasversale nel punto di innesto del presbiterio, originato sul lato destro dalla presenza del campanile, e a sinistra ottenuto articolando la muratura perimetrale; la decisa inclinazione della soletta di copertura, che sale continua in una sola falda del portico fino alla scalinata che introduce all’altare; ed infine il progressivo crescendo della luce, sapientemente distribuita dall’ingresso fino alla zona presbiteriale. […]
Il primo settore della navata è illuminato da una sola finestra su ciascun lato; la successiva dilatazione asimmetrica dello spazio, che dà origine a una sorta di improprio transetto, è dovuta alla presenza –rispettivamente a sinistra e a destra - di due cappelle, ciascuna con più fondi di luce: l’una è dotata di un altare posto in diretta continuità con l’ambiente della navata, l’altra, più profonda e appartata, ospita una mensa e un confessionale. Il volume della torre campanaria, isolato e interamente perimetrabile, scherma da un lato la cappella della confessione e dall’altro l’accesso agli ambienti annessi alla chiesa: la sacrestia, l’oratorio e una piccola cappella interna. L’innesto della zona presbiteriale, preceduta da una scalinata asimmetrica, coincide con l’interruzione della soletta di copertura. Il volume si espande ora in altezza attraverso un vero e proprio tiburio, aperto alla base da finestre perimetrali e interamente estroflesso rispetto al corpo della chiesa: la luce che penetra dall’alto soltanto in corrispondenza dell’altare costituisce l’elemento compositivo che accentua la sacralità dello spazio. Il quale si presenta per il resto complessivamente spoglio e trattato con un più che ricercato elementarismo. L’effetto bicromatico è ottenuto, all’interno come all’esterno, dalle ampie cornici di porte e finestre a intonaco bianco lisciato che contrastano con le pareti in pietre da spacco a vista legate con malta di calce.
Il bianco è anche il colore dell’altare maggiore, spostato in avanti verso la navata, immediatamente a ridosso della scalinata di acceso al presbiterio.
Elementarismo e ripresa di elementi di tipo tradizionale, ma – insieme – ostentata frantumazione compositiva: né l’asse longitudinale né l’asse trasversale costituiscono, in questo luogo di culto, assi di simmetria, eppure la logica architettonica e funzionale che regola l’insieme è del tutto comprensibile; la disposizione delle finestre evita con cura ogni possibilità di allineamento, accentuando l’effetto di instabilità già prodotto dai ripetuti incastri volumetrici e dalle dilatazioni spaziali. […]
I materiali e le tecniche costruttive tradizionali si piegano infatti a un’articolazione planimetrica del tutto inusuale per un tipo architettonico regolato da disposizioni e abitudini rese autorevoli da secoli di uso. La dilatazione trasversale dello spazio della navata non indebolisce, come s’è visto, la funzione di fulcro riservata all’altare e allo spazio che lo contiene; e tuttavia determina la posizione di coloro che assistono al rito, disposti per ampie fasce orizzontali intorno, piuttosto che di fronte, al luogo in cui esso si svolge. La navata non è comune nelle chiese cattoliche nei primi anni sessanta: la disposizione tradizionale prevede infatti che l’altare – inteso in senso di oggetto monumentale piuttosto che riproposizione della tavola comune di Cristo e degli apostoli nell’ultima cena – sia collocato all’interno del presbiterio, rivolto verso il limite estremo dell’abside». (Francesco Dal Co, Andrea Guerra, Manuela Morresi (a cura di), Gabetti e Isola. Opere di architettura, Electa, Milano 1996, pp.97-99)

«Attraverso una larga scalinata si accede al portico rettangolare che precede l’aula, scandito da quattro pilastri in pietra, di 120 cm di lato, ripetuti in facciata, sui quali poggia il tetto coronato da due croci. L’ampio manto di copertura a una falda, geometricamente derivato dal ritaglio di un ideale tetto a padiglione, di circa 700 metri quadri, è realizzato in calcestruzzo armato e rivestito in lose e segue l’andamento frastagliato dei volumi sottostanti con una forte inclinazione a partire dal portico di ingresso fino al tiburio, coperto invece da un tetto a quattro falde.
Qui è posta la croce più grande, ornata con elementi figurativi in tondino di ferro su disegno degli stessi progettisti: il drappo, i chiodi, l’asta con la spugna, la scala, la lancia, i flagelli e la corona; quella più piccola, invece è collocata sul campanile. Entrambe sono ancorate a cavalletti saldati su una piastra annegata nel getto di calcestruzzo della copertura.
I prospetti laterali, denunciando l’articolazione planimetrica, sono rivestiti unicamente –sia all’esterno sia all’interno - dalla pietra naturale a spacco; le aperture sono invece riquadrate a calce bianca. Questa, oltre a essere una scelta estetica, è anche una soluzione che permette di livellare le irregolarità dei corsi di pietra e avere così una superficie regolare per l’alloggiamento degli infissi.
L’impianto planimetrico dell’aula, dilatata trasversalmente, è a navata unica con due cappelle laterali: quella di sinistra poco profonda, mentre quella opposta –racchiusa in parte dal muro del campanile - ha la funzione di penitenzieria e ospita un confessionale ligneo in posizione angolare.
I fedeli sono disposti su lunghe file orizzontali davanti all’altare posto, così come l’ambone, in posizione avanzata. Al di là della torre campanaria si trovano gli ambienti destinati alla sacrestia e all’oratorio, accessibile anche dall’esterno.
La muratura presenta un perimetro articolato che si restringe nella zona presbiteriale nella quale è posto l’altare, realizzato con lastre di pietra locale e rialzato rispetto al piano dell’aula; l’intera pavimentazione è costituita da pianelle in demigres rosse posate dal porticato a tutta la chiesa.
La luce naturale, dalla navata verso il presbiterio, si diffonde dalle aperture non allineate, riquadrate a calce anche all’interno, così come il tabernacolo posto sulla parete di fondo, a sinistra dell’altare». (Luca Reinerio, 1957-1970: Chieti, Montoso e Piossasco, in Sergio Pace, Luca Reinerio (a cura di), Architetture per la liturgia. Opere di Gabetti e Isola, Skira, Milano 2005, pp. 54-61)

2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

L’edificio si presenta nel 2019 in buono stato di conservazione, preservando i caratteri originali dell’opera. La copertura in lose e le facciate paiono in ottimo stato e anche gli ambienti interni preservano la disposizione spaziale originaria.

(Scheda a cura di Tanja Marzi e Erica Meneghin, DAD - Politecnico di Torino)


1. Original Work
In this church, mostly built by the clients, that is the parson and parishioners, Gabetti and Isola explore in an original way the theme of recovering the tradition in local architecture: «traditional materials and construction techniques, in fact, have been used to create a layout that is completely unusual for an architectural type governed by arrangements and practices considered valid as they have been used for centuries» (Andrea Guerra, Manuela Morresi, 1996).
«A large staircase leads to the rectangular porch in front of the space for prayer. The porch is articulated by four stone pillars, with each side of 120 cm, that are repeated on the façade too and support the roof having two crosses above it. The wide covering with a single pitch is geometrically derived by cutting out an ideal hip roof. This about 700 square meters of roofing are made in reinforced concrete and are covered with stone slabs following the jagged course of the spaces below, with a strong inclination starting from the entrance porch up to the lantern tower, which has instead a four-pitched roof» (Luca Reinerio, 2005).
«The church shows a striking planimetric anomaly: in fact, the space for the faithful is developed along the transversal axis, instead of, as usual, along the longitudinal one that connects the entrance with the altar area. The expression of the longitudinal direction remains entrusted to three elements: the asymmetrical narrowing of the transverse nave at the point in which the presbytery starts, that is created on the right side by the presence of the bell tower, and on the left is obtained by articulating the perimeter walls; the significant inclination of the roof pitch, which rises uninterruptedly in a single pitch from the porch to the staircase leading to the altar; and finally the progressive increase in light, cleverly distributed from the entrance to the presbytery area. […] The first sector of the nave is lit by a single window on each side; the following asymmetrical expansion of the space, which creates a kind of transept, is due to the presence - respectively on the left and on the right - of two chapels, each with more points of light: one has an altar placed in direct continuity with the area of the nave, the other, deeper and more private, houses a Holy Table and a confessional. [...] The roof slab stops when the presbytery area begins, preceded by an asymmetrical staircase. From this point the height of the church increases through a lantern tower, opened at the bottom by perimeter windows and designed by fully protruding outwards the nave: the light entering from above only near the altar constitutes the element that accentuates the holiness of this space» (Andrea Guerra, Manuela Morresi, 1996).
«The building has a mixed structure with brick pillars and stone walls; these materials are totally visible both outside and inside. The windows [positioned on different levels], are instead framed with a perfectly smoothed plaster, according to the local rural architecture» (Francesco Cellini, Claudio D’Amato, 1985).
«Beyond the bell tower there are the spaces of the sacristy and the oratory, also accessible from the outside. [...] The entire flooring is made up of red “demigres” tiles laid starting from the portico to the whole church» (Luca Reinerio, 2005).

2. Current state in 2019
In 2019 the building is still in a good state of conservation, preserving the original characters of the work. The roofing and the facades appear to be in excellent condition and the internal spaces also preserve the original spatial layout.

(English version by Alessia Federica Gigliotti, DAD-Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1963 - 1964
  • Esecuzione: 1964 - 1967
  • Tipologia Specifica: santuario
  • Committente: Don Pietro Mainero parroco di Villar
  • Proprietà: Proprietà Ente religioso
  • Destinazione originaria: Chiesa
  • Destinazione attuale: Chiesa
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Giorgio De Ferrari Progetto architettonico Progetto NO
Roberto Gabetti Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-gabetti/ SI
Aimaro Isola Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.isolarchitetti.com/index.php/isolarchitetti-studio SI
Bartolomeo Piccato Impresa esecutrice Esecuzione NO
Giuseppe Raineri Progetto strutturale Progetto Visualizza Profilo https://www.studiolambro.it/profilo/ NO
Luciano Re Progetto architettonico Progetto NO
  • Strutture: pilastri di mattoni e muri di pietra a vista
  • Materiale di facciata: pietre da spacco a vista legate con malta di calce. Le finestre e porte sono riquadrate con intonaco bianco in accordo con il carattere tipico dell’architettura rurale locale
  • Coperture: tetto a quattro falde formate da solette in latero-cemento con manto di copertura in lose di pietra (lastre di pietra di Luserna)
  • Serramenti: ferro, vetro singolo
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
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«Con questo edificio Gabetti e Isola. approfondiscono il tema del recupero della “tradizione” applicata all’architettura locale, con particolare riferimento alla definizione stereometrica e all’uso dei materiali. Va ricordato inoltre che questa chiesa nasce anche da una committenza che ha portato a compimento in prima persona i lavori di realizzazione: essa infatti è stata costruita dal parroco e dalla comunità religiosa locale». (Claudio D’Amato (a cura di), 1965-1976: Dodici anni di attività di Roberto Gabetti e Aimaro Isola, in «Controspazio», anno IX, numero 4-5, ottobre-novembre 1977, pp. 38-39)

« […] L’organismo architettonico si presenta fortemente compatto e al tempo stesso plasticamente articolato.
Lo spazio destinato ai fedeli è dato in pianta da un rettangolo con l’asse di simmetria coincidente con l’asse minore. Esso è preceduto in tutta la sua lunghezza da uno stretto portico.
L’altare si trova sulla parte opposta a quella d’entrata, generando con il suo spessore una profonda estroflessione del muro esterno. 
Sacrestia e torretta campanaria si sviluppano alla sua destra. La struttura è mista: pilastri in mattoni e muri in pietra; lasciata a vista, sia all’esterno che all’interno. Le finestre, per contrasto, sono riquadrate con intonaco perfettamente lisciato, in accordo con un carattere tipico dell’architettura rurale locale. La copertura in pietra di Luserna segue una giacitura fortemente inclinata, definita da un andamento regolare a padiglione, concluso da un coronamento ad altana sopra la zona dell’altare. La contraddizione fra l’irregolarità della pianta e la rigorosa geometria delle coperture caratterizza la volumetria dell’edificio e dilata la percezione dello spazio interno». (Francesco Cellini, Claudio D’Amato, Gabetti e Isola. Progetti e architetture 1950-1985, Electa, Milano 1985, pp. 74-75)

« […] piccoli spazi concatenati o incastrati reciprocamente sottendenti il tema fortemente unificante della copertura in pietra di Luserna. La finestratura, riquadrata dall’intonaco bianco e disposta su livelli sfalsati, scompone la percezione dello spazio in alzato accompagnando il digradare delle superfici successivamente accostate. 
Il riferimento esplicito alla edilizia locale della superficie muraria, del tetto, delle riquadrature alle finestre, dichiara un elemento di manifesta riconoscibilità al tempo della memoria e della ritualità collettiva».(Paolo Zermani (a cura di), Gabetti e Isola, Serie di architettura Zanichelli, Bologna 1989, pp.61-62)

«[…] la chiesa viene in gran parte direttamente realizzata dalla committenza costituita dal parroco e dai parrocchiani; i materiali sono di provenienza locale – pietra da spacco a vista sia all’esterno che all’interno per le murature e lose per il rivestimento del tetto – in alcuni casi spontaneamente offerti dagli abitanti e dalle imprese della zona (AGI, Montoso, Chiesa, Bollettino della Parrocchia di San Giovanni Battista di Villar, Bagnolo Piemonte, novembre-dicembre 1965). Preceduta da un ampio portico su pilastri in pietra, la chiesa santuario si sviluppa intorno a una vistosa anomalia planimetrica: lo spazio riservato a chi assiste ai riti religiosi si dilata infatti sull’asse trasversale, anziché, come di consueto, lungo l’asse longitudinale di penetrazione che collega l’ingresso con la zona dell’altare. L’espressione della direzionalità longitudinale resta affidata a tre elementi: il restringimento asimmetrico della navata trasversale nel punto di innesto del presbiterio, originato sul lato destro dalla presenza del campanile, e a sinistra ottenuto articolando la muratura perimetrale; la decisa inclinazione della soletta di copertura, che sale continua in una sola falda del portico fino alla scalinata che introduce all’altare; ed infine il progressivo crescendo della luce, sapientemente distribuita dall’ingresso fino alla zona presbiteriale. […]
Il primo settore della navata è illuminato da una sola finestra su ciascun lato; la successiva dilatazione asimmetrica dello spazio, che dà origine a una sorta di improprio transetto, è dovuta alla presenza –rispettivamente a sinistra e a destra - di due cappelle, ciascuna con più fondi di luce: l’una è dotata di un altare posto in diretta continuità con l’ambiente della navata, l’altra, più profonda e appartata, ospita una mensa e un confessionale. Il volume della torre campanaria, isolato e interamente perimetrabile, scherma da un lato la cappella della confessione e dall’altro l’accesso agli ambienti annessi alla chiesa: la sacrestia, l’oratorio e una piccola cappella interna. L’innesto della zona presbiteriale, preceduta da una scalinata asimmetrica, coincide con l’interruzione della soletta di copertura. Il volume si espande ora in altezza attraverso un vero e proprio tiburio, aperto alla base da finestre perimetrali e interamente estroflesso rispetto al corpo della chiesa: la luce che penetra dall’alto soltanto in corrispondenza dell’altare costituisce l’elemento compositivo che accentua la sacralità dello spazio. Il quale si presenta per il resto complessivamente spoglio e trattato con un più che ricercato elementarismo. L’effetto bicromatico è ottenuto, all’interno come all’esterno, dalle ampie cornici di porte e finestre a intonaco bianco lisciato che contrastano con le pareti in pietre da spacco a vista legate con malta di calce. 
Il bianco è anche il colore dell’altare maggiore, spostato in avanti verso la navata, immediatamente a ridosso della scalinata di acceso al presbiterio.
Elementarismo e ripresa di elementi di tipo tradizionale, ma – insieme – ostentata frantumazione compositiva: né l’asse longitudinale né l’asse trasversale costituiscono, in questo luogo di culto, assi di simmetria, eppure la logica architettonica e funzionale che regola l’insieme è del tutto comprensibile; la disposizione delle finestre evita con cura ogni possibilità di allineamento, accentuando l’effetto di instabilità già prodotto dai ripetuti incastri volumetrici e dalle dilatazioni spaziali. […]
I materiali e le tecniche costruttive tradizionali si piegano infatti a un’articolazione planimetrica del tutto inusuale per un tipo architettonico regolato da disposizioni e abitudini rese autorevoli da secoli di uso. La dilatazione trasversale dello spazio della navata non indebolisce, come s’è visto, la funzione di fulcro riservata all’altare e allo spazio che lo contiene; e tuttavia determina la posizione di coloro che assistono al rito, disposti per ampie fasce orizzontali intorno, piuttosto che di fronte, al luogo in cui esso si svolge. La navata non è comune nelle chiese cattoliche nei primi anni sessanta: la disposizione tradizionale prevede infatti che l’altare – inteso in senso di oggetto monumentale piuttosto che riproposizione della tavola comune di Cristo e degli apostoli nell’ultima cena – sia collocato all’interno del presbiterio, rivolto verso il limite estremo dell’abside». (Francesco Dal Co, Andrea Guerra, Manuela Morresi (a cura di), Gabetti e Isola. Opere di architettura, Electa, Milano 1996, pp.97-99)

«Attraverso una larga scalinata si accede al portico rettangolare che precede l’aula, scandito da quattro pilastri in pietra, di 120 cm di lato, ripetuti in facciata, sui quali poggia il tetto coronato da due croci. L’ampio manto di copertura a una falda, geometricamente derivato dal ritaglio di un ideale tetto a padiglione, di circa 700 metri quadri, è realizzato in calcestruzzo armato e rivestito in lose e segue l’andamento frastagliato dei volumi sottostanti con una forte inclinazione a partire dal portico di ingresso fino al tiburio, coperto invece da un tetto a quattro falde.
Qui è posta la croce più grande, ornata con elementi figurativi in tondino di ferro su disegno degli stessi progettisti: il drappo, i chiodi, l’asta con la spugna, la scala, la lancia, i flagelli e la corona; quella più piccola, invece è collocata sul campanile. Entrambe sono ancorate a cavalletti saldati su una piastra annegata nel getto di calcestruzzo della copertura. 
I prospetti laterali, denunciando l’articolazione planimetrica, sono rivestiti unicamente –sia all’esterno sia all’interno - dalla pietra naturale a spacco; le aperture sono invece riquadrate a calce bianca. Questa, oltre a essere una scelta estetica, è anche una soluzione che permette di livellare le irregolarità dei corsi di pietra e avere così una superficie regolare per l’alloggiamento degli infissi.
L’impianto planimetrico dell’aula, dilatata trasversalmente, è a navata unica con due cappelle laterali: quella di sinistra poco profonda, mentre quella opposta –racchiusa in parte dal muro del campanile - ha la funzione di penitenzieria e ospita un confessionale ligneo in posizione angolare.
I fedeli sono disposti su lunghe file orizzontali davanti all’altare posto, così come l’ambone, in posizione avanzata. Al di là della torre campanaria si trovano gli ambienti destinati alla sacrestia e all’oratorio, accessibile anche dall’esterno. 
La muratura presenta un perimetro articolato che si restringe nella zona presbiteriale nella quale è posto l’altare, realizzato con lastre di pietra locale e rialzato rispetto al piano dell’aula; l’intera pavimentazione è costituita da pianelle in demigres rosse posate dal porticato a tutta la chiesa.
La luce naturale, dalla navata verso il presbiterio, si diffonde dalle aperture non allineate, riquadrate a calce anche all’interno, così come il tabernacolo posto sulla parete di fondo, a sinistra dell’altare». (Luca Reinerio, 1957-1970: Chieti, Montoso e Piossasco, in Sergio Pace, Luca Reinerio (a cura di), Architetture per la liturgia. Opere di Gabetti e Isola, Skira, Milano 2005, pp. 54-61)

2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale 

L’edificio si presenta nel 2019 in buono stato di conservazione, preservando i caratteri originali dell’opera. La copertura in lose e le facciate paiono in ottimo stato e anche gli ambienti interni preservano la disposizione spaziale originaria.

(Scheda a cura di Tanja Marzi e Erica Meneghin, DAD - Politecnico di Torino)


1. Original Work 
In this church, mostly built by the clients, that is the parson and parishioners, Gabetti and Isola explore in an original way the theme of recovering the tradition in local architecture: «traditional materials and construction techniques, in fact, have been used to create a layout that is completely unusual for an architectural type governed by arrangements and practices considered valid as they have been used for centuries» (Andrea Guerra, Manuela Morresi, 1996).
«A large staircase leads to the rectangular porch in front of the space for prayer. The porch is articulated by four stone pillars, with each side of 120 cm, that are repeated on the façade too and support the roof having two crosses above it. The wide covering with a single pitch is geometrically derived by cutting out an ideal hip roof. This about 700 square meters of roofing are made in reinforced concrete and are covered with stone slabs following the jagged course of the spaces below, with a strong inclination starting from the entrance porch up to the lantern tower, which has instead a four-pitched roof» (Luca Reinerio, 2005).
«The church shows a striking planimetric anomaly: in fact, the space for the faithful is developed along the transversal axis, instead of, as usual, along the longitudinal one that connects the entrance with the altar area. The expression of the longitudinal direction remains entrusted to three elements: the asymmetrical narrowing of the transverse nave at the point in which the presbytery starts, that is created on the right side by the presence of the bell tower, and on the left is obtained by articulating the perimeter walls; the significant inclination of the roof pitch, which rises uninterruptedly in a single pitch from the porch to the staircase leading to the altar; and finally the progressive increase in light, cleverly distributed from the entrance to the presbytery area. […] The first sector of the nave is lit by a single window on each side; the following asymmetrical expansion of the space, which creates a kind of transept, is due to the presence - respectively on the left and on the right - of two chapels, each with more points of light: one has an altar placed in direct continuity with the area of the nave, the other, deeper and more private, houses a Holy Table and a confessional. [...] The roof slab stops when the presbytery area begins, preceded by an asymmetrical staircase. From this point the height of the church increases through a lantern tower, opened at the bottom by perimeter windows and designed by fully protruding outwards the nave: the light entering from above only near the altar constitutes the element that accentuates the holiness of this space» (Andrea Guerra, Manuela Morresi, 1996).
«The building has a mixed structure with brick pillars and stone walls; these materials are totally visible both outside and inside. The windows [positioned on different levels], are instead framed with a perfectly smoothed plaster, according to the local rural architecture» (Francesco Cellini, Claudio D’Amato, 1985).
«Beyond the bell tower there are the spaces of the sacristy and the oratory, also accessible from the outside. [...] The entire flooring is made up of red “demigres” tiles laid starting from the portico to the whole church» (Luca Reinerio, 2005).

2. Current state in 2019
In 2019 the building is still in a good state of conservation, preserving the original characters of the work. The roofing and the facades appear to be in excellent condition and the internal spaces also preserve the original spatial layout.

(English version by Alessia Federica Gigliotti, DAD-Politecnico di Torino)

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«La pianta dell’aula ha forma rettangolare; su uno dei lati lunghi è situato l’ingresso e su quello opposto si innesta lo spazio presbiteriale, con a lato la sagrestia e altri ambienti di servizio.
La pavimentazione interna dell’aula e del presbiterio è realizzata in piastrelle di gres color cotto, disposte a spina di pesce.
Le strutture portanti verticali dell’edificio sono costituite da murature in pietrame a vista. I tetti sono costituiti da solette in latero-cemento con manto di copertura in pietra.
Il tetto della chiesa è quattro falde: sul lato nord la falda prosegue oltre la muratura perimetrale fino a coprire il portico; sui restanti lati la copertura risulta sagomata in base all'andamento dei corpi sottostanti. In corrispondenza del presbiterio le murature proseguono in alto, emergendo rispetto al resto dell'edificio. Il corpo termina con un tetto a quattro falde. Tutte le coperture sono in lose di Pietra di Luserna su solette in latero-cemento.
La facciata principale è rivolta a nord-est; è caratterizzata dalla presenza di vetrate con struttura in acciaio verniciato di bianco, suddivise in tre campate da pilastri in muratura di pietrame. La campata centrale ospita l'ingresso all'edificio.
Il presbiterio è a pianta quadrata ed è rialzato di cinque gradini rispetto all'aula. È delimitato posteriormente e lateralmente da murature in pietrame e non presenta soluzione di continuità verso l'aula; il dislivello altimetrico è colmato da una gradinata realizzata con lo stesso materiale della pavimentazione. Lo spazio presbiteriale è coperto da un tetto in latero-cemento a quattro falde.
L’altare principale: è' presente unicamente la mensa che permette al sacerdote di officiare i riti rivolto verso l'assemblea. È costituita da lastre in Pietra di Luserna disposte a formare un parallelepipedo.
La torre campanaria è situata a sud-ovest della chiesa, immediatamente prima dell'innesto del corpo del presbiterio. L'accesso è consentito da un locale situato a lato della sagrestia. Presenta pianta quadrata ed è costituita da murature in pietrame a vista. Il corpo a forma di parallelepipedo, chiaramente riconoscibile dall'aula, emerge dalla parete di fondo e il suo volume prosegue in alto, passando oltre la copertura della chiesa. Termina in sommità con un tetto a quattro falde formate da solette in latero-cemento con manto di copertura in lose di pietra. Immediatamente al di sotto del tetto si aprono quattro aperture rettangolari, una per ciascun lato, in modo da formare la cella campanaria.
Le superfici verticali interne lasciano a vista la tessitura muraria in blocchetti di Pietra di Luserna a spacco naturale. Le finestre e le porte sono bordate da cornici di intonaco bianco. Le falde del tetto sono rivestite con un intonaco bianco.
Il portico, antistante il santuario, è sorretto da quattro pilastri in muratura di pietrame. La copertura è costituita dal prolungamento della falda anteriore del tetto della chiesa. Il manto di copertura in lose di pietra è sorretto da una soletta in latero-cemento. Le due campate laterali sono delimitate da un parapetto in muratura con copertina in materiale lapideo. La campata centrale è il punto di arrivo della gradinata che colma il dislivello tra il piazzale e il portico. Il lato ovest è chiuso da una vetrata con struttura in acciaio verniciato di bianco. Il pavimento è realizzato in mattonelle di gres color cotto disposte a spina di pesce.
L'accesso al santuario dal piazzale antistante la chiesa è consentito da una scalinata di ventuno gradini formati da pedate in lastre di pietra e alzate in blocchetti di materiale lapideo a spacco naturale. La larghezza della gradinata è pari alla campata centrale del portico». (Scheda CEI. Aggiornata al 2018)

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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Opera presente nella banca dati CEI, nel Censimento delle Chiese delle Diocesi Italiane, di seguito si riporta la scheda: «La pianta dell’aula ha forma rettangolare; su uno dei lati lunghi è situato l’ingresso e su quello opposto si innesta lo spazio presbiteriale, con a lato la sagrestia e altri ambienti di servizio. La pavimentazione interna dell’aula e del presbiterio è realizzata in piastrelle di gres color cotto, disposte a spina di pesce. Le strutture portanti verticali dell’edificio sono costituite da murature in pietrame a vista. I tetti sono costituiti da solette in latero-cemento con manto di copertura in pietra. Il tetto della chiesa è quattro falde: sul lato nord la falda prosegue oltre la muratura perimetrale fino a coprire il portico; sui restanti lati la copertura risulta sagomata in base all'andamento dei corpi sottostanti. In corrispondenza del presbiterio le murature proseguono in alto, emergendo rispetto al resto dell'edificio. Il corpo termina con un tetto a quattro falde. Tutte le coperture sono in lose di Pietra di Luserna su solette in latero-cemento. La facciata principale è rivolta a nord-est; è caratterizzata dalla presenza di vetrate con struttura in acciaio verniciato di bianco, suddivise in tre campate da pilastri in muratura di pietrame. La campata centrale ospita l'ingresso all'edificio. Il presbiterio è a pianta quadrata ed è rialzato di cinque gradini rispetto all'aula. È delimitato posteriormente e lateralmente da murature in pietrame e non presenta soluzione di continuità verso l'aula; il dislivello altimetrico è colmato da una gradinata realizzata con lo stesso materiale della pavimentazione. Lo spazio presbiteriale è coperto da un tetto in latero-cemento a quattro falde. L’altare principale: è' presente unicamente la mensa che permette al sacerdote di officiare i riti rivolto verso l'assemblea. È costituita da lastre in Pietra di Luserna disposte a formare un parallelepipedo. La torre campanaria è situata a sud-ovest della chiesa, immediatamente prima dell'innesto del corpo del presbiterio. L'accesso è consentito da un locale situato a lato della sagrestia. Presenta pianta quadrata ed è costituita da murature in pietrame a vista. Il corpo a forma di parallelepipedo, chiaramente riconoscibile dall'aula, emerge dalla parete di fondo e il suo volume prosegue in alto, passando oltre la copertura della chiesa. Termina in sommità con un tetto a quattro falde formate da solette in latero-cemento con manto di copertura in lose di pietra. Immediatamente al di sotto del tetto si aprono quattro aperture rettangolari, una per ciascun lato, in modo da formare la cella campanaria. Le superfici verticali interne lasciano a vista la tessitura muraria in blocchetti di Pietra di Luserna a spacco naturale. Le finestre e le porte sono bordate da cornici di intonaco bianco. Le falde del tetto sono rivestite con un intonaco bianco. Il portico, antistante il santuario, è sorretto da quattro pilastri in muratura di pietrame. La copertura è costituita dal prolungamento della falda anteriore del tetto della chiesa. Il manto di copertura in lose di pietra è sorretto da una soletta in latero-cemento. Le due campate laterali sono delimitate da un parapetto in muratura con copertina in materiale lapideo. La campata centrale è il punto di arrivo della gradinata che colma il dislivello tra il piazzale e il portico. Il lato ovest è chiuso da una vetrata con struttura in acciaio verniciato di bianco. Il pavimento è realizzato in mattonelle di gres color cotto disposte a spina di pesce. L'accesso al santuario dal piazzale antistante la chiesa è consentito da una scalinata di ventuno gradini formati da pedate in lastre di pietra e alzate in blocchetti di materiale lapideo a spacco naturale. La larghezza della gradinata è pari alla campata centrale del portico». (Scheda CEI. Aggiornata al 2018)

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1971 Gabetti, Isola, Raineri, Monografie di Architetti e Designers Europei – Serie Italiana Serca Editrice Chiasso No
D’Amato Claudio (a cura di) 1977 1965-1976: Dodici anni di attività di Roberto Gabetti e Aimaro Isola Controspazio, anno IX n. 4-5 38-39 No
Cellini Francesco, D’Amato Claudio 1985 Gabetti e Isola. Progetti e architetture 1950-1985 Electa Milano 74-75 No
Roda Riccardo 1988 Modulo n. 147 1620-1629 No
Zermani Paolo (a cura di) 1989 Gabetti e Isola, Serie di architettura Zanichelli Bologna 61-62 No
Dal Co Francesco, Guerra Andrea, Morresi Manuela (a cura di) 1996 Gabetti e Isola. Opere di architettura Electa Milano 97-99 No
Frediani Gianluca 1997 Guide per progettare le chiese Edizione Laterza Bari 97-99 No
Maurizio Petrangeli 2005 Architettura come Paesaggio, Gabetti&Isola - Isolarchitetti Allemandi Torino No
Luca Reinerio 2005 1957-1970: Chieti, Montoso e Piossasco, in Sergio Pace, Luca Reinerio (a cura di), Architetture per la liturgia. Opere di Gabetti e Isola Skira Milano 54-61 No
Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida del Piamonte Architettura del Novecento (1902-2006) 2008 Guida del Piamonte Architettura del Novecento (1902-2006) Umberti Allemandi & C. Torino 121 No
Andrea Longhi, Carlo Tosco 2010 Architettura, chiesa e società in Italia (1948-1978) Edizioni Studium Roma 55-56 No
Gentucca Canella e Paolo Mellano (a cura di) 2017 Roberto Gabetti 1925-2000 Franco Angeli Milano No
Aimaro Isola 2017 La soglia dell’ospitalità, in G. Boselli (a cura di), Viste da fuori. L’esterno delle chiese, Atti del XIV Convegno liturgico internazionale, Bose 2-4 Giugno 2016 Edizioni Qiqaion Comunità di Bose 275-287 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Pianta Pianta Archivio Gabetti e Isola
Vista esterno (Foto Daniele Regis, Archivio Gabetti e Isola) Vista esterno (Foto Daniele Regis, Archivio Gabetti e Isola)
Vista esterna Vista esterna Daniele Regis - Archivio Gabetti e Isola
Vista dell’aula Vista dell’aula Archivio Gabetti e Isola
Vista dal presbiterio e particolari arredi liturgici Vista dal presbiterio e particolari arredi liturgici Tratto da - Reinero, Edizioni Skira, Milano 2005
Vista esterna, 2019 Vista esterna, 2019 Erica Meneghin, 2019
Vista dell’aula, 2019 Vista dell’aula, 2019 Erica Meneghin, 2019
Vista dell’aula, 2019 Vista dell’aula, 2019 Erica Meneghin, 2019
Vista dell’aula, 2019 Vista dell’aula, 2019 Erica Meneghin, 2019
Vista esterna, 2019 Vista esterna, 2019 Erica Meneghin, 2019
Vista dell’interno, 2010 Vista dell’interno, 2010 Saverio Lombardi Vallauri, 2010
Ortofoto, 2020 Ortofoto, 2020 Google maps, 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
SIUSA - Gabetti e Isola Studio Visualizza
Enciclopedia Treccani - Aimaro Isola Visualizza
Accademia Nazionale di San Luca - Aimaro Isola Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Tanja Marzi e Erica Meneghin
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 10/05/2024