Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

UNITÀ RESIDENZIALE OVEST OLIVETTI

Scheda Opera

  • Planimetrie generali (disegno originale di progetto)
  • Vista dall’alto
  • Ortofoto
  • Vista esterna della copertura dell’edificio
  • Vista esterna
  • Vista esterna, l’affaccio verso il bosco, 2018
  • Unità Residenziale Ovest a Ivrea. Vista esterna, 2018
  • Vista esterna dalla strada pedonale/copertura, 2018
  • Vista esterna dal retro dell’edificio, 2019
  • Vista esterna, l’affaccio verso il bosco, 2019
  • Scala di accesso agli alloggi simplex, 2019
  • Interno di un alloggio conservato nello stato originale, 2019
  • Interno di un alloggio conservato nello stato originale, 2019
  • Vista esterna della copertura dell’edificio, 2019
  • Degradi di alcune lastre di copertura della strada pedonale, 2019
  • Vista esterna, 2015
  • Vista sul giardino interno, 2015
  • Vista del giardino dall’interno di un alloggio, 2015
  • Ortofoto, 2019
  • Comune: Ivrea
  • Denominazione: UNITÀ RESIDENZIALE OVEST OLIVETTI
  • Indirizzo: Via Carandini N. 6
  • Data: 1968 - 1971
  • Tipologia: Complessi residenziali
  • Autori principali: Roberto Gabetti, Aimaro Isola
Descrizione

1. Opera originaria

«Nel settembre 1968 gli amministratori delegati della Olivetti spa Bruno Jarach e Roberto Olivetti affidano a Gabetti e Isola l’incarico per la progettazione di un edificio a Ivrea da destinarsi a minialloggi per laureati e nuovi assunti. Con l’accettazione dell’incarico Gabetti e Isola si inseriscono tra i molti protagonisti della cultura architettonica italiana che dagli anni trenta in poi avevano realizzato a Ivrea edifici direttamente commissionati dalla Olivetti. Ed è indubbio che, oltre alle oggettive e riconosciute qualità del progetto, è proprio il suo inserimento nei programmi di pianificazione della prestigiosa azienda a reintrodurre con clamore l’opera di Gabetti e Isola nel dibattito architettonico internazionale. Spontaneo è il confronto con gli edifici commissionati negli stessi anni dalla Olivetti a Ivrea e in altre città d’Europa e immediata è la relazione con il vicino quartiere Castellamonte progettato e realizzato da Luigi Figini e Gino Pollini nel 1940-42.
Tra le aree messe a disposizione, Gabetti e Isola scelgono infatti i terreni di “Villa Casana” a ridosso delle case per impiegati di Figini e Pollini nella zona ovest della città. Nella relazione che accompagna il progetto di massima – elaborato tra la fine del 1968 e gli inizi del 1969 – si motiva la preferenza di quell’area rispetto al quartiere Canton Vesco – anch’esso messo a disposizione dalla Olivetti – perché più baricentrica rispetto ai luoghi del lavoro, alle aree verdi e ai raccordi autostradali di collegamento con Torino e la Valle d’Aosta. Inoltre essa avrebbe garantito quei caratteri di “amenità” e di “qualificazione sociale” previsti nel programma della committenza, interessata a legare il nuovo intervento all’immagine internazionale dell’azienda.
La destinazione dell’edificio per funzionari in via di qualificazione o già qualificati, in soggiorno temporaneo a Ivrea, offre a Gabetti e Isola l’occasione per una riconsiderazione dei “tipi residenziali correnti”, al di fuori quindi dei comuni standards Gescal o di speculazione edilizia che ne avrebbero ridotto la qualità abitativa.
Scartata l’ipotesi di una casa a torre, è sul tipo in linea che si concentra la ricerca, da subito vincolata dalla complessa orografia del terreno prescelto.
Già nella fase iniziale, i disegni di massima allegati alla relazione individuano la forma planimetrica dell’edificio come un “settore di corona circolare” con raggio interno di 75 m.
La concavità della pianta, inferiore a una completa semicirconferenza, è rivolta verso est e racchiude una collina che sale di una decina di metri. Il prospetto curvilineo interno è articolato secondo una linea poligonale corrispondente ai 46 appartamenti – ciascuno largo un modulo di 4,00 m – e ai 23 vani-scala larghi un metro ciascuno. L’altezza di tutti i vani degli alloggi disposti su due livelli è 3,00 m, e la loro profondità varia tra gli 11,00 m per i duplex e i 12 per i simplex.
Alla quota del secondo livello, dietro i vani cellula delle abitazioni, sono previsti i parcheggi e la strada a doppia corsia per l’ingresso e l’uscita delle automobili, che portano la profondità complessiva dell’edificio a 19,80 m. Sopra il secondo livello è infine ricavato il tetto-terrazza che accoglie un passaggio pedonale e termina con una balaustra sul lato verso la “cavea” del giardino.
La conformazione orografica del sito e il tetto-terrazza in continuità con il terreno denotano l’assoluta originalità dell’intervento che, nella relazione allegata al progetto, gli autori qualificano come “non edificio”. Il suo carattere “comunitario” è concentrato nel centro di incontro posto all’estremo sud dell’edificio, dove sono insediati il bar, la tavola calda, la tabaccheria e altri servizi annessi alla gestione della residenza.
Il tracciato dei percorsi automobilistici e pedonali, pensati in diretto collegamento con gli ingressi alle singole cellule abitative, inserisce con assoluta continuità l’edificio residenziale nell’insediamento urbano.
Il 3 aprile 1969 Gabetti e Isola - con quali collabora Luciano Re – presentano un nuovo computo metrico che modifica in parte il precedente progetto di massima. Sono aumentate la metratura e la cubatura. Il fronte interno della curva non è più articolato bensì continuo, e alla successione ritmica del primo progetto – due duplex ogni due simplex – si passa all’accorpamento dei dodici duplex al centro del prospetto fra i trentadue simplex del settore sud e i trentadue simplex del settore nord – con sedici simplex distribuiti al primo livello e sedici al secondo.
La proposta semplifica il disegno precedente e razionalizza i “tagli” degli alloggi – di 46, 40 mq i simplex e 90,80 mq i duplex – compresi tutti entro la stessa profondità di 10,85 m e servit da sedici vani scala. I singoli vani-cellula sono tra loro separati da setti radiali che comportano una strombatura della pianta dell’alloggio dal fronte (4,00 m) al retro (4,50 m) e sono isolati dalla strada-parcheggio alla quota del secondo livello per mezzo di un’intercapedine vuota di 1,15 m.
I grandi disegni su carta da lucido datati 7 maggio 1969 definiscono, con minime variazioni, l’impianto complessivo dell’edificio in previsione dell’inizio dei lavori. Sulla base di questi disegni – che fissano il numero degli alloggi a 12 duplex e 70 simplex – saranno decisi tutti gli aggiornamenti del progetto nel corso dei due anni successivi e sarà steso il progetto esecutivo delle strutture e degli impianti. I simplex saranno nel progetto finale 82 e i duplex 12.
Il raggio interno, ridotto a 68,755 m, comporta un diverso raggio di curvatura del prospetto concavo e una maggiore convergenza dei setti radiali che suddividono i vani. La copertura è ripartita tra una parte erbosa, cosparsa di cupolini in perspex per l’illuminazione e l’aerazione della strada-parcheggio sottostante, e una parte lastricata posta sopra gli alloggi. Si crea in tal modo una continuità tra la collina che sale dal retro dell’edificio e il tetto a terrazza che giunge ad affacciarsi sulla cavea del giardino con una balaustra. Il fronte vetrato del lungo curtain-wall, ritmato dai montanti in alluminio con passo di 1,00 m, è quindi l’unica fonte luminosa degli alloggi, i cui vani – alti2,80 in tutto il residenziale – sono organizzati con locali di soggiorno sul fronte e i servizi ciechi sul retro, dotati di aerazione artificiale. Per l’isolamento degli alloggi del piano terra è previsto un vespaio sotto l’intero complesso edilizio, che viene così rialzato di 50 cm rispetto alla quota di campagna.
Con la stesura del successivo capitolato speciale d’appalto (13 giugno 1969) si dà avvio alla fase esecutiva del progetto, la cui Direzione Lavori è assunta dagli ingegneri Antonio Migliasso e Armando gabella della Sertec Engineering Consulting Spa a nome della committente dell’opera l’Immobiliare San Giovanni Spa di Ivrea. La scelta dell’impresa costruttrice cade sulla Ermanno Piano di Genova, che all’epoca sembrava garantire un contributo qualificato senza gravare sul bilancio programmato dell’azienda.
Tutte le decisioni prese dai progettisti sono discusse con la direzione lavori e l’iter dell’intero progetto è seguito in modo sistematico a partire dall’estate 1969 attraverso incontri periodici fra tutti i diversi responsabili coinvolti dall’azienda nel programma edilizio. I verbali delle riunioni di cantiere permettono di verificare quanto la costruzione del “residenziale ovest” rispecchi la filosofia dell’azienda, che attraverso il coordinamento puntava alla massima razionalizzazione delle varie fasi costruttive.
Tra l’agosto e il settembre 1969 sono contattate tutte le ditte fornitrici, selezionate per rispondere in prima istanza ai due fondamentali problemi di abitabilità degli alloggi: l’isolamento e la termoventilazione. Sia per il curvo curtain-wall sia per l’impianto di climatizzazione, le ditte incaricate realizzano soluzioni specifiche per il residenziale ovest su progetto di specialisti del settore, quale l’Ing. Mario Gini, esperto negli impianti termotecnica.
Tuttavia, la rigida programmazione, è scalfita da una serie di ritardi accumulati dall’impresa Piano nello sviluppo degli esecutivi per la parte riguardante gli impianti e le strutture. Gli inizi dei lavori di fondazione, inizialmente previsti per il giugno 1969, sono ulteriormente procrastinati all’autunno e non ancora ultimati nel febbraio 1970. A causa del fallimento dell’impresa i lavori sono proseguiti dalla Sertec spa che completa entro l’estate le opere al rustico e le fondazioni.
La natura geologica del terreno, con strati limosi e parti rocciose, comporta una diversificazione delle strutture in cemento armato, il cui progetto prevede una parte di fondazioni continue e una parte di fondazioni a palificazione in plinti con bulbo di base espanso. Le pareti divisorie degli alloggi sono disposte con passo modulare secondo le radiali e sono tutte gettate in opera con cemento armato dello spessore di 15 cm. L’idea di gabetti e Isola era di utilizzare casseforme metalliche continue per i getti in opera del calcestruzzo, nella previsione di lasciare l’opera a vista. Il mancato rispetto delle indicazioni progettuali da parte dell’impresa, che utilizzando cassaforme in legno compromette l’uniformità e la regolarità dell’esecuzione, costringe a rivestire tutte le pareti con l’intonaco sintetico Resinflex, abbandonando così uno degli elementi qualificanti del disegno architettonico.
L’ultima versione del progetto, del settembre 1969, modifica poco o nulla la versione precedente, con la sola variante dell’eliminazione del cornicione a sbalzo lungo il prospetto, inizialmente pensato non solo come riparo per il curtain-wall ma anche come deciso segno orizzontale alto 50 cm e rivestito con mattoni a vista. I nuovi disegni prevedono un alto parapetto in vetro trasparente retto da montanti in alluminio con ritmo corrispondente ai montanti del sottostante curtain-wall. Una soluzione che elimina qualsiasi barriera visiva sia guardando dal tetto a terrazza verso il giardino sia guardando da questo verso la residenza. Tuttavia un residuo della cortina in laterizio è lasciato come rivestimento esterno dello spessore del solaio: se da un lato esso è molto indebolito come segno di barriera orizzontale, dall’altro quel tratto di parete in mattoni “pesa” sulla leggera parete in vetro del curtain-wall. Un rovesciamento concettuale delle forze di gravità che sarà ripreso anche nel Quinto Palazzo Snam a San Donato Milanese (1985-91).
La concezione ipogea del residenziale rende il curtain-wall una parete di straordinaria importanza per la qualità della vita al suo interno. Esso diventa una sorta di parete attrezzata per fornire illuminazione, aerazione e termoventilazione attraverso tende mobili, finestre scorrevoli e radiatori annessi. Tuttavia proprio queste sue connotazioni tecniche impediscono al curtain-wall di essere dotato di porte che immettano direttamente nel giardino interno, per accedere al quale è necessario servirsi dei vani scala.
La zona soggiorno, a diretto contatto della parete vetrata negli alloggi simplex diventa uno spazio flessibile, adeguato attraverso tende mobili e separée alle diverse necessità di riposo o di pranzo di volta in volta espresse dall’utente. Meno flessibilità è richiesta allo spazio dei duplex, che prevedono la zona giorno al piano superiore – in diretto collegamento con la strada parcheggio – e la zona notte al piano terreno. In tutti i vani i locali di servizio – cucina e servizi igienici – sono ciechi, ricavati nella zona retrostante del vano dove occupano lo spazio minimo richiesto dagli impianti. I quali, a causa della conformazione curva dell’edificio e della diversa esposizione al sole dei singoli alloggi nell’arco della giornata, hanno la possibilità rifornire una gradazione termica differenziata e autonoma.
Il completamento dell’edificio, dopo la sostituzione dell’impresa costruttrice nella primavera del 1970, può dirsi ultimato già alla fine dell’anno, mentre ai primi del 1971 risalgono i lavori per la sistemazione a verde del giardino interno che prevede anche un laghetto.
Agli stessi Gabetti e Isola, con la collaborazione di Luciano Re e Guido Drocco, si deve il progetto degli arredi per gli alloggi, steso nei primi mesi del 1970 e realizzato dalla ditta Boschis di Torino entro l’estate dello stesso anno. Lampade, tappeti, divani-letto, sgabelli, tavoli-scrittoio, cassettiere, piani lavabo, sono fra i diversi elementi modulari dell’arredamento dei simplex e dei duplex progettati in materiale durevole – compresa la formica di rivestimento e il “tapisom”, che ricopre anche tutti i pavimenti – per garantire una lunga durata con manutenzione minima, data la natura di “casa albergo” del residenziale.
Il completamento dell’edificio e la sua divulgazione sulla stampa specializzata, a partire dalla fine del 1972, propongono all’attenzione della cultura architettonica internazionale un nuovo paesaggio nella poetica di Gabetti e Isola […]». (da Andrea Guerra, Manuela Morresi, Gabetti e Isola: Opere di architettura, Electa, Milano 1996 e da documenti Archivio Gabetti e Isola)

«Sull’estremità dell’area, sulla sommità della collina che caratterizza l’area, si trova il Residenziale Ovest, la cui progettazione è affidata nel 1968 a Roberto Gabetti e Aimaro Oreglia d’Isola. L’Unità Residenziale Ovest – meglio nota agli abitanti e ai visitatori di Ivrea con il nome di “Talponia” –doveva ospitare dipendenti Olivetti residenti temporaneamente a Ivrea.
L’edificio è costruito ai margini del parco di Villa Casana e sfrutta il terreno in declivio – creato artificialmente – per realizzare un complesso su due piani a pianta semicircolare. La sua pianta è completamente interrata ed è lunga circa 300 metri. L’edificio è composto da 13 alloggi duplex e 72 alloggi simplex serviti da una strada coperta interamente percorribile, individuabile all’esterno dal posizionamento delle cupole di plexiglass. Oggi l’edificio è frazionato in 81 proprietà individuali. Al pari del Nuovo Palazzo Uffici Olivetti, segna l’evoluzione di Ivrea da città industriale a città di servizio all’industria tra anni Settanta e anni Ottanta del Novecento». (dal sito “Ivrea, città industriale del XX secolo”: www.ivreacittaindustriale.it/i-beni/unita-residenziale-ovest-talponia/)


2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

L’edificio è stato da subito considerato un’opera di particolare importanza per l’architettura italiana contemporanea, viene pubblicato in numerose riviste e pubblicazioni ed esposto in importanti mostre nazionali e internazionali
Nel 2006 i singoli alloggi sono stati messi in vendita dall’allora proprietaria Pirelli Real Estate e l’edificio ha attualmente numerosi proprietari con una gestione condominiale.
L’esterno dell’edificio si presenta integro secondo il progetto iniziale e in buono stato di conservazione, salvo il degrado di alcune lastre di copertura della strada pedonale che ha imposto interventi di manutenzione straordinaria consistenti nel parziale rifacimento del sottostante strato di impermeabilizzazione e la sostituzione di alcune delle lastre in calcestruzzo disgregate.
Nel corso degli anni gli interni di molti alloggi sono stati modificati. Già negli anni 2000 una decina di alloggi vennero ristrutturati internamente per ospitare gli studenti dell’Interaction Design Institute e gli arredi originali di questi alloggi vennero sostituiti con arredi progettati da Ettore Sottsass.
Nel 2019 solo alcuni alloggi presentano ancora gli interni e gli arredi originali progettati da Gabetti e Isola, Luciano Re e Guido Drocco.
Gli originali spazi comunitari presenti all’ingresso dell’edificio sono attualmente affittati e adibiti ad asilo privato.

Nel 2017 l’edificio ha ottenuto il riconoscimento dell’importante carattere artistico ai sensi dell’art.20 della L. 633/1941 in quanto esempio paradigmatico di soluzione architettonica innovativa – sotto il profilo formale, tipologico, tecnologico, funzionale – elaborata dai progettisti in risposta a nuove esigenze e forme dell’abitare.

L’Unità Residenziale Ovest è tra le architetture incluse nella core zone del sito “Ivrea, città industriale del XX secolo” inserito nel 2018 nella World Heritage List dell'UNESCO. (http://whc.unesco.org/en/list/1538)

(Scheda a cura di Tanja Marzi, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1968 - 1969
  • Esecuzione: 1969 - 1971
  • Committente: Immobiliare San Giovanni, Ivrea (ufficio coordinamento edilizio della ingegner C. Olivetti e C. Spa)
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Minialloggi per laureati e nuovi assunti della ditta Olivetti
  • Destinazione attuale: Alloggi privati
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Guido Drocco Progetto Interni Progetto NO
Armando Gabella Direzione lavori Esecuzione NO
Roberto Gabetti Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-gabetti/ SI
Roberto Gabetti Progetto Interni Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-gabetti/ NO
Aimaro Isola Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.isolarchitetti.com/index.php/isolarchitetti-studio SI
Aimaro Isola Progetto Interni Progetto Visualizza Profilo https://www.isolarchitetti.com/index.php/isolarchitetti-studio NO
Antonio Migliasso Progetto strutturale Progetto NO
Antonio Migliasso Direzione lavori Esecuzione NO
Ermanno Piano Impresa esecutrice Esecuzione NO
Luciano Re Progetto architettonico Progetto NO
Luciano Re Progetto Interni Progetto NO
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: curtain-wall, vetro e alluminio
  • Coperture: parziale copertura piana calpestabile con lastre in calcestruzzo; parziale copertura verde
  • Serramenti: alluminio
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Mediocre
  • Stato Serramenti: Buono

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Tra le aree messe a disposizione, Gabetti e Isola scelgono infatti i terreni di “Villa Casana” a ridosso delle case per impiegati di Figini e Pollini nella zona ovest della città. Nella relazione che accompagna il progetto di massima – elaborato tra la fine del 1968 e gli inizi del 1969 – si motiva la preferenza di quell’area rispetto al quartiere Canton Vesco – anch’esso messo a disposizione dalla Olivetti – perché più baricentrica rispetto ai luoghi del lavoro, alle aree verdi e ai raccordi autostradali di collegamento con Torino e la Valle d’Aosta. Inoltre essa avrebbe garantito quei caratteri di “amenità” e di “qualificazione sociale” previsti nel programma della committenza, interessata a legare il nuovo intervento all’immagine internazionale dell’azienda.
La destinazione dell’edificio per funzionari in via di qualificazione o già qualificati, in soggiorno temporaneo a Ivrea, offre a Gabetti e Isola l’occasione per una riconsiderazione dei “tipi residenziali correnti”, al di fuori quindi dei comuni standards Gescal o di speculazione edilizia che ne avrebbero ridotto la qualità abitativa.
Scartata l’ipotesi di una casa a torre, è sul tipo in linea che si concentra la ricerca, da subito vincolata dalla complessa orografia del terreno prescelto.
Già nella fase iniziale, i disegni di massima allegati alla relazione individuano la forma planimetrica dell’edificio come un “settore di corona circolare” con raggio interno di 75 m.
La concavità della pianta, inferiore a una completa semicirconferenza, è rivolta verso est e racchiude una collina che sale di una decina di metri. Il prospetto curvilineo interno è articolato secondo una linea poligonale corrispondente ai 46 appartamenti – ciascuno largo un modulo di 4,00 m – e ai 23 vani-scala larghi un metro ciascuno. L’altezza di tutti i vani degli alloggi disposti su due livelli è 3,00 m, e la loro profondità varia tra gli 11,00 m per i duplex e i 12 per i simplex.
Alla quota del secondo livello, dietro i vani cellula delle abitazioni, sono previsti i parcheggi e la strada a doppia corsia per l’ingresso e l’uscita delle automobili, che portano la profondità complessiva dell’edificio a 19,80 m. Sopra il secondo livello è infine ricavato il tetto-terrazza che accoglie un passaggio pedonale e termina con una balaustra sul lato verso la “cavea” del giardino.
La conformazione orografica del sito e il tetto-terrazza in continuità con il terreno denotano l’assoluta originalità dell’intervento che, nella relazione allegata al progetto, gli autori qualificano come “non edificio”. Il suo carattere “comunitario” è concentrato nel centro di incontro posto all’estremo sud dell’edificio, dove sono insediati il bar, la tavola calda, la tabaccheria e altri servizi annessi alla gestione della residenza.
Il tracciato dei percorsi automobilistici e pedonali, pensati in diretto collegamento con gli ingressi alle singole cellule abitative, inserisce con assoluta continuità l’edificio residenziale nell’insediamento urbano. 
Il 3 aprile 1969 Gabetti e Isola - con quali collabora Luciano Re – presentano un nuovo computo metrico che modifica in parte il precedente progetto di massima. Sono aumentate la metratura e la cubatura. Il fronte interno della curva non è più articolato bensì continuo, e alla successione ritmica del primo progetto – due duplex ogni due simplex – si passa all’accorpamento dei dodici duplex al centro del prospetto fra i trentadue simplex del settore sud e i trentadue simplex del settore nord – con sedici simplex distribuiti al primo livello e sedici al secondo.
La proposta semplifica il disegno precedente e razionalizza i “tagli” degli alloggi – di 46, 40 mq i simplex e 90,80 mq i duplex – compresi tutti entro la stessa profondità di 10,85 m e servit da sedici vani scala. I singoli vani-cellula sono tra loro separati da setti radiali che comportano una strombatura della pianta dell’alloggio dal fronte (4,00 m) al retro (4,50 m) e sono isolati dalla strada-parcheggio alla quota del secondo livello per mezzo di un’intercapedine vuota di 1,15 m.
I grandi disegni su carta da lucido datati 7 maggio 1969 definiscono, con minime variazioni, l’impianto complessivo dell’edificio in previsione dell’inizio dei lavori. Sulla base di questi disegni – che fissano il numero degli alloggi a 12 duplex e 70 simplex – saranno decisi tutti gli aggiornamenti del progetto nel corso dei due anni successivi e sarà steso il progetto esecutivo delle strutture e degli impianti. I simplex saranno nel progetto finale 82 e i duplex 12.
Il raggio interno, ridotto a 68,755 m, comporta un diverso raggio di curvatura del prospetto concavo e una maggiore convergenza dei setti radiali che suddividono i vani. La copertura è ripartita tra una parte erbosa, cosparsa di cupolini in perspex per l’illuminazione e l’aerazione della strada-parcheggio sottostante, e una parte lastricata posta sopra gli alloggi. Si crea in tal modo una continuità tra la collina che sale dal retro dell’edificio e il tetto a terrazza che giunge ad affacciarsi sulla cavea del giardino con una balaustra. Il fronte vetrato del lungo curtain-wall, ritmato dai montanti in alluminio con passo di 1,00 m, è quindi l’unica fonte luminosa degli alloggi, i cui vani – alti2,80 in tutto il residenziale – sono organizzati con locali di soggiorno sul fronte e i servizi ciechi sul retro, dotati di aerazione artificiale. Per l’isolamento degli alloggi del piano terra è previsto un vespaio sotto l’intero complesso edilizio, che viene così rialzato di 50 cm rispetto alla quota di campagna. 
Con la stesura del successivo capitolato speciale d’appalto (13 giugno 1969) si dà avvio alla fase esecutiva del progetto, la cui Direzione Lavori è assunta dagli ingegneri Antonio Migliasso e Armando gabella della Sertec Engineering Consulting Spa a nome della committente dell’opera l’Immobiliare San Giovanni Spa di Ivrea. La scelta dell’impresa costruttrice cade sulla Ermanno Piano di Genova, che all’epoca sembrava garantire un contributo qualificato senza gravare sul bilancio programmato dell’azienda.
Tutte le decisioni prese dai progettisti sono discusse con la direzione lavori e l’iter dell’intero progetto è seguito in modo sistematico a partire dall’estate 1969 attraverso incontri periodici fra tutti i diversi responsabili coinvolti dall’azienda nel programma edilizio. I verbali delle riunioni di cantiere permettono di verificare quanto la costruzione del “residenziale ovest” rispecchi la filosofia dell’azienda, che attraverso il coordinamento puntava alla massima razionalizzazione delle varie fasi costruttive. 
Tra l’agosto e il settembre 1969 sono contattate tutte le ditte fornitrici, selezionate per rispondere in prima istanza ai due fondamentali problemi di abitabilità degli alloggi: l’isolamento e la termoventilazione. Sia per il curvo curtain-wall sia per l’impianto di climatizzazione, le ditte incaricate realizzano soluzioni specifiche per il residenziale ovest su progetto di specialisti del settore, quale l’Ing. Mario Gini, esperto negli impianti termotecnica.
Tuttavia, la rigida programmazione, è scalfita da una serie di ritardi accumulati dall’impresa Piano nello sviluppo degli esecutivi per la parte riguardante gli impianti e le strutture. Gli inizi dei lavori di fondazione, inizialmente previsti per il giugno 1969, sono ulteriormente procrastinati all’autunno e non ancora ultimati nel febbraio 1970. A causa del fallimento dell’impresa i lavori sono proseguiti dalla Sertec spa che completa entro l’estate le opere al rustico e le fondazioni.
La natura geologica del terreno, con strati limosi e parti rocciose, comporta una diversificazione delle strutture in cemento armato, il cui progetto prevede una parte di fondazioni continue e una parte di fondazioni a palificazione in plinti con bulbo di base espanso. Le pareti divisorie degli alloggi sono disposte con passo modulare secondo le radiali e sono tutte gettate in opera con cemento armato dello spessore di 15 cm. L’idea di gabetti e Isola era di utilizzare casseforme metalliche continue per i getti in opera del calcestruzzo, nella previsione di lasciare l’opera a vista. Il mancato rispetto delle indicazioni progettuali da parte dell’impresa, che utilizzando cassaforme in legno compromette l’uniformità e la regolarità dell’esecuzione, costringe a rivestire tutte le pareti con l’intonaco sintetico Resinflex, abbandonando così uno degli elementi qualificanti del disegno architettonico. 
L’ultima versione del progetto, del settembre 1969, modifica poco o nulla la versione precedente, con la sola variante dell’eliminazione del cornicione a sbalzo lungo il prospetto, inizialmente pensato non solo come riparo per il curtain-wall ma anche come deciso segno orizzontale alto 50 cm e rivestito con mattoni a vista. I nuovi disegni prevedono un alto parapetto in vetro trasparente retto da montanti in alluminio con ritmo corrispondente ai montanti del sottostante curtain-wall. Una soluzione che elimina qualsiasi barriera visiva sia guardando dal tetto a terrazza verso il giardino sia guardando da questo verso la residenza. Tuttavia un residuo della cortina in laterizio è lasciato come rivestimento esterno dello spessore del solaio: se da un lato esso è molto indebolito come segno di barriera orizzontale, dall’altro quel tratto di parete in mattoni “pesa” sulla leggera parete in vetro del curtain-wall. Un rovesciamento concettuale delle forze di gravità che sarà ripreso anche nel Quinto Palazzo Snam a San Donato Milanese (1985-91).
La concezione ipogea del residenziale rende il curtain-wall una parete di straordinaria importanza per la qualità della vita al suo interno. Esso diventa una sorta di parete attrezzata per fornire illuminazione, aerazione e termoventilazione attraverso tende mobili, finestre scorrevoli e radiatori annessi. Tuttavia proprio queste sue connotazioni tecniche impediscono al curtain-wall di essere dotato di porte che immettano direttamente nel giardino interno, per accedere al quale è necessario servirsi dei vani scala.
La zona soggiorno, a diretto contatto della parete vetrata negli alloggi simplex diventa uno spazio flessibile, adeguato attraverso tende mobili e separée alle diverse necessità di riposo o di pranzo di volta in volta espresse dall’utente. Meno flessibilità è richiesta allo spazio dei duplex, che prevedono la zona giorno al piano superiore – in diretto collegamento con la strada parcheggio – e la zona notte al piano terreno. In tutti i vani i locali di servizio – cucina e servizi igienici – sono ciechi, ricavati nella zona retrostante del vano dove occupano lo spazio minimo richiesto dagli impianti. I quali, a causa della conformazione curva dell’edificio e della diversa esposizione al sole dei singoli alloggi nell’arco della giornata, hanno la possibilità rifornire una gradazione termica differenziata e autonoma.
Il completamento dell’edificio, dopo la sostituzione dell’impresa costruttrice nella primavera del 1970, può dirsi ultimato già alla fine dell’anno, mentre ai primi del 1971 risalgono i lavori per la sistemazione a verde del giardino interno che prevede anche un laghetto. 
Agli stessi Gabetti e Isola, con la collaborazione di Luciano Re e Guido Drocco, si deve il progetto degli arredi per gli alloggi, steso nei primi mesi del 1970 e realizzato dalla ditta Boschis di Torino entro l’estate dello stesso anno. Lampade, tappeti, divani-letto, sgabelli, tavoli-scrittoio, cassettiere, piani lavabo, sono fra i diversi elementi modulari dell’arredamento dei simplex e dei duplex progettati in materiale durevole – compresa la formica di rivestimento e il “tapisom”, che ricopre anche tutti i pavimenti – per garantire una lunga durata con manutenzione minima, data la natura di “casa albergo” del residenziale.
Il completamento dell’edificio e la sua divulgazione sulla stampa specializzata, a partire dalla fine del 1972, propongono all’attenzione della cultura architettonica internazionale un nuovo paesaggio nella poetica di Gabetti e Isola […]». (da Andrea Guerra, Manuela Morresi, Gabetti e Isola: Opere di architettura, Electa, Milano 1996 e da documenti Archivio Gabetti e Isola)

«Sull’estremità dell’area, sulla sommità della collina che caratterizza l’area, si trova il Residenziale Ovest, la cui progettazione è affidata nel 1968 a Roberto Gabetti e Aimaro Oreglia d’Isola. L’Unità Residenziale Ovest – meglio nota agli abitanti e ai visitatori di Ivrea con il nome di “Talponia” –doveva ospitare dipendenti Olivetti residenti temporaneamente a Ivrea.
L’edificio è costruito ai margini del parco di Villa Casana e sfrutta il terreno in declivio – creato artificialmente – per realizzare un complesso su due piani a pianta semicircolare. La sua pianta è completamente interrata ed è lunga circa 300 metri. L’edificio è composto da 13 alloggi duplex e 72 alloggi simplex serviti da una strada coperta interamente percorribile, individuabile all’esterno dal posizionamento delle cupole di plexiglass. Oggi l’edificio è frazionato in 81 proprietà individuali. Al pari del Nuovo Palazzo Uffici Olivetti, segna l’evoluzione di Ivrea da città industriale a città di servizio all’industria tra anni Settanta e anni Ottanta del Novecento». (dal sito “Ivrea, città industriale del XX secolo”: www.ivreacittaindustriale.it/i-beni/unita-residenziale-ovest-talponia/)


2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  

L’edificio è stato da subito considerato un’opera di particolare importanza per l’architettura italiana contemporanea, viene pubblicato in numerose riviste e pubblicazioni ed esposto in importanti mostre nazionali e internazionali
Nel 2006 i singoli alloggi sono stati messi in vendita dall’allora proprietaria Pirelli Real Estate e l’edificio ha attualmente numerosi proprietari con una gestione condominiale.
L’esterno dell’edificio si presenta integro secondo il progetto iniziale e in buono stato di conservazione, salvo il degrado di alcune lastre di copertura della strada pedonale che ha imposto interventi di manutenzione straordinaria consistenti nel parziale rifacimento del sottostante strato di impermeabilizzazione e la sostituzione di alcune delle lastre in calcestruzzo disgregate. 
Nel corso degli anni gli interni di molti alloggi sono stati modificati. Già negli anni 2000 una decina di alloggi vennero ristrutturati internamente per ospitare gli studenti dell’Interaction Design Institute e gli arredi originali di questi alloggi vennero sostituiti con arredi progettati da Ettore Sottsass. 
Nel 2019 solo alcuni alloggi presentano ancora gli interni e gli arredi originali progettati da Gabetti e Isola, Luciano Re e Guido Drocco. 
Gli originali spazi comunitari presenti all’ingresso dell’edificio sono attualmente affittati e adibiti ad asilo privato.

Nel 2017 l’edificio ha ottenuto il riconoscimento dell’importante carattere artistico ai sensi dell’art.20 della L. 633/1941 in quanto esempio paradigmatico di soluzione architettonica innovativa – sotto il profilo formale, tipologico, tecnologico, funzionale – elaborata dai progettisti in risposta a nuove esigenze e forme dell’abitare.

L’Unità Residenziale Ovest è tra le architetture incluse nella core zone del sito “Ivrea, città industriale del XX secolo” inserito nel 2018 nella World Heritage List dell'UNESCO. (http://whc.unesco.org/en/list/1538)

(Scheda a cura di Tanja Marzi, DAD - Politecnico di Torino)

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P.R.G. Norme di salvaguardia per l’architettura moderna di Ivrea. L’edificio rientra nella classe di edifici olivettiani vincolati dal Piano Regolatore vigente esclusivamente per quanto riguarda la sua facciata 
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  • Foglio Catastale: 43
  • Particella: 14

Note

Riconoscimento dell’importante carattere artistico ai sensi dell’art.20 della L. 633/1941 - D.M. 499 del 28/12/2017. Dichiarazione di notevole interesse pubblico delle sponde del fiume Dora, site nell'ambito del comune di Ivrea . D.M. 15/10/1952 P.R.G. Norme di salvaguardia per l’architettura moderna di Ivrea. L’edificio rientra nella classe di edifici olivettiani vincolati dal Piano Regolatore vigente esclusivamente per quanto riguarda la sua facciata

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1971 Gabetti, Isola, Raineri. Monografie di Architetti e Designers Europei - Serie Italiana Serca Editrice Chiasso No
Zevi Bruno 1972 L’incrociatore in mezzo al bosco. La città di Adriano Olivetti L’Espresso No
1973 Residenziale ovest a Ivrea, (presentazione di Renato Pedio) L’Architettura. Cronache e Storia, XIX, n. 212-213 76-87 No
1973 Olivetti builds Progressive Architecture, n. 8 51 No
1973 Architecture Plus, n. 8 25 No
1973 Angestelltenwohnungen in Ivrea (Gabetti, Isola) Deutsche Bauzeitung, n. 12 1357-1359 No
1974 Housing at Ivrea Urban Housing, n.5 125-132 No
1976 Immeuble d’habitation, Ivrea L’Architecture d’Aujourd’hui, XLVI, n. 188 85-87 No
1977 Controspazio, IX, n. 4-5 20-21 No
1977 Ivrea, un laboratorio per l’architettura moderna Abitare, n. 156 85-87 No
De Seta Cesare 1981 L’architettura del Novecento Utet Torino 183 No
1982 The Architectural Review, vol. CLXXII, n. 1028 100 No
Tafuri Manfredo 1982 Architettura italiana 1944-1981, in Storia dell’arte italiana Einaudi Torino parte II, vol. III, fig. 458 No
Klaus Koenig Giovanni 1984 Immersi nel terreno Ottagono, n. 74 18-23 No
Cellini Francesco, D’Amato Claudio 1985 Gabetti e Isola Electa Milano No
Ferrari Fulvio (a cura di) 1986 Gabetti e Isola, Mobili Allemandi Torino No
1988 «A+U» extra edition No
Zermani Paolo (a cura di) 1989 Gabetti e Isola Zanichelli Bologna No
Polano Sergio 1991 Guida all’architettura italiana del Novecento Electa Milano 59 No
Olmo Carlo 1993 Gabetti e Isola Allemandi Torino No
Guerra Andrea, Morresi Manuela 1996 Gabetti e Isola: Opere di architettura Electa Milano No
1996 Gabetti & Isola Institut Français d’Architecture, Archicréé Paris No
Portoghesi Paolo 1998 I grandi architetti del Novecento Newton e Compton Roma 434-441 No
Baietto Armando 2000 Incontro con due maestri del ‘900 Controspazio, n° 6 43556 No
Massarente Alessandro (a cura di) 2001 Gabetti&Isola. Disegni 1951-2000 Franco Motta Editore Milano No
Bonifazio Patrizia, Scrivano Paolo 2001 Olivetti costruisce. Architettura moderna a Ivrea Skira Milano 168-171 No
Olmo Carlo 2004 Centro Residenziale Olivetti, in F. FABIANI (a cura di), Sguardi contemporanei. 50 anni di architettura italiana. 10 critici. 10 architetture. 10 fotografi, Catalogo mostra a cura di Margherita Guccione alla 9° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia “Metamorph” ai Giardini della Biennale - Padiglione Venezia, DARC Roma 44383 No
Petrangeli Maurizio 2005 Architettura come Paesaggio. Gabetti e Isola - Isolarchitetti Umberto Allemandi & C. Torino No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida del Piemonte Architettura del Novecento (1902-2006) Umberto Allemandi Torino 188-189 No
Canella Gentucca, Mellano Paolo (a cura di) 2017 Roberto Gabetti 1925-2000 Franco Angeli Milano No
Isola Aimaro 2019 Riciclando architetture e paesaggi, in Gentucca Canella e Paolo Mellano (a cura di), Il diritto alla tutela. Architettura d’autore del secondo Novecento Franco Angeli Milano 120-125 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetrie generali (disegno originale di progetto) Planimetrie generali (disegno originale di progetto) Archivio Gabetti e Isola
Vista dall’alto Vista dall’alto Archivio Gabetti e Isola
Ortofoto Ortofoto Archivio Gabetti e Isola
Vista esterna della copertura dell’edificio Vista esterna della copertura dell’edificio Daniele Regis - Archivio Gabetti e Isola
Vista esterna Vista esterna Daniele Regis - Archivio Gabetti e Isola
Vista esterna, l’affaccio verso il bosco, 2018 Vista esterna, l’affaccio verso il bosco, 2018 Tanja Marzi - 2018
Unità Residenziale Ovest a Ivrea. Vista esterna, 2018 Unità Residenziale Ovest a Ivrea. Vista esterna, 2018 Tanja Marzi - 2018
Vista esterna dalla strada pedonale/copertura, 2018 Vista esterna dalla strada pedonale/copertura, 2018 Tanja Marzi - 2018
Vista esterna dal retro dell’edificio, 2019 Vista esterna dal retro dell’edificio, 2019 Tanja Marzi - 2019
Vista esterna, l’affaccio verso il bosco, 2019 Vista esterna, l’affaccio verso il bosco, 2019 Tanja Marzi - 2019
Scala di accesso agli alloggi simplex, 2019 Scala di accesso agli alloggi simplex, 2019 Tanja Marzi - 2019
Interno di un alloggio conservato nello stato originale, 2019 Interno di un alloggio conservato nello stato originale, 2019 Tanja Marzi - 2019
Interno di un alloggio conservato nello stato originale, 2019 Interno di un alloggio conservato nello stato originale, 2019 Tanja Marzi - 2019
Vista esterna della copertura dell’edificio, 2019 Vista esterna della copertura dell’edificio, 2019 Tanja Marzi - 2019
Degradi di alcune lastre di copertura della strada pedonale, 2019 Degradi di alcune lastre di copertura della strada pedonale, 2019 Tanja Marzi - 2019
Vista esterna, 2015 Vista esterna, 2015 Gianluca Giordano - 2015
Vista sul giardino interno, 2015 Vista sul giardino interno, 2015 Gianluca Giordano - 2015
Vista del giardino dall’interno di un alloggio, 2015 Vista del giardino dall’interno di un alloggio, 2015 Gianluca Giordano - 2015
Ortofoto, 2019 Ortofoto, 2019 Google maps - 2019

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Tanja Marzi
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 03/05/2024

Revisori:

Mezzino Davide 2021