Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

MUSEO DELLA ZOLFARA ANGELO PETYX

Scheda Opera

  • Planimetria generale aggregato
  • Planimetria generale Museo della Zolfara
  • Piante dell'opera
  • Prospetti e sezioni dell'opera
  • Dettaglio rivestimenti d'interno
  • Rendering d'interno
  • Il museo nel contesto
  • Bassorilievo dell'Accademia di Brera
  • Complesso architettonico
  • Ingresso al Museo della Zolfare
  • Scalinata che fiancheggia l'opera
  • Descrizione dell'allestimento
  • Allestimento museale
  • Dettaglio d'interno
  • Viste dell'opera
  • Comune: Montedoro
  • Località: Contrada Monte Calvario
  • Denominazione: MUSEO DELLA ZOLFARA ANGELO PETYX
  • Indirizzo: Via Papa Giovanni XXIII
  • Data: 1996 - 1999
  • Tipologia: Musei e Aree archeologiche
  • Autori principali: Ugo Rosa, Enzo Duminuco, Associati Itaca
Descrizione

Il Museo della Zolfara scaturisce dalla volontà dell’Amministrazione Comunale di Montedoro di voler recuperare e conservare la memoria di una economia proto-industriale legata all’estrazione dello zolfo che, a partire dalla fine dell’Ottocento, ha caratterizzato una gerarchia sociale fatta di pochi ricchi imprenditori e di una classe di minatori sfruttati e condannati a una vita di miseria e sofferenza.
È stato realizzato all'interno dell'area di una vecchia zolfara, la Nadurello, appartenuta alla famiglia Caico assai influente in paese, trasformata negli anni ’50 in cooperativa sociale e chiusa dopo soli due anni..
Uno spazio esterno delimitato da tracce di memoria - antiche attrezzature su binari morti e opere d’arte significative della vita mineraria - introduce a un complesso architettonico seminterrato che sembra originarsi dalle curve di livello che ne disegnano la planimetria secondo due direzioni ortogonali raccordate da un corpo centrale destinato all’accoglienza e allo smistamento dei fruitori. Nei due bracci, se pur non secondo la visione originaria (che prevedeva due zone per esposizioni), si trovano oggi una sala conferenza e un percorso espositivo anulare che si completava, tramite una scala in fondo, al primo livello con un soppalco dal quale, mediante un secondo corpo scala di forma trapezoidale, tornare all’atrio. Da un’area baricentrica, coperta con una cupola in ferro e vetro che proietta luce zenitale, doveva percepirsi una serie di gradini in lamiera di ferro, oggi non più visibili, disegnati come un foglio di carta piegato per raggiungere la terrazza panoramica. I pavimenti dovevano essere in parquet di padouk per le zone espositive e pietra serena per l'accoglienza, le superfici verticali bianche ma ancora prive di una ipotesi espositiva a parete. La struttura portante in calcestruzzo armato, in vista nelle campate centrali per caratterizzare lo spazio.
In elevazione l’organizzazione funzionale interna viene ribadita dal sistema di copertura. La zona dell’atrio presenta una copertura a una falda, con inclinazione tale da consentire l’inserimento della scala per il primo livello; analoga quella della sala conferenze pur con una pendenza minore. Il percorso espositivo nel braccio più lungo ha una copertura a terrazza fruibile anche per l’organizzazione di mostre temporanee raggiungibili, oltre che dall’interno, da due scale esterne che costeggiano il complesso architettonico. Il rivestimento esterno era previsto con fasce alternate di pietra levigata di diverse dimensioni: per i due corpi con copertura a falda lastre di pietra verde eucalipto che oggi sono state, nel corpo della sala conferenze, consolidate con una scialbatura cementizia che le rende indistinguibili. Il fronte a due livelli ha una finitura in lastre giallo Valencia e presenta una sequenza ritmata di nove vani ciascuno con finestra lignea sovrapposta ad analoga portafinestra.
L’allestimento museale concepito nel 2010 (col supporto del Dipartimento di antropologia dell’Università di Palermo) prevede due realtà informative complementari: la mostra permanente “Zolfare e zolfatari di Montedoro, civica raccolta di testimonianze etno-storiche” che introduce, all’interno, mediante fonti iconografiche e bibliografiche, reperti geologici e utensili, alla storia dello zolfo in Sicilia, considerata in tutti i suoi aspetti (condizioni di lavoro, sfruttamento dei carùsi, lotte sociali, usi dello zolfo, costumi degli zolfatari, ecc); un percorso esterno che conduce attraverso quel che resta della vecchia zolfara (la discenderia percorribile per un piccolo tratto, e i cunicoli attraverso i quali si giungeva nel sottosuolo per l'estrazione del minerale, le fornaci e i forni Gill, ove lo zolfo veniva fuso e trasformato in “balate”, vecchi vagoni per la mobilità del prodotto finito, ecc..).
Completano l’allegoria del mondo che ruota attorno all’economia zolfifera alcune opere d’arte opportunamente distribuite nella concezione museologica. In uno spazio appositamente creato sulla destra nel piazzale d’ingresso si trova un complesso scultoreo in terracotta, realizzato nel 1998 dagli studenti dell'accademia di Brera di Milano, che celebra la fatica del lavoro degli zolfatari, il ruolo delle donne velate, la denuncia espressa da Leonardo Sciascia e Luigi Pirandello presenti ai lati della scena. Lungo la scalinata che porta all'ampio terrazzo panoramico si trova una statua che ritrae Angelo Petix: scrittore e poeta montedorese a cui il Museo è stato intitolato nel 2010. Altre scene relative alla filiera dello zolfo, ad usi e costumi della società di quel frammento temporale, sono all’interno del museo, nei plastici realizzati nel 1995 dallo scultore Roberto Vanadia. Queste opere ripercorrono alcuni racconti di Luisa Hamilton Caico, moglie di uno dei proprietari della miniera, tratti dal suo libro “vicende e costumi siciliani”, che accompagnano il visitatore lungo il percorso espositivo.

Info
  • Progetto: 1996 - 1998
  • Esecuzione: 1998 - 1999
  • Tipologia Specifica: Museo della Zolfara - Angelo Petyx
  • Committente: Amministrazione Comunale di Montedoro
  • Proprietà: proprietà Ente pubblico territoriale
  • Destinazione originaria: Museo della Zolfara
  • Destinazione attuale: Museo della zolfara - Angelo Petyx
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Rosario Buttaci Progetto strutturale Progetto NO
Enzo Duminuco Progetto architettonico Progetto SI
Enzo Duminuco Direzione lavori Esecuzione NO
Associati Itaca Progetto architettonico Progetto SI
Federico Messana Progetto allestimento Progetto NO
Ugo Rosa Progetto architettonico Progetto SI
Ugo Rosa Direzione lavori Esecuzione Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=53716 NO
Antonio Sutera Impresa esecutrice Esecuzione NO
  • Strutture: scheletro indipendente in calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: tamponamento multistrato con rivestimento in lastre di materiale lapideo
  • Coperture: tetto a falde in latero-cemento con manto in pietra; tetto piano in latero-cemento praticabile con pavimentazione in pietra: tetto curvo a cupola in acciaio e vetro
  • Serramenti: infissi in legno
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Discreto
  • Stato Coperture: Mediocre
  • Stato Serramenti: Discreto

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È stato realizzato all'interno dell'area di una vecchia zolfara, la Nadurello, appartenuta alla famiglia Caico assai influente in paese, trasformata negli anni ’50 in cooperativa sociale e chiusa dopo soli due anni.. 
Uno spazio esterno delimitato da tracce di memoria - antiche attrezzature su binari morti e opere d’arte significative della vita mineraria - introduce a un complesso architettonico seminterrato che sembra originarsi dalle curve di livello che ne disegnano la planimetria secondo due direzioni ortogonali raccordate da un corpo centrale destinato all’accoglienza e allo smistamento dei fruitori. Nei due bracci, se pur non secondo la visione originaria (che prevedeva due zone per esposizioni), si trovano oggi una sala conferenza e un percorso espositivo anulare che si completava, tramite una scala in fondo, al primo livello con un soppalco dal quale, mediante un secondo corpo scala di forma trapezoidale, tornare all’atrio. Da un’area baricentrica, coperta con una cupola in ferro e vetro che proietta luce zenitale, doveva percepirsi una serie di gradini in lamiera di ferro, oggi non più visibili, disegnati come un foglio di carta piegato per raggiungere la terrazza panoramica. I pavimenti dovevano essere in parquet di padouk per le zone espositive e pietra serena per l'accoglienza, le superfici verticali bianche ma ancora prive di una ipotesi espositiva a parete. La struttura portante in calcestruzzo armato, in vista nelle campate centrali per caratterizzare lo spazio.
In elevazione l’organizzazione funzionale interna viene ribadita dal sistema di copertura. La zona dell’atrio presenta una copertura a una falda, con  inclinazione tale da consentire l’inserimento della scala per il primo livello; analoga quella della sala conferenze pur con una pendenza minore. Il percorso espositivo nel braccio più lungo ha una copertura a terrazza fruibile anche per l’organizzazione di mostre temporanee raggiungibili, oltre che dall’interno, da due scale esterne che costeggiano il complesso architettonico. Il rivestimento esterno era previsto con fasce alternate di pietra levigata di diverse dimensioni: per i due corpi con copertura a falda lastre di pietra verde eucalipto che oggi sono state, nel corpo della sala conferenze, consolidate con una scialbatura cementizia che le rende indistinguibili. Il fronte a due livelli ha una finitura in lastre giallo Valencia e presenta una sequenza ritmata di nove vani ciascuno con finestra lignea sovrapposta ad analoga portafinestra. 
L’allestimento museale concepito nel 2010 (col supporto del Dipartimento di antropologia dell’Università di Palermo) prevede due realtà informative complementari: la mostra permanente “Zolfare e zolfatari di Montedoro, civica raccolta di testimonianze etno-storiche” che introduce, all’interno, mediante fonti iconografiche e bibliografiche, reperti geologici e utensili, alla storia dello zolfo in Sicilia, considerata in tutti i suoi aspetti (condizioni di lavoro, sfruttamento dei carùsi, lotte sociali, usi dello zolfo, costumi degli zolfatari, ecc); un percorso esterno che conduce attraverso quel che resta della vecchia zolfara (la discenderia percorribile per un piccolo tratto, e i cunicoli attraverso i quali si giungeva nel sottosuolo per l'estrazione del minerale, le fornaci e i forni Gill, ove lo zolfo veniva fuso e trasformato in “balate”, vecchi vagoni per la mobilità del prodotto finito, ecc..).
Completano l’allegoria del mondo che ruota attorno all’economia zolfifera alcune opere d’arte opportunamente distribuite nella concezione museologica. In uno spazio appositamente creato sulla destra nel piazzale d’ingresso si trova un complesso scultoreo in terracotta, realizzato nel 1998 dagli studenti dell'accademia di Brera di Milano, che celebra la fatica del lavoro degli zolfatari, il ruolo delle donne velate, la denuncia espressa da Leonardo Sciascia e Luigi Pirandello presenti ai lati della scena. Lungo la scalinata che porta all'ampio terrazzo panoramico si trova una statua che ritrae Angelo Petix: scrittore e poeta montedorese a cui il Museo è stato intitolato nel 2010. Altre scene relative alla filiera dello zolfo, ad usi e costumi della società di quel frammento temporale, sono all’interno del museo, nei plastici realizzati nel 1995 dallo scultore Roberto Vanadia. Queste opere ripercorrono alcuni racconti di Luisa Hamilton Caico, moglie di uno dei proprietari della miniera, tratti dal suo libro “vicende e costumi siciliani”, che accompagnano il visitatore lungo il percorso espositivo.

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L’aggregato è costituito dall’Osservatorio Astronomico (Schedatura DGCC – Sicilia 2016 riproposta nel 2024), dal Planetario, dal Museo della Zolfara (Schedatura DGCC – Sicilia 2024), interne al Parco Urbano, e dalle Case Museo, distribuite nel paese.
L’allestimento museale, ufficialmente inaugurato nel 2010 con l’intitolazione allo scrittore Angelo Petyx, è successivo al completamento del progetto avvenuta nel 1998 e ne ha modificato alcune prefigurazioni iniziali. La leggerezza della concezione originaria con spazi aperti e soppalchi su diversi livelli visibili dal perno centrale è stata disattesa dall’inserimento di pannelli espositivi di colore rosso pompeiano, che si sovrappongono alle finestre e che hanno reso statico uno spazio dinamico, rendendo difficile la lettura del secondo livello peraltro al momento non agibile per infiltrazioni. 

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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 5
  • Particella: 533
Opere D'Arte:
Codice ICCd Ubicazione Tipologia Soggetto Autore Materia Tecnica Stato di Conservazione Restauri
Museo della Zolfara Bassorilievo Protagonisti della vita in miniera Accademia di Brera Ceramica Buono


Note

Il museo della Zolfara è uno dei tre poli di attrazione previsti nell’ambito di un Parco Urbano di 26 ettari dal carattere didattico-scientifico istituito nel 2012 dall’Associazione StarGeo che si occupa della gestione e della valorizzazione di tre opere, poste lungo un crinale fra Monte Calvario e Monte Ottavio, commissionate dall’Amministrazione Comunale di Montedoro e realizzate nell’arco di tre lustri dalla fine del Novecento al primo decennio del Duemila. L’aggregato è costituito dall’Osservatorio Astronomico (Schedatura DGCC – Sicilia 2016 riproposta nel 2024), dal Planetario, dal Museo della Zolfara (Schedatura DGCC – Sicilia 2024), interne al Parco Urbano, e dalle Case Museo, distribuite nel paese. L’allestimento museale, ufficialmente inaugurato nel 2010 con l’intitolazione allo scrittore Angelo Petyx, è successivo al completamento del progetto avvenuta nel 1998 e ne ha modificato alcune prefigurazioni iniziali. La leggerezza della concezione originaria con spazi aperti e soppalchi su diversi livelli visibili dal perno centrale è stata disattesa dall’inserimento di pannelli espositivi di colore rosso pompeiano, che si sovrappongono alle finestre e che hanno reso statico uno spazio dinamico, rendendo difficile la lettura del secondo livello peraltro al momento non agibile per infiltrazioni.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Rosa Ugo 1998 Il museo delle Zolfare a Montedoro (CL) di Itaca Architetti Associati in “Rassegna di Architettura e Urbanistica”, n. 94 80-84 Si
Padrenostro Salvatore 2007 Itaca e la trilogia di Montedoro in “Paesaggio Urbano. Dossier di cultura e progetto della città”, a. 6, n. 1, gennaio-febbraio 50-61 Si
Oddo Maurizio 2007 Architettura contemporanea in Sicilia Corrao Editore Trapani 496 Si

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Museo della Zolfara Angelo Petyx Ugo Rosa, Enzo Duminuco Archivio studio professionale Itaca Architetti Associati Elaborati di progetto e relazioni di cantiere, riproduzioni digitali

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria generale aggregato Planimetria generale aggregato Studio Itaca
Planimetria generale Museo della Zolfara Planimetria generale Museo della Zolfara Studio Itaca
Piante dell'opera Piante dell'opera Studio Itaca
Prospetti e sezioni dell'opera Prospetti e sezioni dell'opera Studio Itaca
Dettaglio rivestimenti d'interno Dettaglio rivestimenti d'interno Studio Itaca
Rendering d'interno Rendering d'interno Studio Itaca
Il museo nel contesto Il museo nel contesto Enzo Duminuco
Bassorilievo dell'Accademia di Brera Bassorilievo dell'Accademia di Brera Ornella Fiandaca
Complesso architettonico Complesso architettonico Ornella Fiandaca
Ingresso al Museo della Zolfare Ingresso al Museo della Zolfare Ornella Fiandaca
Scalinata che fiancheggia l'opera Scalinata che fiancheggia l'opera Ornella Fiandaca
Descrizione dell'allestimento Descrizione dell'allestimento Ornella Fiandaca
Allestimento museale Allestimento museale Ornella Fiandaca
Dettaglio d'interno Dettaglio d'interno Ornella Fiandaca
Viste dell'opera Viste dell'opera Enzo Duminuco

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: Direzione generale creatività contemporanea
Titolare della ricerca: Università degli studi di Catania
Responsabile scientifico: Paola Barbera


Scheda redatta da Ornella Fiandaca (Università degli studi di Messina)
creata il 12/01/2024
ultima modifica il 06/02/2025