Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CASA MARCHETTI

Scheda Opera

  • 1. Acquerello del prospetto est rivolto verso il giardino
  • Acquerello del prospetto ovest su via Bagnolo Belvedere
  • 3. Acquerelli dei prospetti nord e sud
  • Planimetria
  • Vista esterna
  • Vista esterna
  • Vista del giardino
  • Vista d’insieme da sud-est
  • Vista esterna, 2019
  • Vista esterna, 2019
  • 11. Ortofoto, 2020
  • Comune: Barge
  • Denominazione: CASA MARCHETTI
  • Indirizzo: Via Bagnolo Belvedere
  • Data: 1991 - 1995
  • Tipologia: Abitazioni unifamiliari
  • Autori principali: Roberto Gabetti, Aimaro Isola
Descrizione

1. Opera originaria

«Casa delle colonne
Il progetto si aggiunge ai molti già realizzati da Gabetti e Isola per questa zona a partire dagli anni ’50, che evidenziano un rapporto privilegiato, quasi familiare, con i luoghi della provincia cuneese e segnano il cammino di una ricerca che si muove con sempre maggiore liberta tra le insidie di una cultura regionale più volte praticata come fuga alla crisi dell’identità razionalista.
Casa Marchetti, commissionata e costruita tra il 1991 e il 1995, si presenta come un’ulteriore occasione di confronto con il tema della residenza isolata, sempre declinato dai due architetti rispondendo a diverse qualità dei luoghi, e appare costruita attraverso la memoria più che la storia delle diverse residenze rurali.
L’architettura, anche quando utilizza materiali naturali e locali, è sempre e in primo luogo una messa in ordine di valori culturali e simbolici, un “frammento di ordine tentato”.
L’impostazione planimetrica è fondata sul contrasto tra il fronte verso via, quasi una recinzione, come sottolineato nella relazione progettuale, e l’ampio portico che raccoglie i fronti interni ne assicura la continuità seguendone l’andamento senza interruzioni. Su di esso si aprono direttamente gli ambienti dell’abitazione così che la superficie porticata esterna si prolunga virtualmente all’interno della casa. Sottile dialettica tra l’affermazione di un segno forte e deciso, il muro frontiera, e la sua negazione data da leggeri, ma significativi spostamenti di senso, rendendo intimo e privato il luogo dell’abitare.
L’impianto a corte aperta affonda le sue radici in una lunga e attenta ricerca della soluzione del rapporto architettura/natura; l’ingresso rettangolare [con soffitti a volta di mattoni a vista, che caratterizzano peraltro tutti gli ambienti importanti dell’abitazione], come una galleria conduce da esterno a esterno realizzando una delle più interessanti variazioni su questo tema: la torre-belvedere si eleva oltre la quota dell’unico piano fuori terra dell’edificio, come luogo privilegiato di osservazione sul paesaggio. Il tetto, con il manto di copertura in coppi su struttura lignea e grondaie in rame, il mattone faccia a vista, i serramenti in legno delle grandi finestre, sono materiali dell’edilizia locale, quasi ogni elemento messo in opera ha una sua storia nella tradizione costruttiva piemontese. Il loro montaggio in questo progetto avviene secondo logiche che, completamente indipendenti dalla mimesis, radicano fortemente al sito questa architettura.
Il tema sviluppato sembra frutto di un serrato confronto tra la rigidezza di schemi e le tipologie già consolidate, ricerca e sperimentazione di vie alternative a qualsiasi regola o norma. Soluzioni già sperimentate diventano elementi di un linguaggio dichiaratamente eclettico, “dove eclettismo significa la capacità di corrompere segni e stilemi con storie diverse in un’architettura che assume il suo significato quasi individualmente”. Il passaggio tra prospetto cieco e il fronte aperto e luminoso orientato a sud-est è predisposto dagli angoli dell’edificio dove sono composti il pilastro tondo e la muratura in mattoni. Le coperture, a falde sui bracci longitudinali e a padiglione sui corpi d’angolo ruotati rispetto al tracciato regolatore, come spesso accade nell’opera di Gabetti e Isola, danno una forte connotazione al disegno complessivo dell’edificio.
Gli spazi di soggiorno, interamente vetrati in corrispondenza del portico, confermano la permeabilità del volume costruito, svuotando vistosamente la continuità della scatola muraria.
Portico e coperture fungono da elementi di aggregazione del complesso; i vari ambienti sono articolati attorno a uno spazio ellittico leggermente concavo, che tende a concludere la costruzione su se stessa, quasi a volere escludere la frammentarietà edilizia che la circonda. Il lungo muro, quasi completamente cieco, in pietra con corsi di mattoni e cornicione aggettante, si manifesta come segno di frontiera, schermo, recinzione e si prolunga ben oltre il limite dell’edificio in una rete libera idealmente estendibile nella campagna all’infinito.
Questo cantiere, ancora aperto, conferma tutta l’inquietudine, l’insofferenza, come opportunamente notato da Carlo Olmo, di una ricerca di regole che rifugge da atteggiamenti prescrittivi: il rapporto con la regola rimane l’elemento più interessante che la ricerca architettonica di Gabetti e Isola propone». (Eva Grosso, Roberto Gabetti, Aimaro Isola, in «Materia» n. 24, 1 semestre 1997, p. 6)

«Alla lunga ricerca sul tema della residenza isolata si aggiunge una nuova esperienza che investiga ulteriormente il rapporto della costruzione con il territorio piemontese. L’impostazione planimetrica di questo progetto oppone una chiusura recintata sul fronte strada al grande portico che ripara le aperture di tutti gli ambienti della casa verso la corte aperta. Sono le coperture che determinano il disegno dell’edificio: lo caratterizzano con l’alleggerimento procurato dalla lieve concavità della falda del porticato, ma anche con la solida conclusione ribadita dal tetto a padiglione sui corpi d’angolo». (Alessandro Vicari, Gabetti & Isola, per un uso progettuale del tetto, in «Costruire in laterizio» n. 59, 1997, p. 336)

«Si tratta di una reinterpretazione della cascina, che riprende materiali ed elementi del linguaggio della tradizione locale, riediti come affermazioni di aderenza a un significato di contesto ampio: non immediata adiacenza o caratterizzazione di una dimensione localistica, quanto piuttosto espressione di una cultura costruttiva e di un concetto di ambiente legato alla topografia». (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, p. 123)

2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

L’opera mantiene la destinazione d’uso originaria. È in buono stato di conservazione e non presenta all’esterno trasformazioni che abbiano modificato i caratteri del progetto originario.

(Scheda a cura di Bianca Guiso, DAD - Politecnico di Torino)


1. Original Work
«This building is added to the several projects already built by Gabetti and Isola in this area since the 1950s, which highlight a privileged, almost familiar, relationship with the places nearby Cuneo.
[…] Casa Marchetti, commissioned and built between 1991 and 1995, is another chance to compare with the theme of the detached house» («Materia» n. 24, 1 semestre 1997).
«Its planimetric layout creates a contrast between on the one hand a fenced closure on the street side, on the other the wide porch which shelters the openings of all the rooms of the house towards the open courtyard» («Costruire in laterizio» n. 59, 1997).
«The rooms are developed around a slightly concave elliptical space. […] The long wall, almost completely blind, made of stone with brick courses and an overhanging cornice, is a border sign, a screen or a fence and it is extended far beyond the perimeter of the building, ideally extendable in the countryside endlessly».
«The open courtyard layout shows the long and careful study to find a solution about the relationship between architecture and nature; the entrance, with a rectangular shape [with vaulted exposed brick ceilings, which are also present in all the most important rooms of the house], like a gallery leads from one external side to the other side external too […] Exceeding the height of the building's only floor, the belvedere tower rises as a privileged place to observe the landscape. The roof, covered with bent tiles resting on the wooden structure and with copper gutters, as well as the exposed brick, the wooden frames of the large windows, are all materials used in the local construction».
«The roofs, which are pitched roofs on the longitudinal wings and hipped roofs above the corner bodies, rotated compared to the regulating layout, strongly mark the overall design of the building, as often happens in the Gabetti and Isola’s work.
The living spaces, fully glazed at the porch, confirm the building’s permeability, stopping the continuity of the masonry in a conspicuous way» («Materia» n. 24, 1 semestre 1997).

2. Current state in 2019
The building has still its original intended use. It is in a good state of conservation and doesn’t present any external transformations that have changed the original features.

(English version by Alessia Federica Gigliotti, DAD-Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1991 -
  • Esecuzione: 1994 - 1995
  • Committente: Roberto Marchetti e Margherita Martelli
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Casa unifamiliare
  • Destinazione attuale: Casa unifamiliare
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Roberto Gabetti Progetto architettonico Progetto SI
Aimaro Isola Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.isolarchitetti.com/index.php/isolarchitetti-studio SI
Impresa Minetto, Bagnolo Piemonte, Cuneo Impresa esecutrice Esecuzione NO
  • Strutture: Muratura in mattoni
  • Materiale di facciata: Mattoni faccia a vista
  • Coperture: Manto di copertura in coppi su struttura lignea
  • Serramenti: Legno
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
  • Stato Serramenti: Ottimo

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«Casa delle colonne
Il progetto si aggiunge ai molti già realizzati da Gabetti e Isola per questa zona a partire dagli anni ’50, che evidenziano un rapporto privilegiato, quasi familiare, con i luoghi della provincia cuneese e segnano il cammino di una ricerca che si muove con sempre maggiore liberta tra le insidie di una cultura regionale più volte praticata come fuga alla crisi dell’identità razionalista. 
Casa Marchetti, commissionata e costruita tra il 1991 e il 1995, si presenta come un’ulteriore occasione di confronto con il tema della residenza isolata, sempre declinato dai due architetti rispondendo a diverse qualità dei luoghi, e appare costruita attraverso la memoria più che la storia delle diverse residenze rurali. 
L’architettura, anche quando utilizza materiali naturali e locali, è sempre e in primo luogo una messa in ordine di valori culturali e simbolici, un “frammento di ordine tentato”. 
L’impostazione planimetrica è fondata sul contrasto tra il fronte verso via, quasi una recinzione, come sottolineato nella relazione progettuale, e l’ampio portico che raccoglie i fronti interni ne assicura la continuità seguendone l’andamento senza interruzioni. Su di esso si aprono direttamente gli ambienti dell’abitazione così che la superficie porticata esterna si prolunga virtualmente all’interno della casa. Sottile dialettica tra l’affermazione di un segno forte e deciso, il muro frontiera, e la sua negazione data da leggeri, ma significativi spostamenti di senso, rendendo intimo e privato il luogo dell’abitare. 
L’impianto a corte aperta affonda le sue radici in una lunga e attenta ricerca della soluzione del rapporto architettura/natura; l’ingresso rettangolare [con soffitti a volta di mattoni a vista, che caratterizzano peraltro tutti gli ambienti importanti dell’abitazione], come una galleria conduce da esterno a esterno realizzando una delle più interessanti variazioni su questo tema: la torre-belvedere si eleva oltre la quota dell’unico piano fuori terra dell’edificio, come luogo privilegiato di osservazione sul paesaggio. Il tetto, con il manto di copertura in coppi su struttura lignea e grondaie in rame, il mattone faccia a vista, i serramenti in legno delle grandi finestre, sono materiali dell’edilizia locale, quasi ogni elemento messo in opera ha una sua storia nella tradizione costruttiva piemontese. Il loro montaggio in questo progetto avviene secondo logiche che, completamente indipendenti dalla mimesis, radicano fortemente al sito questa architettura. 
Il tema sviluppato sembra frutto di un serrato confronto tra la rigidezza di schemi e le tipologie già consolidate, ricerca e sperimentazione di vie alternative a qualsiasi regola o norma. Soluzioni già sperimentate diventano elementi di un linguaggio dichiaratamente eclettico, “dove eclettismo significa la capacità di corrompere segni e stilemi con storie diverse in un’architettura che assume il suo significato quasi individualmente”. Il passaggio tra prospetto cieco e il fronte aperto e luminoso orientato a sud-est è predisposto dagli angoli dell’edificio dove sono composti il pilastro tondo e la muratura in mattoni. Le coperture, a falde sui bracci longitudinali e a padiglione sui corpi d’angolo ruotati rispetto al tracciato regolatore, come spesso accade nell’opera di Gabetti e Isola, danno una forte connotazione al disegno complessivo dell’edificio. 
Gli spazi di soggiorno, interamente vetrati in corrispondenza del portico, confermano la permeabilità del volume costruito, svuotando vistosamente la continuità della scatola muraria. 
Portico e coperture fungono da elementi di aggregazione del complesso; i vari ambienti sono articolati attorno a uno spazio ellittico leggermente concavo, che tende a concludere la costruzione su se stessa, quasi a volere escludere la frammentarietà edilizia che la circonda. Il lungo muro, quasi completamente cieco, in pietra con corsi di mattoni e cornicione aggettante, si manifesta come segno di frontiera, schermo, recinzione e si prolunga ben oltre il limite dell’edificio in una rete libera idealmente estendibile nella campagna all’infinito. 
Questo cantiere, ancora aperto, conferma tutta l’inquietudine, l’insofferenza, come opportunamente notato da Carlo Olmo, di una ricerca di regole che rifugge da atteggiamenti prescrittivi: il rapporto con la regola rimane l’elemento più interessante che la ricerca architettonica di Gabetti e Isola propone». (Eva Grosso, Roberto Gabetti, Aimaro Isola, in «Materia» n. 24, 1 semestre 1997, p. 6)

«Alla lunga ricerca sul tema della residenza isolata si aggiunge una nuova esperienza che investiga ulteriormente il rapporto della costruzione con il territorio piemontese. L’impostazione planimetrica di questo progetto oppone una chiusura recintata sul fronte strada al grande portico che ripara le aperture di tutti gli ambienti della casa verso la corte aperta. Sono le coperture che determinano il disegno dell’edificio: lo caratterizzano con l’alleggerimento procurato dalla lieve concavità della falda del porticato, ma anche con la solida conclusione ribadita dal tetto a padiglione sui corpi d’angolo». (Alessandro Vicari, Gabetti & Isola, per un uso progettuale del tetto, in «Costruire in laterizio» n. 59, 1997, p. 336)

«Si tratta di una reinterpretazione della cascina, che riprende materiali ed elementi del linguaggio della tradizione locale, riediti come affermazioni di aderenza a un significato di contesto ampio: non immediata adiacenza o caratterizzazione di una dimensione localistica, quanto piuttosto espressione di una cultura costruttiva e di un concetto di ambiente legato alla topografia». (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, p. 123)

2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  

L’opera mantiene la destinazione d’uso originaria. È in buono stato di conservazione e non presenta all’esterno trasformazioni che abbiano modificato i caratteri del progetto originario. 

(Scheda a cura di Bianca Guiso, DAD - Politecnico di Torino)


1. Original Work 
«This building is added to the several projects already built by Gabetti and Isola in this area since the 1950s, which highlight a privileged, almost familiar, relationship with the places nearby Cuneo. 
[…] Casa Marchetti, commissioned and built between 1991 and 1995, is another chance to compare with the theme of the detached house» («Materia» n. 24, 1 semestre 1997).
«Its planimetric layout creates a contrast between on the one hand a fenced closure on the street side, on the other the wide porch which shelters the openings of all the rooms of the house towards the open courtyard» («Costruire in laterizio» n. 59, 1997).
«The rooms are developed around a slightly concave elliptical space. […] The long wall, almost completely blind, made of stone with brick courses and an overhanging cornice, is a border sign, a screen or a fence and it is extended far beyond the perimeter of the building, ideally extendable in the countryside endlessly». 
«The open courtyard layout shows the long and careful study to find a solution about the relationship between architecture and nature; the entrance, with a rectangular shape [with vaulted exposed brick ceilings, which are also present in all the most important rooms of the house], like a gallery leads from one external side to the other side external too […] Exceeding the height of the building's only floor, the belvedere tower rises as a privileged place to observe the landscape. The roof, covered with bent tiles resting on the wooden structure and with copper gutters, as well as the exposed brick, the wooden frames of the large windows, are all materials used in the local construction». 
«The roofs, which are pitched roofs on the longitudinal wings and hipped roofs above the corner bodies, rotated compared to the regulating layout, strongly mark the overall design of the building, as often happens in the Gabetti and Isola’s work. 
The living spaces, fully glazed at the porch, confirm the building’s permeability, stopping the continuity of the masonry in a conspicuous way» («Materia» n. 24, 1 semestre 1997).

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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
*Per una bibliografia ragionata e completa su Roberto Gabetti dai primi anni Cinquanta alla fine degli anni Novanta si rimanda anche alla preziosa raccolta curata da Margherita Gabetti nei XXI volumi conservati alla Biblioteca Centrale di Architettura del Politecnico di Torino. No
Andrea Guerra, Manuela Morresi 1996 Gabetti e Isola. Catalogo delle opere Electa Milano 259 No
Eva Grosso 1997 Roberto Gabetti, Aimaro Isola, in «Materia» n. 24, 1 semestre 1997 44506 No
Alessandro Vicari 1997 Gabetti & Isola, per un uso progettuale del tetto, in «Costruire in laterizio» n. 59 336 No
Alessandro Massarente 2001 Gabetti & Isola disegni 1951-2000 Motta Milano 150-151 No
Maurizio Petrangeli 2005 Architettura come paesaggio: Gabetti e Isola – Isolarchitetti Allemandi Torino 161 No
Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino 2008 Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 123 No
Gentucca Canella e Paolo Mellano (a cura di) 2017 Roberto Gabetti 1925-2000 Franco Angeli Milano No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
1. Acquerello del prospetto est rivolto verso il giardino 1. Acquerello del prospetto est rivolto verso il giardino Tratto da - Materia, 1997
Acquerello del prospetto ovest su via Bagnolo Belvedere Acquerello del prospetto ovest su via Bagnolo Belvedere Tratto da - Materia, 1997
3. Acquerelli dei prospetti nord e sud 3. Acquerelli dei prospetti nord e sud Tratto da - Materia, 1997
Planimetria Planimetria Tratto da - Materia, 1997
Vista esterna Vista esterna Marco Buzzoni e Mario Davoli. Tratto da - Materia, 1997
Vista esterna Vista esterna Marco Buzzoni e Mario Davoli. Tratto da - Materia, 1997
Vista del giardino Vista del giardino Costruire in laterizio, 1997
Vista d’insieme da sud-est Vista d’insieme da sud-est Archivio Gabetti e Isola
Vista esterna, 2019 Vista esterna, 2019 Foto dell’attuale proprietario, 2019
Vista esterna, 2019 Vista esterna, 2019 Foto dell’attuale proprietario, 2019
11. Ortofoto, 2020 11. Ortofoto, 2020 Google maps 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
SIUSA - Gabetti e Isola Studio Visualizza
Enciclopedia Treccani - Aimaro Isola Visualizza
Accademia Nazionale di San Luca - Aimaro Isola Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Bianca Guiso
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 03/05/2024