Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CENTRO RICERCHE DI TECNOLOGIA MECCANICA RTM

Scheda Opera

  • Planimetria generale
  •  Vista del fronte di ingresso
  • Scorcio della struttura portante metallica durante le fasi di montaggio della copertura
  • Scorcio dell'angolo sud ovest a fine cantiere
  •  La chiostrina sul fronte sud
  • Particolare del fronte sud, con i fori in corrispondenza della cabina elettrica
  • Particolare del modulo di facciata
  • Planimetria generale con la nuova strada di accesso all'edificio industriale
  • Vista del lato sud
  • Scorcio del prospetto est di ingresso
  • Pianta del piano terreno
  • Prospetti nord e sud. Il prospetto est d’ingresso. Il prospetto ovest, con il corpo aggettante della cabina elettrica
  •  Lo stabilimento RTM, a pochi anni dalla sua realizzazione
  • Veduta interna dello stabilimento
  •  Vedute interne dello stabilimento
  • Vista esterna dall’ingresso principale, 2019
  • Vista esterna, 2019
  • Vista esterna, 2019
  • Ortofoto: in primo piano il Centro ricerche, in alto la scuola media e l’asilo infantile sempre di Nello Renacco, 2019
  • Comune: Valchiusa
  • Località: Regione Lime
  • Denominazione: CENTRO RICERCHE DI TECNOLOGIA MECCANICA RTM
  • Indirizzo: Via Circonvallazione 7- Strada provinciale 66
  • Data: 1963 - 1966
  • Tipologia: Centri di ricerca
  • Autori principali: Nello Renacco
Descrizione

1. L’opera originaria

«L’edificio per ricerche meccaniche di Vico Canavese non rappresenta che una parte dell’intervento socio-urbanistico realizzato, nell’ambito del piccolo Comune della Valchiusella, grazie ai fondi del lascito “Giacomo Saudino”, primo Direttore delle Fonderie Olivetti e poi Vicedirettore Generale dell’Azienda.
Poco distante da esso, infatti, sorgono gli edifici della Scuola media statale e dell’Asilo infantile comunale, oltre alla strada di collegamento fra il nuovo Stabilimento e la Strada Comunale da Vico a Brosso.
La strada, progettata nel 1964, ha rappresentato l’unica via di accesso al Centro Ricerche sino alla realizzazione della nuova strada di circonvallazione, che attualmente transita lungo il lato nord del fabbricato sfruttando parte del tracciato originario.
I fabbricati e la strada sono tuttora di proprietà del Comune di Vico, che nel 1960 beneficiò del lascito di Giacomo Saudino insieme ai comuni di Brosso, Meugliano, Trausella e Traversella.
Inizialmente destinato all’assegnazione di borse di studio per i giovani dei cinque Comuni della Valchiusella, il lascito (costruito da Azioni della Società Olivetti), venne sapientemente gestito e fatto fruttare dall’allora Sindaco di Vico, Egidio Francisco, che riuscì ad indirizzare i fondi non solo per il sostentamento di giovani meritevoli, ma anche per la costruzione di strutture dove l’attività di formazione, ed il successivo sbocco nel mondo del lavoro, potessero trovare concreta attuazione in spazi adeguati.
L’edificio industriale, secondo gli accordi presi dall’amministrazione comunale con la Olivetti prima della costruzione, avrebbe dovuto essere destinato all’assemblaggio di piccole parti meccaniche (per le quali costi di trasporto da Ivrea a Vico non avrebbero inciso in modo significativo sul costo del prodotto finito), consentendo l’occupazione dei giovani del posto.
Il 25 dicembre 1962 venne definito l’incarico per il progetto, che il Comune di Vico affidò, in forma gratuita, all’ufficio tecnico dell’Olivetti; la progettazione architettonica venne curata da Nello Renacco (al quale si devono anche la scuola media e l’asilo infantile), i calcoli delle strutture la direzione dei lavori da Franco Papa.
Nel 1965, a edificio ormai ultimato, la stessa Olivetti firmerà un accordo con Fiat e Finmeccanica per la costruzione di un istituto per le ricerche il tecnologia meccanica (R.T.M.) allo scopo di sviluppare le conoscenze scientifico-tecniche nel settore delle macchine utensili, in collaborazione con istituti, centri di ricerca e università italiani ed esteri.
Sarà proprio la R.T.M. ad occupare il fabbricato, in luogo della prevista destinazione ad industria leggera.
La FIAT uscirà di scena nel 1984 e nel 1988 la R.T.M. acquisterà la piena indipendenza, diventando S.p.A.; agli studi sulle problematiche specifiche delle macchine utensili (rumore, vibrazioni, precisione dei movimenti e usura delle guide) succederanno, a partire dal 1978, le ricerche sulla tecnologia “laser”, tuttora oggetto delle attività del centro.
L’edificio è sviluppato su pianta rettangolare, con un’appendice in corrispondenza dello spigolo sud-ovest, per la cabina elettrica, e due chiostrine simmetriche sulla testata est, che dividono la parte propriamente produttiva, ad un piano fuori terra, per la zona destinata a uffici, disposto su due piani.
Compreso fra le due chiostrine è localizzato il vano che ospita la scala metallica per l’accesso al piano superiore, scala calcolata e progettata nei particolari dallo specialista in strutture Franco Papa.
Metallica è anche la struttura portante dell’edificio, la cui realizzazione ed il progetto esecutivo vengono affidati alle officine Galtarossa di Padova.
Il modulo utilizzato è una maglia quadrata di 10 m di lato, la struttura metallica è costituita da pilastri “Din 200”, con copertura in lamiera grecata appoggiata su capriate reticolari. La copertura presenta una centina aggettante lungo l’intero perimetro, a protezione dei prospetti, sui quali la maglia di 10 m viene suddivisa in sei parti da una struttura secondaria costituita da pilastrini “Din 120”.
Fra i pilastrini si alternano specchiatura vetrate, quadrate nella fascia inferiore e rettangolari in quella superiore, separate da tamponamenti ciechi in pannelli di lamiera smaltata.
Al rosso scuro della vernice utilizzata per trattare le parti strutturali, si contrappone il giallo chiaro utilizzato per la smaltatura dei pannelli di tamponamento, ulteriormente segnati da coprigiunti in alluminio anodizzato naturale.
Le parti terminali dei lati maggiori la testata ovest sono invece realizzati in muratura, con rivestimento esterno in clinker bruno.
Per soddisfare le necessità di areazione della cabina elettrica, sullo spigolo sud-ovest, il clinker viene interrotto da piccole aperture quadrate, raccolte in due gruppi nove fuori ciascuno. Il solaio di base risulta leggermente rialzato rispetto al cortile, con profondo scuretto perimetrale che stacca l’edificio del terreno; la fascia marcapiano esterna è rivestita con tesserine di ceramica color avorio.
Lo zoccolino e le parti di tamponamento al di sotto della fascia marcapiano (nelle zone ribassate in corrispondenza delle centrali tecnologiche del carico-scarico merci), sono rivestite con piastrelle di ceramica nera, mentre tutte le parti vetrate sono in cristallo termico verde, montato su serramenti con apertura a bilico-orizzontale.
Poche le varianti significative rispetto al progetto originario: nel 1975 viene costruito un soppalco interno, per ampliare la superficie destinata ad uffici, ulteriormente incrementata con un secondo soppalco nel 1980; nel 1978 vengono realizzate, all’esterno, una nuova centralina termica e la torre di raffreddamento per l’impianto laser.
Nel corso delle operazioni di tracciamento del fabbricato, la direzione lavori fece subito una leggera rotazione all’asse del fabbricato stesso, rispetto all’orientamento originario, ed una traslazione verso ovest, ottenendo in tal modo la migliore utilizzazione dell’area a disposizione e la possibilità di eventuali ampliamenti verso ovest e verso sud.
Le tavole di progetto del febbraio 1963 riportano, sul prospetto nord, il logotipo Olivetti disegnato da Marcello Nizzoli, poi non realizzato sostituita dalla sigla RT emme posta lato dell’ingresso principale, sulla testata est. Recentemente è stato realizzato un ulteriore ampliamento di circa 200 m², destinata laboratorio di montaggio, localizzato in un edificio indipendente posta a sud del fabbricato originario» (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Davide Vidari, Architetture Olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio assistenziali di fabbrica, Fondazione Adriano Olivetti, Gangemi Editore, Roma 1998, pp. 188-193).

«Tra il 1963 e il 1964 Nello Renacco viene incaricato di costruire a Vico Canavese, piccolo comune della Valchiusella, una scuola media, un asilo infantile e un centro di formazione professionale. Quest’ultimo diventerà un centro di Ricerche di tecnologie meccaniche, con l’obiettivo di ampliare le conoscenze della Olivetti nel settore delle macchine utensili. L’edificio ha una pianta rettangolare, struttura portante in metallo e copertura in lamiera grecata, sorretta da capriate reticolari. Finestre quadrate nella fascia inferiore si alternano ad altre rettangolari in quella superiore, separate da tamponamenti in pannelli di lamiera smaltata di colore giallo. Le parti strutturali sono invece trattate con vernice rosso scuro. Le parti terminali dei lati maggiori e la testata ovest sono invece in muratura, rivestite con piastrelle di klinker bruno» (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi & C, Milano 2008, p. 343).

«La struttura venne realizzata a partire dal giugno 1963, quando avvenne il rilascio della concessione edilizia, per essere definitivamente completata nel novembre del 1964. L’edificazione di tale stabilimento, derivò da accordi presi fra l’Amministrazione Comunale e la Olivetti, con i quali si voleva implementare l’occupazione in Valle; l’azienda propose quindi la possibilità di realizzare un impianto volto all’assemblaggio di piccole parti meccaniche, operazioni per le quali i costi di trasporto da Vico Canavese ad Ivrea, non avrebbero influito in maniera significativa, consentendo in questo modo l’assunzione di giovani del posto […]. Come già sottolineato per la Scuola Media, anche in questo caso il progetto fu affidato all’Ufficio Tecnico Olivetti, il quale si avvalse, per l’architettonico, all’Arch. Nello Renacco e per i calcoli strutturali e per la direzione lavori, a Franco Papa.
Nel 1965, ad opere ultimate, l’OLIVETTI siglerà un contratto con FIAT e Finmeccanica, al fine di costituire un istituto dedicato alle Ricerche di Tecnologia Meccanica, da cui l’R.T.M. Così facendo decade l’iniziale ipotesi di uno stabilimento di assemblaggio, in favore di una struttura volta allo sviluppo delle conoscenze tecnico scientifiche nel settore delle macchine utensili.
Dal punto di vista progettuale, analizzando gli elaborati grafici, si può verificare lo sviluppo a pianta rettangolare dell’edificio, fatta eccezione per una piccola appendice posta sul lato sud ovest, ospitante la cabina elettrica. L’edificio presenta una struttura portante di tipo metallico, impiegando moduli a maglia quadrata della dimensione di 10 metri di lato con pilastri sormontati da capriate reticolari, sulle quali viene fissata la copertura in lamiera grecata; quest’ultima presenta un generoso sporto lungo tutto il perimetro, al fine di proteggere i prospetti dagli agenti atmosferici.
Anche in questo caso l’illuminazione naturale viene amplificata dalla presenza di numerose vetrate, disposte lungo tutto il perimetro dell’edificio, caratterizzate da una forma quadrata nella parte bassa e da una rettangolare nella porzione superiore; i tamponamenti ciechi che separano le predette fasce sono realizzati in lamiera smaltata. Si apprezza nuovamente l’attenzione posta in fase progettuale nel curare l’estetica dell’immobile: malgrado si tratti di un semplice edificio industriale, l’Ufficio Tecnico OLIVETTI esprime ancora una volta la volontà di creare qualcosa – che oltre essere funzionale allo scopo che si prefigge – sia oltremodo bello: è un’attenzione questa, che rappresenta il filo conduttore della politica industriale di Adriano OLIVETTI: ogni cosa, dalla semplice macchina da scrivere, al calcolatore o agli edifici delle più svariate destinazioni, devono essere pratici, razionali ed efficienti – ma allo stesso modo non devono rinunciare alla gradevolezza dell’aspetto esteriore e risultare quindi aggraziati e ben inseriti nel contesto in cui si trovano.
Per queste ragioni, l’edificio ospitante l’R.T.M., presentava delle facciate esterne a dir poco armoniose, con l’alternanza delle superfici vetrate in cristallo atermico verde (con apertura a bilico orizzontale) e dei pannelli di tamponamento di color giallo chiaro, ben contrapposti al rosso scuro della vernice impiegata per le parti strutturali e portanti, ed evidenziati altresì dai coprigiunti in alluminio anodizzato naturale. Infine, costituiscono ulteriore elemento di varietà della facciata, le porzioni terminali dei due lati maggiori, nonché la testata di ingresso ad ovest, realizzati in muratura e dotati di rivestimento in clinker bruno.
Il piano terra, che si sviluppa per circa 1.950 mq, come riscontrabile dalle sezioni progettuali, risulta leggermente rialzato rispetto al cortile (quota + 0,50 m), con una fascia inferiore volutamente scura, realizzate in piastrelle di ceramica nera, in modo da “staccare” la sagoma del fabbricato dal suolo; per contrasto, la fascia marcapiano viene invece realizzata ricorrendo a colori chiari, mediante l’impiego di tesserine di ceramica di color avorio.
Il piano primo, con una superficie di circa 350 mq posta a quota + 3,75 m, risultava principalmente dedicato agli uffici; nello specifico, dalla scala interna si accedeva all’ingresso; trovavano posto a tale livello la direzione, la segreteria, uffici generici, portineria e sala d’attesa, nonché altri locali tecnici.
Dalla descrizione sovrastante si può immaginare la bellezza di tale impianto, la sua eleganza e razionalità, nonché il pregevole inserimento nel contesto ambientale» (Gianmarco Quacchio, Architetture olivettiane in Valchiusella. Viaggio alla scoperta dell’Architettura Moderna in una piccola valle alpina, pubblicazione on line https://www.valchiusella.org/storia/architetture-olivettiane-in-valchiusella/, 2017).


Consistenza dell’opera al 2019/Stato attuale

Attualmente l’edificio risulta dismesso e in pessimo stato di conservazione. Dall’agosto del 2014, data in cui il tribunale di Ivrea ha decretato il fallimento della fabbrica, l’intero complesso è caduto in disuso e non sono stati effettuati interventi di manutenzione. Inoltre, l’immagine originaria del complesso progettato da Nello Renacco ha subito delle trasformazioni anche a causa di un intervento di risanamento che ha comportato la sostituzione dei pannelli metallici colorati con pannelli in legno truciolato.

(Scheda a cura di Giulia Beltramo, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1963 -
  • Esecuzione: - 1966
  • Committente: Olivetti
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Centro di formazione professionale
  • Destinazione attuale: Edificio attualmente dismesso
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Franco Papa Progetto strutturale Progetto NO
Nello Renacco Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.museotorino.it/view/s/4822f635387541059e60e30fa5096c4d SI
Aldo Sepa Direzione lavori Esecuzione NO
  • Strutture: Struttura portante in metallo
  • Materiale di facciata: Le parti terminali dei lati maggiori e la testata ovest sono in muratura, rivestite con piastrelle in klinker bruno. In alcune parti della facciata sono presenti pannelli metallici colorati
  • Coperture: Copertura in lamiera grecata sorretta da capriate reticolari
  • Serramenti: Nella fascia inferiore sono presenti finestre quadrate, in quella superiore rettangolari, sempre separate da tamponamenti in lamiera smaltata di colore giallo
  • Stato Strutture: Cattivo
  • Stato Materiale di facciata: Cattivo
  • Stato Coperture: Cattivo
  • Stato Serramenti: Cattivo

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Poco distante da esso, infatti, sorgono gli edifici della Scuola media statale e dell’Asilo infantile comunale, oltre alla strada di collegamento fra il nuovo Stabilimento e la Strada Comunale da Vico a Brosso. 
La strada, progettata nel 1964, ha rappresentato l’unica via di accesso al Centro Ricerche sino alla realizzazione della nuova strada di circonvallazione, che attualmente transita lungo il lato nord del fabbricato sfruttando parte del tracciato originario.
I fabbricati e la strada sono tuttora di proprietà del Comune di Vico, che nel 1960 beneficiò del lascito di Giacomo Saudino insieme ai comuni di Brosso, Meugliano, Trausella e Traversella. 
Inizialmente destinato all’assegnazione di borse di studio per i giovani dei cinque Comuni della Valchiusella, il lascito (costruito da Azioni della Società Olivetti), venne sapientemente gestito e fatto fruttare dall’allora Sindaco di Vico, Egidio Francisco, che riuscì ad indirizzare i fondi non solo per il sostentamento di giovani meritevoli, ma anche per la costruzione di strutture dove l’attività di formazione, ed il successivo sbocco nel mondo del lavoro, potessero trovare concreta attuazione in spazi adeguati. 
L’edificio industriale, secondo gli accordi presi dall’amministrazione comunale con la Olivetti prima della costruzione, avrebbe dovuto essere destinato all’assemblaggio di piccole parti meccaniche (per le quali costi di trasporto da Ivrea a Vico non avrebbero inciso in modo significativo sul costo del prodotto finito), consentendo l’occupazione dei giovani del posto.
Il 25 dicembre 1962 venne definito l’incarico per il progetto, che il Comune di Vico affidò, in forma gratuita, all’ufficio tecnico dell’Olivetti; la progettazione architettonica venne curata da Nello Renacco (al quale si devono anche la scuola media e l’asilo infantile), i calcoli delle strutture la direzione dei lavori da Franco Papa. 
Nel 1965, a edificio ormai ultimato, la stessa Olivetti firmerà un accordo con Fiat e Finmeccanica per la costruzione di un istituto per le ricerche il tecnologia meccanica (R.T.M.) allo scopo di sviluppare le conoscenze scientifico-tecniche nel settore delle macchine utensili, in collaborazione con istituti, centri di ricerca e università italiani ed esteri.
Sarà proprio la R.T.M. ad occupare il fabbricato, in luogo della prevista destinazione ad industria leggera.
La FIAT uscirà di scena nel 1984 e nel 1988 la R.T.M. acquisterà la piena indipendenza, diventando S.p.A.; agli studi sulle problematiche specifiche delle macchine utensili (rumore, vibrazioni, precisione dei movimenti e usura delle guide) succederanno, a partire dal 1978, le ricerche sulla tecnologia “laser”, tuttora oggetto delle attività del centro.  
L’edificio è sviluppato su pianta rettangolare, con un’appendice in corrispondenza dello spigolo sud-ovest, per la cabina elettrica, e due chiostrine simmetriche sulla testata est, che dividono la parte propriamente produttiva, ad un piano fuori terra, per la zona destinata a uffici, disposto su due piani.
Compreso fra le due chiostrine è localizzato il vano che ospita la scala metallica per l’accesso al piano superiore, scala calcolata e progettata nei particolari dallo specialista in strutture Franco Papa. 
Metallica è anche la struttura portante dell’edificio, la cui realizzazione ed il progetto esecutivo vengono affidati alle officine Galtarossa di Padova. 
Il modulo utilizzato è una maglia quadrata di 10 m di lato, la struttura metallica è costituita da pilastri “Din 200”, con copertura in lamiera grecata appoggiata su capriate reticolari. La copertura presenta una centina aggettante lungo l’intero perimetro, a protezione dei prospetti, sui quali la maglia di 10 m viene suddivisa in sei parti da una struttura secondaria costituita da pilastrini “Din 120”. 
Fra i pilastrini si alternano specchiatura vetrate, quadrate nella fascia inferiore e rettangolari in quella superiore, separate da tamponamenti ciechi in pannelli di lamiera smaltata. 
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Per soddisfare le necessità di areazione della cabina elettrica, sullo spigolo sud-ovest, il clinker viene interrotto da piccole aperture quadrate, raccolte in due gruppi nove fuori ciascuno. Il solaio di base risulta leggermente rialzato rispetto al cortile, con profondo scuretto perimetrale che stacca l’edificio del terreno; la fascia marcapiano esterna è rivestita con tesserine di ceramica color avorio. 
Lo zoccolino e le parti di tamponamento al di sotto della fascia marcapiano (nelle zone ribassate in corrispondenza delle centrali tecnologiche del carico-scarico merci), sono rivestite con piastrelle di ceramica nera, mentre tutte le parti vetrate sono in cristallo termico verde, montato su serramenti con apertura a bilico-orizzontale. 
Poche le varianti significative rispetto al progetto originario: nel 1975 viene costruito un soppalco interno, per ampliare la superficie destinata ad uffici, ulteriormente incrementata con un secondo soppalco nel 1980; nel 1978 vengono realizzate, all’esterno, una nuova centralina termica e la torre di raffreddamento per l’impianto laser.
Nel corso delle operazioni di tracciamento del fabbricato, la direzione lavori fece subito una leggera rotazione all’asse del fabbricato stesso, rispetto all’orientamento originario, ed una traslazione verso ovest, ottenendo in tal modo la migliore utilizzazione dell’area a disposizione e la possibilità di eventuali ampliamenti verso ovest e verso sud.
Le tavole di progetto del febbraio 1963 riportano, sul prospetto nord, il logotipo Olivetti disegnato da Marcello Nizzoli, poi non realizzato sostituita dalla sigla RT emme posta lato dell’ingresso principale, sulla testata est. Recentemente è stato realizzato un ulteriore ampliamento di circa 200 m², destinata laboratorio di montaggio, localizzato in un edificio indipendente posta a sud del fabbricato originario» (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Davide Vidari, Architetture Olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio assistenziali di fabbrica, Fondazione Adriano Olivetti, Gangemi Editore, Roma 1998, pp. 188-193).

«Tra il 1963 e il 1964 Nello Renacco viene incaricato di costruire a Vico Canavese, piccolo comune della Valchiusella, una scuola media, un asilo infantile e un centro di formazione professionale. Quest’ultimo diventerà un centro di Ricerche di tecnologie meccaniche, con l’obiettivo di ampliare le conoscenze della Olivetti nel settore delle macchine utensili. L’edificio ha una pianta rettangolare, struttura portante in metallo e copertura in lamiera grecata, sorretta da capriate reticolari. Finestre quadrate nella fascia inferiore si alternano ad altre rettangolari in quella superiore, separate da tamponamenti in pannelli di lamiera smaltata di colore giallo. Le parti strutturali sono invece trattate con vernice rosso scuro. Le parti terminali dei lati maggiori e la testata ovest sono invece in muratura, rivestite con piastrelle di klinker bruno» (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi & C, Milano 2008, p. 343).

«La struttura venne realizzata a partire dal giugno 1963, quando avvenne il rilascio della concessione edilizia, per essere definitivamente completata nel novembre del 1964. L’edificazione di tale stabilimento, derivò da accordi presi fra l’Amministrazione Comunale e la Olivetti, con i quali si voleva implementare l’occupazione in Valle; l’azienda propose quindi la possibilità di realizzare un impianto volto all’assemblaggio di piccole parti meccaniche, operazioni per le quali i costi di trasporto da Vico Canavese ad Ivrea, non avrebbero influito in maniera significativa, consentendo in questo modo l’assunzione di giovani del posto […]. Come già sottolineato per la Scuola Media, anche in questo caso il progetto fu affidato all’Ufficio Tecnico Olivetti, il quale si avvalse, per l’architettonico, all’Arch. Nello Renacco e per i calcoli strutturali e per la direzione lavori, a Franco Papa.
Nel 1965, ad opere ultimate, l’OLIVETTI siglerà un contratto con FIAT e Finmeccanica, al fine di costituire un istituto dedicato alle Ricerche di Tecnologia Meccanica, da cui l’R.T.M. Così facendo decade l’iniziale ipotesi di uno stabilimento di assemblaggio, in favore di una struttura volta allo sviluppo delle conoscenze tecnico scientifiche nel settore delle macchine utensili.
Dal punto di vista progettuale, analizzando gli elaborati grafici, si può verificare lo sviluppo a pianta rettangolare dell’edificio, fatta eccezione per una piccola appendice posta sul lato sud ovest, ospitante la cabina elettrica.  L’edificio presenta una struttura portante di tipo metallico, impiegando moduli a maglia quadrata della dimensione di 10 metri di lato con pilastri sormontati da capriate reticolari, sulle quali viene fissata la copertura in lamiera grecata; quest’ultima presenta un generoso sporto lungo tutto il perimetro, al fine di proteggere i prospetti dagli agenti atmosferici.
Anche in questo caso l’illuminazione naturale viene amplificata dalla presenza di numerose vetrate, disposte lungo tutto il perimetro dell’edificio, caratterizzate da una forma quadrata nella parte bassa e da una rettangolare nella porzione superiore; i tamponamenti ciechi che separano le predette fasce sono realizzati in lamiera smaltata. Si apprezza nuovamente l’attenzione posta in fase progettuale nel curare l’estetica dell’immobile: malgrado si tratti di un semplice edificio industriale, l’Ufficio Tecnico OLIVETTI esprime ancora una volta la volontà di creare qualcosa – che oltre essere funzionale allo scopo che si prefigge – sia oltremodo bello: è un’attenzione questa, che rappresenta il filo conduttore della politica industriale di Adriano OLIVETTI: ogni cosa, dalla semplice macchina da scrivere, al calcolatore o agli edifici delle più svariate destinazioni, devono essere pratici, razionali ed efficienti – ma allo stesso modo non devono rinunciare alla gradevolezza dell’aspetto esteriore e risultare quindi aggraziati e ben inseriti nel contesto in cui si trovano.
Per queste ragioni, l’edificio ospitante l’R.T.M., presentava delle facciate esterne a dir poco armoniose, con l’alternanza delle superfici vetrate in cristallo atermico verde (con apertura a bilico orizzontale) e dei pannelli di tamponamento di color giallo chiaro, ben contrapposti al rosso scuro della vernice impiegata per le parti strutturali e portanti, ed evidenziati altresì dai coprigiunti in alluminio anodizzato naturale. Infine, costituiscono ulteriore elemento di varietà della facciata, le porzioni terminali dei due lati maggiori, nonché la testata di ingresso ad ovest, realizzati in muratura e dotati di rivestimento in clinker bruno.
Il piano terra, che si sviluppa per circa 1.950 mq, come riscontrabile dalle sezioni progettuali, risulta leggermente rialzato rispetto al cortile (quota + 0,50 m), con una fascia inferiore volutamente scura, realizzate in piastrelle di ceramica nera, in modo da “staccare” la sagoma del fabbricato dal suolo; per contrasto, la fascia marcapiano viene invece realizzata ricorrendo a colori chiari, mediante l’impiego di tesserine di ceramica di color avorio.
Il piano primo, con una superficie di circa 350 mq posta a quota + 3,75 m, risultava principalmente dedicato agli uffici; nello specifico, dalla scala interna si accedeva all’ingresso; trovavano posto a tale livello la direzione, la segreteria, uffici generici, portineria e sala d’attesa, nonché altri locali tecnici.
Dalla descrizione sovrastante si può immaginare la bellezza di tale impianto, la sua eleganza e razionalità, nonché il pregevole inserimento nel contesto ambientale» (Gianmarco Quacchio, Architetture olivettiane in Valchiusella. Viaggio alla scoperta dell’Architettura Moderna in una piccola valle alpina, pubblicazione on line https://www.valchiusella.org/storia/architetture-olivettiane-in-valchiusella/, 2017).


Consistenza dell’opera al 2019/Stato attuale

Attualmente l’edificio risulta dismesso e in pessimo stato di conservazione. Dall’agosto del 2014, data in cui il tribunale di Ivrea ha decretato il fallimento della fabbrica, l’intero complesso è caduto in disuso e non sono stati effettuati interventi di manutenzione. Inoltre, l’immagine originaria del complesso progettato da Nello Renacco ha subito delle trasformazioni anche a causa di un intervento di risanamento che ha comportato la sostituzione dei pannelli metallici colorati con pannelli in legno truciolato.

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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Parte dell’edificio rientra in “aree tutelate per legge ai sensi Dell’art 142 del D lgs n 42 del 2004 - Lettera G"

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Boltri Daniele , Maggia Giovanni, Papa Enrico, Vidari Pier Davide 1998 Architetture Olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio assistenziali di fabbrica, Fondazione Adriano Olivetti Gangemi Editore Roma 188-193 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 343 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria generale Planimetria generale Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
 Vista del fronte di ingresso Vista del fronte di ingresso Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Scorcio della struttura portante metallica durante le fasi di montaggio della copertura Scorcio della struttura portante metallica durante le fasi di montaggio della copertura Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Scorcio dell'angolo sud ovest a fine cantiere Scorcio dell'angolo sud ovest a fine cantiere Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
 La chiostrina sul fronte sud La chiostrina sul fronte sud Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Particolare del fronte sud, con i fori in corrispondenza della cabina elettrica Particolare del fronte sud, con i fori in corrispondenza della cabina elettrica Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Particolare del modulo di facciata Particolare del modulo di facciata Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Planimetria generale con la nuova strada di accesso all'edificio industriale Planimetria generale con la nuova strada di accesso all'edificio industriale Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Vista del lato sud Vista del lato sud Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Scorcio del prospetto est di ingresso Scorcio del prospetto est di ingresso Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Pianta del piano terreno Pianta del piano terreno Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
Prospetti nord e sud. Il prospetto est d’ingresso. Il prospetto ovest, con il corpo aggettante della cabina elettrica Prospetti nord e sud. Il prospetto est d’ingresso. Il prospetto ovest, con il corpo aggettante della cabina elettrica Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi Editore 1998
 Lo stabilimento RTM, a pochi anni dalla sua realizzazione Lo stabilimento RTM, a pochi anni dalla sua realizzazione Tratto da - https://www.valchiusella.org/storia/architetture-olivettiane-in-valchiusella/
Veduta interna dello stabilimento Veduta interna dello stabilimento Tratto da - https://www.valchiusella.org/storia/architetture-olivettiane-in-valchiusella/
 Vedute interne dello stabilimento Vedute interne dello stabilimento Tratto da - https://www.valchiusella.org/storia/architetture-olivettiane-in-valchiusella/
Vista esterna dall’ingresso principale, 2019 Vista esterna dall’ingresso principale, 2019 Giulia Beltramo - 2019
Vista esterna, 2019 Vista esterna, 2019 Giulia Beltramo - 2019
Vista esterna, 2019 Vista esterna, 2019 Giulia Beltramo - 2019
Ortofoto: in primo piano il Centro ricerche, in alto la scuola media e l’asilo infantile sempre di Nello Renacco, 2019 Ortofoto: in primo piano il Centro ricerche, in alto la scuola media e l’asilo infantile sempre di Nello Renacco, 2019 Google maps - 2019

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Architetture olivettiane in Valchiusella, 2017 Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Giulia Beltramo
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 21/01/2025

Revisori:

Mezzino Davide 2022