Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

STABILIMENTO MAX MARA

Scheda Opera

  • Vista dell'ingresso
  • Vista dell'ingresso
  • Particolare del fronte dell'ingresso
  • Particolare del fronte dell'ingresso
  • Dettaglio della facciata metallica
  • Dettaglio della facciata metallica
  • Vista di uno dei prospetti sul giardino interno
  • Vista di uno dei prospetti sul giardino interno
  • Dettaglio del prospetto della centrale elettrica
  • Vista del volume degli uffici
  • Facciata metallica fronte al giardino
  • Vista del volume degli uffici
  • Il fronte vetrato d'ingresso sul giardino interno
  • Vista della galleria interna
  • Vista del cortile interno
  • Comune: Reggio nell'Emilia
  • Denominazione: STABILIMENTO MAX MARA
  • Indirizzo: Via Fratelli Cervi N. 66
  • Data: 1956 - 1960
  • Tipologia: Edifici per attività produttive
  • Autori principali: Antonio Pastorini
Descrizione

"Fondata nel 1951 da Achille Maramotti, Max Mara realizza il suo primo stabilimento per la produzione di confezioni di abbigliamento in serie nel 1957, su progetto di Antonio Pastorini ed Eugenio Salvarani; tra il 1965 e il 1967 il complesso viene esteso su progetto della Cooperativa Architetti e Ingegneri, ampliando l’unità di produzione, e nel 1977 con un nuovo magazzino e un edificio per autorimesse. Il progetto di Pastorini e Salvarani è fortemente innovativo, sia per la concezione spaziale e funzionale dell’edificio, sia perché rappresenta un modello di elevata qualità architettonica applicata ad un edificio di carattere industriale. Il principio dell’edificio si fonda sul massimo sfruttamento della luce naturale e sulla creazione di spazi estremamente versatili e adattabili alle diverse funzioni, in cui la struttura modulare è svincolata e indipendente dalle partizioni interne. La struttura è costituita da tre campate con passo regolare, di cui le due laterali sono realizzate tramite una serie di portali in cemento armato, sovrapposti su tre livelli e con sbalzi laterali, mentre quella centrale è formata da travi in luce semplicemente appoggiate sulle mensole interne degli sbalzi delle campate laterali. Il particolare sistema strutturale è studiato in modo da consentire qualsiasi ampliamento futuro, senza apportare modifiche sull’edificio esistente e, di conseguenza, senza interrompere le lavorazioni. L’obiettivo, inoltre, è quello di creare un organismo unitario, che possa funzionare nel suo insieme sia come luogo produttivo che come edificio rappresentativo dell’immagine dell’azienda. All’esterno la struttura in cemento armato è completamente a vista e le travi sono disegnate e sagomate a riprendere il diagramma delle deformate.
Le chiusure sono realizzate con serramenti in profili di ferro, apribili a vasistas, mentre soltanto la parte del magazzino all’ultimo piano è tamponata in muratura. Due volumi esterni, realizzati con mattoni facciavista, raggruppano i servizi igienici, posti ad ogni piano sui pianerottoli intermedi della scala interna. La parte produttiva della fabbrica è interamente concentrata nell’edificio principale, mentre tutti i servizi sono decentrati in un edificio adiacente, sul lato ovest, dove si trovano i locali tecnici e spazi accessori. Questi sono collegati al fabbricato adiacente attraverso un percorso esterno ed un tunnel sotterraneo; quest’ultimo alloggia anche le canalizzazioni verso la centrale termica. L’impianto di riscaldamento, particolarmente innovativo, è realizzato con pannelli radianti a soffitto e con integrazione a pavimento per le sole parti a sbalzo.
Nel 2003 lo stabilimento Max Mara si trasferisce in una nuova sede e l'edificio viene trasformato, conservandone l'architettura, in uno spazio espositivo destinato a raccogliere la collezione d'arte della Fondazione Maramotti. La riconversione dell'edificio ha pienamente mantenuto i caratteri dell'architettura originaria del fabbricato".

(Zamboni, Gandolfi 2011)

Info
  • Progetto: 1956 -
  • Esecuzione: 1957 - 1960
  • Committente: Achille Maramotti (Max Mara)
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: stabilimento industriale per produzione di confezioni di abbigliamento e uffici
  • Destinazione attuale: collezione d’arte contemporanea, spazio espositivo: Collezione Maramotti
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Antonio Pastorini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.bibliotecapanizzi.it/in-panizzi/archivi/fondi-speciali/archi-architettura/#accordion-header-3 SI
Eugenio Salvarani Progetto architettonico Progetto NO
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: vetro, muratura faccia vista
  • Coperture: a falde
  • Serramenti: metallo
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Le chiusure sono realizzate con serramenti in profili di ferro, apribili a vasistas, mentre soltanto la parte del magazzino all’ultimo piano è tamponata in muratura. Due volumi esterni, realizzati con mattoni facciavista, raggruppano i servizi igienici, posti ad ogni piano sui pianerottoli intermedi della scala interna. La parte produttiva della fabbrica è interamente concentrata nell’edificio principale, mentre tutti i servizi sono decentrati in un edificio adiacente, sul lato ovest, dove si trovano i locali tecnici e spazi accessori. Questi sono collegati al fabbricato adiacente attraverso un percorso esterno ed un tunnel sotterraneo; quest’ultimo alloggia anche le canalizzazioni verso la centrale termica. L’impianto di riscaldamento, particolarmente innovativo, è realizzato con pannelli radianti a soffitto e con integrazione a pavimento per le sole parti a sbalzo.
Nel 2003 lo stabilimento Max Mara si trasferisce in una nuova sede e l'edificio viene trasformato, conservandone l'architettura, in uno spazio espositivo destinato a raccogliere la collezione d'arte della Fondazione Maramotti. La riconversione dell'edificio ha pienamente mantenuto i caratteri dell'architettura originaria del fabbricato".

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Nel 2003 lo stabilimento Max Mara si trasferisce in una nuova sede e l’edificio di via f.lli Cervi n. 66 viene trasformato (conservandone l’architettura) in spazio espositivo della collezione d’arte del fondatore di Max Mara, Achille Maramotti. Il progetto di riconversione di questo spazio, affidato all’architetto inglese Andrew Hapgood, ha pienamente mantenuto i caratteri dell’architettura originaria del fabbricato. La riprogettazione del contesto paesaggistico (con l'impiego di specie vegetali e soluzioni ornamentali autoctone) è affidata a Lucy Jenkins.

Antonio Pastorini (Gattatico, 1922 - Reggio Emilia 2021)
Si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1951 ed insieme ai colleghi universitari fonda nel 1947 lo Studio cooperativo di costruzioni civili, poi chiamato, nel 1952, Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Nel periodo di attività all’interno della Cooperativa (1947-1956) partecipa al progetto di concorso per il quartiere Saint Gobain di Pisa (1952), alla realizzazione della sede nazionale della Lega delle Cooperative in via Guattani a Roma e al dibattito per la ricostruzione dell’Isolato San Rocco nel centro storico di Reggio Emilia. Nel 1956 Pastorini lascia la Cooperativa Architetti e Ingegneri e, insieme a Eugenio Salvarani, realizza diversi interventi in campo architettonico (stabilimento Max Mara, 1956-1960; edifici nel centro storico di Reggio Emilia, 1956-1958) e urbanistico (concorso di idee per il Piano regolatore di Venezia, I classificato, 1956; Piani Regolatori per diversi comuni della provincia reggiana, tra cui Novellara, Guastalla, Gualtieri). Negli anni successivi Pastorini, membro effettivo dell’INU, si occupa anche di edilizia scolastica (Baiso, Castelnovo ne’ Monti, Sassuolo, 1962-1966) ed è assessore all’Urbanistica del Comune di Reggio Emilia. Nel corso degli anni sessanta collabora alla stesura dei piani particolareggiati di numerosi comuni della provincia di Reggio Emilia e nel 1969-70 al Piano Regolatore di Piacenza; inoltre è incaricato dal Ministero dei Lavori Pubblici per lo studio del Piano Territoriale di Coordinamento della Regione Emilia-Romagna. 
È progettista di numerosi interventi IACP e GESCAL. Tra il 1967 e il 1972 collabora con Maria Cristina Costa realizzando numerosi interventi di edilizia popolare e urbanistici tra Reggio e provincia. Dal 1973 al 2000 collabora con le figlie Elena e Paola occupandosi della costruzione del quartiere PEEP Canalina, del polo scolastico di Montecchio Emilia e del Dipartimento di igiene dell’AUSL di Reggio Emilia al San Lazzaro. 

Eugenio Salvarani (Reggio Emilia, 1925 – Etiopia, 1967)
Architetto, urbanista e programmatore, rappresenta una figura importante per la ricchezza della sua personalità, l’intelligenza delle idee e per l’originalità del suo percorso professionale ed umano. Laureato in architettura allo IUAV di Venezia dopo l’iniziale iscrizione al Politecnico di Milano. Nell’immediato dopoguerra è tra i fondatori della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Nel 1956, lasciata la Cooperativa, inizia un’attività professionale e culturale a tutto campo, nell’ambito della progettazione (sia architettonica sia urbanistica, per cui si ricorda il primo posto nel concorso di idee per il PRG di Venezia), nell’insegnamento allo IUAV e soprattutto nella pianificazione territoriale e programmazione economica. Nel 1965 assume l’incarico di presidente del Comitato regionale per la programmazione economica dell’Emilia Romagna. Nel 1967 scompare in circostanze mai chiarite in Etiopia, paese nel quale stava occupandosi di un importante progetto di riassetto territoriale. 
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
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  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 106
  • Particella: 1

Note

Tra il 1965 e il 1967 il complesso viene esteso su progetto della Cooperativa Architetti e Ingegneri, ampliando l’unità di produzione, e successivamente nel 1977 con un nuovo magazzino e un edificio per autorimesse. Nel 2003 lo stabilimento Max Mara si trasferisce in una nuova sede e l’edificio di via f.lli Cervi n. 66 viene trasformato (conservandone l’architettura) in spazio espositivo della collezione d’arte del fondatore di Max Mara, Achille Maramotti. Il progetto di riconversione di questo spazio, affidato all’architetto inglese Andrew Hapgood, ha pienamente mantenuto i caratteri dell’architettura originaria del fabbricato. La riprogettazione del contesto paesaggistico (con l'impiego di specie vegetali e soluzioni ornamentali autoctone) è affidata a Lucy Jenkins. Antonio Pastorini (Gattatico, 1922 - Reggio Emilia 2021) Si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1951 ed insieme ai colleghi universitari fonda nel 1947 lo Studio cooperativo di costruzioni civili, poi chiamato, nel 1952, Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Nel periodo di attività all’interno della Cooperativa (1947-1956) partecipa al progetto di concorso per il quartiere Saint Gobain di Pisa (1952), alla realizzazione della sede nazionale della Lega delle Cooperative in via Guattani a Roma e al dibattito per la ricostruzione dell’Isolato San Rocco nel centro storico di Reggio Emilia. Nel 1956 Pastorini lascia la Cooperativa Architetti e Ingegneri e, insieme a Eugenio Salvarani, realizza diversi interventi in campo architettonico (stabilimento Max Mara, 1956-1960; edifici nel centro storico di Reggio Emilia, 1956-1958) e urbanistico (concorso di idee per il Piano regolatore di Venezia, I classificato, 1956; Piani Regolatori per diversi comuni della provincia reggiana, tra cui Novellara, Guastalla, Gualtieri). Negli anni successivi Pastorini, membro effettivo dell’INU, si occupa anche di edilizia scolastica (Baiso, Castelnovo ne’ Monti, Sassuolo, 1962-1966) ed è assessore all’Urbanistica del Comune di Reggio Emilia. Nel corso degli anni sessanta collabora alla stesura dei piani particolareggiati di numerosi comuni della provincia di Reggio Emilia e nel 1969-70 al Piano Regolatore di Piacenza; inoltre è incaricato dal Ministero dei Lavori Pubblici per lo studio del Piano Territoriale di Coordinamento della Regione Emilia-Romagna. È progettista di numerosi interventi IACP e GESCAL. Tra il 1967 e il 1972 collabora con Maria Cristina Costa realizzando numerosi interventi di edilizia popolare e urbanistici tra Reggio e provincia. Dal 1973 al 2000 collabora con le figlie Elena e Paola occupandosi della costruzione del quartiere PEEP Canalina, del polo scolastico di Montecchio Emilia e del Dipartimento di igiene dell’AUSL di Reggio Emilia al San Lazzaro. Eugenio Salvarani (Reggio Emilia, 1925 – Etiopia, 1967) Architetto, urbanista e programmatore, rappresenta una figura importante per la ricchezza della sua personalità, l’intelligenza delle idee e per l’originalità del suo percorso professionale ed umano. Laureato in architettura allo IUAV di Venezia dopo l’iniziale iscrizione al Politecnico di Milano. Nell’immediato dopoguerra è tra i fondatori della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Nel 1956, lasciata la Cooperativa, inizia un’attività professionale e culturale a tutto campo, nell’ambito della progettazione (sia architettonica sia urbanistica, per cui si ricorda il primo posto nel concorso di idee per il PRG di Venezia), nell’insegnamento allo IUAV e soprattutto nella pianificazione territoriale e programmazione economica. Nel 1965 assume l’incarico di presidente del Comitato regionale per la programmazione economica dell’Emilia Romagna. Nel 1967 scompare in circostanze mai chiarite in Etiopia, paese nel quale stava occupandosi di un importante progetto di riassetto territoriale.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Gregotti Vittorio 1960 Fabbrica di confezioni a Reggio Emilia, 1958-1959 Casabella-Continuità n. 239 22-27 Si
Zanichelli Sergio 1991 Itinerari reggiani di architettura moderna. A guide to modern architecture in Reggio Emilia and province Alinea Firenze Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
2007 Nuovo spazio per l'arte / New space for Art Domus n. 908 3 Si
Zamboni Andrea, Gandolfi Chiara (a cura di) 2011 L’architettura del Novecento a Reggio Emilia Bruno Mondadori Milano 232-233 Si
Nasi Mauro, Dacci Marina 2011 La collezione Maramotti a Reggio Emilia Architettare n. 10. 60-65 Si
Zamboni Andrea, Gandolfi Chiara (a cura di) con Gasparini Laura 2013 L’archivio di Antonio Pastorini. Un architetto tra professione e impegno civile Biblioteca Panizzi Edizioni Reggio Emilia 76-77 Si
Genta Paolo, Zamboni Andrea 2017 Coscienza, visione, progetto. La cooperativa architetti e ingegneri di Reggio Emilia Quodlibet Macerata No

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio Antonio Pastorini Antonio Pastorini Archivio privato / Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia
Archivio Generale del Comune di Reggio Emilia - Comune di Reggio Emilia
Archivio Eugenio Salvarani Eugenio Salvarani Archivio privato

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista dell'ingresso Vista dell'ingresso Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Vista dell'ingresso Vista dell'ingresso Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Particolare del fronte dell'ingresso Particolare del fronte dell'ingresso Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Particolare del fronte dell'ingresso Particolare del fronte dell'ingresso Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Dettaglio della facciata metallica Dettaglio della facciata metallica Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Dettaglio della facciata metallica Dettaglio della facciata metallica Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Vista di uno dei prospetti sul giardino interno Vista di uno dei prospetti sul giardino interno Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Vista di uno dei prospetti sul giardino interno Vista di uno dei prospetti sul giardino interno Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Dettaglio del prospetto della centrale elettrica Dettaglio del prospetto della centrale elettrica Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Vista del volume degli uffici Vista del volume degli uffici Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Facciata metallica fronte al giardino Facciata metallica fronte al giardino Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Vista del volume degli uffici Vista del volume degli uffici Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Il fronte vetrato d'ingresso sul giardino interno Il fronte vetrato d'ingresso sul giardino interno Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Vista della galleria interna Vista della galleria interna Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri
Vista del cortile interno Vista del cortile interno Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: Direzione Regionale Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Prof. Matteo Sintini


Scheda redatta da
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 20/01/2025

Revisori:

Stefano Setti