Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

NEGOZIO GAVINA

Scheda Opera

  • Vista del prospetto da via Oberdan
  • Particolare della vetrina “a doppio occhio”
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: NEGOZIO GAVINA
  • Indirizzo: Via Altabella N. 23
  • Data: 1960 - 1963
  • Tipologia: Edifici per il commercio
  • Autori principali: Carlo Scarpa
Descrizione

Esito della fortunata collaborazione dell’architetto Carlo Scarpa con l’industriale del mobile Dino Gavina, il negozio di arredamento e spazio espositivo nasce in via Altabella nel pieno centro di Bologna, intervenendo sul piano terra di un edificio preesistente.
Alla facciata di questo è applicata una lastra di cemento che inquadra perfettamente lo spazio interno destinato al negozio. Il materiale è lasciato a vista arricchito solo dalla scalpellatura effettuata per fasce e con modalità differenti. A partire dall’apertura nel muro a forma di “L” che segna l’ingresso si dipartono tre scanalature riempite in ottone: la prima sale verso l’alto, mentre le altre due si dirigono verso le due estremità opposte intercettando le due vetrine, da una parte quella a doppia circonferenza intersecata, figura ricorrente dell’immaginario figurativo dell’architetto veneziano, dall’altra quella di forma circolare. Il fronte è composto, quindi, integrando il segno grafico, di cui fa parte lo stesso logo dell’azienda riportato in una delle fasce di bronzo, con quello architettonico, coerentemente con l’idea di progetto “totale” dell’azienda e coincidente con l’idea dell’architetto veneziano, testimoniabile anche nell’analoga collaborazione con l’Olivetti.
Le lastre di cristallo a filo facciata sono appese al cemento tramite delle borchie di bronzo e ghisa, mentre nei punti di attacco delle fasce sono posti dei collegamenti in ottone che ripetono lo stesso disegno ad “L” rovesciata dell’ingresso. Quest’ultimo è preceduto da un piccolo ambulacro, cinto da un cancelletto d’entrata, elemento studiato nel dettaglio per delineare chiaramente l’ingresso al negozio e segnarne la soglia, elemento di passaggio che indica l’inizio del percorso che il progetto dell’interno intende costruire in continuità con l’esterno, con la strada e la città. Accanto alla porta d’ingresso è presente un’apertura di servizio, i cui pannelli in legno sono raccordati da elementi in bronzo che seguono una geometria semplice simile a quella dell’esterno, che pertanto viene introdotta anche all’interno. Le assi in legno di noce che intervallano i profilati verticali in teak, vengono conclusi tramite elementi muntzmetal, che si inseriscono nella guida di ferro per far scorrere la cancellata. Superato l’ambulacro, in cui è previsto l’inserimento di una statua, si raggiunge la bussola d’ingresso. Quest’ultima è realizzata in abete giapponese, paduc e cristallo e ospita la porta d’accesso con due grandi vetri che permettono di apprezzare l’interno del negozio ancora prima di aver varcato la soglia d’entrata.
Lo spazio interno è organizzato in modo da essere funzionale all’esposizione e percepito come un ambiente unitario, ottenuto eliminando i setti murari preesistenti e conservando solamente la parte staticamente funzionante della muratura antica, data dall’intersezione di due setti perpendicolari.
La struttura portante si riduce così all’ingombro di un sistema di pilastri, che si distinguono per dimensioni, materiale, forme e cromatismi. I quattro portanti vengono ingigantiti a sottolineare la loro funzione statica, rafforzata dalla comune caratterizzazione materica: il cemento, di cui sono costituiti, è battuto e intonacato a stucco, e poi dipinto di bianco, lucido cobalto oppure arricciato con foglia d’argento.
L’unico pilastro non portante viene invece rivestito in paniforte e laminato in plastica nera, che nasconde la vera sezione dell’elemento in calcestruzzo, “smascherato” dalla presenza di un foro a cannocchiale bilobato che trapassa il rivestimento rivelandone la vera natura.
La sottolineatura degli elementi di passaggio tra piano e piano, si mostra nelle pareti a calce rasata separate dal pavimento, nelle tessere di plastica marrone e nel profilo continuo a canaletta, elemento caratteristico della poetica scarpiana. Lo spazio libero è separato da salti di quota che diversificano e caratterizzano parti dell’ambiente consentendone continui e diversificati allestimenti dei prodotti, pur mantenendo l’effetto di continuità spaziale alla base del progetto.
A conclusione del percorso, posizionata sul lato di fondo, una fontana di cemento illuminata da una luce zenitale, riflette il mosaico in tessere vitree di Mario De Luigi. Da un’altra fenditura nel muro, la luce passa attraverso il setto in pannelli lignei composto nuovamente secondo motivi geometrici, che isola un piccolo studio presente in uno degli angoli del negozio, oggi non più apprezzabile a causa del variato assetto dell’allestimento interno.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1960 - 1961
  • Esecuzione: 1961 - 1963
  • Committente: Dino Gavina
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: negozio
  • Destinazione attuale: negozio
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Carlo Scarpa Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=55412 SI
  • Strutture: muratura portante
  • Materiale di facciata: calcestruzzo, ottone, bronzo, ghisa, cristallo
  • Coperture: solaio di interpiano in latero-cemento
  • Serramenti: cristallo, bronzo, ghisa
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
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Le lastre di cristallo a filo facciata sono appese al cemento tramite delle borchie di bronzo e ghisa, mentre nei punti di attacco delle fasce sono posti dei collegamenti in ottone che ripetono lo stesso disegno ad “L” rovesciata dell’ingresso. Quest’ultimo è preceduto da un piccolo ambulacro, cinto da un cancelletto d’entrata, elemento studiato nel dettaglio per delineare chiaramente l’ingresso al negozio e segnarne la soglia, elemento di passaggio che indica l’inizio del percorso che il progetto dell’interno intende costruire in continuità con l’esterno, con la strada e la città. Accanto alla porta d’ingresso è presente un’apertura di servizio, i cui pannelli in legno sono raccordati da elementi in bronzo che seguono una geometria semplice simile a quella dell’esterno, che pertanto viene introdotta anche all’interno. Le assi in legno di noce che intervallano i profilati verticali in teak, vengono conclusi tramite elementi muntzmetal, che si inseriscono nella guida di ferro per far scorrere la cancellata. Superato l’ambulacro, in cui è previsto l’inserimento di una statua, si raggiunge la bussola d’ingresso. Quest’ultima è realizzata in abete giapponese, paduc e cristallo e ospita la porta d’accesso con due grandi vetri che permettono di apprezzare l’interno del negozio ancora prima di aver varcato la soglia d’entrata.
Lo spazio interno è organizzato in modo da essere funzionale all’esposizione e percepito come un ambiente unitario, ottenuto eliminando i setti murari preesistenti e conservando solamente la parte staticamente funzionante della muratura antica, data dall’intersezione di due setti perpendicolari. 
La struttura portante si riduce così all’ingombro di un sistema di pilastri, che si distinguono per dimensioni, materiale, forme e cromatismi. I quattro portanti vengono ingigantiti a sottolineare la loro funzione statica, rafforzata dalla comune caratterizzazione materica: il cemento, di cui sono costituiti, è battuto e intonacato a stucco, e poi dipinto di bianco, lucido cobalto oppure arricciato con foglia d’argento. 
L’unico pilastro non portante viene invece rivestito in paniforte e laminato in plastica nera, che nasconde la vera sezione dell’elemento in calcestruzzo, “smascherato” dalla presenza di un foro a cannocchiale bilobato che trapassa il rivestimento rivelandone la vera natura. 
La sottolineatura degli elementi di passaggio tra piano e piano, si mostra nelle pareti a calce rasata separate dal pavimento, nelle tessere di plastica marrone e nel profilo continuo a canaletta, elemento caratteristico della poetica scarpiana. Lo spazio libero è separato da salti di quota che diversificano e caratterizzano parti dell’ambiente consentendone continui e diversificati allestimenti dei prodotti, pur mantenendo l’effetto di continuità spaziale alla base del progetto.
A conclusione del percorso, posizionata sul lato di fondo, una fontana di cemento illuminata da una luce zenitale, riflette il mosaico in tessere vitree di Mario De Luigi. Da un’altra fenditura nel muro, la luce passa attraverso il setto in pannelli lignei composto nuovamente secondo motivi geometrici, che isola un piccolo studio presente in uno degli angoli del negozio, oggi non più apprezzabile a causa del variato assetto dell’allestimento interno. 
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

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Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1926, acquisendo il titolo di professore di disegno architettonico.
 Dal 1933 al 1947 diviene consulente artistico della Venini; industria vetraria specializzata nella produzione con tecnica muranese. Anche grazie a questa esperienza lavorativa sviluppa l’interesse per le arti plastiche e applicate guardando in un primo momento alla Secessione viennese e poi alla cultura orientale, in particolar modo al Giappone; successivo è l’avvicinamento all’architettura organica di Frank Lloyd Wright.
Nel 1926 svolge attività didattica presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove nel 1964 ottiene la cattedra di Professore Ordinario in Composizione Architettonica che mantiene fino al 1976, ricoprendo nel frattempo (dal 1972 al 1974) anche il ruolo di Direttore dell’Istituto stesso.
Dal 1948 avvia una lunga collaborazione con la Biennale di Venezia per gli allestimenti di più di 60 mostre espositive e museali. 
Muore durante il suo secondo viaggio in Giappone. Dopo la sua scomparsa, gli viene attribuita la laurea honoris causa in architettura.
Riconosciuto come una delle principali personalità del Novecento italiano, il suo lavoro è universalmente riconosciuto in ambito internazionale. 
Riceve numerosi premi e onorificenze, tra cui il premio Olivetti per  i suoi progetti allestitivi (1956), la medaglia d’oro per la cultura e l’arte dal Ministero della Pubblica Istruzione e una targa IN-ARCH per il lavoro compiuto al Museo di Castelvecchio (1965), il premio Presidenza della Repubblica per l’architettura (1967). Ottine la nomina di membro del Royal British Institute of Design  (1970), di "Accademico effettivo residente per la classe delle lettere e delle arti" dall’Accademia Olimpica di Vicenza (1973); è membro onorario della Fondazione Pierre Chareau di Parigi (1975) e dell’Accademia di San Luca di Roma (1976).
Tra i suoi principali lavori in ambito museografico si citano: le Gallerie dell'Accademia a Venezia (1945-1959), la Galleria Nazionale della Sicilia in Palazzo Abatellis a Palermo (1953-1954), le prime sale e il Gabinetto disegni e stampe della Galleria degli Uffizi a Firenze (1953-1956), il Museo Correr a Venezia (1957-1960), la Gipsoteca Canoviana a Possagno (1955-1957), il Museo di Castelvecchio a Verona (1958-1974), la Fondazione Querini Stampalia a Venezia (1961-1963).
Tra le numerose realizzazioni: la villa Veritti a Udine (1955-1961), il negozio Olivetti a Venezia (1957-1958), casa Gallo (1962-1963) e il condominio in contra' del Quartiere (1974-1979) a Vicenza, la tomba Brion a San Vito d'Altivole (1969-1978), villa Palazzetto a Monselice (1971-1978), la sede della Banca Popolare di Verona (1973- 1978), villa Ottolenghi a Bardolino (1974-1978).
Numerose le opere anche nel campo del restauro tra cui: il teatro Carlo Felice di Genova (1963-1976) e il teatro comunale di Vicenza (1968-1969), non realizzati, la sistemazione dell'area archeologica di piazza Duomo a Feltre (1973-1978), il Museo Nazionale di Messina (1974-1976) e il Musée Picasso a Parigi (1976), sono oggetto di discussione riguardo le metodologie di intervento nei centri storici.
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  • Vincolo: Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Dichiarazione di notevole interesse
  • Data Provvedimento: D.C.R. n. 106 del 20-10.2020
  • Riferimento Normativo: D. Lgs 42/2004 art. 10, c. 3 lettera d);
  • Altri Provvedimenti: L. 22.4.41 n. 633: DDG 24/04/1997
  • Foglio Catastale: 188
  • Particella: 332

Note

Carlo Scarpa (Venezia, 1906 - Sendai, Giappone, 1978) Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1926, acquisendo il titolo di professore di disegno architettonico.
 Dal 1933 al 1947 diviene consulente artistico della Venini; industria vetraria specializzata nella produzione con tecnica muranese. Anche grazie a questa esperienza lavorativa sviluppa l’interesse per le arti plastiche e applicate guardando in un primo momento alla Secessione viennese e poi alla cultura orientale, in particolar modo al Giappone; successivo è l’avvicinamento all’architettura organica di Frank Lloyd Wright. Nel 1926 svolge attività didattica presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove nel 1964 ottiene la cattedra di Professore Ordinario in Composizione Architettonica che mantiene fino al 1976, ricoprendo nel frattempo (dal 1972 al 1974) anche il ruolo di Direttore dell’Istituto stesso. Dal 1948 avvia una lunga collaborazione con la Biennale di Venezia per gli allestimenti di più di 60 mostre espositive e museali. Muore durante il suo secondo viaggio in Giappone. Dopo la sua scomparsa, gli viene attribuita la laurea honoris causa in architettura. Riconosciuto come una delle principali personalità del Novecento italiano, il suo lavoro è universalmente riconosciuto in ambito internazionale. Riceve numerosi premi e onorificenze, tra cui il premio Olivetti per  i suoi progetti allestitivi (1956), la medaglia d’oro per la cultura e l’arte dal Ministero della Pubblica Istruzione e una targa IN-ARCH per il lavoro compiuto al Museo di Castelvecchio (1965), il premio Presidenza della Repubblica per l’architettura (1967). Ottine la nomina di membro del Royal British Institute of Design (1970), di "Accademico effettivo residente per la classe delle lettere e delle arti" dall’Accademia Olimpica di Vicenza (1973); è membro onorario della Fondazione Pierre Chareau di Parigi (1975) e dell’Accademia di San Luca di Roma (1976). Tra i suoi principali lavori in ambito museografico si citano: le Gallerie dell'Accademia a Venezia (1945-1959), la Galleria Nazionale della Sicilia in Palazzo Abatellis a Palermo (1953-1954), le prime sale e il Gabinetto disegni e stampe della Galleria degli Uffizi a Firenze (1953-1956), il Museo Correr a Venezia (1957-1960), la Gipsoteca Canoviana a Possagno (1955-1957), il Museo di Castelvecchio a Verona (1958-1974), la Fondazione Querini Stampalia a Venezia (1961-1963). Tra le numerose realizzazioni: la villa Veritti a Udine (1955-1961), il negozio Olivetti a Venezia (1957-1958), casa Gallo (1962-1963) e il condominio in contra' del Quartiere (1974-1979) a Vicenza, la tomba Brion a San Vito d'Altivole (1969-1978), villa Palazzetto a Monselice (1971-1978), la sede della Banca Popolare di Verona (1973- 1978), villa Ottolenghi a Bardolino (1974-1978).
Numerose le opere anche nel campo del restauro tra cui: il teatro Carlo Felice di Genova (1963-1976) e il teatro comunale di Vicenza (1968-1969), non realizzati, la sistemazione dell'area archeologica di piazza Duomo a Feltre (1973-1978), il Museo Nazionale di Messina (1974-1976) e il Musée Picasso a Parigi (1976), sono oggetto di discussione riguardo le metodologie di intervento nei centri storici.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Dino Gavina: collezioni emblematiche del moderno dal 1950 al 1992 Jaca Book Milano 1992 No
Santini Pier Carlo 1962 Il nuovo negozio di Scarpa a Bologna Zodiac n. 10 169-181 Si
Scarpa Carlo 1962 Negozio a Bologna Domus n. 395 3-13 Si
Drexler Arthur 1979 Transformations in modern architecture The Museum of Modern Art New York 113 No
Marcianò Ada Francesca (a cura di) 1984 Carlo Scarpa Zanichelli Bologna 122 Si
Bernabei Giancarlo, Gresleri Giuliano, Zagnoni Stefano 1984 Bologna moderna. 1860-1980 Pàtron Bologna 232 Si
1985 Gavina Showroom A+U Extra Edition, ottobre (Carlo Scarpa) 114-124 Si
Vercelloni Virgilio 1987 L'avventura del design: Gavina Jaca Book Milano No
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore (curatori) 1988 Italia. Gli ultimi trent’anni Zanichelli Bologna 251 Si
Albertini Bianca, Bagnoli Sandro 1996 Scarpa: l'architettura nel dettaglio Jaca Book Milano Si
Polano Sergio 1999 Negozio Gavina (ora Simon), via Altabella, Bologna, 1961-63, in Dal Co Francesco, Mazzariol Giuseppe (a cura di), Carlo Scarpa. Opera completa Electa Milano 124 Si
Beltramini Guido, Forster Kurt W., Marini Paola (a cura di) 2000 Carlo Scarpa- mostre e musei 19944-1976, case e paesaggi 1972-1978 Electa Milano Si
Los S. 2002 Meisterhaft: Showroom Gavina-Simon in Bologna von Carlo Scarpa AIT n. 1-2 128-131 No
Heusser Gabriel, Kogelnig Paul 2004 Design e designer sotto le torri Ottagono n. 174 168-169 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Polano Sergio, Mulazzani Marco (a cura di) 2005 Guida all'Architettura italiana del Novecento Electa Milano 312 Si
Beltramini Guido, Italo Zannier (a cura di) 2006 Carlo Scarpa: atlante delle architettura Marsilio Venezia Si
Bagnoli Sandro, Di Lieto Alba 2014 Carlo Scarpa, Sandro Bagnoli. Il design per Dino Gavina Silvana Editoriale Cinisello Balsamo No
Frisoni Cinzia (a cura di) 2019 Bologna s'industria. La rinascita economica dal secondo dopoguerra agli anni '80 nelle immagini dell'archivio Fototecnica Maggioli Musei Santarcangelo di Romagna 61-62 No

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Fototeca Carlo Scarpa Carlo Scarpa Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista del prospetto da via Oberdan Vista del prospetto da via Oberdan R. Vlahov. Courtesy IBC
Particolare della vetrina “a doppio occhio” Particolare della vetrina “a doppio occhio” R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Cisa Palladio Visualizza
Transformations in Modern Architecture, MoMA 1979 Visualizza
Archivio Carlo Scarpa Visualizza
MAXXI Patrimonio - Carlo Scarpa Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Carlo Scarpa Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Carlo Scarpa Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 17/05/2024

Revisori:

Stefano Setti

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