Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

PALAZZO INA

Scheda Opera

  • Veduta esterna
  • Veduta esterna
  • Veduta esterna
  • Planimetria – scala 1:5000, 1:500 (1955)
  • Pianta del piano terreno – scala 1:100 (1955)
  • Pianta del piano ammezzato – scala 1:100 (1955)
  • Pianta del piano tipo – scala 1:100 (1955)
  • Pianta dei lavatoi – scala 1:100 (1955)
  • Prospetto su viale Cavour – scala 1:100 (1955)
  • Prospetto su via degli Armari – scala 1:100 (1955)
  • Prospetto posteriore edificio piccolo– scala 1:100 (1955)
  • Prospetto su contrada della Rosa – scala 1:100 (1955)
  • Sezione B-A– scala 1:100 (1955)
  • Sezione C-D – scala 1:100 (1955)
  • Particolare del prospetto (assonometria) – scala 1:10 (1955)
  • Prospettiva – scala 1:100 (1955)
  • Comune: Ferrara
  • Denominazione: PALAZZO INA
  • Indirizzo: Viale Cavour N. 50, Via Armari, Via della Contrada della Rosa
  • Data: 1955 - 1959
  • Tipologia: Istituti di credito e assicurativi
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro
Descrizione

Nel dicembre 1955 Giuseppe Vaccaro concludeva il primo progetto per l’edificio Ina di Ferrara posto in viale Cavour angolo Contrada della Rosa e via Armari; l’edificio insiste sull’area dell’ex convento della Rosa di cui, dopo i lavori di demolizione, sopravvisse il solo chiostro, tutelato dalla Soprintendenza. Il nuovo edificio, composto da due volumi alti (rispettivamente nove e sei piani) paralleli a via Cavour e collegati da due corpi più bassi, si articola attorno al superstite chiostro, il quale fungeva anche da elemento distributore degli accessi della nuova costruzione. In fase di cantiere il chiostro, fu tuttavia smontato dalla Società La Rosa (poi sostituita dalla ditta Gallerani Armando) subendo notevoli danni.
Al chiostro, della cui visione dalla strada Vaccaro fece un elemento centrale del progetto al fine di "arricchire l’ambiente urbanistico di un elemento caratteristico ed attraente", si ha accesso sull’angolo del complesso tra via Armari e viale Cavour, sottolineato dalla presenza di un portico a doppia altezza. All’interno del complesso avrebbero trovato sistemazione negozi al pian terreno, uffici al mezzanino e residenze a quelli superiori.
Il progetto fu presentato il 10 dicembre 1955 al Comune di Ferrara e ottenne il plauso della Commissione di edilità il 21 dicembre che si compiacque "della realizzazione che doterà Ferrara di un altro importante palazzo"; essa lodò "anche la disposizione planimetrica e particolarmente la sensibilità del progettista per la conservazione e l’inserimento dell’antico chiostro nella nuova costruzione. Gradevolissima soluzione, che concorda felicemente con le raccomandazioni della Soprintendenza e della Commissione di Edilità, quando ebbero ad interessarsi dell’area dell’ex chiesa". Dopo il parere favorevole del soprintendente Arrigo Buonomo, il Comune rilasciò il permesso di costruzione nell’aprile 1957 – per il solo edificio prospiciente viale Cavour – e i lavori vennero cominciati nel maggio successivo. Nel giugno 1957 venne presentata una variante che riguardava la possibilità di incrementare l’altezza del corpo di fabbrica retrostante a quella del volume disposto lungo viale Cavour, poi limitata a metri 13,90 nel progetto approvato dal Comune, comunque in deroga rispetto a quanto prescritto dal regolamento edilizio.
I lavori condotti dalla Società Ingg. Droghetti e Masotti di Roma iniziarono nel maggio 1957 dall’edificio prospiciente viale Cavour (alto metri 30,50) e Vaccaro elaborò il progetto esecutivo del complesso nel settembre 1957; il 26 ottobre venne incaricato Carlo Savonuzzi, della vigilanza sulle opere costruite in cemento armato.
Il cantiere terminò nel maggio 1959 con la realizzazione dei due edifici (quello su viale Cavour composto da 35 appartamenti e quello su via Armari (16 appartamenti) e il mese successivo il Comune concedette l’abitabilità.
Mentre i prospetti del complesso verso viale Cavour e via Armari sono definiti da una finestratura continua disegnata in dettaglio da Vaccaro, il prospetto nord dell’edificio e quello lungo contrada della Rosa sono disegnati interamente con una cortina di mattoni.
(Matteo Cassani Simonetti)

Info
  • Progetto: 1955 - 1957
  • Esecuzione: 1957 - 1959
  • Committente: Ina (Istituto Nazionale Assicurazioni)
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: negozi, uffici, abitazioni
  • Destinazione attuale: negozi, uffici, abitazioni
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Droghetti e Masotti Impresa esecutrice Esecuzione NO
Carlo Savonuzzi Direzione lavori Esecuzione Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=93191 NO
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256940&force=1 SI
  • Strutture: telaio in cemento armato
  • Materiale di facciata: vetro, metallo, laterizi, pietra, mosaico litoceramica, telaio in cemento armato
  • Coperture: piana, latero cemento
  • Serramenti: legno
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Al chiostro, della cui visione dalla strada Vaccaro fece un elemento centrale del progetto al fine di "arricchire l’ambiente urbanistico di un elemento caratteristico ed attraente", si ha accesso sull’angolo del complesso tra via Armari e viale Cavour, sottolineato dalla presenza di un portico a doppia altezza. All’interno del complesso avrebbero trovato sistemazione negozi al pian terreno, uffici al mezzanino e residenze a quelli superiori. 
Il progetto fu presentato il 10 dicembre 1955 al Comune di Ferrara e ottenne il plauso della Commissione di edilità il 21 dicembre che si compiacque "della realizzazione che doterà Ferrara di un altro importante palazzo"; essa lodò "anche la disposizione planimetrica e particolarmente la sensibilità del progettista per la conservazione e l’inserimento dell’antico chiostro nella nuova costruzione. Gradevolissima soluzione, che concorda felicemente con le raccomandazioni della Soprintendenza e della Commissione di Edilità, quando ebbero ad interessarsi dell’area dell’ex chiesa". Dopo il parere favorevole del soprintendente Arrigo Buonomo, il Comune rilasciò il permesso di costruzione nell’aprile 1957 – per il solo edificio prospiciente viale Cavour – e i lavori vennero cominciati nel maggio successivo. Nel giugno 1957 venne presentata una variante che riguardava la possibilità di incrementare l’altezza del corpo di fabbrica retrostante a quella del volume disposto lungo viale Cavour, poi limitata a metri 13,90 nel progetto approvato dal Comune, comunque in deroga rispetto a quanto prescritto dal regolamento edilizio.
I lavori condotti dalla Società Ingg. Droghetti e Masotti di Roma iniziarono nel maggio 1957 dall’edificio prospiciente viale Cavour (alto metri 30,50) e Vaccaro elaborò il progetto esecutivo del complesso nel settembre 1957; il 26 ottobre venne incaricato Carlo Savonuzzi, della vigilanza sulle opere costruite in cemento armato.
Il cantiere terminò nel maggio 1959 con la realizzazione dei due edifici (quello su viale Cavour composto da 35 appartamenti e quello su via Armari (16 appartamenti) e il mese successivo il Comune concedette l’abitabilità.
Mentre i prospetti del complesso verso viale Cavour e via Armari sono definiti da una finestratura continua disegnata in dettaglio da Vaccaro, il prospetto nord dell’edificio e quello lungo contrada della Rosa sono disegnati interamente con una cortina di mattoni.  
(Matteo Cassani Simonetti)
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Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini).
A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937),  tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. 
Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. 
In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona  le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della Casa esatta, titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G.Ponti e A.Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con A.Libera, S.Musmeci, P.L. Nervi.La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.
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  • Vincolo: Non Vincolata
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  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970) Nel 1920 si laurea in Ingegneria civile, dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di M. Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della Casa esatta, titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G.Ponti e A.Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con A.Libera, S.Musmeci, P.L. Nervi.La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1955 Gazzetta Padana 24 dicembre No
Medri Gualtiero 1963 Il volto di Ferrara nella cerchia antica STER Rovigo 46 No
Magoni Gianluigi 1979 Ferrara: due anni dopo, in Bazzoni Renato, Ravenna Paolo (a cura di), Ferrara: spazi, orizzonti 1958. Convegno sull'edilizia artistica ferrarese Neri Pozza Vicenza 79 No
Scardino Lucio 1995 Itinerari di Ferrara moderna Alinea Editrice Firenze 155 Si
Vaccaro Carolina 2002 Regesto, in Mulazzani Marco (a cura di), Giuseppe Vaccaro Electa Milano 264 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio Storico del Comune di Ferrara Giuseppe Vaccaro Comune di Ferrara Progetti: piante, assonometrie, sezioni, prospetti

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Veduta esterna Veduta esterna R. Vlahov. Courtesy IBC
Veduta esterna Veduta esterna R. Vlahov. Courtesy IBC
Veduta esterna Veduta esterna R. Vlahov. Courtesy IBC
Planimetria – scala 1:5000, 1:500 (1955) Planimetria – scala 1:5000, 1:500 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Pianta del piano terreno – scala 1:100 (1955) Pianta del piano terreno – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Pianta del piano ammezzato – scala 1:100 (1955) Pianta del piano ammezzato – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Pianta del piano tipo – scala 1:100 (1955) Pianta del piano tipo – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Pianta dei lavatoi – scala 1:100 (1955) Pianta dei lavatoi – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Prospetto su viale Cavour – scala 1:100 (1955) Prospetto su viale Cavour – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Prospetto su via degli Armari – scala 1:100 (1955) Prospetto su via degli Armari – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Prospetto posteriore edificio piccolo– scala 1:100 (1955) Prospetto posteriore edificio piccolo– scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Prospetto su contrada della Rosa – scala 1:100 (1955) Prospetto su contrada della Rosa – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Sezione B-A– scala 1:100 (1955) Sezione B-A– scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Sezione C-D – scala 1:100 (1955) Sezione C-D – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Particolare del prospetto (assonometria) – scala 1:10 (1955) Particolare del prospetto (assonometria) – scala 1:10 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara
Prospettiva – scala 1:100 (1955) Prospettiva – scala 1:100 (1955) Archivio Storico del Comune di Ferrara

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Fondo archivistico Carlo Savonuzzi Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Giuseppe Vaccaro Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giuseppe Vaccaro Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Cassani Simonetti
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/05/2024

Revisori:

Stefano Setti