Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE NULLO BALDINI

Scheda Opera

  • Vista fronte principale via Marconi
  • Vista esterna dell’edificio
  • Vista esterna dell’edificio
  • Vista esterna dell’edificio
  • Vista hall di ingresso, stato attuale
  • Comune: Ravenna
  • Denominazione: ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE NULLO BALDINI
  • Indirizzo: Via G. Marconi N. 2
  • Data: 1959 - 1982
  • Tipologia: Scuole
  • Autori principali: Antonino Manzone
Descrizione

L’edificio sorge in un vasto terreno, in quella che era la periferia sud-ovest della città, accanto al futuro stadio comunale. Il complesso dell’Istituto occupa un lotto rettangolare delimitato da tre vie, via Marconi a ovest, in cui è collocato l’ingresso principale, via Cassino a nord, via Sighinolfi a est.
Gli architetti incaricati del progetto sono tre, due giovani ravennati Gino Gamberini e Danilo Naglia, e l’architetto romano Antonino Manzone, poco più anziano di loro, trasferitosi a Ravenna pochi anni prima.
Il progetto dell’Istituto è datato 1961, ma sarà realizzato per parti: l’ingresso e il corpo adibito alle aule nel 1962-1964, a seguire i laboratori, nel 1964-1968, poi le officine nel 1970-1978 e, infine, la palestra nel 1981. L’aula magna prevista nel progetto iniziale su viale Marconi non fu mai realizzata.
Manzone, Gamberini e Naglia ideano un complesso dal linguaggio razionalista, sapientemente articolato in diversi volumi ciascuno con una funzione precisa, disegnato come se fosse una fabbrica: tutto avrebbe dovuto funzionare rigorosamente.
Al centro della composizione l’atrio d’ingresso, a doppia altezza, appartenente al primo corpo di fabbrica realizzato, a forma di T, da cui dipartono tutti i percorsi dell’Istituto.
All’interno di questo primo volume, alto quattro piani, si trovano, nell’ala nord, la segreteria, l’aula per i professori, la presidenza, la sala del consiglio e la biblioteca all’ultimo piano, e nell’ala est, le aule di lezione. I vari laboratori tecnici si trovano invece nel secondo volume aggiunto, quello a pettine, alto tre piani, raggiungibile da un corridoio a destra dell’atrio. I sei corpi dei laboratori si susseguono in maniera seriale, proprio come in uno stabilimento industriale.
Due grandi volumi adibiti a officine avrebbero dovuto terminare la composizione a sud del complesso. Di queste, solo una è stata realizzata, concepita come un grande spazio multifunzionale.
Infine, nel 1981, all’angolo nord-est, su via Cassino, fu realizzata la palestra.
La chiarezza dei percorsi distributivi e la massima flessibilità degli spazi dell’impianto sono gli obiettivi compositivi degli architetti.
L’atrio è fra gli spazi che ha ricevuto maggior cura architettonica da parte dei progettisti.
Si presenta come un ampio volume a doppia altezza illuminato da grandi vetrate dal quale si accede alla scala principale. Diversi sono anche i materiali impiegati e i colori di questo ambiente: marmo lucido nel pavimento, cemento grezzo a vista nella scala e nei ballatoi, pannelli bianchi Eraclit nel controsoffitto, corrimano metallici dipinti di blu e rosso, termosifoni in ghisa verniciati di blu.
La struttura in cemento armato emerge con forza nell’intera composizione. I pilastri infatti sono portati all’esterno della parete, non per un motivo formale, ma per garantire una maggiore funzionalità all’intero complesso. In questo modo gli impianti avrebbero potuto correre ininterrottamente sotto alle finestre a nastro, senza essere intralciati in nessun modo da elementi verticali.
Esternamente l’istituto appare scandito dal ritmo serrato delle strutture portanti verticali in cemento a vista, su uno sfondo intonacato di rosso scuro con finestre a nastro metalliche di colore blu, così come la veletta di metallo della copertura, che nasconde una trave reticolare. Avvolgibili in legno schermavano la luce del sole quando era troppo intensa.

(Elisa Alessandrini)

Info
  • Progetto: 1959 - 1981
  • Esecuzione: 1962 - 1982
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Istituto tecnico
  • Destinazione attuale: Istituto Tecnico Industriale Statale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Gino Gamberini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=263802&force=1#:~:text=Gino%20Gamberini%20%C3%A8%20stato%20un,Giuseppe%20Samon%C3%A0%20e%20Bruno%20Zevi. NO
Infissi in ferro di S.A. Fabbri Ferrai; infissi in alluminio di G. Focchi di Forli; Impresa esecutrice Esecuzione NO
Primo lotto: Calvitti & Co di Forlì; secondo lotto: Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna; Impresa esecutrice Esecuzione NO
Antonino Manzone Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=263809&force=1 SI
Danilo Naglia Progetto architettonico Progetto NO
SAIRSA di Ravenna Progetto Impianti Esecuzione NO
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: cemento armato, intonaco
  • Coperture: piana, laterocemento
  • Serramenti: alluminio anodizzato; tapparelle in legno
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Gli architetti incaricati del progetto sono tre, due giovani ravennati Gino Gamberini e Danilo Naglia, e l’architetto romano Antonino Manzone, poco più anziano di loro, trasferitosi a Ravenna pochi anni prima. 
Il progetto dell’Istituto è datato 1961, ma sarà realizzato per parti: l’ingresso e il corpo adibito alle aule nel 1962-1964, a seguire i laboratori, nel 1964-1968, poi le officine nel 1970-1978 e, infine, la palestra nel 1981. L’aula magna prevista nel progetto iniziale su viale Marconi non fu mai realizzata. 
Manzone, Gamberini e Naglia ideano un complesso dal linguaggio razionalista, sapientemente articolato in diversi volumi ciascuno con una funzione precisa, disegnato come se fosse una fabbrica: tutto avrebbe dovuto funzionare rigorosamente. 
Al centro della composizione l’atrio d’ingresso, a doppia altezza, appartenente al primo corpo di fabbrica realizzato, a forma di T, da cui dipartono tutti i percorsi dell’Istituto. 
All’interno di questo primo volume, alto quattro piani, si trovano, nell’ala nord, la segreteria, l’aula per i professori, la presidenza, la sala del consiglio e la biblioteca all’ultimo piano, e nell’ala est, le aule di lezione. I vari laboratori tecnici si trovano invece nel secondo volume aggiunto, quello a pettine, alto tre piani, raggiungibile da un corridoio a destra dell’atrio. I sei corpi dei laboratori si susseguono in maniera seriale, proprio come in uno stabilimento industriale. 
Due grandi volumi adibiti a officine avrebbero dovuto terminare la composizione a sud del complesso. Di queste, solo una è stata realizzata, concepita come un grande spazio multifunzionale. 
Infine, nel 1981, all’angolo nord-est, su via Cassino, fu realizzata la palestra. 
La chiarezza dei percorsi distributivi e la massima flessibilità degli spazi dell’impianto sono gli obiettivi compositivi degli architetti. 
L’atrio è fra gli spazi che ha ricevuto maggior cura architettonica da parte dei progettisti. 
Si presenta come un ampio volume a doppia altezza illuminato da grandi vetrate dal quale si accede alla scala principale. Diversi sono anche i materiali impiegati e i colori di questo ambiente: marmo lucido nel pavimento, cemento grezzo a vista nella scala e nei ballatoi, pannelli bianchi Eraclit nel controsoffitto, corrimano metallici dipinti di blu e rosso, termosifoni in ghisa verniciati di blu.   
La struttura in cemento armato emerge con forza nell’intera composizione. I pilastri infatti sono portati all’esterno della parete, non per un motivo formale, ma per garantire una maggiore funzionalità all’intero complesso. In questo modo gli impianti avrebbero potuto correre ininterrottamente sotto alle finestre a nastro, senza essere intralciati in nessun modo da elementi verticali. 
Esternamente l’istituto appare scandito dal ritmo serrato delle strutture portanti verticali in cemento a vista, su uno sfondo intonacato di rosso scuro con finestre a nastro metalliche di colore blu, così come la veletta di metallo della copertura, che nasconde una trave reticolare. Avvolgibili in legno schermavano la luce del sole quando era troppo intensa. 

(Elisa Alessandrini)

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Antonino Manzone (Roma, 1924 - 1996) 
Studia tra il 1941 e il 1951 all' università “La Sapienza” di Roma, prima nella facoltà di ingegneria, che non concluderà, e successivamente termina gli studi laureandosi in architettura nello stesso ateneo. 
Trascorrere i successivi due anni post lauream in Svezia collaborando con l'architetto William Olsson, prima di rientrare in Italia dove, nel 1953, apre il suo primo studio professionale a Roma. Assistente universitario alla cattedra di Elementi di architettura e Restauro dei Monumenti fino al '62 e membro della commissione progetti INA-Casa (1954-60), si trasferisce a Ravenna, in cui entra a far parte del Rotary Club e delle commissioni edilizie dei comuni di Brisighella e della stessa Ravenna, poi a Milano nel '65 dove apre il suo secondo studio professionale.
Nel 1971, trasferitosi a Teheran, lavora a progetti di edilizia a basso costo, prima come Manager Director della “Jocaj Consulting Engineers”, ed in seguito fondando la “Enzomannino Consulting Engineers Co. Ltd”, attiva fino al '79. 
Membro dei progettisti del Plan and Budget Organization dell'Iran, è da ricordare anche la sua adesione come socio a varie istituzioni culturali quali la S.A.U., le romane In-Arch e la A.P.A.O. (Associazione per l'Architettura Organica).
Altre importanti realizzazioni, successive alla Camera di Commercio, dell'architetto Manzone si trovano in provincia di Ravenna. Tra i tanti spiccano l' Officina Lancia (1958), la sede industria Vital (1958), l' Hotel Bisanzio (1958-59), il Palazzo della Cattolica assicurazioni (1959), Casa Roncuzzi (1960), l' Istitituto Tecnico Industriale in Ravenna (1959-61) e l' Istituto Tecnico a Lugo di Romagna (1968), il complesso Vallona (1968-70).

Danilo Naglia (Ravenna, 1928 - 2022)
Nel 1957 si laurea con il massimo dei voti presso la Facoltà di Architettura di Venezia, i suoi studi eserciteranno una forte influenza sulla sua produzione, venendo a contatto con figure quali: Ignazio Gardella (docente di composizione architettonica) e Giovanni Astengo (docente di urbanistica).
A seguito della laurea si iscrive all’ordine degli architetti della Provincia di Ravenna e proprio nel capoluogo romagnolo si concentra gran parte del suo lavoro. 
Inizia un’intensa collaborazione con l’amico universitario Gino Gamberini e altre collaborazioni di rilievo con Sandro Gatti, Giorgio Piani, Renzo Stumìa, Leonardo Cordone, Giuseppe Grossi e Roberto Raffoni.
Danilo Naglia è considerato uno degli architetti più influenti e rappresentativi che abbia operato nell’area ravennate tra il 1960 ed il 1980, al pari di Gino Gamberini e Antonino Manzone, con i quali esso stesso collabora. Molto attivo nell’ambito pubblico a lui si devono i progetti di molte strutture scolastiche e lavora anche a molti progetti di abitazioni private. Tra i suoi lavori più significativi: l’Hotel Bisanzio a Ravenna (1958), l’Istituto tecnico industriale Nullo Baldini a Ravenna (1961), casa Ercolani (1962), la Colonia città di Tirano a Milano Marittima (1966) e l’edificio di piazza Marsala a Ravenna (1981).

Gino Gamberini (Ravenna 1928 – 1989)
Nel 1948, dopo tre anni al liceo scientifico e due all’Accademia di Belle Arti, Gino Gamberini iniziò l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, che nel dopoguerra era diventata centro propulsore d’idee moderne. I suoi professori furono architetti del calibro di Gardella, Scarpa, Albini, Samonà e Zevi, con i quali mantenne rapporti di amicizia anche negli anni dopo la laurea (1958). 
I primi lavori di progettazione furono svolti assieme all’amico architetto ravennate Danilo Naglia, con il quale lavorò in grande sintonia per più di dieci anni. 
Vista la presenza a Ravenna dal 1953 dell’architetto romano Antonino Manzone (1924-1996), Gamberini e Naglia si trovarono spesso a lavorare assieme a lui, anche per incarichi importanti. 
Il progetto dell’Istituto Tecnico Industriale Baldini di Ravenna fu uno fra i migliori esempi di collaborazione fra architetti di diversa formazione e background culturale.  
Dal 1970 il sodalizio Gamberini-Naglia s’interruppe a causa di una volontà da parte di entrambi di ricerca della propria identità architettonica e da questo momento in avanti, Gamberini lavorò solo o in collaborazione con altri architetti, come Lorenzo Pezzele, Sergio Lenci e Nello Lugaresi. 
Gamberini lavorò in ogni ambito dell’architettura, dall’edilizia privata, al settore turistico, ma degni di nota sono i progetti per l’edilizia scolastica, che ricoprono una parte consistente della sua opera. Lo troviamo coinvolto, infatti, nella progettazione di diverse scuole nella provincia di Ravenna; oltre al già citato ITI, realizzò anche l’Istituto Tecnico Commerciale di Lugo, la scuola media Ressi-Gervasi di Cervia, un asilo nido a Riolo Terme, una scuola elementare a Sant’Alberto e una a Casola Valsenio. 
Gino Gamberini ebbe inoltre un’importante attività politica: rivestì i ruoli di Consigliere comunale di Ravenna dal 1963 al 1988, di Assessore all’Urbanistica del Comune di Ravenna dal 1979 al 1981 impostando la delibera programmatica della variante generale del PRG. 
Nel 1971 s’iscrisse all’Albo nazionale degli esperti in pianificazione territoriale. Partecipò alle attività della sezione regionale dell’INU e fu Presidente della Commissione Territoriale di Ravenna per l’Ordine degli Architetti dal 1984 al 1987. Redasse diversi piani di lottizzazione per la provincia e PRG, anche del comune di Ravenna. 
(testo a cura di Elisa Alessandrini)
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  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: RA/10
  • Particella: 1485

Note

Recentemente sono stati sostituiti gli infissi e nel settembre 2014 alcune pareti esterne, sono state impiegate come sfondo per le opere di Millo e Sea Creative nell'ambito del primo festival di street art a Ravenna promosso dal Comune. Antonino Manzone (Roma, 1924 - 1996) Studia tra il 1941 e il 1951 all' università “La Sapienza” di Roma, prima nella facoltà di ingegneria, che non concluderà, e successivamente termina gli studi laureandosi in architettura nello stesso ateneo. Trascorrere i successivi due anni post lauream in Svezia collaborando con l'architetto William Olsson, prima di rientrare in Italia dove, nel 1953, apre il suo primo studio professionale a Roma. Assistente universitario alla cattedra di Elementi di architettura e Restauro dei Monumenti fino al '62 e membro della commissione progetti INA-Casa (1954-60), si trasferisce a Ravenna, in cui entra a far parte del Rotary Club e delle commissioni edilizie dei comuni di Brisighella e della stessa Ravenna, poi a Milano nel '65 dove apre il suo secondo studio professionale. Nel 1971, trasferitosi a Teheran, lavora a progetti di edilizia a basso costo, prima come Manager Director della “Jocaj Consulting Engineers”, ed in seguito fondando la “Enzomannino Consulting Engineers Co. Ltd”, attiva fino al '79. Membro dei progettisti del Plan and Budget Organization dell'Iran, è da ricordare anche la sua adesione come socio a varie istituzioni culturali quali la S.A.U., le romane In-Arch e la A.P.A.O. (Associazione per l'Architettura Organica). Altre importanti realizzazioni, successive alla Camera di Commercio, dell'architetto Manzone si trovano in provincia di Ravenna. Tra i tanti spiccano l' Officina Lancia (1958), la sede industria Vital (1958), l' Hotel Bisanzio (1958-59), il Palazzo della Cattolica assicurazioni (1959), Casa Roncuzzi (1960), l' Istitituto Tecnico Industriale in Ravenna (1959-61) e l' Istituto Tecnico a Lugo di Romagna (1968), il complesso Vallona (1968-70). Danilo Naglia (Ravenna, 1928 - 2022) Nel 1957 si laurea con il massimo dei voti presso la Facoltà di Architettura di Venezia, i suoi studi eserciteranno una forte influenza sulla sua produzione, venendo a contatto con figure quali: Ignazio Gardella (docente di composizione architettonica) e Giovanni Astengo (docente di urbanistica). A seguito della laurea si iscrive all’ordine degli architetti della Provincia di Ravenna e proprio nel capoluogo romagnolo si concentra gran parte del suo lavoro. Inizia un’intensa collaborazione con l’amico universitario Gino Gamberini e altre collaborazioni di rilievo con Sandro Gatti, Giorgio Piani, Renzo Stumìa, Leonardo Cordone, Giuseppe Grossi e Roberto Raffoni. Danilo Naglia è considerato uno degli architetti più influenti e rappresentativi che abbia operato nell’area ravennate tra il 1960 ed il 1980, al pari di Gino Gamberini e Antonino Manzone, con i quali esso stesso collabora. Molto attivo nell’ambito pubblico a lui si devono i progetti di molte strutture scolastiche e lavora anche a molti progetti di abitazioni private. Tra i suoi lavori più significativi: l’Hotel Bisanzio a Ravenna (1958), l’Istituto tecnico industriale Nullo Baldini a Ravenna (1961), casa Ercolani (1962), la Colonia città di Tirano a Milano Marittima (1966) e l’edificio di piazza Marsala a Ravenna (1981). Gino Gamberini (Ravenna 1928 – 1989) Nel 1948, dopo tre anni al liceo scientifico e due all’Accademia di Belle Arti, Gino Gamberini iniziò l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, che nel dopoguerra era diventata centro propulsore d’idee moderne. I suoi professori furono architetti del calibro di Gardella, Scarpa, Albini, Samonà e Zevi, con i quali mantenne rapporti di amicizia anche negli anni dopo la laurea (1958). I primi lavori di progettazione furono svolti assieme all’amico architetto ravennate Danilo Naglia, con il quale lavorò in grande sintonia per più di dieci anni. Vista la presenza a Ravenna dal 1953 dell’architetto romano Antonino Manzone (1924-1996), Gamberini e Naglia si trovarono spesso a lavorare assieme a lui, anche per incarichi importanti. Il progetto dell’Istituto Tecnico Industriale Baldini di Ravenna fu uno fra i migliori esempi di collaborazione fra architetti di diversa formazione e background culturale. Dal 1970 il sodalizio Gamberini-Naglia s’interruppe a causa di una volontà da parte di entrambi di ricerca della propria identità architettonica e da questo momento in avanti, Gamberini lavorò solo o in collaborazione con altri architetti, come Lorenzo Pezzele, Sergio Lenci e Nello Lugaresi. Gamberini lavorò in ogni ambito dell’architettura, dall’edilizia privata, al settore turistico, ma degni di nota sono i progetti per l’edilizia scolastica, che ricoprono una parte consistente della sua opera. Lo troviamo coinvolto, infatti, nella progettazione di diverse scuole nella provincia di Ravenna; oltre al già citato ITI, realizzò anche l’Istituto Tecnico Commerciale di Lugo, la scuola media Ressi-Gervasi di Cervia, un asilo nido a Riolo Terme, una scuola elementare a Sant’Alberto e una a Casola Valsenio. Gino Gamberini ebbe inoltre un’importante attività politica: rivestì i ruoli di Consigliere comunale di Ravenna dal 1963 al 1988, di Assessore all’Urbanistica del Comune di Ravenna dal 1979 al 1981 impostando la delibera programmatica della variante generale del PRG. Nel 1971 s’iscrisse all’Albo nazionale degli esperti in pianificazione territoriale. Partecipò alle attività della sezione regionale dell’INU e fu Presidente della Commissione Territoriale di Ravenna per l’Ordine degli Architetti dal 1984 al 1987. Redasse diversi piani di lottizzazione per la provincia e PRG, anche del comune di Ravenna. (testo a cura di Elisa Alessandrini)

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Bruschi Arnaldo, Ray Stefano 1967 Istituto tecnico industriale a Ravenna L’Architettura. Cronache e storia n. 135 567-571 Si
Samonà Giuseppe 1969 Un Istituto tecnico industriale Ravenna Documenti di Architettura n. 2 33-35 Si
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore 1988 Italia, Gli ultimi trent'anni Zanichelli Bologna 268 Si
Lenci Ruggero 1997 Manzone Architetto Gangemi Roma Si
Gaudenzi Maurizio 1997 Danilo Naglia architettura & progetto fra etica, memoria e ragione Edizioni del Girasole 119 Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista fronte principale via Marconi Vista fronte principale via Marconi Elisa Alessandrini 2015
Vista esterna dell’edificio Vista esterna dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista esterna dell’edificio Vista esterna dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista esterna dell’edificio Vista esterna dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista hall di ingresso, stato attuale Vista hall di ingresso, stato attuale Elisa Alessandrini 2015

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Elisa Alessandrini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/01/2025

Revisori:

Setti Stefano 2022