Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

SEDE DELLA CURIA VESCOVILE

Scheda Opera

  • Planimetria
  • Pianta piano interrato
  • Pianta piano terra
  • Pianta primo piano
  • Pianta della copertura
  • Sezione
  • Prospetti
  • Vista di scorcio della facciata e del rudere del convento di S. Francesco
  • Vista dell'ambulacro interno la corte
  • Vista su una porzione del prospetto interno
  • Vista dell'interno della corte
  • Vista frontale di piazzetta dei Teatrini
  • Vista in controcampo dell'interno della corte
  • Vista del retro del complesso e cappella
  • Vista di scorcio della facciata principale
  • Comune: Rimini
  • Denominazione: SEDE DELLA CURIA VESCOVILE
  • Indirizzo: Via IV Novembre N. 35
  • Data: 1956 -
  • Tipologia: Edifici per attività assistenziali e spirituali
  • Autori principali: Lodovico Barbiano di Belgiojoso
Descrizione

Nel 1956 il gruppo milanese BPR viene incaricato di redigere il progetto di un nuovo edificio per la sede della Curia vescovile di Rimini, del quale s’incarica in prevalenza Ludovico di Belgiojoso.
L'area, posta nel centro storico della città confinante con il Tempio Malatestiano, comprende il sedime del rudere del vecchio convento di San Francesco bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il piano regolatore del 1968 destina l’area a verde attrezzato, il progetto pertanto muta il carattere del luogo, suscitando non poche critiche, tra le quali quelle di Leonardo Benevolo che supporta un’idea maggiormente orientata alla conservazione e al restauro piuttosto che alla sostituzione del vecchio fabbricato.
Il dibattito produce un ridimensionamento dell'intervento che edifica solo una parte dell’isolato, mentre originariamente se ne prevedeva l’intera occupazione.
L’impianto planimetrico rispetta perimetro e altezze del vecchio convento, in modo da non mutare lo spazio urbano in cui è inserito il Tempio, ancora, di questo, si riprendono nel nuovo intervento alcuni materiali nel tentativo di integrazione con la preesistenza.
L'edificio, organizzato su tre livelli di cui uno interrato, si articola in una pianta a “U”, attorno a un chiostro, a cui si aggiunge, sul retro, la canonica e la piccola cappella dedicata a San Gaudenzio.
L’ingresso principale al complesso è sottolineato da un’apertura rivolta alla strada antitistante l’edificio e il Tempio, per qualificare la presenza urbana del nuovo intervento.
Al suo interno sono ospitate alcune attività pubbliche e di servizio alla comunità: gli uffici della Curia vescovile e i vani per il parroco del Tempio Malatestiano. I due accessi principali su via IV Novembre e sulla piazzetta dei Teatrini, sono l’uno centrale rispetto la facciata, al disotto del grande arco-portale, l'altro sul fianco sinistro del Tempio. Il primo conduce all'atrio che distribuisce i vari percorsi interni e comunica con il portico del chiostro; il secondo fa accendere direttamente alla zona verde nella corte. Nel retro sono presenti accessi di servizio indipendenti, che servono i restanti locali.
I materiali utilizzati, sono un rivestimento di mattoni faccia a vista su cui si innestano sottolineature in pietra bianca o intonaco in corrispondenza del basamento, delle soglie e dei marcapiani. Le bucature sono disposte simmetricamente in facciata rispetto l'arco, seguendo scansioni regolari negli altri prospetti. Le inferriate metalliche proteggono le aperture al piano terra e separano il portico dal chiostro interno; al primo livello, invece, sono sostituite da persiane dello stesso colore scuro.

(Matteo Sintini, Elia Serafini)

Info
  • Progetto: 1956 - 1967
  • Esecuzione: 1974 -
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Curia vescovile, canonica e luogo di culto
  • Destinazione attuale: Diocesi di Rimini
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Lodovico Barbiano di Belgiojoso Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/barbiano-di-belgiojoso-lodovico_(Dizionario-Biografico)/ SI
Giorgio Della Bianca Collaboratore Progetto NO
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: mattone faccia a vista, pietra e intonaco bianco
  • Coperture: a padiglione con coppi
  • Serramenti: lignei
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Il piano regolatore del 1968 destina l’area a verde attrezzato, il progetto pertanto muta il carattere del luogo,  suscitando non poche critiche, tra le quali quelle di Leonardo Benevolo che supporta un’idea maggiormente orientata alla conservazione e al restauro piuttosto che alla sostituzione del vecchio fabbricato. 
Il dibattito produce  un ridimensionamento dell'intervento che edifica solo una parte dell’isolato, mentre originariamente se ne prevedeva l’intera occupazione. 
L’impianto planimetrico rispetta perimetro e altezze del vecchio convento, in modo da non mutare lo  spazio urbano in cui è inserito il Tempio, ancora, di questo, si riprendono nel nuovo intervento alcuni materiali nel tentativo di integrazione con la preesistenza.
L'edificio, organizzato su tre livelli di cui uno interrato, si articola in una pianta a “U”, attorno a un chiostro, a cui si aggiunge, sul retro, la canonica e la piccola cappella dedicata a San Gaudenzio.
L’ingresso principale al complesso è sottolineato da un’apertura rivolta alla strada antitistante l’edificio e il Tempio, per qualificare la presenza urbana del nuovo intervento.
Al suo interno sono ospitate alcune attività pubbliche e di servizio alla comunità: gli uffici della Curia vescovile e i vani per il parroco del Tempio Malatestiano. I due accessi principali su via IV Novembre e sulla piazzetta dei Teatrini, sono l’uno centrale rispetto la facciata, al disotto del grande arco-portale, l'altro sul fianco sinistro del Tempio. Il primo conduce all'atrio che distribuisce i vari percorsi interni e comunica con il portico del chiostro; il secondo fa accendere direttamente alla zona verde nella corte. Nel retro sono presenti accessi di servizio indipendenti, che servono i restanti locali. 
I materiali utilizzati, sono un rivestimento di mattoni faccia a vista su cui si innestano sottolineature in pietra bianca o intonaco in corrispondenza del basamento, delle soglie e dei marcapiani. Le bucature sono disposte simmetricamente in facciata rispetto l'arco, seguendo scansioni regolari negli altri prospetti. Le inferriate metalliche proteggono le aperture al piano terra e separano il portico dal chiostro interno; al primo livello, invece, sono sostituite da persiane dello stesso colore scuro.

(Matteo Sintini, Elia Serafini)
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Durante un viaggio in Germania, nel 1930, conosce le opere degli architetti moderni tedeschi. 
Nel 1932, assieme a Gian Luigi Banfi, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers, fonda il gruppo chiamato "B.B.P.R." 
Nel 1935 aderisce al gruppo del "C.I.A.M." ed entra a far parte della rivista "Quadrante”.
Durante l’occupazione nazifascista, lo studio (smembrato nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali) è un punto di riferimento per la resistenza milanese e per il movimento di "Giustizia e Libertà"; insieme a G.Banfi, il 21 marzo del 1944 viene arrestato nel carcere di S. Vittore e condannati alla deportazione. Nel luglio del 1944 è rinchiuso nel campo di sterminio di
Mathausen dove rimane fino al 28 aprile del 1945. 
Alla fine della guerra entra a far parte insieme ai colleghi del "Movimento Studi Architettura" (M.S.A.), di cui è presidente nel 1947. 
Dal 1950 insegna architettura degli interni, arredamento e decorazioni alle cattedre della Facoltà di
Architettura di Milano (1953-1954) e presso l'Istituto universitario di architettura di Venezia (1954-1955). Nel 1963 gli viene affidata la cattedra di Composizione architettonica della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, carica che mantiene fino al 1967. Insegna anche al Massachusetts Istitute of Technology di Cambridge, in America, all' Architectural Association School di Londra. Membro dell'Accademia nazionale di San Luca (1960), dell'Accademia linguistica di Belle Arti di Genova, de la "Maison des Artistes", del Carrobbio di Milano (1950), de l'Istitut d'Esthètique Industrielle di Parigi (1951), de la Royal Society of Arts di Londra (1958) e del Collegio dell' Accademia di Belle Arti di Venezia (1958). 
Nel 1962 è presidente della commissione tecnica del "P.I.M." (Piano Intercomunale Milanese). 
Dopo la morte di Rogers (1969) e Peressutti (1976), Belgiojso prosegue la libera professione. 
Tra i lavori di questo periodo si annoverano: il restauro di Palazzo Reale, l'"Edificio per uffici della
Chase Manhattan Bank" in Piazza Meda a Milano (1969); l' "Edificio di corso Buenos Aires a Milano"(1970).
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 74
  • Particella: 1452

Note

Ludovico Barbiano di Belgiojoso (Milano, 1909-2004) Appartenente ad una delle famiglie dell'alta nobiltà intellettuale milanese, spinto dai genitori, si dedica all'attività di disegno e di pittura a partire dagli anni del ginnasio, periodo in cui avviene l’incontro con Gianluigi Banfi e Ernesto Nathan Rogers. È di questi anni l'adesione al Fascismo, inteso come rivoluzione sociale e alle avanguardie artistiche del periodo. Studia a partire dal 1927 presso la scuola di architettura del Politecnico di Milano diretta da Gaetano Moretti, ancora caratterizzata da un insegnamento tradizionalista, con una forte influenza degli insegnamenti di Camillo Boito. Durante un viaggio in Germania, nel 1930, conosce le opere degli architetti moderni tedeschi. Nel 1932, assieme a Gian Luigi Banfi, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers, fonda il gruppo chiamato "B.B.P.R." Nel 1935 aderisce al gruppo del "C.I.A.M." ed entra a far parte della rivista "Quadrante”. Durante l’occupazione nazifascista, lo studio (smembrato nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali) è un punto di riferimento per la resistenza milanese e per il movimento di "Giustizia e Libertà"; insieme a G.Banfi, il 21 marzo del 1944 viene arrestato nel carcere di S. Vittore e condannati alla deportazione. Nel luglio del 1944 è rinchiuso nel campo di sterminio di Mathausen dove rimane fino al 28 aprile del 1945. Alla fine della guerra entra a far parte insieme ai colleghi del "Movimento Studi Architettura" (M.S.A.), di cui è presidente nel 1947. Dal 1950 insegna architettura degli interni, arredamento e decorazioni alle cattedre della Facoltà di Architettura di Milano (1953-1954) e presso l'Istituto universitario di architettura di Venezia (1954-1955). Nel 1963 gli viene affidata la cattedra di Composizione architettonica della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, carica che mantiene fino al 1967. Insegna anche al Massachusetts Istitute of Technology di Cambridge, in America, all' Architectural Association School di Londra. Membro dell'Accademia nazionale di San Luca (1960), dell'Accademia linguistica di Belle Arti di Genova, de la "Maison des Artistes", del Carrobbio di Milano (1950), de l'Istitut d'Esthètique Industrielle di Parigi (1951), de la Royal Society of Arts di Londra (1958) e del Collegio dell' Accademia di Belle Arti di Venezia (1958). Nel 1962 è presidente della commissione tecnica del "P.I.M." (Piano Intercomunale Milanese). Dopo la morte di Rogers (1969) e Peressutti (1976), Belgiojso prosegue la libera professione. Tra i lavori di questo periodo si annoverano: il restauro di Palazzo Reale, l'"Edificio per uffici della Chase Manhattan Bank" in Piazza Meda a Milano (1969); l' "Edificio di corso Buenos Aires a Milano"(1970).

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
De Carlo Giancarlo 1975 Rimini. Un piano tra presente e futuro Parametro n. 39 4-53 Si
Conti Giorgio 1975 Rimini tra realtà e progetto Casabella n. 400 20-31 Si
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofal, Francesco, Pellegrini Ettore (a cura di) 1988 Guida dell'architettura moderna. Italia, gli ultimi trent’anni Zanichelli Bologna No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Bonfanti Ezio, Porta Marco (a cura di) 2009 Città, museo e architettura – Il Gruppo BBPR nella cultura architettonica italiana 1932 – 1970 Hoepli Milano Si
Guya Bertelli, Marco Ghiotti (a cura di) 2013 Ludovico Belgiojoso Architetto 1909-2004 Skira Milano Si

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio di Stato di Rimini Ludovico Barbiano di Belgiojoso Archivio di Stato di Rimini Progetti: piante, assonometrie, sezioni, prospetti

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria Planimetria Archivio di Stato di Rimini
Pianta piano interrato Pianta piano interrato Archivio di Stato di Rimini
Pianta piano terra Pianta piano terra Archivio di Stato di Rimini
Pianta primo piano Pianta primo piano Archivio di Stato di Rimini
Pianta della copertura Pianta della copertura Archivio di Stato di Rimini
Sezione Sezione Archivio di Stato di Rimini
Prospetti Prospetti Archivio di Stato di Rimini
Vista di scorcio della facciata e del rudere del convento di S. Francesco Vista di scorcio della facciata e del rudere del convento di S. Francesco Giada Baratti
Vista dell'ambulacro interno la corte Vista dell'ambulacro interno la corte Giada Baratti
Vista su una porzione del prospetto interno Vista su una porzione del prospetto interno Giada Baratti
Vista dell'interno della corte Vista dell'interno della corte Giada Baratti
Vista frontale di piazzetta dei Teatrini Vista frontale di piazzetta dei Teatrini Giada Baratti
Vista in controcampo dell'interno della corte Vista in controcampo dell'interno della corte Giada Baratti
Vista del retro del complesso e cappella Vista del retro del complesso e cappella Giada Baratti
Vista di scorcio della facciata principale Vista di scorcio della facciata principale Giada Baratti

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Elia Serafini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 03/04/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022