Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CASA ERCOLANI

Scheda Opera

  • Fronte principale via Gulli
  • Vista ovest, stato attuale
  • Ingresso ambulatorio medico
  • Vista est
  • Comune: Ravenna
  • Denominazione: CASA ERCOLANI
  • Indirizzo: Via Tommaso Gulli N. 20
  • Data: 1960 - 1962
  • Tipologia: Abitazioni unifamiliari
  • Autori principali: Danilo Naglia, Gino Gamberini
Descrizione

Poco dopo la laurea, gli architetti Gino Gamberini e Danilo Naglia ricevono l’incarico di progettare un’abitazione con ambulatorio medico per il dottore Sauro Ercolani. Il progetto mostra già una certa abilità nella composizione degli spazi architettonici e nel disegno dei dettagli costruttivi.
Collocata in una zona poco distante dal centro storico della città, a sud-est della stazione dei treni, l’abitazione sorge in un lotto di forma irregolare di circa 400 mq.
Le richieste della committenza consistono nella realizzazione di spazi per esercitare la professione medica, con ingresso separato da quello dell’abitazione, ma comunque in continuità con essa.
L’impianto assume una forma a C, rivolta verso ovest, e racchiude un grande giardino all’interno, in cui la privacy è assicurata dalla chiusura su tutti e quattro i lati, tre costruiti e un muro di confine alto 3 metri.
Al piano terra, lo studio medico è composto dall’ambulatorio, lo studio, e la sala d’attesa con l’accesso sulla strada, così come il garage.
L’accesso alla residenza è fra quest’ultimo e la sala d’attesa, e conduce al soggiorno a doppia altezza, il quale occupa l’intera ala nord della casa, nella parte più privata del fabbricato.
Particolare importanza è stata data al camino, posto al centro del soggiorno, cuore del focolaio domestico, in mattoni come la casa stessa.
Al primo piano, è collocata la zona giorno con cucina e sala da pranzo che si affaccia sulla grande sala sottostante; la zona notte della residenza, costituita da tre stanze da letto e due bagni, occupa il braccio est e sud dell’immobile.
I percorsi verticali sono degni di nota.
Per accedere al primo piano si possono utilizzare diverse scale: un’ampia scala a L, in legno come il pavimento e il soffitto, che ruota attorno al camino; una ripida scala di servizio, vicino alla cucina; oppure una scala a chiocciola, posta fra l’ambulatorio e la residenza.
Gli architetti lavorano ponendo la massima attenzione a ogni dettaglio della casa. La scala a chiocciola è un esempio di tale dedizione.
Sulla strada principale, il fabbricato si presenta con tre volumi di diverse altezze, il garage è il corpo più basso, poi la sala d’attesa, e infine il volume retrostante della zona notte della residenza. La stanza d’attesa del medico è impreziosita da blocchi in vetro cemento colorato disposti liberamente che creano effetti di luce straordinaria all’interno della sala.
La casa e l’ambulatorio sono realizzati in muratura portante a vista con solai in laterocemento visibili all’esterno; i tamponamenti sono in mattoni faccia vista; la copertura è a una o due falde.

(Elisa Alessandrini)

Info
  • Progetto: 1960 - 1961
  • Esecuzione: 1961 - 1962
  • Tipologia Specifica: Residenza con ambulatorio medico
  • Committente: Sauro Ercolani
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Abitazione e ambulatorio medico
  • Destinazione attuale: Abitazione e ambulatorio medico
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Gino Gamberini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=263802&force=1#:~:text=Gino%20Gamberini%20%C3%A8%20stato%20un,Giuseppe%20Samon%C3%A0%20e%20Bruno%20Zevi. SI
Danilo Naglia Progetto architettonico Progetto SI
  • Strutture: muratura portante in mattoni, solai in laterocemento
  • Materiale di facciata: cemento armato, laterizi, vetro-cemento, vetro
  • Coperture: in laterocemento, piano, a falde
  • Serramenti: legno, alluminio
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Buono
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Collocata in una zona poco distante dal centro storico della città, a sud-est della stazione dei treni, l’abitazione sorge in un lotto di forma irregolare di circa 400 mq. 
Le richieste della committenza consistono nella realizzazione di spazi per esercitare la professione medica, con ingresso separato da quello dell’abitazione, ma comunque in continuità con essa. 
L’impianto assume una forma a C, rivolta verso ovest, e racchiude un grande giardino all’interno, in cui la privacy è assicurata dalla chiusura su tutti e quattro i lati, tre costruiti e un muro di confine alto 3 metri. 
Al piano terra, lo studio medico è composto dall’ambulatorio, lo studio, e la sala d’attesa con l’accesso sulla strada, così come il garage. 
L’accesso alla residenza è fra quest’ultimo e la sala d’attesa, e conduce al soggiorno a doppia altezza, il quale occupa l’intera ala nord della casa, nella parte più privata del fabbricato. 
Particolare importanza è stata data al camino, posto al centro del soggiorno, cuore del focolaio domestico, in mattoni come la casa stessa. 
Al primo piano, è collocata la zona giorno con cucina e sala da pranzo che si affaccia sulla grande sala sottostante; la zona notte della residenza, costituita da tre stanze da letto e due bagni, occupa il braccio est e sud dell’immobile. 
I percorsi verticali sono degni di nota. 
Per accedere al primo piano si possono utilizzare diverse scale: un’ampia scala a L, in legno come il pavimento e il soffitto, che ruota attorno al camino; una ripida scala di servizio, vicino alla cucina; oppure una scala a chiocciola, posta fra l’ambulatorio e la residenza. 
Gli architetti lavorano ponendo la massima attenzione a ogni dettaglio della casa. La scala a chiocciola è un esempio di tale dedizione. 
Sulla strada principale, il fabbricato si presenta con tre volumi di diverse altezze, il garage è il corpo più basso, poi la sala d’attesa, e infine il volume retrostante della zona notte della residenza. La stanza d’attesa del medico è impreziosita da blocchi in vetro cemento colorato disposti liberamente che creano effetti di luce straordinaria all’interno della sala. 
La casa e l’ambulatorio sono realizzati in muratura portante a vista con solai in laterocemento visibili all’esterno; i tamponamenti sono in mattoni faccia vista; la copertura è a una o due falde. 

(Elisa Alessandrini)

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Nel 1948, dopo tre anni al liceo scientifico e due all’Accademia di Belle Arti, Gino Gamberini iniziò l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, che nel dopoguerra era diventata centro propulsore d’idee moderne. I suoi professori furono architetti del calibro di Gardella, Scarpa, Albini, Samonà e Zevi, con i quali mantenne rapporti di amicizia anche negli anni dopo la laurea (1958). 
I primi lavori di progettazione furono svolti assieme all’amico architetto ravennate Danilo Naglia, con il quale lavorò in grande sintonia per più di dieci anni. 
Vista la presenza a Ravenna dal 1953 dell’architetto romano Antonino Manzone (1924-1996), Gamberini e Naglia si trovarono spesso a lavorare assieme a lui, anche per incarichi importanti. 
Il progetto dell’Istituto Tecnico Industriale Baldini di Ravenna fu uno fra i migliori esempi di collaborazione fra architetti di diversa formazione e background culturale.  
Dal 1970 il sodalizio Gamberini-Naglia s’interruppe a causa di una volontà da parte di entrambi di ricerca della propria identità architettonica e da questo momento in avanti, Gamberini lavorò solo o in collaborazione con altri architetti, come Lorenzo Pezzele, Sergio Lenci e Nello Lugaresi. 
Gamberini lavorò in ogni ambito dell’architettura, dall’edilizia privata, al settore turistico, ma degni di nota sono i progetti per l’edilizia scolastica, che ricoprono una parte consistente della sua opera. Lo troviamo coinvolto, infatti, nella progettazione di diverse scuole nella provincia di Ravenna; oltre al già citato ITI, realizzò anche l’Istituto Tecnico Commerciale di Lugo, la scuola media Ressi-Gervasi di Cervia, un asilo nido a Riolo Terme, una scuola elementare a Sant’Alberto e una a Casola Valsenio. 
Gino Gamberini ebbe inoltre un’importante attività politica: rivestì i ruoli di Consigliere comunale di Ravenna dal 1963 al 1988, di Assessore all’Urbanistica del Comune di Ravenna dal 1979 al 1981 impostando la delibera programmatica della variante generale del PRG. 
Nel 1971 s’iscrisse all’Albo nazionale degli esperti in pianificazione territoriale. Partecipò alle attività della sezione regionale dell’INU e fu Presidente della Commissione Territoriale di Ravenna per l’Ordine degli Architetti dal 1984 al 1987. Redasse diversi piani di lottizzazione per la provincia e PRG, anche del comune di Ravenna. 
(testo a cura di Elisa Alessandrini)

Danilo Naglia (Ravenna, 1928 - 2022)
Nel 1957 si laurea con il massimo dei voti presso la Facoltà di Architettura di Venezia, i suoi studi eserciteranno una forte influenza sulla sua produzione, venendo a contatto con figure quali: Ignazio Gardella (docente di composizione architettonica) e Giovanni Astengo (docente di urbanistica).
A seguito della laurea si iscrive all’ordine degli architetti della Provincia di Ravenna e proprio nel capoluogo romagnolo si concentra gran parte del suo lavoro. 
Inizia un’intensa collaborazione con l’amico universitario Gino Gamberini e altre collaborazioni di rilievo con Sandro Gatti, Giorgio Piani, Renzo Stumìa, Leonardo Cordone, Giuseppe Grossi e Roberto Raffoni.
Danilo Naglia è considerato uno degli architetti più influenti e rappresentativi che abbia operato nell’area ravennate tra il 1960 ed il 1980, al pari di Gino Gamberini e Antonino Manzone, con i quali esso stesso collabora. Molto attivo nell’ambito pubblico a lui si devono i progetti di molte strutture scolastiche e lavora anche a molti progetti di abitazioni private. Tra i suoi lavori più significativi: l’Hotel Bisanzio a Ravenna (1958), l’Istituto tecnico industriale Nullo Baldini a Ravenna (1961), casa Ercolani (1962), la Colonia città di Tirano a Milano Marittima (1966) e l’edificio di piazza Marsala a Ravenna (1981).
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: RA/80
  • Particella: 749

Note

Gino Gamberini (Ravenna 1928 – 1989) Nel 1948, dopo tre anni al liceo scientifico e due all’Accademia di Belle Arti, Gino Gamberini iniziò l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, che nel dopoguerra era diventata centro propulsore d’idee moderne. I suoi professori furono architetti del calibro di Gardella, Scarpa, Albini, Samonà e Zevi, con i quali mantenne rapporti di amicizia anche negli anni dopo la laurea (1958). I primi lavori di progettazione furono svolti assieme all’amico architetto ravennate Danilo Naglia, con il quale lavorò in grande sintonia per più di dieci anni. Vista la presenza a Ravenna dal 1953 dell’architetto romano Antonino Manzone (1924-1996), Gamberini e Naglia si trovarono spesso a lavorare assieme a lui, anche per incarichi importanti. Il progetto dell’Istituto Tecnico Industriale Baldini di Ravenna fu uno fra i migliori esempi di collaborazione fra architetti di diversa formazione e background culturale. Dal 1970 il sodalizio Gamberini-Naglia s’interruppe a causa di una volontà da parte di entrambi di ricerca della propria identità architettonica e da questo momento in avanti, Gamberini lavorò solo o in collaborazione con altri architetti, come Lorenzo Pezzele, Sergio Lenci e Nello Lugaresi. Gamberini lavorò in ogni ambito dell’architettura, dall’edilizia privata, al settore turistico, ma degni di nota sono i progetti per l’edilizia scolastica, che ricoprono una parte consistente della sua opera. Lo troviamo coinvolto, infatti, nella progettazione di diverse scuole nella provincia di Ravenna; oltre al già citato ITI, realizzò anche l’Istituto Tecnico Commerciale di Lugo, la scuola media Ressi-Gervasi di Cervia, un asilo nido a Riolo Terme, una scuola elementare a Sant’Alberto e una a Casola Valsenio. Gino Gamberini ebbe inoltre un’importante attività politica: rivestì i ruoli di Consigliere comunale di Ravenna dal 1963 al 1988, di Assessore all’Urbanistica del Comune di Ravenna dal 1979 al 1981 impostando la delibera programmatica della variante generale del PRG. Nel 1971 s’iscrisse all’Albo nazionale degli esperti in pianificazione territoriale. Partecipò alle attività della sezione regionale dell’INU e fu Presidente della Commissione Territoriale di Ravenna per l’Ordine degli Architetti dal 1984 al 1987. Redasse diversi piani di lottizzazione per la provincia e PRG, anche del comune di Ravenna. (testo a cura di Elisa Alessandrini) Danilo Naglia (Ravenna, 1928 - 2022) Nel 1957 si laurea con il massimo dei voti presso la Facoltà di Architettura di Venezia, i suoi studi eserciteranno una forte influenza sulla sua produzione, venendo a contatto con figure quali: Ignazio Gardella (docente di composizione architettonica) e Giovanni Astengo (docente di urbanistica). A seguito della laurea si iscrive all’ordine degli architetti della Provincia di Ravenna e proprio nel capoluogo romagnolo si concentra gran parte del suo lavoro. Inizia un’intensa collaborazione con l’amico universitario Gino Gamberini e altre collaborazioni di rilievo con Sandro Gatti, Giorgio Piani, Renzo Stumìa, Leonardo Cordone, Giuseppe Grossi e Roberto Raffoni. Danilo Naglia è considerato uno degli architetti più influenti e rappresentativi che abbia operato nell’area ravennate tra il 1960 ed il 1980, al pari di Gino Gamberini e Antonino Manzone, con i quali esso stesso collabora. Molto attivo nell’ambito pubblico a lui si devono i progetti di molte strutture scolastiche e lavora anche a molti progetti di abitazioni private. Tra i suoi lavori più significativi: l’Hotel Bisanzio a Ravenna (1958), l’Istituto tecnico industriale Nullo Baldini a Ravenna (1961), casa Ercolani (1962), la Colonia città di Tirano a Milano Marittima (1966) e l’edificio di piazza Marsala a Ravenna (1981).

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Bassani Silvio 1965 Soluzione ad un problema D’Ars Agency n. 3 84-85 Si
Gaudenzi Maurizio 1997 Danilo Naglia architettura & progetto fra etica, memoria e ragione Edizioni del Girasole 120 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Fronte principale via Gulli Fronte principale via Gulli Elisa Alessandrini 2015
Vista ovest, stato attuale Vista ovest, stato attuale Elisa Alessandrini 2015
Ingresso ambulatorio medico Ingresso ambulatorio medico Elisa Alessandrini 2015
Vista est Vista est Elisa Alessandrini 2015

Criteri
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Elisa Alessandrini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/01/2025

Revisori:

Setti Stefano 2022