Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

VIADOTTO DI CORSO FRANCIA

Scheda Opera

  • Planimetria generale
  • Vista pilastri testata a nord
  • Vista dall'alto
  • Particolari piloni
  • Comune: Roma
  • Località:
  • Denominazione: VIADOTTO DI CORSO FRANCIA
  • Indirizzo: Da ponte Flaminio a viale Pilsudski
  • Data: 1958 - 1960
  • Tipologia: Infrastrutture
  • Autori principali: Pier Luigi Nervi
Descrizione

Il viadotto di corso Francia è l’infrastruttura che collega la testata del Ponte Flaminio a viale Maresciallo Pilsudski. Si tratta di una strada di notevole importanza strategica per l’area settentrionale di Roma, in quanto collega i quartieri Parioli, Flaminio e Pinciano sulla sponda sinistra del Tevere alla zona di Tor di Quinto, alla confluenza delle vie Cassia nuova e Flaminia nuova. Parte integrante dell’asse stradale, che è l'unica arteria urbana della Capitale a superare il fiume mantenendo lo stesso nome su entrambe le sponde, è il Ponte Flaminio, una struttura iniziata nel 1938, interrotta e terminata nel 1951: si tratta del primo ponte monumentale a nord di Roma, a servizio dello storico itinerario della via Flaminia. Il viadotto è realizzato per le Olimpiadi del 1960 dal gruppo di progettisti del Villaggio Olimpico (Adalberto Libera, Luigi Moretti, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti), affiancati per la parte strutturale da Pier Luigi Nervi. Si tratta dell’ultimo episodio dell'avventura olimpica dell’ingegnere ed anche una delle poche infrastrutture viarie da lui realizzate.

L’infrastruttura si sviluppa per la lunghezza complessiva di circa un chilometro ed è impostata sulla viabilità preesistente, ma ha il compito di sollevare il traffico veloce ad una quota più alta, lasciando libero il collegamento a terra tra le due parti del Villaggio Olimpico, quindi senza interromperne la continuità e rappresentando una delle principali soluzioni per il traffico veicolare di Roma nord. In corrispondenza dell’immissione su viale Maresciallo Pilsudski, sotto Monte Parioli, le carreggiate di cui è composto si biforcano, curvandosi elegantemente, per distribuire il traffico in quattro direzioni differenti.

Questo importante segno, che divide in due il Villaggio Olimpico, diventa parte integrante, con l’intradosso delle sue campate ed i suoi imponenti piloni, della composizione architettonica del quartiere e dei suoi spazi esterni, definendo una lunga passeggiata coperta e attrezzata nelle previsioni iniziali con negozi. Attualmente questo spazio risulta in parte occupato da strutture abusive ed in parte coperto da vegetazione incolta, situazione che non contribuisce alla piena sicurezza della zona. Inoltre, l’aver separato il traffico veicolare da quello pedonale, come teorizzato dal Movimento Moderno, ha dimostrato nei decenni il fallimento di questo tipo di soluzione, sia livello ambientale che sociale. Se il tracciato e l'impostazione generale sono frutto di un lavoro di squadra, la definizione esecutiva della struttura e le soluzioni adottate è certamente frutto dell’ingegno di Nervi. La progettazione e la realizzazione del viadotto vengono affidate alla Società Ingg. Nervi & Bartoli a seguito di una trattativa privata con il Ministero dei Lavori Pubblici, per 1,2 miliardi di lire, in gravissimo ritardo rispetto alla consegna dell’opera, prevista per l’apertura delle Olimpiadi, il 25 agosto 1960. Conclusa la trattativa nel maggio 1959, i primi disegni esecutivi di cantiere sono della fine di giugno dello stesso anno e l’inizio della battitura dei pali di fondazioni avviene i primi di luglio. L’impegno apparentemente impossibile di rendere percorribile il lungo viadotto viene invece rispettato grazie alla grande organizzazione del cantiere basato ancora sul “Sistema Nervi” e la sua sapiente combinazione di elementi prefabbricati e gettati in opera.

Una delle soluzioni statiche che maturano all'interno delle potenzialità del Sistema Nervi è il pilastro a sagoma variabile, utilizzato per la prima volta nella sede dell’UNESCO a Parigi. Questo corpo è formato da una superficie rigata che unisce i punti omologhi della sezione di base con la sommità. In questo caso i pilasti sono definiti da una pianta cruciforme alla base che diventa rettangolare alla sommità, creando nella prospettiva dell’intero corpo un gioco plastico e di luce che supera la sola funzione statica dei pilastri. La scelta formale risponde perfettamente alle esigenze statiche della struttura, inoltre la sua morfologia permette un risultato eccellente con una minor quantità di materiale (è economica e facile da realizzare). I 110 piloni sono stati gettati con le stesse tre casseforme smontabili, formate da tavole maschiettate di 6 cm che vengono progressivamente accorciate alla base per adattarsi alla pendenza del percorso. Si può notare infatti che la pianta cruciforme è molto più evidente alla base primi pilastri da ponte Flaminio e sparisce progressivamente.

Sui 110 pilastri, che hanno un’altezza variabile tra gli 8 metri ed i 3,50 metri di altezza, è posta simmetricamente a sbalzo la mensola che sostiene le travi longitudinali dalla sezione a V, realizzate in ferrocemento, prefabbricate nel cantiere a terra adiacente (4 al giorno) e leggermente precompresse, rara eccezione data l’avversità di Nervi per questa tecnica. Le travi sostengono due ampie sedi stradali strutturalmente indipendenti: esse sono separate tra loro da uno spazio continuo di 5 m di larghezza e interrotto ogni 48 metri da passaggi pedonali su passerelle, che si succedono lungo l’intera corsa del viadotto. Il manto stradale è sostenuto da solette di cemento armato, anch'esse prefabbricate, poggiate sulle travi a V. Ai lati delle carreggiate c’è un piccolo sbalzo in cemento armato che sorregge il camminamento pedonale.

Info
  • Progetto: 1958 - 1958
  • Esecuzione: 1959 - 1960
  • Committente: INCIS - Istituto Nazionale per le Case gli Impiegati Statali, Ministero dei Lavori Pubblici, Comune di Roma, CONI - Comitato Olimpico Nazionale Italiano
  • Proprietà: Proprietà pubblica
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Vittorio Cafiero Progetto urbano Progetto NO
Società Ingg. Nervi & Bartoli Impresa esecutrice Esecuzione NO
Adalberto Libera Progetto urbano Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/adalberto-libera_(Dizionario-Biografico)/ NO
Amedeo Luccichenti Progetto urbano Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=32029 NO
Vincenzo Monaco Progetto urbano Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=33691 NO
Luigi Moretti Progetto urbano Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=31849 NO
Pier Luigi Nervi Progetto urbano Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=33915 SI
Pier Luigi Nervi Progetto strutturale Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=33915 NO
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: calcestruzzo a faccia vista
  • Coperture: piana
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Mediocre
  • Stato Coperture: Mediocre

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L’infrastruttura si sviluppa per la lunghezza complessiva di circa un chilometro ed è impostata sulla viabilità preesistente, ma ha il compito di sollevare il traffico veloce ad una quota più alta, lasciando libero il collegamento a terra tra le due parti del Villaggio Olimpico, quindi senza interromperne la continuità e rappresentando una delle principali soluzioni per il traffico veicolare di Roma nord. In corrispondenza dell’immissione su viale Maresciallo Pilsudski, sotto Monte Parioli, le carreggiate di cui è composto si biforcano, curvandosi elegantemente, per distribuire il traffico in quattro direzioni differenti.

Questo importante segno, che divide in due il Villaggio Olimpico, diventa parte integrante, con l’intradosso delle sue campate ed i suoi imponenti piloni, della composizione architettonica del quartiere e dei suoi spazi esterni, definendo una lunga passeggiata coperta e attrezzata nelle previsioni iniziali con negozi. Attualmente questo spazio risulta in parte occupato da strutture abusive ed in parte coperto da vegetazione incolta, situazione che non contribuisce alla piena sicurezza della zona. Inoltre, l’aver separato il traffico veicolare da quello pedonale, come teorizzato dal Movimento Moderno, ha dimostrato nei decenni il fallimento di questo tipo di soluzione, sia livello ambientale che sociale. Se il tracciato e l'impostazione generale sono frutto di un lavoro di squadra, la definizione esecutiva della struttura e le soluzioni adottate è certamente frutto dell’ingegno di Nervi. La progettazione e la realizzazione del viadotto vengono affidate alla Società Ingg. Nervi & Bartoli a seguito di una trattativa privata con il Ministero dei Lavori Pubblici, per 1,2 miliardi di lire, in gravissimo ritardo rispetto alla consegna dell’opera, prevista per l’apertura delle Olimpiadi, il 25 agosto 1960. Conclusa la trattativa nel maggio 1959, i primi disegni esecutivi di cantiere sono della fine di giugno dello stesso anno e l’inizio della battitura dei pali di fondazioni avviene i primi di luglio. L’impegno apparentemente impossibile di rendere percorribile il lungo viadotto viene invece rispettato grazie alla grande organizzazione del cantiere basato ancora sul “Sistema Nervi” e la sua sapiente combinazione di elementi prefabbricati e gettati in opera.

Una delle soluzioni statiche che maturano all'interno delle potenzialità del Sistema Nervi è il pilastro a sagoma variabile, utilizzato per la prima volta nella sede dell’UNESCO a Parigi. Questo corpo è formato da una superficie rigata che unisce i punti omologhi della sezione di base con la sommità. In questo caso i pilasti sono definiti da una pianta cruciforme alla base che diventa rettangolare alla sommità, creando nella prospettiva dell’intero corpo un gioco plastico e di luce che supera la sola funzione statica dei pilastri. La scelta formale risponde perfettamente alle esigenze statiche della struttura, inoltre la sua morfologia permette un risultato eccellente con una minor quantità di materiale (è economica e facile da realizzare). I 110 piloni sono stati gettati con le stesse tre casseforme smontabili, formate da tavole maschiettate di 6 cm che vengono progressivamente accorciate alla base per adattarsi alla pendenza del percorso. Si può notare infatti che la pianta cruciforme è molto più evidente alla base primi pilastri da ponte Flaminio e sparisce progressivamente.

Sui 110 pilastri, che hanno un’altezza variabile tra gli 8 metri ed i 3,50 metri di altezza, è posta simmetricamente a sbalzo la mensola che sostiene le travi longitudinali dalla sezione a V, realizzate in ferrocemento, prefabbricate nel cantiere a terra adiacente (4 al giorno) e leggermente precompresse, rara eccezione data l’avversità di Nervi per questa tecnica. Le travi sostengono due ampie sedi stradali strutturalmente indipendenti: esse sono separate tra loro da uno spazio continuo di 5 m di larghezza e interrotto ogni 48 metri da passaggi pedonali su passerelle, che si succedono lungo l’intera corsa del viadotto. Il manto stradale è sostenuto da solette di cemento armato, anch'esse prefabbricate, poggiate sulle travi a V. Ai lati delle carreggiate c’è un piccolo sbalzo in cemento armato che sorregge il camminamento pedonale. 
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  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
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  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Cronologia dell'opera: -maggio 1959: commissione -giugno 1959: consegna dei primi progetti -luglio 1959: inizio dei lavori -agosto 1960: inaugurazione Budget dell'opera: 1,2 Mld lire Attualmente i piloni e l'intradosso del viadotto sono in cattive condizioni di manutenzione.

Bibliografia
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Olmo Carlo (a cura di) 2010 Pier Luigi Nervi. Architettura come sfida Silvana editoriale 66-67 No
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Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Fondo Pier Luigi Nervi Pier Luigi Nervi MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Viadotto di Corso Francia, Roma
Fondo Pier Luigi Nervi Pier Luigi Nervi CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione, Parma Viadotto di corso Francia - Roma

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria generale Planimetria generale
Vista pilastri testata a nord Vista pilastri testata a nord
Vista dall'alto Vista dall'alto
Particolari piloni Particolari piloni

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
Sitografia ed altri contenuti online
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Direzione Regionale per il Lazio
Titolare della ricerca: Università degli studi di Roma "Sapienza"
Responsabile scientifico: Piero Ostilio Rossi


Scheda redatta da
creata il 31/12/2012
ultima modifica il 02/05/2024

Revisori:

Alberto Coppo 2021