Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

COMPLESSO GESCAL DETTO IL TRENO

Scheda Opera

  • Pianta generale – scala 1:200 (1970)
  • Sezione longitudinale (particolare) – scala 1:100 (1970)
  • Sezione trasversale (particolare) – scala 1:100 (1970)
  • Fianco dell’edificio
  • Testata dell’edificio
  • Comune: Ferrara
  • Denominazione: COMPLESSO GESCAL DETTO IL TRENO
  • Indirizzo: Viale Krasnodar
  • Data: 1969 - 1973
  • Tipologia: Edilizia residenziale pubblica
  • Autori principali: Alfredo Lambertucci
Descrizione

Nel luglio 1969 venne approvato dall’amministrazione comunale di Ferrara il progetto urbanistico e planivolumetrico per la costruzione di un edificio di circa 60.000 mc per 129 alloggi di edilizia popolare situato in viale Krasnodar nella zona Peep di via Bologna rientrante nel programma Gescal n. 1179 e nelle direttive indicate nella Legge 167. Approvati i disegni di progetto degli edifici nell’ottobre 1970, venne rilasciato il permesso di costruzione nel novembre 1970 (n. 9088/4063). I lavori si svolsero tra il febbraio 1971 e l’ottobre 1973 confermando in larga misura l’impostazione di massima ma variando però la soluzione di copertura degli elementi più alti.
Capogruppo dell’equipe di progettazione fu Alfredo Lambertucci coadiuvato da Silvano Casini, Gianpaolo Sarti, Giulio Zappaterra, Onorato Benini, Mario Maia e Gastone Magagnoli. Il programma prevedeva nel dettaglio la realizzazione di 54 alloggi di cinque vani, 70 in duplex di sei vani, 5 in duplex di sette vani corredati ciascuno da un’autorimessa.
Il complesso, composto di due elementi lineari paralleli di tre piani uniti da collegamenti in quota, di forma rettangolare in pianta, è accessibile da nove gallerie che mettono in comunicazione la strada con altrettanti vani scala e un porticato perimetrale; nove sono anche i volumi di ulteriori quattro piani che si innestano sulla sommità dei corpi più bassi. La struttura del complesso viene realizzata in pareti in cemento armato ortogonali alle facciate, quest’ultime realizzate sempre in pareti dello stesso materiale.
Lambertucci imposta il progetto sull’idea di unitarietà. Egli, infatti, afferma: "Il progetto è basto sull’unitarietà dell’intervento: un unico spazio interno, un percorso pedonale pensile a servizio di tutto il complesso, una ripetizione seriale degli edifici, un impianto agevole per l’organizzazione del cantiere, per l’unificazione delle componenti della costruzione realizzate in opera o in officina. Caratteri tesi a realizzare una immagine immediatamente leggibile". Se il principio dell’unitarietà governa il progetto, la disposizione dei volumi evita la monotonia dell’insieme articolando le diverse parti dell’edificio seguendo le funzioni interne.

(Matteo Cassani Simonetti)

Info
  • Progetto: 1969 - 1970
  • Esecuzione: 1971 - 1973
  • Committente: GESCAL (GEStione CAse per i Lavoratori)
  • Proprietà: Proprietà pubblico-privata
  • Destinazione originaria: Residenza
  • Destinazione attuale: Residenza
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Onorato Benini Progetto strutturale Progetto NO
Silvano Casini Progetto architettonico Progetto NO
Alfredo Lambertucci Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=131216 SI
Gastone Magagnoli Progetto Impianti Progetto NO
Mario Maia Progetto strutturale Progetto NO
Giuliano Mezzadri Consulente Progetto NO
Giampaolo Sarti Progetto architettonico Progetto NO
Giulio Zappaterra Progetto architettonico Progetto NO
  • Strutture: cemento armato puntiformi e a setti
  • Materiale di facciata: cemento armato
  • Coperture: piane e a falde
  • Serramenti: ferro
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Capogruppo dell’equipe di progettazione fu Alfredo Lambertucci coadiuvato da Silvano Casini, Gianpaolo Sarti, Giulio Zappaterra, Onorato Benini, Mario Maia e Gastone Magagnoli. Il programma prevedeva nel dettaglio la realizzazione di 54 alloggi di cinque vani, 70 in duplex di sei vani, 5 in duplex di sette vani corredati ciascuno da un’autorimessa.
Il complesso, composto di due elementi lineari paralleli di tre piani uniti da collegamenti in quota, di forma rettangolare in pianta, è accessibile da nove gallerie che mettono in comunicazione la strada con altrettanti vani scala e un porticato perimetrale; nove sono anche i volumi di ulteriori quattro piani che si innestano sulla sommità dei corpi più bassi. La struttura del complesso viene realizzata in pareti in cemento armato ortogonali alle facciate, quest’ultime realizzate sempre in pareti dello stesso materiale. 
Lambertucci imposta il progetto sull’idea di unitarietà. Egli, infatti, afferma: "Il progetto è basto sull’unitarietà dell’intervento: un unico spazio interno, un percorso pedonale pensile a servizio di tutto il complesso, una ripetizione seriale degli edifici, un impianto agevole per l’organizzazione del cantiere, per l’unificazione delle componenti della costruzione realizzate in opera o in officina. Caratteri tesi a realizzare una immagine immediatamente leggibile". Se il principio dell’unitarietà governa il progetto, la disposizione dei volumi evita la monotonia dell’insieme articolando le diverse parti dell’edificio seguendo le funzioni interne.

(Matteo Cassani Simonetti)
  
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Compie gli studi a Roma prima all'Accademia di belle arti e poi presso la facoltà di architettura di Valle Giulia, dove si laurea nel 1953. Svolge alcuni incarichi di assistentato, partecipando attivamente alla sperimentazione per la riforma del corso degli studi in architettura e consegue la libera docenza in elementi di composizione nel 1964, divenendo poi professore incaricato dal 1967 e ordinario dal 1981. 
Nel 1953 realizza il progetto della chiesa parrocchiale di Consalvi (Macerata), nel 1955 vince con Claudio Dall’Olio il concorso di architettura per il nuovo istituto di farmacologia dell'Università di Roma. In seguito partecipa a vari concorsi di architettura come quelli per il complesso scolastico di Cremona (primo premio, 1955), per il motovelodromo olimpico di Roma (terzo premio, 1955) e per l'inclusione nell'elenco dei progettisti INA Casa, in cui affronta il tema della residenza che diventerà il suo campo di interesse principale nella professione, nella didattica e nella ricerca, in un periodo storico in cui l'emergenza casa era un problema politico e sociale molto sentito dagli architetti più impegnati.
Tra le principali opere: il quartiere INA Casa a Rimini (1956 ), la nuova sede della casa editrice Laterza a Bari, (1958), la scuola a Rovigo (1960), l'Unità Residenziale nel quartiere Spinaceto di Roma (1967, in collaborazione), il complesso edilizio misto IACP a Ferrara (1969 - 1973), il quartiere e ISES (Istituto per l'edilizia sociale) di Secondigliano (1965), il quartiere Vigne Nuove a Roma (un impegnativo programma di 524 alloggi nella zona Bufalotta 1972-79), il progetto di ristrutturazione della borgata Primavalle a Roma (1976), nell'ambito della ricerca GESCAL (Gestione case per lavoratori) sull'edilizia residenziale; casa di famiglia a Genzano (1973), case a schiera a Genzano (1980-82)
Tra il 1967 e il 1971, realizza il palazzo di Giustizia di Macerata, considerato da Bruno Zevi una delle architetture più rappresentative del XX secolo.; dal 1986 al 1990 cura con lo studio Valle il complesso del campus per la II Università di Roma a Tor Vergata, in un'area esterna al grande raccordo anulare.
Alla sua attività di progettista e docente, affianca quella artistica, realizzando una grande quantità di tele astratte.
(fonte SIUSA)
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  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Lambertucci, Alfredo, architetto, (Montecassiano, 1928 - Roma, 1996) Compie gli studi a Roma prima all'Accademia di belle arti e poi presso la facoltà di architettura di Valle Giulia, dove si laurea nel 1953. Svolge alcuni incarichi di assistentato, partecipando attivamente alla sperimentazione per la riforma del corso degli studi in architettura e consegue la libera docenza in elementi di composizione nel 1964, divenendo poi professore incaricato dal 1967 e ordinario dal 1981. Nel 1953 realizza il progetto della chiesa parrocchiale di Consalvi (Macerata), nel 1955 vince con Claudio Dall’Olio il concorso di architettura per il nuovo istituto di farmacologia dell'Università di Roma. In seguito partecipa a vari concorsi di architettura come quelli per il complesso scolastico di Cremona (primo premio, 1955), per il motovelodromo olimpico di Roma (terzo premio, 1955) e per l'inclusione nell'elenco dei progettisti INA Casa, in cui affronta il tema della residenza che diventerà il suo campo di interesse principale nella professione, nella didattica e nella ricerca, in un periodo storico in cui l'emergenza casa era un problema politico e sociale molto sentito dagli architetti più impegnati. Tra le principali opere: il quartiere INA Casa a Rimini (1956 ), la nuova sede della casa editrice Laterza a Bari, (1958), la scuola a Rovigo (1960), l'Unità Residenziale nel quartiere Spinaceto di Roma (1967, in collaborazione), il complesso edilizio misto IACP a Ferrara (1969 - 1973), il quartiere e ISES (Istituto per l'edilizia sociale) di Secondigliano (1965), il quartiere Vigne Nuove a Roma (un impegnativo programma di 524 alloggi nella zona Bufalotta 1972-79), il progetto di ristrutturazione della borgata Primavalle a Roma (1976), nell'ambito della ricerca GESCAL (Gestione case per lavoratori) sull'edilizia residenziale; casa di famiglia a Genzano (1973), case a schiera a Genzano (1980-82) Tra il 1967 e il 1971, realizza il palazzo di Giustizia di Macerata, considerato da Bruno Zevi una delle architetture più rappresentative del XX secolo.; dal 1986 al 1990 cura con lo studio Valle il complesso del campus per la II Università di Roma a Tor Vergata, in un'area esterna al grande raccordo anulare. Alla sua attività di progettista e docente, affianca quella artistica, realizzando una grande quantità di tele astratte. (fonte SIUSA)

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Franchetti Vittorio 1977 Una "167" a Ferrara. Architetto Alfredo Lambertucci (contributo in periodico) L’architettura. Cronache e storia n. 264 294-303 Si
1979 A. Lambertucci (capogruppo), S. Casini, G.P. Sarti, G. Zappaterra, G. Mezzadri, O. Benini, M. Maia, G. Maga, G. Magagnoli. Edifici nel PEEP di via Bologna a Ferrara 1970/1973 Edilizia popolare n. 149 14-15 Si
Rosa Giancarlo (a cura di) 1983 Realtà, disegno, forma. Architettura di Alfredo Lambertucci Kappa Roma 72-89 Si
Rosa Giancarlo (a cura di) 1987 Conversazione con Alfredo Lambertucci Parametro n. 162 (numero monografico su Alfredo Lambertucci) 10-43 No
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore (a cura di) 1988 Italia. Gli ultimi trent'anni Zanichelli Bologna 261 Si
Alfredo Lambertucci (a cura di) 1993 Alfredo Lambertucci, progetti e architetture 1953-1993 Roma No
Costanzo Michele 1995 Alfredo Lambertucci. La strategia del Canto Fermo Edilizia popolare n. 239 12-32 No
Scardino Lucio 1995 Itinerari di Ferrara moderna Alinea Editrice Firenze 171-172 Si
Scardino Lucio 2000 L'architettura ferrarese negli anni 60-70, in Vieri Quilici a Ferrara 1965-72. Abitazione come progetto urbano Ordine degli Architetti di Ferrara Ferrara 38-43 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio di Deposito del Comune di Ferrara Alfredo Lambertucci Comune di Modena Progetti: piante, assonometrie, sezioni, prospetti
Archivio Alfredo Lambertucci Alfredo Lambertucci Archivio privato, Roma Complesso residenziale IACP, Ferrara, progetto n. 42

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Pianta generale – scala 1:200 (1970) Pianta generale – scala 1:200 (1970) Archivio di Deposito del Comune di Ferrara
Sezione longitudinale (particolare) – scala 1:100 (1970) Sezione longitudinale (particolare) – scala 1:100 (1970) Archivio di Deposito del Comune di Ferrara
Sezione trasversale (particolare) – scala 1:100 (1970) Sezione trasversale (particolare) – scala 1:100 (1970) Archivio di Deposito del Comune di Ferrara
Fianco dell’edificio Fianco dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Testata dell’edificio Testata dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Alfredo Lambertucci Visualizza
Università Sapienza, QUART - Alfredo Lambertucci Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Cassani Simonetti
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/04/2024

Revisori:

Stefano Setti