Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

RESIDENZA MUNICIPALE

Scheda Opera

  • Facciata principale sul canale, molo di Cesenatico
  • Facciata principale sul canale, molo di Cesenatico
  • Vista generale del fronte strada sul molo
  • Vista generale del complesso
  • Modello di studio, prospettiva dall’alto, vista dal canale
  • Modello di studio, vista dalla facciata principale
  • Modello di Studio, vista dall’alto, prospettiva dal retro
  • Prospetto principale sul canale di Cesenatico
  • Planimetria piano terra e piano primo
  • Prospettiva del fronte principale
  • Comune: Cesenatico
  • Denominazione: RESIDENZA MUNICIPALE
  • Indirizzo: Via Marino Moretti N. 5
  • Data: 1959 - 1965
  • Tipologia: Municipi
  • Autori principali: Gio Ponti
Descrizione

L’attuale sede del Municipio di Cesenatico sorge sul sedime dell’originale Palazzo Comunale, bombardato e distrutto nel 1944.
Il progetto è sviluppato da Gio Ponti negli stessi anni in cui è impegnato anche in quello della Fondazione Garzanti di Forlì a cui lavora negli stessi anni.
L’incarico viene affidato direttamente dall’Amministrazione Comunale di Cesenatico, su un progetto che fonda i caratteri dell’edificio sull’“invenzione” del portico, sulla facciata continua ispirata all’ambiente circostante e alle caratteristiche del luogo, con particolare riferimento alla presenza dell’acqua e delle vele delle barche ormeggiate sul porto-canale su cui affaccia il fronte principale dell’edificio, da cui deriva una diretta ispirazione formale.
Assecondando uno dei principi compositivi più ricorrenti della sua poetica, la pianta fa uso di figure geometriche semplici ed essenziali, attraverso le quali raggiungere valori espressivi e formali caratteristici. Il prospetto, secondo un analogo principio di chiarezza geometrica degli elementi, dichiara la sua natura di superficie grazie alla separazione dalla muratura retrostante, presentandosi come un leggero schermo sospeso sul piano terra, rivestito in marmo a spacco di cava e intagliato da aperture verticali dal passo e dalla dimensione costante, ritmo interrotto solo dalla presenza del vuoto della loggia che definisce l’asimmetria della composizione del fronte. In corrispondenza di questo s’innalza il pennone in ferro battuto, segnale urbano derivato letteralmente dalle suggestioni offerte dagli alberi delle barche a vela posteggiate nel canale antistante l’edificio. Ponti opta per questo elemento al fine di evitare l’edificazione di una torre in facciata, rievocazione di quella del precedente palazzo, che avrebbe fatto concorrenza al grattacielo vicino, alto centosedici metri.
Si attua una precisa corrispondenza tra le piante e l’alzato che dichiara in facciata la posizione delle varie funzioni interne, in particolare visibile nella Sala del Consiglio e nell’ufficio del Sindaco, posizionate nella parte centrale del prospetto, nel punto in cui la facciata sporge leggermente verso il canale e sopra l’ingresso principale situato al piano terra, dove si apre un ampio atrio. Il piano terra ospita le funzioni maggiormente frequentati dal pubblico; al primo piano la Sala del Consiglio, gli uffici del Sindaco e della Giunta, al secondo piano si trova la residenza del Segretario Comunale a cui si può anche accedere dalla strada da un accesso separato. Altri uffici sono contenuti nei due corpi sulla corte giardino.
Il progetto raccoglie diversi pareri contrari, tra cui quello di Bruno Zevi, a causa del metodo di assegnazione dell’incarico da parte dell’Amministrazione Comunale che avrebbe meglio dovuto bandire un concorso.
La versione finale subisce sostanziali modifiche rispetto alle prime ipotesi del progettista. Non viene ad esempio realizzato il rivestimento in ceramica bugnata e in tesserine in mosaico, soluzione ricorrente nel repertorio linguistico dell’autore, che dovevano ornare la parte centrale del prospetto principale producendo un effetto di vibrazione sulla parete reagente ai giochi di luce prodotte dalle acque del canale. Manca poi la quinta di coronamento che doveva coprire l’arretramento del secondo piano e contenere grandi aperture ad oblò con il compito di alleggerire il prospetto, perdendo pertanto una parte di quelle suggestioni formali iniziali, tratte dall’immaginario navale.

(Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga)

Info
  • Progetto: 1959 - 1959
  • Esecuzione: 1962 - 1965
  • Tipologia Specifica: Municipio
  • Committente: Comune di Cesenatico
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Municipio
  • Destinazione attuale: Municipio
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Brandolini Cesena Direzione lavori Esecuzione NO
Gio Ponti Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=20138 SI
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: intonaco
  • Coperture: piana, metallo
  • Serramenti: metallo
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Mediocre
  • Stato Coperture: Buono
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L’incarico viene affidato direttamente dall’Amministrazione Comunale di Cesenatico, su un progetto che fonda i caratteri dell’edificio sull’“invenzione” del portico, sulla facciata continua ispirata all’ambiente circostante e alle caratteristiche del luogo, con particolare riferimento alla presenza dell’acqua e delle vele delle barche ormeggiate sul porto-canale su cui affaccia il fronte principale dell’edificio, da cui deriva una diretta ispirazione formale. 
Assecondando uno dei principi compositivi più ricorrenti della sua poetica, la pianta fa uso di figure geometriche semplici ed essenziali, attraverso le quali raggiungere valori espressivi e formali caratteristici. Il prospetto, secondo un analogo principio di chiarezza geometrica degli elementi, dichiara la sua natura di superficie grazie alla separazione dalla muratura retrostante, presentandosi come un leggero schermo sospeso sul piano terra, rivestito in marmo a spacco di cava e intagliato da aperture verticali dal passo e dalla dimensione costante, ritmo interrotto solo dalla presenza del vuoto della loggia che definisce l’asimmetria della composizione del fronte. In corrispondenza di questo s’innalza il pennone in ferro battuto, segnale urbano derivato letteralmente dalle suggestioni offerte dagli alberi delle barche a vela posteggiate nel canale antistante l’edificio. Ponti opta per questo elemento al fine di evitare l’edificazione di una torre in facciata, rievocazione di quella del precedente palazzo, che avrebbe fatto concorrenza al grattacielo vicino, alto centosedici metri. 
Si attua una precisa corrispondenza tra le piante e l’alzato che dichiara in facciata la posizione delle varie funzioni interne, in particolare visibile nella Sala del Consiglio e nell’ufficio del Sindaco, posizionate nella parte centrale del prospetto, nel punto in cui la facciata sporge leggermente verso il canale e sopra l’ingresso principale situato al piano terra, dove si apre un ampio atrio. Il piano terra ospita le funzioni maggiormente frequentati dal pubblico; al primo piano la Sala del Consiglio, gli uffici del Sindaco e della Giunta, al secondo piano si trova la residenza del Segretario Comunale a cui si può anche accedere dalla strada da un accesso separato. Altri uffici sono contenuti nei due corpi sulla corte giardino.
Il progetto raccoglie diversi pareri contrari, tra cui quello di Bruno Zevi, a causa del metodo di assegnazione dell’incarico da parte dell’Amministrazione Comunale che avrebbe meglio dovuto bandire un concorso. 
La versione finale subisce sostanziali modifiche rispetto alle prime ipotesi del progettista. Non viene ad esempio realizzato il rivestimento in ceramica bugnata e in tesserine in mosaico, soluzione ricorrente nel repertorio linguistico dell’autore, che dovevano ornare la parte centrale del prospetto principale producendo un effetto di vibrazione sulla parete reagente ai giochi di luce prodotte dalle acque del canale. Manca poi la quinta di coronamento che doveva coprire l’arretramento del secondo piano e contenere grandi aperture ad oblò con il compito di alleggerire il prospetto, perdendo pertanto una parte di quelle suggestioni formali iniziali, tratte dall’immaginario navale.

(Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga)

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Dal 1928 è direttore della rivista “Domus”, fondata nello stesso anno, incarico che mantiene con continuità, ad eccezione della parentesi tra il 1941 e il 1947, in cui dirige “Stile”. Le riviste sono per Ponti organi di diffusione ed elaborazione delle nuove idee nel campo delle arti decorative e dell’arredamento, oltre che dell’architettura. Tramite questo mezzo, il suo pensiero si diffonde tanto da diventare un punto di riferimento per la cultura architettonica nazionale ed internazionale.
Con la progettazione della casa “doppia” Rasini ai Bastioni di Porta Venezia, nel 1933, si scioglie il sodalizio con Lancia e prende avvio una nuova fase progettuale accompagnata da una nuova sigla professionale con Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini. Nello stesso anno organizza a Milano la V Triennale. In questo periodo l’incontro con Persico, Donegani e Rudofsky, offre l’occasione per una maturazione ed un’evoluzione del suo lavoro verso una personale linea espressiva: a questo periodo appartiene, ad esempio, il primo palazzo Montecatini (1936), in cui emerge tutta la sua convinzione della necessaria convergenza tra arte e industria.
Nel 1952 si associa ad Alberto Rosselli, costituendo lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli (1952-1976): sono questi i decenni di massima notorietà, durante i quali estende la sua attività alla progettazione industriale, dell’arredamento e al design. Mentre nella prima parte della sua attività realizza opere in cui si allontana dai convenzionalismi neoclassici per una personale sperimentazione dell'architettura razionale come l'Istituto di matematica dell'università di Roma (1934) e la facoltà di lettere e il rettorato dell'università di Padova (1934-37), dall’inizio della sua attività presso lo studio Ponti-Rosselli-Fornaroli progetta edifici in ogni parte del mondo, tra cui, le principali, sono  l'Istituto italiano di cultura a Stoccolma, il Centro italo-brasiliano a San Paolo, Brasile (1953), il grattacielo Pirelli a Milano (1956-60), l'Auditorium all'ottavo piano del Time and Life Building a New York (1959), gli Uffici per la Philips a Roma (1960), il Pakistan House Hotel a Islamabad (1962), la facciata dei grandi magazzini Shui-Hing a Hongkong (1961-63), le facciate dei grandi magazzini Bijenkorf a Eindhoven (1966-69); il Museo d'arte di Denver (1972). Tra le sue ultime realizzazioni italiane si segnala la cattedrale di Taranto (1964-71).
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 8
  • Particella: 138

Note

Gio Ponti (Milano, 1891 – Milano, 1979) Si laurea presso il Politecnico di Milano nel 1921. Formatosi nel clima di rinnovamento della Milano degli anni venti, partecipa al raggruppamento dei giovani del gruppo “neoclassico”. Apre uno studio a Milano con gli architetti Mino Fiocchi ed Emiliano Lancia. In particolare con quest’ultimo si assocerà in una sigla professionale (Studio Ponti-Lancia, 1927-1933), cui si devono alcune i primi successi. Questi anni sono d’altra parte cruciali per la formazione dell’architetto che avrà modo, sul finire degli anni venti, di sviluppare un personale approccio alle tematiche della modernità e dell’abitazione. Risalgono a questi anni le prime sperimentazioni nel campo dell’arredo e dell’oggetto domestico grazie alle committenze della ditta di ceramiche Richard Ginori, per la quale progetta un rinnovamento della produzione. In questa atmosfera di gusto neoclassico prendono forma le prime prove nel campo dell’ architettura tra cui la serie delle cosiddette “case tipiche”, cui significativamente da il nome di “Domus”. Dal 1928 è direttore della rivista “Domus”, fondata nello stesso anno, incarico che mantiene con continuità, ad eccezione della parentesi tra il 1941 e il 1947, in cui dirige “Stile”. Le riviste sono per Ponti organi di diffusione ed elaborazione delle nuove idee nel campo delle arti decorative e dell’arredamento, oltre che dell’architettura. Tramite questo mezzo, il suo pensiero si diffonde tanto da diventare un punto di riferimento per la cultura architettonica nazionale ed internazionale. Con la progettazione della casa “doppia” Rasini ai Bastioni di Porta Venezia, nel 1933, si scioglie il sodalizio con Lancia e prende avvio una nuova fase progettuale accompagnata da una nuova sigla professionale con Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini. Nello stesso anno organizza a Milano la V Triennale. In questo periodo l’incontro con Persico, Donegani e Rudofsky, offre l’occasione per una maturazione ed un’evoluzione del suo lavoro verso una personale linea espressiva: a questo periodo appartiene, ad esempio, il primo palazzo Montecatini (1936), in cui emerge tutta la sua convinzione della necessaria convergenza tra arte e industria. Nel 1952 si associa ad Alberto Rosselli, costituendo lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli (1952-1976): sono questi i decenni di massima notorietà, durante i quali estende la sua attività alla progettazione industriale, dell’arredamento e al design. Mentre nella prima parte della sua attività realizza opere in cui si allontana dai convenzionalismi neoclassici per una personale sperimentazione dell'architettura razionale come l'Istituto di matematica dell'università di Roma (1934) e la facoltà di lettere e il rettorato dell'università di Padova (1934-37), dall’inizio della sua attività presso lo studio Ponti-Rosselli-Fornaroli progetta edifici in ogni parte del mondo, tra cui, le principali, sono l'Istituto italiano di cultura a Stoccolma, il Centro italo-brasiliano a San Paolo, Brasile (1953), il grattacielo Pirelli a Milano (1956-60), l'Auditorium all'ottavo piano del Time and Life Building a New York (1959), gli Uffici per la Philips a Roma (1960), il Pakistan House Hotel a Islamabad (1962), la facciata dei grandi magazzini Shui-Hing a Hongkong (1961-63), le facciate dei grandi magazzini Bijenkorf a Eindhoven (1966-69); il Museo d'arte di Denver (1972). Tra le sue ultime realizzazioni italiane si segnala la cattedrale di Taranto (1964-71).

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Zevi Bruno 1959 A Cesenatico, duelli architettonici per il nuovo Palazzo Comunale L'Architettura. Cronache e Storia n. 45 148 Si
Zevi Bruno 1959 Per il Palazzo Comunale. Cesenatico si ribella L’Espresso, 12 aprile 24 Si
Zevi Bruno 1959 A Cesenatico l’architettura è impegno di cultura e di civiltà L'Architettura. Cronache e storia n. 45 220 No
Irace Fulvio 1988 Gio Ponti. La casa all’italiana Electa Milano 198 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Possenti Francesca 2007 Cesenatico. Il nuovo Palazzo del municipio Parametro n. 269 (numero monografico: Gio Ponti e la Romagna) 52-58 No
Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia 2012 I municipi e la nazione Editrice Compositori Bologna 119-120 Si
Conti Giordano 2013 Il palazzo Comunale di Cesenatico, in L'architettura del Novecento in Romagna Foschi editore Forlì 133-137 Si
Canali Ferruccio 2013 Modernità balneare in Romagna e dibattiti nazionali. Le polemiche sul nuovo “Palazzo Comunale" di Giò Ponti a Cesenatico (1958-1961) Studi Romagnoli vol. LXIX 765-796 Si

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio Storico Comunale di Cesenatico Gio Ponti Comune di Cesenatico
Archivio Gio Ponti Gio Ponti Archivio Gio Ponti, Milano

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Facciata principale sul canale, molo di Cesenatico Facciata principale sul canale, molo di Cesenatico R. Vlahov. Courtesy IBC
Facciata principale sul canale, molo di Cesenatico Facciata principale sul canale, molo di Cesenatico R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista generale del fronte strada sul molo Vista generale del fronte strada sul molo R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista generale del complesso Vista generale del complesso R. Vlahov. Courtesy IBC
Modello di studio, prospettiva dall’alto, vista dal canale Modello di studio, prospettiva dall’alto, vista dal canale Gio Ponti Archives, Milano
Modello di studio, vista dalla facciata principale Modello di studio, vista dalla facciata principale Gio Ponti Archives, Milano
Modello di Studio, vista dall’alto, prospettiva dal retro Modello di Studio, vista dall’alto, prospettiva dal retro Gio Ponti Archives, Milano
Prospetto principale sul canale di Cesenatico Prospetto principale sul canale di Cesenatico Gio Ponti Archives, Milano
Planimetria piano terra e piano primo Planimetria piano terra e piano primo Gio Ponti Archives, Milano
Prospettiva del fronte principale Prospettiva del fronte principale Gio Ponti Archives, Milano

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Gio Ponti official website Visualizza
Enciclopedia Treccani - Gio Ponti Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Gio Ponti Visualizza
Fondo Archivistico Sistema Museale dell’Università di Parma - Gio Ponti Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca:
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 13/03/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022