Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

ARCISPEDALE SANTA MARIA NUOVA (OSPEDALE GALLINARI)

Scheda Opera

  • Arcispedale Santa Maria Nuova, veduta da viale Murri
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, dettaglio facciata di ingresso
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, pianta piano terra
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, scala degenze
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, veduta atrio di ingresso
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, fronte principale
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, fronte principale-ingresso
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi poliambulatori
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi
  • Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi
  • Comune: Reggio nell'Emilia
  • Denominazione: ARCISPEDALE SANTA MARIA NUOVA (OSPEDALE GALLINARI)
  • Indirizzo: Viale Risorgimento N. 80
  • Data: 1945 - 1965
  • Tipologia: Strutture sanitarie
  • Autori principali: Enea Manfredini
Descrizione

"L’ospedale nasce sulla base di un primo progetto redatto da Enea Manfredini nel 1945, finanziato da Alfredo Gallinari e da realizzarsi su terreni di sua proprietà. Fin dall’inizio dei lavori l’ospedale Gallinari incontra numerose difficoltà, sia per il mancato finanziamento statale per le indennità di guerra, sia per il richiesto ampliamento in corso d’opera della capacità di accoglienza del numero di degenti. Nel 1949 viene ultimata la struttura portante in cemento armato, ma nel 1952 i lavori si interrompono per la morte del finanziatore e per diversi anni il nudo telaio rimane a testimonianza dell’opera incompiuta. Il primo progetto, d’impronta razionalista, è costituito da tre corpi di fabbrica paralleli tra loro; quello posteriore, adibito alle degenze, si sviluppa con corridoi illuminati da ampie vetrate che distribuiscono le camere ad ogni piano; i locali di servizio a supporto delle degenze e i gruppi operatori sono situati nel corpo centrale, in posizione baricentrica e collegati da passerelle aeree ai vari piani; quello anteriore, con il fronte principale rivolto su viale Risorgimento, è sede della direzione sanitaria, degli uffici amministrativi, ambulatori, laboratori e alloggi di servizio. Questo volume è caratterizzato da un portico a doppia altezza che funge da collegamento trasversale verso i due volume disposti simmetricamente agli estremi e destinati agli infettivi e ai tubercolotici. L’ingresso all’ospedale avviene attraverso due scaloni esterni che conducono direttamente al primo piano, dove si trova un ampio atrio di distribuzione da cui si diramano tutti i percorsi. I prospetti hanno aperture realizzate con finestrature verticali per il primo corpo ed orizzontali per gli altri.
Trascorsi alcuni anni dalla morte di Gallinari, l’amministrazione dell’ospedale decide di riprendere l’opera, cercando finanziamenti per il completamento; nel 1955 conferisce un secondo incarico a Manfredini con l’intento di adeguare le strutture esistenti, in parte demolite perché pericolanti, alle nuove esigenze del futuro Arcispedale Santa Maria Nuova. Il nuovo complesso mantiene la precedente suddivisione tra blocco degenze, gruppi operatori e servizi, mentre vengono divisi i reparti, tra la parte maschile e quella femminile, con percorsi indipendenti, ma collegati ai servizi generali dell’ospedale. La ripartizione delle sezioni viene individuata per tipo in senso orizzontale e per sesso in senso verticale, in modo tale che i percorsi per i degenti e per gli operatori siano del tutto indipendenti gli uni dagli altri. L’accettazione, l’amministrazione e la direzione sanitaria sono direttamente accessibili dall’esterno. L’Arcispedale Santa Maria Nuova mantiene l’originario telaio in cemento armato a vista, in parte ampliato, e tamponamenti in murature di mattoni a vista. Mantenute le finestre verticali sul fronte principale, vengono confermati anche i balconi continui sul prospetto posteriore del blocco degenze; il portico a doppia altezza scompare e rimangono cinque grandi aperture in corrispondenza dell’atrio d’ingresso, posto direttamente al piano terra. In questa fase dei lavori viene coinvolto l’architetto Eugenio Salvarani per la direzione lavori, che seguirà fino al completamento dell’opera. Negli anni a seguire Manfredini continua l’opera di ampliamento dell’ospedale e di tutti i suoi servizi annessi; nel 1962 progetta la nuova cappella, mentre negli anni ottanta, con la collaborazione dei figli Giovanni ed Alberto, realizza i servizi di radioterapia, medicina nucleare e la sede dei nuovi poliambulatori".

(Zamboni, Gandolfi 2011)

Info
  • Progetto: 1945 -
  • Esecuzione: - 1965
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: ospedale
  • Destinazione attuale: ospedale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Enea Manfredini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=263820&force=1 SI
Eugenio Salvarani Direzione lavori Esecuzione NO
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: muratura faccia vista
  • Coperture: a falde
  • Serramenti: metallo, legno
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Trascorsi alcuni anni dalla morte di Gallinari, l’amministrazione dell’ospedale decide di riprendere l’opera, cercando finanziamenti per il completamento; nel 1955 conferisce un secondo incarico a Manfredini con l’intento di adeguare le strutture esistenti, in parte demolite perché pericolanti, alle nuove esigenze del futuro Arcispedale Santa Maria Nuova. Il nuovo complesso mantiene la precedente suddivisione tra blocco degenze, gruppi operatori e servizi, mentre vengono divisi i reparti, tra la parte maschile e quella femminile, con percorsi indipendenti, ma  collegati ai servizi generali dell’ospedale. La ripartizione delle sezioni viene individuata per tipo in senso orizzontale e per sesso in senso verticale, in modo tale che i percorsi per i degenti e per gli operatori siano del tutto indipendenti gli uni dagli altri. L’accettazione, l’amministrazione e la direzione sanitaria sono direttamente accessibili dall’esterno. L’Arcispedale Santa Maria Nuova mantiene l’originario telaio in cemento armato a vista, in parte ampliato, e tamponamenti in murature di mattoni a vista. Mantenute le finestre verticali sul fronte principale, vengono confermati anche i balconi continui sul prospetto posteriore del blocco degenze; il portico a doppia altezza scompare e rimangono cinque grandi aperture in corrispondenza dell’atrio d’ingresso, posto direttamente al piano terra. In questa fase dei lavori viene coinvolto l’architetto Eugenio Salvarani per la direzione lavori, che seguirà fino al completamento dell’opera. Negli anni a seguire Manfredini continua l’opera di ampliamento dell’ospedale e di tutti i suoi servizi annessi; nel 1962 progetta la nuova cappella, mentre negli anni ottanta, con la collaborazione dei figli Giovanni ed Alberto, realizza i servizi di radioterapia, medicina nucleare e la sede dei nuovi poliambulatori".  

(Zamboni, Gandolfi 2011)

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 La struttura è stata oggetto di ampliamenti successivi da parte dello stesso Enea Manfredini: nel 1962 egli realizza in un volume esterno ed indipendente la nuova cappella dell’arcispedale, mentre negli anni Ottanta, con la collaborazione dei figli Giovanni ed Alberto, realizza i servizi di radioterapia, medicina nucleare e la sede dei nuovi poliambulatori. Ad oggi è in corso un ulteriore ampliamento, sempre su progetto dei figli Giovanni ed Alberto Manfredini.

Enea Manfredini (Reggio Emilia, 1916-2008)
Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1940 dove, fino al 1951, svolge attività didattica nel corso di Caratteri distributivi degli edifici, Tecnologia dei materiali e Tecnica delle costruzioni. Ancora studente entra in contatto con il gruppo di architetti riunito intorno a Giuseppe Pagano, tra cui Franco Albini, Piero Bottoni, Ignazio Gardella ed Ernesto Nathan Rogers; proprio Pagano pubblica su “Casabella” diversi suoi progetti giovanili. Nello stesso clima matura nel 1949 l’adesione al Movimento di Studi per l’Architettura (MSA). Diploma d’onore della IX Triennale di Milano nel 1951. 
Accademico pontificio dei virtuosi al Pantheon dal 1961. In-Arch Domosic 1963 con Franco Albini e Franca Helg per l’urbanizzazione di Habana del Este a Cuba. È presente in Triennali e Biennali, partecipa a mostre di architettura in Italia e all’estero. Fa parte di commissioni giudicatrici di concorsi nazionali d’architettura e partecipa a congressi e concorsi d’architettura e urbanistica. È affiancato, nel lavoro di studio, dai figli Alberto Manfredini, dal 1977, e Giovanni Manfredini, dal 1982. Primo premio regionale In-Arch per l’Emilia Romagna nel 1990. 

Eugenio Salvarani (Reggio Emilia, 1925 – Etiopia, 1967)
Architetto, urbanista e programmatore, rappresenta una figura importante per la ricchezza della sua personalità, l’intelligenza delle idee e per l’originalità del suo percorso professionale ed umano. Laureato in architettura allo IUAV di Venezia, dopo l’iniziale iscrizione al Politecnico di Milano. È nell’immediato dopoguerra tra i fondatori della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Nel 1956, lasciata la Cooperativa, inizia un’attività professionale e culturale a tutto campo, nell’ambito della progettazione sia architettonica che urbanistica, per cui si ricorda il primo posto nel concorso di idee per il PRG di Venezia, nell’insegnamento allo IUAV e soprattutto nella pianificazione territoriale e programmazione economica. Assume nel 1965 l’incarico di presidente del Comitato regionale per la programmazione economica dell’Emilia Romagna. Nel 1967 scompare in circostanze mai chiarite in Etiopia, paese nel quale stava occupandosi di un importante progetto di riassetto territoriale. 
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  • Vincolo: Riconosciuta
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
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  • Riferimento Normativo: Legge 22 aprile 1941, n. 633 art. 20
  • Altri Provvedimenti: D.D.G.11/09/2007
  • Foglio Catastale: 170
  • Particella: 36

Note

1945-1952, 1° progetto; sospeso il cantiere dal 1952 al 1955; 1955-1965, 2° progetto. La struttura è stata oggetto di ampliamenti successivi da parte dello stesso Enea Manfredini: nel 1962 egli realizza in un volume esterno ed indipendente la nuova cappella dell’arcispedale, mentre negli anni Ottanta, con la collaborazione dei figli Giovanni ed Alberto, realizza i servizi di radioterapia, medicina nucleare e la sede dei nuovi poliambulatori. Ad oggi è in corso un ulteriore ampliamento, sempre su progetto dei figli Giovanni ed Alberto Manfredini. Enea Manfredini (Reggio Emilia, 1916-2008) Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1940 dove, fino al 1951, svolge attività didattica nel corso di Caratteri distributivi degli edifici, Tecnologia dei materiali e Tecnica delle costruzioni. Ancora studente entra in contatto con il gruppo di architetti riunito intorno a Giuseppe Pagano, tra cui Franco Albini, Piero Bottoni, Ignazio Gardella ed Ernesto Nathan Rogers; proprio Pagano pubblica su “Casabella” diversi suoi progetti giovanili. Nello stesso clima matura nel 1949 l’adesione al Movimento di Studi per l’Architettura (MSA). Diploma d’onore della IX Triennale di Milano nel 1951. Accademico pontificio dei virtuosi al Pantheon dal 1961. In-Arch Domosic 1963 con Franco Albini e Franca Helg per l’urbanizzazione di Habana del Este a Cuba. È presente in Triennali e Biennali, partecipa a mostre di architettura in Italia e all’estero. Fa parte di commissioni giudicatrici di concorsi nazionali d’architettura e partecipa a congressi e concorsi d’architettura e urbanistica. È affiancato, nel lavoro di studio, dai figli Alberto Manfredini, dal 1977, e Giovanni Manfredini, dal 1982. Primo premio regionale In-Arch per l’Emilia Romagna nel 1990. Eugenio Salvarani (Reggio Emilia, 1925 – Etiopia, 1967) Architetto, urbanista e programmatore, rappresenta una figura importante per la ricchezza della sua personalità, l’intelligenza delle idee e per l’originalità del suo percorso professionale ed umano. Laureato in architettura allo IUAV di Venezia, dopo l’iniziale iscrizione al Politecnico di Milano. È nell’immediato dopoguerra tra i fondatori della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia. Nel 1956, lasciata la Cooperativa, inizia un’attività professionale e culturale a tutto campo, nell’ambito della progettazione sia architettonica che urbanistica, per cui si ricorda il primo posto nel concorso di idee per il PRG di Venezia, nell’insegnamento allo IUAV e soprattutto nella pianificazione territoriale e programmazione economica. Assume nel 1965 l’incarico di presidente del Comitato regionale per la programmazione economica dell’Emilia Romagna. Nel 1967 scompare in circostanze mai chiarite in Etiopia, paese nel quale stava occupandosi di un importante progetto di riassetto territoriale.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1981 Parametro n. 97 (numero monografico su Enea Manfredini) 13; 18; 29-32 Si
1989 Parametro n. 175 70 Si
Trebbi Giorgio, Mantero Enrico, Gregotti Vittorio, Gresleri Giuliano 1989 Enea Manfredini. Architetture 1939-1989 Electa Milano 58-61 Si
Zanichelli Sergio 1991 Itinerari reggiani di architettura moderna. A guide to modern architecture in Reggio Emilia and province Alinea Firenze Si
Dasso Marco 1997 Continuità. Gli ultimi vent'anni di attività dello Studio Manfredini Parametro n. 220 14-59 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
2009 Arcispedale santa maria nuova Quaderni di architettare. Ordine architetti Reggio Emilia n. 1 (Enea Manfredini Architetto) 54-55 Si
Manfredini Alberto, Manfredini Enea, Manfredini Giovanni 2010 L'Ospedale di Reggio Emilia: progetti e realizzazioni (1945-2011) Alinea Firenze Si
Zamboni Andrea, Gandolfi Chiara (a cura di) 2011 L’architettura del Novecento a Reggio Emilia Bruno Mondadori Milano 210-213 Si

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio Generale del Comune di Reggio Emilia - Comune di Reggio Emilia
Archivio Enea Manfredini Enea Manfredini Archivio privato

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Arcispedale Santa Maria Nuova, veduta da viale Murri Arcispedale Santa Maria Nuova, veduta da viale Murri Courtesy Archivio Enea Manfredini
Arcispedale Santa Maria Nuova, dettaglio facciata di ingresso Arcispedale Santa Maria Nuova, dettaglio facciata di ingresso Stanislao Farri, Courtesy Archivio Enea Manfredini
Arcispedale Santa Maria Nuova, pianta piano terra Arcispedale Santa Maria Nuova, pianta piano terra Courtesy Archivio Enea Manfredini
Arcispedale Santa Maria Nuova, scala degenze Arcispedale Santa Maria Nuova, scala degenze Courtesy Archivio Enea Manfredini
Arcispedale Santa Maria Nuova, veduta atrio di ingresso Arcispedale Santa Maria Nuova, veduta atrio di ingresso Courtesy Archivio Enea Manfredini
Arcispedale Santa Maria Nuova, fronte principale Arcispedale Santa Maria Nuova, fronte principale R. Vlahov. Courtesy IBC
Arcispedale Santa Maria Nuova, fronte principale-ingresso Arcispedale Santa Maria Nuova, fronte principale-ingresso R. Vlahov. Courtesy IBC
Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi poliambulatori Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi poliambulatori R. Vlahov. Courtesy IBC
Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi R. Vlahov. Courtesy IBC
Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi R. Vlahov. Courtesy IBC
Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi Arcispedale Santa Maria Nuova, nuovi volumi R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento:
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico:


Scheda redatta da Zamboni, Gandolfi 2011
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 03/04/2024

Revisori:

Setti Stefano 2021