Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CENTRO IPERBARICO

Scheda Opera

  • Disegno planimetrico
  • Pianta piano terra
  • Vista frontale del centro Iperbarico
  • Vista dell'ingresso principale al centro Iperbarico
  • Vista del prospetto laterale del centro Iperbarico
  • Vista del retro
  • Vista del prospetto nord-est con a sinistra l'ingresso al centro Iperbarico
  • Vista dal giardino del centro Iperbarico
  • Vista dell'ingresso al centro Iperbarico
  • Vista del corridoio di distribuzione
  • Vista (nord-ovest) di uno dei reparti
  • Comune: Ravenna
  • Denominazione: CENTRO IPERBARICO
  • Indirizzo: Via Augusto Torre N. 3
  • Data: 1967 - 1974
  • Tipologia: Strutture sanitarie
  • Autori principali: Enzo Zacchiroli
Descrizione

Il centro psichiatrico che Enzo Zacchiroli realizza a Ravenna, costituisce il secondo di tre progetti (il primo a Imola, il terzo a Pesaro) che l’architetto realizza nell’ambito della revisione dei modelli di cura delle malattie mentali condotta in quegli anni.
Non solo i metodi terapeutici ma le strutture fisiche sono ripensati e adattati alla cura dei malati. Fino ad allora prevaleva il modello di grandi dimensioni, aggregato in schemi a blocco chiuso o a villaggio, tendente ad isolare i pazienti dal contatto, tanto ambientale, quanto sociale.
Diversamente dal precedente centro Alvisi di Imola, che rappresenta un caso sperimentale, quello di Ravenna viene realizzato a seguito dell’introduzione dei nuovi metodi terapeutici e del disegno di legge che conduce alla nuova normative sulla sanità mentale e l'assistenza psichiatrica (Legge Basaglia), fatto che convalida le soluzioni messe a punto nel corso dell’esperienza pilota precedente.
L’ospedale è pensato come una struttura di ambito territoriale, di minori dimensioni, finalizzato a diminuire l'effetto di spaesamento e a favorire una maggiore integrazione con il tessuto sociale. Superato il modello di spazio chiuso, ripetuto e/o separato, in favore di una maggiore apertura nei confornti dell’ambiente, le nuove strutture diventano parte essenziale del processo di guarigione e di reintegrazione.
"Non si può praticare la psicoterapia in complessi edilizi che non siano già di per sé psicoterapici" (B. Zevi, 1970).
Nonostante sorga ai margini della città, è collegato ad essa da due strade: via Vicoli e via Fiume Abbandonato. Il complesso edilizio si sviluppa su un singolo piano, caratteristica fondamentale per evitare di avere sistemi di sicurezza alle finestre, ed è costituito da nuclei distinti: l’ospedale psichiatrico, l’istituto frenastenici separato dal centro diagnostico.
L'intervento è organizzato in reparti collocati ortogonalmente rispetto a luminosi corridoi, in cui la presenza del verde è costante. Tale divisione si rende necessaria per rendere autonomi i reparti e si avvantaggia della disposizione diffusa nel comparto per usufruire di ampi spazi aperti, comunicanti con gli interni e destinati ad aree ricreative.
Il centro dispone di una serie di attività collettive: un cinema teatro per trecento posti, una caffetteria e locali per la ergoterapia; la direzione si trova nell'atrio, luogo in cui convergono i percorsi provenienti dai vari ambienti. Il volume di distribuzione si segnala particolarmente per la forte inclinazione della copertura, che libera un’ampia parete finestrata che illumina lo spazio sottostante. Il profilo del prospetto in cemento armato, dichiara chiaramente l’influenza scandinava che costantemente affiora nel lavoro di Zacchiroli.
Il trattamento delle superfici esterne è uniforme; il mattone faccia a vista ordito con legatura a blocco è dipinto di bianco; in alcune pareti risalta il cemento armato lasciato a vista. Tutto ciò, insieme alle proporzioni degli spazi, alla conformazione funzionale e formale, conferisce un forte carattere di unitarietà. Gli spazi interni comuni sono intonacati a malta di calce ad eccezione di alcune porzioni lasciate a vista e dipinte di bianco. I trattamenti per gli spazi di degenza sono dettate dalle norme igeniche dell’edilizia sanitaria: i corridoi e gli ambulatori sono verniciati a tutt’altezza con una finitura in speciale plastica di tipo liscia; i pavimenti rialzati sono finiti con resine cumaroniche e viniliche; i servizi igenici in grès porcellanato nero.
(Matteo Sintini, Elia Serafini)

Info
  • Progetto: 1967 - 1967
  • Esecuzione: 1968 - 1974
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Centro di psichiatria e psicologia sociale
  • Destinazione attuale: Centro di cura iperbarico
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Cooperativa muratori, Mordano, Bologna Impresa esecutrice Esecuzione NO
Bruno Nanni Collaboratore Progetto NO
Umberto Poluzzi Progetto strutturale Progetto NO
Enzo Zacchiroli Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo http://www.zacchiroli-architetti.it/chi-siamo/ SI
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: calcestruzzo, mattoni faccia a vista tinteggiati di bianco
  • Coperture: piane e a falda
  • Serramenti: lignei
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
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Non solo i metodi terapeutici ma le strutture fisiche sono ripensati e adattati alla cura dei malati. Fino ad allora prevaleva il modello di grandi dimensioni, aggregato in schemi a blocco chiuso o a villaggio, tendente ad isolare i pazienti dal contatto, tanto ambientale, quanto sociale. 
Diversamente dal precedente centro Alvisi di Imola, che rappresenta un caso sperimentale, quello di Ravenna viene realizzato a seguito dell’introduzione dei nuovi metodi terapeutici e del disegno di legge che conduce alla nuova normative sulla sanità mentale e l'assistenza psichiatrica (Legge Basaglia), fatto che convalida le soluzioni messe a punto nel corso dell’esperienza pilota precedente.
L’ospedale è pensato come una struttura di ambito territoriale, di minori dimensioni, finalizzato a diminuire l'effetto di spaesamento e a favorire una maggiore integrazione con il tessuto sociale. Superato il modello di spazio chiuso, ripetuto e/o separato, in favore di una maggiore apertura nei confornti dell’ambiente, le nuove strutture diventano parte essenziale del processo di guarigione e di reintegrazione. 
"Non si può praticare la psicoterapia in complessi edilizi che non siano già di per sé psicoterapici" (B. Zevi, 1970). 
Nonostante sorga ai margini della città, è collegato ad essa da due strade: via Vicoli e via Fiume Abbandonato. Il complesso edilizio si sviluppa su un singolo piano, caratteristica fondamentale per evitare di avere sistemi di sicurezza alle finestre, ed è costituito da nuclei distinti: l’ospedale psichiatrico, l’istituto frenastenici separato dal centro diagnostico. 
L'intervento è organizzato in reparti collocati ortogonalmente rispetto a luminosi corridoi, in cui la presenza del verde è costante. Tale divisione si rende necessaria per rendere autonomi i reparti e si avvantaggia della disposizione diffusa nel comparto per usufruire di ampi spazi aperti, comunicanti con gli interni e destinati ad aree ricreative. 
Il centro dispone di una serie di attività collettive: un cinema teatro per trecento posti, una caffetteria e locali per la ergoterapia; la direzione si trova nell'atrio, luogo in cui convergono i percorsi provenienti dai vari ambienti. Il volume di distribuzione si segnala particolarmente per la forte inclinazione della copertura, che libera un’ampia parete finestrata che illumina lo spazio sottostante. Il profilo del prospetto in cemento armato, dichiara chiaramente l’influenza scandinava che costantemente affiora nel lavoro di Zacchiroli.
Il trattamento delle superfici esterne è uniforme; il mattone faccia a vista ordito con legatura a blocco è dipinto di bianco; in alcune pareti risalta il cemento armato lasciato a vista. Tutto ciò, insieme alle proporzioni degli spazi, alla conformazione funzionale e formale, conferisce un forte carattere di unitarietà. Gli spazi interni comuni sono intonacati a malta di calce ad eccezione di alcune porzioni lasciate a vista e dipinte di bianco. I trattamenti per gli spazi di degenza sono dettate dalle norme igeniche dell’edilizia sanitaria: i corridoi e gli ambulatori sono verniciati a tutt’altezza con una finitura in speciale plastica di tipo liscia; i pavimenti rialzati sono finiti con resine cumaroniche e viniliche; i servizi igenici in grès porcellanato nero. 
(Matteo Sintini, Elia Serafini)

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Enzo Zacchiroli (Bologna, 1919-2010)
Nel 1951 si laurea in architettura all’Università degli Studi di Firenze e dal 1951 al 1956, svolge l’attività didattica come assistente di Composizione Architettonica nella stessa facoltà. Dal 1956 al 1958 svolge la propria attività nell’ufficio del piano regolatore della città di Bologna. A partire dal 1958 apre uno studio professionale a Bologna e inizia l’attività di libero professionista. Fondamentali si rivelano per lui e per la formazione del suo fare architettura: il lungo apprendistato negli studi professionali bolognesi, che diviene il sostrato della sua preparazione professionale, gli studi universitari e, infine, la "scoperta" di quelli che divengono i suoi maestri: Hans Scharoun, Alvar Aalto e Ernst Gisel. Questi progettisti influenzano notevolmente il suo pensiero e, di conseguenza, anche la sua produzione architettonica. Negli anni 1961, 1964, 1969 riceve i premi regionali IN/ARCH per opere realizzate. Nel 1982 all’Architetto viene assegnato il “Premio Bacchelli” di Italia Nostra per la “qualità delle realizzazioni architettoniche moderne nell’ambiente urbano”. Negli anni 1989 e 1990 è allestita la mostra personale dal titolo “Enzo Zacchiroli Architetto – Progetti e opere” all’Istituto Nazionale di Architettura di Roma, al Palazzo D’Accursio di Bologna e, nel 1992, a Firenze presso la sede dell’Accademia delle Arti e del Disegno. 
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 101
  • Particella: 575

Note

Agli inizi degli anni '80 il complesso viene adeguato per ospitare una camera iperbarica, per il trattamento di specifiche patologie. Nel 1993 il comparto di degenza viene convertito a centro per la cura dei tossicodipendenti. Enzo Zacchiroli (Bologna, 1919-2010) Nel 1951 si laurea in architettura all’Università degli Studi di Firenze e dal 1951 al 1956, svolge l’attività didattica come assistente di Composizione Architettonica nella stessa facoltà. Dal 1956 al 1958 svolge la propria attività nell’ufficio del piano regolatore della città di Bologna. A partire dal 1958 apre uno studio professionale a Bologna e inizia l’attività di libero professionista. Fondamentali si rivelano per lui e per la formazione del suo fare architettura: il lungo apprendistato negli studi professionali bolognesi, che diviene il sostrato della sua preparazione professionale, gli studi universitari e, infine, la "scoperta" di quelli che divengono i suoi maestri: Hans Scharoun, Alvar Aalto e Ernst Gisel. Questi progettisti influenzano notevolmente il suo pensiero e, di conseguenza, anche la sua produzione architettonica. Negli anni 1961, 1964, 1969 riceve i premi regionali IN/ARCH per opere realizzate. Nel 1982 all’Architetto viene assegnato il “Premio Bacchelli” di Italia Nostra per la “qualità delle realizzazioni architettoniche moderne nell’ambiente urbano”. Negli anni 1989 e 1990 è allestita la mostra personale dal titolo “Enzo Zacchiroli Architetto – Progetti e opere” all’Istituto Nazionale di Architettura di Roma, al Palazzo D’Accursio di Bologna e, nel 1992, a Firenze presso la sede dell’Accademia delle Arti e del Disegno.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Pedio Renato 1969 Due conferme di Enzo Zacchiroli. Centro diagnostico neuropsichiatrico di Imola L'architettura. Cronache e storia n. 162 846-856 No
Zevi Bruno 1970 Il manicomio in festa, in Cronache di architettura. VI Dalla scomparsa di Le Corbusier all'habitat di Montreal 582/692 Universale Laterza Bari 311-313 Si
Zevi Bruno 1970 Pazzi ma senza sindrome asilare, in Cronache di architettura. VII Dalla ricostruzione di Gerusalemme agli scioperi generali per la casa 693/824 Universale Laterza Bari 279-281 Si
Koenig Giovanni Klaus 1980 Enzo Zacchiroli: il mestiere full time Dedalo libri Bari No
Brunetti Fabrizio 1986 L'Architettura di Enzo Zacchiroli Parametro n. 144 12-21 No
Brunetti Fabrizio (a cura di) 1989 Enzo Zacchiroli. Opere d'architettura Alinea Firenze No
Signorini Sergio 2000 Enzo Zacchiroli: forma e spazio Electa Milano No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Disegno planimetrico Disegno planimetrico Archivio, Comune di Ravenna
Pianta piano terra Pianta piano terra Archivio, Comune di Ravenna
Vista frontale del centro Iperbarico Vista frontale del centro Iperbarico R. Vlahov - courtesy IBC
Vista dell'ingresso principale al centro Iperbarico Vista dell'ingresso principale al centro Iperbarico R. Vlahov - courtesy IBC
Vista del prospetto laterale del centro Iperbarico Vista del prospetto laterale del centro Iperbarico R. Vlahov - courtesy IBC
Vista del retro Vista del retro Cristina Tselifis
Vista del prospetto nord-est con a sinistra l'ingresso al centro Iperbarico Vista del prospetto nord-est con a sinistra l'ingresso al centro Iperbarico Cristina Tselifis
Vista dal giardino del centro Iperbarico Vista dal giardino del centro Iperbarico Cristina Tselifis
Vista dell'ingresso al centro Iperbarico Vista dell'ingresso al centro Iperbarico Cristina Tselifis
Vista del corridoio di distribuzione Vista del corridoio di distribuzione Cristina Tselifis
Vista (nord-ovest) di uno dei reparti Vista (nord-ovest) di uno dei reparti Cristina Tselifis

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Elia Serafini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 10/06/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022