Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

ASILO NIDO DELL'UNITÀ RESIDENZIALE GALLEANA

Scheda Opera

  • Disegno autografo della versione definitiva del progetto (1954)
  • Edificio a costruzione conclusa (1961)
  • Disegno autografo della prima versione del progetto (1953)
  • Vista esterna dell'edificio
  • Vista esterna dell'edificio
  • Vista del cortile interno
  • Comune: Piacenza
  • Denominazione: ASILO NIDO DELL'UNITÀ RESIDENZIALE GALLEANA
  • Indirizzo: Via Raineri N. 4
  • Data: 1953 - 1962
  • Tipologia: Scuole
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro
Descrizione

Posto al centro dei servizi di quartiere dell’unità d’abitazione Galleana, l’edificio risolve attraverso la chiara impostazione geometrica dell’impianto, la funzione pubblica e di baricentro della composizione che gli viene affidata, analogamente al coevo progetto di Vaccaro per la Chiesa del Cuore Immacolato di Maria nel villaggio INA di Borgo Panigale.
Come nel progetto Bolognese, l’asilo è definito da un recinto in cemento armato a vista senza apertura, disegnato secondo una perfetta circonferenza che racchiude il giardino di pertinenza e si dispone nella planimetria dell’insediamento come fulcro del movimento centripeto dell’intero assetto urbanistico dei corpi di fabbrica, pensato dall’architetto nel progetto originale del quartiere.
Nel 1953 Il presidente dell’Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Piacenza, Avv. Agostino Labati incarica direttamente l’Arch. Giuseppe Vaccaro di redigere il progetto relativo all’intervento Ina-Casa "Unità Galleana" a Piacenza
L’edificio rappresenta una porzione di tale superficie, definita da una corda tracciata nella porzione sud-occidentale della circonferenza. Una grande parete vetrata protetta da brise soleil costituisce l’unico affaccio dell’edificio sul giardino. La trasparenza dettata dalla scansione dei montanti verticali, orizzontali e del tamponamento vetrato, è interrotta ai lati da setti murari ciechi dietro a cui si dispongono i locali di servizio, cucina e bagni. Internamente i due spazi principali destinati alle attività dei bambini sono a diretto contatto con la parete. Alle loro spalle un corridoio di distribuzione segue il profilo curvilineo del muro di cinta.
L’ingresso è segnato da una pensilina aggettante, terminazione del percorso obliquo, inserito nel più ampio disegno della pavimentazione del parco in cui l’asilo è inserito, che dall’apertura del recinto conduce agli ambienti dell’asilo.
Lavorando esclusivamente sulla geometria Vaccaro integra il costruito allo spazio aperto: stabilisce un coerente rapporto di natura formale tra il dentro e il fuori, l’uno parte dell’altro. Grazie alla copertura in particolare si realizza tale dialettica, essa infatti segue le stesse ragioni geometriche della pianta, sollevandosi ed inclinandosi in un profilo parabolico definibile da una sezione cilindrica, quindi nuovamente ottenuto lavorando sulla geometria. Il sollevamento lascia scoperta rispetto al muro di cinta, una parte, tamponata da una vetrata continua che illumina il corridoio. Tale movimento diventa l’elemento unificante dello spazio interno, apprezzabile grazie all’altezza dei setti di partizione che non raggiungono l’intradosso della copertura, facendo fluire lo spazio al di sotto.

(Matteo Sintini)

Info
  • Progetto: 1953 - 1956
  • Esecuzione: 1961 - 1962
  • Committente: INA-Casa, Piacenza
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: asilo nido
  • Destinazione attuale: scuola materna
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Ditta F.lli Raffi, Piacenza Impresa esecutrice Esecuzione NO
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256940&force=1 SI
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: cemento a vista e vetro
  • Coperture: inclinata in cemento armato e lamiera ondulata
  • Serramenti: metallici
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Mediocre
  • Stato Serramenti: Buono

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Come nel progetto Bolognese, l’asilo è definito da un recinto in cemento armato a vista senza apertura, disegnato secondo una perfetta circonferenza che racchiude il giardino di pertinenza e si dispone nella planimetria dell’insediamento come fulcro del movimento centripeto dell’intero assetto urbanistico dei corpi di fabbrica, pensato dall’architetto nel progetto originale del quartiere.
Nel 1953 Il presidente dell’Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Piacenza, Avv. Agostino Labati incarica direttamente l’Arch. Giuseppe Vaccaro di redigere il progetto relativo all’intervento Ina-Casa "Unità Galleana" a Piacenza 
L’edificio rappresenta una porzione di tale superficie, definita da una corda tracciata nella porzione sud-occidentale della circonferenza. Una grande parete vetrata protetta da brise soleil costituisce l’unico affaccio dell’edificio sul giardino. La trasparenza dettata dalla scansione dei montanti verticali, orizzontali e del tamponamento vetrato, è interrotta ai lati da setti murari ciechi dietro a cui si dispongono i locali di servizio, cucina e bagni. Internamente i due spazi principali destinati alle attività dei bambini sono a diretto contatto con la parete. Alle loro spalle un corridoio di distribuzione segue il profilo curvilineo del muro di cinta. 
L’ingresso è segnato da una pensilina aggettante, terminazione del percorso obliquo, inserito nel più ampio disegno della pavimentazione del parco in cui l’asilo è inserito, che dall’apertura del recinto conduce agli ambienti dell’asilo.
Lavorando esclusivamente sulla geometria Vaccaro integra il costruito allo spazio aperto: stabilisce un coerente rapporto di natura formale tra il dentro e il fuori, l’uno parte dell’altro. Grazie alla copertura in particolare si realizza tale dialettica, essa infatti segue le stesse ragioni geometriche della pianta, sollevandosi ed inclinandosi in un profilo parabolico definibile da una sezione cilindrica, quindi nuovamente ottenuto lavorando sulla geometria. Il sollevamento lascia scoperta rispetto al muro di cinta, una parte, tamponata da una vetrata continua che illumina il corridoio. Tale movimento diventa l’elemento unificante dello spazio interno, apprezzabile grazie all’altezza dei setti di partizione che non raggiungono l’intradosso della copertura, facendo fluire lo spazio al di sotto.

(Matteo Sintini)


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Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini).
A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione, rimangono: la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937),  tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconoscono una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e un sapiente impiego dei materiali. 
Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. 
In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona  le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica. Si dedica in particolare allo studio dell’architettura funzionale e al problema della "Casa esatta", titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G.Ponti e A.Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici per i comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (Bologna 1965) in collaborazione con A.Libera, S.Musmeci, P.L. Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco, sempre a Bologna (1968), è uno dei suoi ultimi interventi. È stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma. 


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  • Vincolo: Non Vincolata
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  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 69
  • Particella: 267

Note

Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970), nasce a Bologna città presso cui, nel 1920, si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia di cui nel 1921 sarà assistente. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione, rimangono: la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconoscono una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e un sapiente impiego dei materiali. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica. Si dedica in particolare allo studio dell’architettura funzionale e al problema della "Casa esatta", titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G.Ponti e A.Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici per i comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (Bologna 1965) in collaborazione con A.Libera, S.Musmeci, P.L. Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco, sempre a Bologna (1968), è uno dei suoi ultimi interventi. È stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1955 Un asilo di Vaccaro Domus n. 302 7 Si
Vaccaro Giuseppe 1955 Jardin de la infancia en Piacenza Revista informes de la costruccion n. 76 106-110 Si
Abbagnano Lilia 1956 Unità di abitazione a Piacenza L'architettura cronache e storia n. 12 406-407 Si
1980 Recinti Rassegna n. 1 Si
Carpenzano Orazio 1996 Opere dal 1942 al '70 Edilizia popolare n. 243 56-77 No
Palmieri Valerio 2002 Progetti e costruzioni per la residenza, in Mulazzani Marco (a cura di), Giuseppe Vaccaro Electa Milano 51-65; 190-197 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
2008 Una scuola per l'infanzia in periferia Abitare n. 487 49-59 Si
Achille Fabrizio, Fanzini Daniele, Poli Valeria, Raschiani Cesarina 2009 100 anni di case popolari a Piacenza Maggioli Rimini No
Ansaloni Enrico 2010 Giuseppe Vaccaro, asilo a Piacenza, 1953-1962 Ilios Editore Bari Si

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Tavole di progetto; Capitolato speciale di appalto; Contratto di affidamento dei lavori; Verbale di consegna dei lavori; Convenzione gestione scuola materna; - Archivi del comune di Piacenza

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Disegno autografo della versione definitiva del progetto (1954) Disegno autografo della versione definitiva del progetto (1954)
Edificio a costruzione conclusa (1961) Edificio a costruzione conclusa (1961)
Disegno autografo della prima versione del progetto (1953) Disegno autografo della prima versione del progetto (1953)
Vista esterna dell'edificio Vista esterna dell'edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista esterna dell'edificio Vista esterna dell'edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista del cortile interno Vista del cortile interno R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Giuseppe Vaccaro Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giuseppe Vaccaro Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/05/2024

Revisori:

Stefano Setti