Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CENTRO TURISTICO BALNEARE

Scheda Opera

  • Vista del complesso dal lungomare Claudio Tintori
  • Vista dei giardini interni al complesso
  • Comune: Rimini
  • Denominazione: CENTRO TURISTICO BALNEARE
  • Indirizzo: Lungomare Carlo Tintori
  • Data: - 1949
  • Tipologia: Strutture ricettive
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro, Melchiorre Bega
Descrizione

Anticipatore dello sviluppo urbano del lungomare riminese degli anni successivi, l’edificio è il frutto della collaborazione di due tra gli architetti bolognesi di maggior rilievo: Giuseppe Vaccaro e Melchiorre Bega
L’edificio ospita un centro alberghiero e residenziale con teatro, clinica e sala esposizioni. Composto con misurato rigore “tardo funzionalista”, appartenente alla maturazione della pratica dei due architetti e ben adattabile alle necessità del momento, il complesso organizza le funzioni secondo una chiara scomposizione volumetrica, caratterizzata da sei edifici collegati tra loro da porticati completamente attraversabili.
Il primo, e unico edificio portato a termine, è destinato a ristorante-bar e albergo.
Al piano terra, il fronte principale di 30 metri di lunghezza affacciato sul mare, è caratterizzato da un portico su cui affacciano i negozi. Internamente all’isolato, poi, i volumi sono organizzati intorno a un patio che rende in tal modo il piano terra del complesso interamente permeabile e passante.
Al piano superiore, due volumi disposti perpendicolarmente rispetto allo sviluppo longitudinale prevalente dell’edificio, ospitano l’albergo e gli appartamenti, le stanze dei quali utilizzano la soletta del portico come balcone.
Le facciate, intonacate e tinteggiate in toni chiari, sono caratterizzate da aperture ripetute e da balconi a sbalzo, ingabbiati in una struttura metallica che funziona sia da parapetto che da pergola.
Le coperture dei sei edifici sono principalmente a falda in coppi, ad eccezione di quella del portico-terrazza.

(Matteo Sintini, Elia Serafini)

Info
  • Progetto: -
  • Esecuzione: - 1949
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Centro alberghiero e residenziale con negozi e servizi
  • Destinazione attuale: Centro alberghiero e residenziale con negozi e servizi
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Melchiorre Bega Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.iuav.it/ARCHIVIO-P/ARCHIVIO/collezioni/Bega--Melc/index.htm SI
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256940&force=1 SI
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: intonaco
  • Coperture: piane e a falda
  • Serramenti: metallici
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Il primo, e unico edificio portato a termine, è destinato a ristorante-bar e albergo. 
Al piano terra, il fronte principale di 30 metri di lunghezza affacciato sul mare, è caratterizzato da un portico su cui affacciano i negozi. Internamente all’isolato, poi, i volumi sono organizzati intorno a un patio che rende in tal modo il piano terra del complesso interamente permeabile e passante.
Al piano superiore, due volumi disposti perpendicolarmente rispetto allo sviluppo longitudinale prevalente dell’edificio, ospitano l’albergo e gli appartamenti, le stanze dei quali utilizzano la soletta del portico come balcone.
Le facciate, intonacate e tinteggiate in toni chiari, sono caratterizzate da aperture ripetute e da balconi a sbalzo, ingabbiati in una struttura metallica che funziona sia da parapetto che da pergola. 
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Nasce a Bologna, città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Carlo Broggi e Luigi Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori  dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. 
Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della "casa esatta", a cui dedica un volume ("Verso la casa esatta", Milano 1945) che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con Giò Ponti e Adalberto Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con Libera, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma. 

Melchiorre Bega (Caselle di Crevalcore, Bologna, 1898 – Milano, 1976)
Frequenta l’Accademia di Belle Arti dove consegue la licenza di professore di architettura nel 1919, venendo a contatto con l’architetto Lodovico Ramponi, figura importante per la sua formazione. Gli esordi lo vedono cimentarsi soprattutto nel campo del disegno di mobili e nel progetto d’interni, realizzati per conto della Ditta di famiglia Vittorio Bega, per cui lavora fino agli anni quaranta. Il successo di Bega e della Ditta si misura nelle numerose commesse per allestimenti fieristici, alberghi, ristoranti, caffè, realizzati a Bologna ed in regione come in altre città. 
Nel 1931 realizza, a seguito della vittoria del concorso, l’arredamento del transatlantico Conte di Savoia, da cui prendono avvio una serie di progetti nel campo dell’arredamento delle navi.
Nel 1941 il suo lavoro trova riconoscimento nell’incarico per la direzione della rivista “Domus”, succedendo a Giò Ponti, che aveva ampiamente pubblicato le sue opere sulle pagine della testata e pubblicato due volumi monografici sull’architetto bolognese.
Alla rivista partecipano Massimo Buontempelli, Giuseppe Pagano e Guglielmo Ulrich. Milano diventa il suo luogo di elezione professionale, in cui si trasferisce definitivamente nell’immediato dopoguerra,  partecipando al panorama architettonico della città lombarda accanto alle più importanti figure dell’architettura italiana. Accanto al progetto degli interni e dell’arredamento, tra i quali si segnalano i punti vendita della società di ristorazione Motta, che gli commissiona uno dei primi autogrill a ponte della nuova rete autostradale italiana a Cantagallo (1959), partecipa in questi anni ai grandi temi della ricostruzione. In Piazza Ravegnana a Bologna (1954), inserisce un nuovo edificio nel contesto della città storica; in villa Cerri (1951), sempre nel capoluogo emiliano, affronta il tema della revisione dei linguaggi modernisti; nei piani di sviluppo dei centri turistici a Rimini, si confronta con l’espansione dei luoghi del turismo. Negli anni del boom economico si segnalano altri progetti sempre strettamente legati ai grandi processi di trasformazione del territorio italiano e non solo, come la torre Galfa a Milano (1958), il grattacielo SIP a Genova (1969), o la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966). Uno degli ultimi progetti è il palazzo dei congressi alla Fiera di Bologna.
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 66
  • Particella: 3939

Note

Giuseppe Vaccaro (Bologna, 1896 – Roma, 1970) Nasce a Bologna, città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Carlo Broggi e Luigi Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della "casa esatta", a cui dedica un volume ("Verso la casa esatta", Milano 1945) che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con Giò Ponti e Adalberto Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con Libera, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma. Melchiorre Bega (Caselle di Crevalcore, Bologna, 1898 – Milano, 1976) Frequenta l’Accademia di Belle Arti dove consegue la licenza di professore di architettura nel 1919, venendo a contatto con l’architetto Lodovico Ramponi, figura importante per la sua formazione. Gli esordi lo vedono cimentarsi soprattutto nel campo del disegno di mobili e nel progetto d’interni, realizzati per conto della Ditta di famiglia Vittorio Bega, per cui lavora fino agli anni quaranta. Il successo di Bega e della Ditta si misura nelle numerose commesse per allestimenti fieristici, alberghi, ristoranti, caffè, realizzati a Bologna ed in regione come in altre città. Nel 1931 realizza, a seguito della vittoria del concorso, l’arredamento del transatlantico Conte di Savoia, da cui prendono avvio una serie di progetti nel campo dell’arredamento delle navi. Nel 1941 il suo lavoro trova riconoscimento nell’incarico per la direzione della rivista “Domus”, succedendo a Giò Ponti, che aveva ampiamente pubblicato le sue opere sulle pagine della testata e pubblicato due volumi monografici sull’architetto bolognese. Alla rivista partecipano Massimo Buontempelli, Giuseppe Pagano e Guglielmo Ulrich. Milano diventa il suo luogo di elezione professionale, in cui si trasferisce definitivamente nell’immediato dopoguerra, partecipando al panorama architettonico della città lombarda accanto alle più importanti figure dell’architettura italiana. Accanto al progetto degli interni e dell’arredamento, tra i quali si segnalano i punti vendita della società di ristorazione Motta, che gli commissiona uno dei primi autogrill a ponte della nuova rete autostradale italiana a Cantagallo (1959), partecipa in questi anni ai grandi temi della ricostruzione. In Piazza Ravegnana a Bologna (1954), inserisce un nuovo edificio nel contesto della città storica; in villa Cerri (1951), sempre nel capoluogo emiliano, affronta il tema della revisione dei linguaggi modernisti; nei piani di sviluppo dei centri turistici a Rimini, si confronta con l’espansione dei luoghi del turismo. Negli anni del boom economico si segnalano altri progetti sempre strettamente legati ai grandi processi di trasformazione del territorio italiano e non solo, come la torre Galfa a Milano (1958), il grattacielo SIP a Genova (1969), o la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966). Uno degli ultimi progetti è il palazzo dei congressi alla Fiera di Bologna.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1948 Nuovo centro a mare a Rimini. M. Bega e G. Vaccaro architetti Domus n. 231 2-7 Si
1948 Complesso balneare e turistico a Rimini. Architetti Melchiorre Bega e Giuseppe Vaccaro Metron n. 28 22-29 Si
1949 Nella nuova Rimini Domus n. 241 1-3 Si
1949 Station balneaire de Rimini. Melchiorre Bega et Giuseppe Vaccaro Architecture d'aujourd'hui n. 27 80-84 Si
Conti Giorgio 1975 Rimini tra realtà e progetto Casabella n. 400 20-31 No
Gobbi Grazia, Sica Paolo (a cura di) 1982 Le città nella storia. Rimini Laterza Roma-Bari No
Zironi Stefano 1983 Melchiorre Bega architetto Editoriale Domus Milano 52-53 Si
Conti Giorgio 2000 Rimini : Città come storia Giusti Rimini No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Canali Ferruccio 2008 Monumenti del Novecento. Il complesso REMA sul Lungomare di Rimini di Giuseppe Vaccaro e Melchiorre Bega tra Organicismo e Arte Informale (1945-1949) Studi Romagnoli n. 57 427-447 Si
Battilani Patrizia 2010 Le città da vendere: trasformazioni urbane e costruzione del prodotto turistico, in Varni Angelo, Parisini Roberto (a cura di), Consumi e trasformazioni urbane tra anni Sessanta e Ottanta BUP Bologna 179-194 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista del complesso dal lungomare Claudio Tintori Vista del complesso dal lungomare Claudio Tintori R. Vlahov, courtesy IBC
Vista dei giardini interni al complesso Vista dei giardini interni al complesso R. Vlahov, courtesy IBC

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Enciclopedia Treccani - Melchiorre Bega Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Giuseppe Vaccaro Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giuseppe Vaccaro Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Elia Serafini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/05/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022