Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CASA MANZOTTI

Scheda Opera

  • Veduta del prospetto su piazza Malpighi
  • Veduta  d’angolo dell’edificio
  • Veduta del prospetto congiunto a Porta Nova
  • Comune: Bologna
  • Località: Saragozza
  • Denominazione: CASA MANZOTTI
  • Indirizzo: Piazza Malpighi N. 6
  • Data: 1945 - 1946
  • Tipologia: Abitazioni plurifamiliari
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro
Descrizione

Casa Manzotti è il primo progetto che Vaccaro realizza subito dopo la fine della guerra, in collaborazione con l’ingegnere Bruno Parolini, con il quale lavora fino al 1950 realizzando i municipi di Cotignola e Alfonsine.
Il tema dell’inserimento in un sito fortemente caratterizzato dalla presenza della città storica, fa sì che l’edificio si connoti per un certo tono monumentale, già messo a punto negli edifici pubblici degli anni precedenti e qui regolato dall’acquisita maturità.
L’edificio punta all’integrazione del nuovo con il tessuto antico e la contestualizzazione “ambientale” degli edifici moderni, tema ricorrente della ricostruzione in Italia, i cui differenti esiti, possono essere confrontati, a Bologna, ad esempio con il successivo edificio di Saverio Muratori in via dei Mille.
La residenza si configura come un blocco dalla forma ben riconoscibile, che affronta la vicinanza della cinta muraria e della contigua porta attraverso il “volume”, dominato dal pieno sul vuoto, il rivestimento in laterizio delle pareti, che permette di proseguire senza cesure la continuità materica delle preesistenze storiche e altre mirate scelte progettuali: come il mantenimento dell’altezza sul fronte strada degli edifici di piazza Malpighi e l’arretramento del volume all’ultimo piano che non compromette la visione d’insieme della piazza stessa.
Il prospetto principale si caratterizza per la regolarità della partitura che regola le bucature, disequilibrata dall’aumento di dimensioni delle porte finestre sul lato verso la porta. Analogo lavoro sulla massa, sul rapporto pieno e vuoto e sulla continuità materica, si riscontra nello stesso periodo anche in altre opere dell’autore come ad esempio la chiesa di San Giovanni Bosco.
La pianta rettangolare, che approssima il quadrato, permette un’organizzazione razionale degli spazi interni adattandoli alle necessità dei committenti, tanto dal punto di vista della rappresentanza, quanto del confort e della comodità della distribuzione e della superficie degli ambienti.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1945 - 1946
  • Esecuzione: 1946 - 1946
  • Committente: Albino Roversi
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: residenziale
  • Destinazione attuale: residenziale e terziario
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Bruno Parolini Progetto architettonico Progetto NO
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256940&force=1 SI
  • Strutture: intelaiata in calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: intonaco, laterizio faccia a vista
  • Coperture: piana in laterocemento
  • Serramenti: legno
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
  • Stato Serramenti: Buono

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L’edificio punta all’integrazione del nuovo con il tessuto antico e la contestualizzazione “ambientale” degli edifici moderni, tema ricorrente della ricostruzione in Italia, i cui differenti esiti, possono essere confrontati, a Bologna, ad esempio con il successivo edificio di Saverio Muratori in via dei Mille.
La residenza si configura come un blocco dalla forma ben riconoscibile, che affronta la vicinanza della cinta muraria e della contigua porta attraverso il “volume”, dominato dal pieno sul vuoto, il rivestimento in laterizio delle pareti, che permette di proseguire senza cesure la continuità materica delle preesistenze storiche e altre mirate scelte progettuali: come il mantenimento dell’altezza sul fronte strada degli edifici di piazza Malpighi e l’arretramento del volume all’ultimo piano che non compromette la visione d’insieme della piazza stessa. 
Il prospetto principale si caratterizza per la regolarità della partitura che regola le bucature, disequilibrata dall’aumento di dimensioni delle porte finestre sul lato verso la porta. Analogo lavoro sulla massa, sul rapporto pieno e vuoto e sulla continuità materica, si riscontra nello stesso periodo anche in altre opere dell’autore come ad esempio la chiesa di San Giovanni Bosco. 
La pianta rettangolare, che approssima il quadrato, permette un’organizzazione razionale degli spazi interni adattandoli alle necessità dei committenti, tanto dal punto di vista della rappresentanza, quanto del confort e della comodità della distribuzione e della superficie degli ambienti. 
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Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970) 
Nasce a Bologna, città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Carlo Broggi e Luigi Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori  dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. 
Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della "casa esatta", a cui dedica un volume ("Verso la casa esatta", Milano 1945) che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con Giò Ponti e Adalberto Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con Libera, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma. 
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 187
  • Particella: 273

Note

In una variante del progetto poi non realizzato, presentato sul numero di Domus citato, l’edificio ha una struttura di forma simile a quella attuale, ma impostata su un basamento di marmo sopra il quale i muri perimetrali proseguono con la trama di mattoni che caratterizza tutta la struttura dell’edificio, mentre la facciata principale è caratterizzata da una parete completamente vetrata composta da finestre con aperture in verticale. Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970) Nasce a Bologna, città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Carlo Broggi e Luigi Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della "casa esatta", a cui dedica un volume ("Verso la casa esatta", Milano 1945) che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con Giò Ponti e Adalberto Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con Libera, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Vaccaro Giuseppe 1947-1948 Una casa dell’arch. Vaccaro e dell'ing. Parolini nel centro di Bologna Strutture n. 3-4 50-55 Si
Giordano Paolo 1988 Vaccaro e Bologna Domus n. 693 XIII-XVI Si
Cassarà Silvio 2001 Giuseppe Vaccaro e l’ora del moderno, in Gresleri Giuliano, Massaretti Pier Giorgio (a cura di), Norma e arbitrio. Architetti e Ingegneri a Bologna 1850-1950 Marsilio Venezia 239-250 No
Palmieri Valerio 2002 Progetti e costruzioni per la residenza, in Mulazzani Marco (a cura di), Giuseppe Vaccaro Electa Milano 58-59 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Casciato Maristella, Gresleri Giuliano (a cura di) 2006 Giuseppe Vaccaro: Architetture per Bologna Editrice Compositori Bologna No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Veduta del prospetto su piazza Malpighi Veduta del prospetto su piazza Malpighi Margherita Merendino
Veduta  d’angolo dell’edificio Veduta d’angolo dell’edificio Margherita Merendino
Veduta del prospetto congiunto a Porta Nova Veduta del prospetto congiunto a Porta Nova Margherita Merendino

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Giuseppe Vaccaro Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giuseppe Vaccaro Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 27/02/2025

Revisori:

Stefano Setti