Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

EDIFICI RESIDENZIALI LE TORRI

Scheda Opera

  • Vista dei due edifici dal ponte di via Stalingrado
  • Vista delle torri da via Zago, particolare del prospetto caratterizzato da forme
  • Vista del piano terra e della sistemazione delle aree verdi
  • Vista della piastra
  • Vista del portico
  • Vista del complesso
  • Dettaglio della sommità di una delle torri
  • Dettaglio della sommità di una delle torri
  • Dettaglio della sommità di una delle torri
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: EDIFICI RESIDENZIALI LE TORRI
  • Indirizzo: Via Emilio Zago N. 2 - 4
  • Data: - 1980
  • Tipologia: Grattacieli
  • Autori principali: Enzo Zacchiroli
Descrizione

Le due Torri residenziali di via Stalingrado rappresentano un punto di passaggio nella lunga attività di Enzo Zacchiroli, come testimonia la riproposizione degli stessi ragionamenti sull’edificio alto, nell’intervento di riqualificazione del comparto Imola 2000.
Si riconosce, infatti, la maturazione di un metodo di lavoro consolidato con l’esperienza, leggibile in tutto il suo percorso professionale, dall’inizio della carriera fino alla fine della stessa.
La soluzione concreta al problema, parte da modelli consolidati del suo repertorio per generare una corretta e personale risposta progettuale.
In primo luogo è il tema dello sfruttamento del volume edificabile dell’area e dell’ottimizzazione delle superficie a porre le principali problematiche progettuali risolte attraverso lo sdoppiamento delle torri. Oltre ad alloggiare l’intero programma richiesto e consentito dal regolamento, esse assumono una differente presenza urbana.
Le torri sono realizzate con una struttura portante in cemento armato omogeneo costituita da setti verticali e solette orizzontali, per un totale di venticinque solai e un’altezza massima di settanta metri. Ogni corpo è costituito da due piani interrati che cingono la struttura su tutti i lati e venti fuori terra. Una piastra posta al piano terra collega le due torri e stabilisce la mediazione tra la funzione esclusivamente commerciale del livello basamentale e le funzioni residenziali e terziarie sovrastanti. Così facendo inoltre, i fronti sono da considerarsi come appartenenti ad un unico edificio consentendo una distanza minima tra loro di 15 metri.
Il primo piano e il secondo sono destinati ad uffici. Dal terzo al diciassettesimo, ogni piano contiene tre alloggi, con differenti disposizioni degli ambienti e diverse metrature. Dal diciottesimo piano in poi, la struttura tende a “diradare” verso l’alto: il piano tipo si stringe e gli alloggi diminuiscono fino ad arrivare al piano attico che contiene un solo appartamento.
Formalmente gli edifici trovano punti di contatto con riferimenti dell’architettura moderna contemporanea a cui spesso Zacchiroli guarda, reinterpretati secondo nuove valenze, adatte alle specificità del tema e al personale interesse dell’autore.
La doppia torre accoppiata ed impostata su una piastra, rimanda sicuramente ad alcune esperienze americane di Mies van de Rohe, che Zacchiroli connota di una maggiore integrazione con la natura, lavorando in particolare sul basamento, il cui tetto giardino è messo in relazione con gli spazi verdi e collegato con un sistema di percorsi. Modelli organici sull’esempio di F.L.Wright, H. Scharoun e A. Aalto si leggono nelle forme acute e spigolose e nella continuità delle strutture apprezzabili a tuttotondo. Se confrontate con due esempi dei maestri internazionali, la Price Tower in Oklahoma, la Hochhaus Salute di Stoccarda e la Hochhaus di Brema, ad esempio, le torri bolognese presentano una diversa idea di dinamicità dell’edificio; non un volume infinitamente in rotazione su stesso, ma un corpo in movimento ascensionale che presenta un preciso punto di partenza, la piastra al piano terra, e un ben definito punto di arrivo, la prominenza acuta dell’attico all’ultimo piano. La pianta a ventaglio, molto utilizzata dall’architetto finlandese a cui Zacchiroli guarda sempre con attenzione, diventa qui una composizione a girandola di ambienti disposti attorno a un fulcro centrale, protesi verso l’esterno grazie ai grandi e acuti balconi. Questi ultimi sono collegati alle strutture verticali portanti generando un forte effetto plastico, accentuato dal gioco luci e ombre, grazie al quale l’interno si proietta all’esterno e viceversa.
In cima alla torre, la rotazione della struttura negli ultimi piani rende questo movimento totalmente sfuggente e sempre variabile agli occhi dell’osservatore.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: -
  • Esecuzione: 1977 - 1980
  • Committente: Edilcoop
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Complesso residenziale
  • Destinazione attuale: Complesso residenziale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Rinaldo Calanchi Progetto strutturale Progetto NO
Giampiero Giusti Direzione lavori Esecuzione NO
Enzo Zacchiroli Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo http://www.zacchiroli-architetti.it/chi-siamo/ SI
Alessio Zanichelli Direzione lavori Esecuzione NO
  • Strutture: calcestruzzo armato omogeneo
  • Materiale di facciata: calcestruzzo armato omogeneo
  • Coperture: calcestruzzo armato omogeneo
  • Serramenti: metallici
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
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La soluzione concreta al problema, parte da modelli consolidati del suo repertorio per generare una corretta e personale risposta progettuale.
In primo luogo è il tema dello sfruttamento del volume edificabile dell’area e dell’ottimizzazione delle superficie a porre le principali problematiche progettuali risolte attraverso lo sdoppiamento delle torri. Oltre ad alloggiare l’intero programma richiesto e consentito dal regolamento, esse assumono una differente presenza urbana. 
Le torri sono realizzate con una struttura portante in cemento armato omogeneo costituita da setti verticali e solette orizzontali, per un totale di venticinque solai e un’altezza massima di settanta metri. Ogni corpo è costituito da due piani interrati che cingono la struttura su tutti i lati e venti fuori terra. Una piastra posta al piano terra collega le due torri e stabilisce la mediazione tra la funzione esclusivamente commerciale del livello basamentale e le funzioni residenziali e terziarie sovrastanti. Così facendo inoltre, i fronti sono da considerarsi come appartenenti ad un unico edificio consentendo una distanza minima tra loro di 15 metri.
Il primo piano e il secondo sono destinati ad uffici. Dal terzo al diciassettesimo, ogni piano contiene tre alloggi, con differenti disposizioni degli ambienti e diverse metrature. Dal diciottesimo piano in poi, la struttura tende a “diradare” verso l’alto: il piano tipo si stringe e gli alloggi diminuiscono fino ad arrivare al piano attico che contiene un solo appartamento.
Formalmente gli edifici trovano punti di contatto con riferimenti dell’architettura moderna contemporanea a cui spesso Zacchiroli guarda, reinterpretati secondo nuove valenze, adatte alle specificità del tema e al personale interesse dell’autore.
La doppia torre accoppiata ed impostata su una piastra, rimanda sicuramente ad alcune esperienze americane di Mies van de Rohe, che Zacchiroli connota di una maggiore integrazione con la natura, lavorando in particolare sul basamento, il cui tetto giardino è messo in relazione con gli spazi verdi e collegato con un sistema di percorsi. Modelli organici sull’esempio di F.L.Wright, H. Scharoun e A. Aalto si leggono nelle forme acute e spigolose e nella continuità delle strutture apprezzabili a tuttotondo. Se confrontate con due esempi dei maestri internazionali, la Price Tower in Oklahoma, la Hochhaus Salute di Stoccarda e la Hochhaus di Brema, ad esempio, le torri bolognese presentano una diversa idea di dinamicità dell’edificio; non un volume infinitamente in rotazione su stesso, ma un corpo in movimento ascensionale che presenta un preciso punto di partenza, la piastra al piano terra, e un ben definito punto di arrivo, la prominenza acuta dell’attico all’ultimo piano. La pianta a ventaglio, molto utilizzata dall’architetto finlandese a cui Zacchiroli guarda sempre con attenzione, diventa qui una composizione a girandola di ambienti disposti attorno a un fulcro centrale, protesi verso l’esterno grazie ai grandi e acuti balconi. Questi ultimi sono collegati alle strutture verticali portanti generando un forte effetto plastico, accentuato dal gioco luci e ombre, grazie al quale l’interno si proietta all’esterno e viceversa. 
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Nel 1951 si laurea in architettura all’Università degli Studi di Firenze e dal 1951 al 1956, svolge l’attività didattica come assistente di Composizione Architettonica nella stessa facoltà. Dal 1956 al 1958 svolge la propria attività nell’ufficio del piano regolatore della città di Bologna. A partire dal 1958 apre uno studio professionale a Bologna e inizia l’attività di libero professionista. Fondamentali si rivelano per lui e per la formazione del suo fare architettura: il lungo apprendistato negli studi professionali bolognesi, che diviene il sostrato della sua preparazione professionale, gli studi universitari e, infine, la "scoperta" di quelli che divengono i suoi maestri: Hans Scharoun, Alvar Aalto e Ernst Gisel. Questi progettisti influenzano notevolmente il suo pensiero e, di conseguenza, anche la sua produzione architettonica. Negli anni 1961, 1964, 1969 riceve i premi regionali IN/ARCH per opere realizzate. Nel 1982 all’Architetto viene assegnato il “Premio Bacchelli” di Italia Nostra per la “qualità delle realizzazioni architettoniche moderne nell’ambiente urbano”. Negli anni 1989 e 1990 è allestita la mostra personale dal titolo “Enzo Zacchiroli Architetto – Progetti e opere” all’Istituto Nazionale di Architettura di Roma, al Palazzo D’Accursio di Bologna e, nel 1992, a Firenze presso la sede dell’Accademia delle Arti e del Disegno. 
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 120
  • Particella: 30

Note

Enzo Zacchiroli (Bologna 1919-2010) Nel 1951 si laurea in architettura all’Università degli Studi di Firenze e dal 1951 al 1956, svolge l’attività didattica come assistente di Composizione Architettonica nella stessa facoltà. Dal 1956 al 1958 svolge la propria attività nell’ufficio del piano regolatore della città di Bologna. A partire dal 1958 apre uno studio professionale a Bologna e inizia l’attività di libero professionista. Fondamentali si rivelano per lui e per la formazione del suo fare architettura: il lungo apprendistato negli studi professionali bolognesi, che diviene il sostrato della sua preparazione professionale, gli studi universitari e, infine, la "scoperta" di quelli che divengono i suoi maestri: Hans Scharoun, Alvar Aalto e Ernst Gisel. Questi progettisti influenzano notevolmente il suo pensiero e, di conseguenza, anche la sua produzione architettonica. Negli anni 1961, 1964, 1969 riceve i premi regionali IN/ARCH per opere realizzate. Nel 1982 all’Architetto viene assegnato il “Premio Bacchelli” di Italia Nostra per la “qualità delle realizzazioni architettoniche moderne nell’ambiente urbano”. Negli anni 1989 e 1990 è allestita la mostra personale dal titolo “Enzo Zacchiroli Architetto – Progetti e opere” all’Istituto Nazionale di Architettura di Roma, al Palazzo D’Accursio di Bologna e, nel 1992, a Firenze presso la sede dell’Accademia delle Arti e del Disegno.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Koenig Giovanni Klaus 1980 Enzo Zacchiroli: il mestiere full time Dedalo libri Bari No
Pedio Renato 1982 Torri gemelle a Bologna - due giganti domati al limite della soglia percettiva L’Architettura. Cronache e storia n. 319 302-317 Si
Bernabei Giancarlo, Gresleri Giuliano, Zagnoni Stefano 1984 Bologna Moderna Pàtron Bologna 264-265 Si
Brunetti Fabrizio, Milani Paolo 1986 L'Architettura di Enzo Zacchiroli Parametro n. 144 12-57 Si
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore (a cura di) 1988 Italia, Gli ultimi trent'anni Zanichelli Bologna 257 Si
Brunetti Fabrizio, Milani Paolo 1989 Enzo Zacchiroli Alinea Firenze No
Signorini Sergio 2000 Enzo Zacchiroli: forma e spazio Electa Milano 62-69 Si
Polano Sergio, Mulazzani Marco (a cura di) 2005 Guida all’architettura italiana del Novecento Electa Milano 316 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista dei due edifici dal ponte di via Stalingrado Vista dei due edifici dal ponte di via Stalingrado R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista delle torri da via Zago, particolare del prospetto caratterizzato da forme Vista delle torri da via Zago, particolare del prospetto caratterizzato da forme "ad angolo" R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista del piano terra e della sistemazione delle aree verdi Vista del piano terra e della sistemazione delle aree verdi Antonio Casari fotografo, Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Vista della piastra Vista della piastra Antonio Casari fotografo, Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Vista del portico Vista del portico Antonio Casari fotografo, Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Vista del complesso Vista del complesso Antonio Casari fotografo, Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Dettaglio della sommità di una delle torri Dettaglio della sommità di una delle torri Antonio Casari fotografo, Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Dettaglio della sommità di una delle torri Dettaglio della sommità di una delle torri Antonio Casari fotografo, Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Dettaglio della sommità di una delle torri Dettaglio della sommità di una delle torri Antonio Casari fotografo, Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 10/06/2024

Revisori:

Stefano Setti