Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CASA ZAMBELLI

Scheda Opera

  • Pianta piano terra
  • Pianta del piano seminterrato
  • Vista del fronte sul giardino
  • Vista del fronte su strada
  • Dettaglio dell'ingresso
  • Vista del fronte laterale
  • Vista del fronte laterale
  • Vista del fronte sul giardino
  • Vista del fronte su strada
  • Vista del fronte laterale
  • Planimetria
  • Comune: Forlì
  • Denominazione: CASA ZAMBELLI
  • Indirizzo: Viale Livio Salinatore N. 5-7-9
  • Data: - 1957
  • Tipologia: Abitazioni plurifamiliari
  • Autori principali: Franca Helg, Franco Albini
Descrizione

Commissionata da Evaristo Zambelli, è situata a Forlì nella zona residenziale posta a sud della città sul viale della circonvallazione nascosto dalla presenza dell’Istituto statale d’arte.
L’edificio comprende tre appartamenti, uno di tipo padronale situato al piano terra e due d’affitto, molto ampi, al primo piano. Il complesso insiste su un terreno che originariamente era più basso di due metri rispetto al livello della strada e quindi ha previsto un riempimento, realizzato con un particolare disegno di dislivelli, che consente di disporsi altimetricamente in maniera differenziata e di mantenere il carattere di villa in continuo contatto con il giardino. Per la natura del terreno si sono adottate fondazioni profonde su pali.
Dal trattamento del fronte in relazione all’affaccio si determinano alcuni dei tratti caratteristici della villa, come il profilo a risega del sud-est è conformata che consente a ciascuna delle quattro camere da letto di avere una finestra angolare.
La struttura portante è in muratura di mattoni sabbiati lasciati a vista, la copertura è in tegole a canale da cui aggetta il cornicione che segue la forma della pianta dando vita a un movimento che introduce elementi compositivi moderni al linguaggio realizzato con tecniche costruttive tradizionali.
Le soluzioni costruttive romagnole sono riecheggiate anche nell’arco ribassato dell’ingresso principale verso strada e nella copertura a grandi padiglioni coperta con tegole e canali di cotto. All’interno i pavimenti sono realizzati in quadroni di cotto e sono verniciati con la tecnica “a sangue di bue”, anch’essa caratteristica del luogo, mentre finte volte sono realizzate nell’atrio e in altri ambienti di disimpegno, nuovamente per modulare lo spazio secondo consolidate forme dello spazio interno.
Per aumentare la varietà materica, lo zoccolo che corre all’altezza del seminterrato è lasciato in calcestruzzo a vista così come le architravi e le solette. I serramenti sono in legno naturale: pitch-pine lucidato a flatting per i telai, pino di Svezia per le persiane avvolgibili. La cancellata e le gronde sono in ferro verniciato in colore verde oliva.
In pianta l’edificio presenta una forma ad H, con le due aste in direzione nord-est e sud-ovest di lunghezza diversa. Le aperture dei soggiorni dei tre appartamenti inquadrano la vista sugli Appennini.
Il gioco dei dislivelli prima indicato, accentua le diverse destinazioni delle varie zone del soggiorno e proporziona l’altezza degli ambienti alla loro ampiezza e consente di ricreare una varietà spaziale “semplicemente” assecondando le differenti quote del terreno, che si ripercuotono anche ai piani superiori le cui stanze si trovano a livelli differenti.
L’ingresso è situato in una delle corti centrali mentre quella opposta costituisce un patio aperto sul giardino in relazione con i locali di soggiorno e pranzo articolati in una sequenza di quattro spazi incastrati gli uni negli altri attraverso pareti divisorie anch’esse a risega: il primo soggiorno con ingresso dal giardino, il secondo soggiorno, più grande, la sala da pranzo e il soggiorno interno, col camino su cui convergono tutti e tre gli altri ambienti e a cui viene conferita una precisa connotazione data dal ferro nero del braciere che riprende la putrella dello stesso colore e dai divani in velluto di lino verde che lo circondano. I pavimenti sono in parte in cotto rosso dell’Impruneta, parte in rovere a cassero; i mobili, disegnati dagli architetti, sono prodotti dalla ditta Poggi.
Le due ali laterali ospitano i locali adibiti a cucina, separata dall’office mediante una parete vetrata, dispense, servizi e scale, mentre in quella opposta, si trova la sequenza di camere da letto sfalsate in precedenza descritte.
Le diverse funzioni degli ambienti sono tuttora segnalate dal variare dei materiali: pavimento e pareti in esagonette di grès porcellanato bianco per la cucina, piastrelle di Vietri nei bagni, parquet nella zona notte e nella sala da pranzo, nei quali è messa a frutto la disponibilità di un buon artigianato del legno e del ferro. Il progetto degli interni è di Franca Helg, ancora oggi viene rispettata la collocazione originaria dei mobili, antichi e moderni così come la scelta dell’illuminazione e della disposizione di qualche quadro.

(Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga)

Info
  • Progetto: -
  • Esecuzione: 1956 - 1957
  • Committente: Evaristo Zambelli
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Casa plurifamiliare
  • Destinazione attuale: Casa plurifamiliare
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Franco Albini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=19452 SI
Franca Helg Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=21153 SI
  • Strutture: muratura, calcestruzzo
  • Materiale di facciata: laterizi sabbiati a mano
  • Coperture: a falde, tegole e canali di cotto
  • Serramenti: legno naturale e pitch-pine lucidato a flatting
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Dal trattamento del fronte in relazione all’affaccio si determinano alcuni dei tratti caratteristici della villa, come il profilo a risega del sud-est è conformata che consente a ciascuna delle quattro camere da letto di avere una finestra angolare. 
La struttura portante è in muratura di mattoni sabbiati lasciati a vista, la copertura è in tegole a canale da cui aggetta il cornicione che segue la forma della pianta dando vita a un movimento che introduce elementi compositivi moderni al linguaggio realizzato con tecniche costruttive tradizionali.
Le soluzioni costruttive romagnole sono riecheggiate anche nell’arco ribassato dell’ingresso principale verso strada e nella copertura a grandi padiglioni coperta con tegole e canali di cotto. All’interno i pavimenti sono realizzati in quadroni di cotto e sono verniciati con la tecnica “a sangue di bue”, anch’essa caratteristica del luogo, mentre finte volte sono realizzate nell’atrio e in altri ambienti di disimpegno, nuovamente per modulare lo spazio secondo consolidate forme dello spazio interno.
Per aumentare la varietà materica, lo zoccolo che corre all’altezza del seminterrato è lasciato in calcestruzzo a vista così come le architravi e le solette. I serramenti sono in legno naturale: pitch-pine lucidato a flatting per i telai, pino di Svezia per le persiane avvolgibili. La cancellata e le gronde sono in ferro verniciato in colore verde oliva.
In pianta l’edificio presenta una forma ad H, con le due aste in direzione nord-est e sud-ovest di lunghezza diversa. Le aperture dei soggiorni dei tre appartamenti inquadrano la vista sugli Appennini.
Il gioco dei dislivelli prima indicato, accentua le diverse destinazioni delle varie zone del soggiorno e proporziona l’altezza degli ambienti alla loro ampiezza e consente di ricreare una varietà spaziale “semplicemente” assecondando le differenti quote del terreno, che si ripercuotono anche ai piani superiori le cui stanze si trovano a livelli differenti.
L’ingresso è situato in una delle corti centrali mentre quella opposta costituisce un patio aperto sul giardino in relazione con i locali di soggiorno e pranzo articolati in una sequenza di quattro spazi incastrati gli uni negli altri attraverso pareti divisorie anch’esse a risega: il primo soggiorno con ingresso dal giardino, il secondo soggiorno, più grande, la sala da pranzo e il soggiorno interno, col camino su cui convergono tutti e tre gli altri ambienti e a cui viene conferita una precisa connotazione data dal ferro nero del braciere che riprende la putrella dello stesso colore e dai divani in velluto di lino verde che lo circondano. I pavimenti sono in parte in cotto rosso dell’Impruneta, parte in rovere a cassero; i mobili, disegnati dagli architetti, sono prodotti dalla ditta Poggi.
Le due ali laterali ospitano i locali adibiti a cucina, separata dall’office mediante una parete vetrata, dispense, servizi e scale, mentre in quella opposta, si trova la sequenza di camere da letto sfalsate  in precedenza descritte.
Le diverse funzioni degli ambienti sono tuttora segnalate dal variare dei materiali: pavimento e pareti in esagonette di grès porcellanato bianco per la cucina, piastrelle di Vietri nei bagni, parquet nella zona notte e nella sala da pranzo, nei quali è messa a frutto la disponibilità di un buon artigianato del legno e del ferro. Il progetto degli interni è di Franca Helg, ancora oggi viene rispettata la collocazione originaria dei mobili, antichi e moderni così come la scelta dell’illuminazione e della disposizione di qualche quadro.

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Franca Helg (Milano, 1920 - 1989) 
Nei primi anni Quaranta, mentre frequenta la Facoltà di Architettura, lavora presso lo studio BBPR. Consegue la laurea nel 1945 e nel medesimo anno inizia l’attività professionale autonoma. Nel 1945-46 partecipa alla fondazione e redazione dei “Quaderni degli studenti della Facoltà di Architettura di Milano”, poi intitolati “Studi d’Architettura”. Nel 1946-47 è membro della Commissione Consultiva per il Nuovo P.R.G. di Milano. Dal 1947 è membro del M.S.A. (Movimento Studi Architettura) sempre a Milano. La sua attività didattica inizia nel 1955 come assistente straordinaria di L. Belgiojoso al corso di “caratteri distributivi degli edifici” presso lo IUAV. Dal 1963 al 1967 è assistente ordinario al corso di “composizione architettonica” al Politecnico di Milano (sempre per L. Belgiojoso). Nel 1967 consegue la Libera Docenza in Composizione Architettonica. Presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, riceve il premio di operosità scientifica ed artistica per gli anni accademici 1963-64, 1964-65, 1967-68. Nel 1951 inizia l’associazione in studio con Franco Albini.
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
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  • Foglio Catastale: 200
  • Particella: 204

Note

Franco Albini (Robbiate, 1905 - Milano 1977) Trascorre nella casa paterna l’infanzia e parte della giovinezza, assorbendo della sua terra la sensibilità per le opere dell’uomo e della natura. Trasferitosi con la famiglia a Milano, frequenta il Politecnico, dove si laurea nel 1929 e inizia l’attività professionale nello studio di Gio Ponti ed Emilio Lancia. Nello stesso anno visita Barcellona, in occasione dell’esposizione internazionale, raggiunge poi Parigi dive sembra essersi recato nello studio di Le Corbusier. Dopo le prime realizzazioni di impronta novecentesca nel campo dell’arredamento, una conversazione con Edoardo Persico determina la sua “conversione” al razionalismo e l’avvicinamento al gruppo dei redattori di Casabella. Nel 1931 apre il primo studio professionale in via Panizza a Milano, con Renato Camus e Giancarlo Parlanti; inizia a occuparsi di edilizia popolare partecipando al concorso per il quartiere Baracca a Milano (1932). L’adesione al metodo progettuale di ispirazione gropiusiana si evidenzia nella chiarezza dell’impianto aperto, con i corpi di fabbrica equidistanti e allineati secondo l’asse eliotermico che fa irrompere nel quartiere aria, luce e verde. Nel campo degli allestimenti Albini, chiamato da Pagano, esordisce nel 1933 alla V Triennale di Milano. Nel corso degli anni Trenta gli allestimenti e i padiglioni temporanei nelle manifestazioni fieristiche sono le palestre che gli permettono di sperimentare nuove soluzioni, sondando in alcuni casi articolate volumetrie curve e, più spesso, spazi cartesiani ordinati da griglie geometriche, telai metallici e pannelli traslucidi in vetro o tessuto. Nel corso del 1946 dirige insieme a Parlanti la rivista "Casabella Costruzioni". Nel dopoguerra la gamma degli interessi professionali si amplia anche in relazione alle opportunità offerte dalla ricostruzione. Nell’insegnamento trasmette gli stessi principi che fondano il suo lavoro di architetto: la necessità di un’analisi approfondita dei problemi e di un continuo controllo e giustificazione delle proprie scelte. Franca Helg (Milano, 1920 - 1989) Nei primi anni Quaranta, mentre frequenta la Facoltà di Architettura, lavora presso lo studio BBPR. Consegue la laurea nel 1945 e nel medesimo anno inizia l’attività professionale autonoma. Nel 1945-46 partecipa alla fondazione e redazione dei “Quaderni degli studenti della Facoltà di Architettura di Milano”, poi intitolati “Studi d’Architettura”. Nel 1946-47 è membro della Commissione Consultiva per il Nuovo P.R.G. di Milano. Dal 1947 è membro del M.S.A. (Movimento Studi Architettura) sempre a Milano. La sua attività didattica inizia nel 1955 come assistente straordinaria di L. Belgiojoso al corso di “caratteri distributivi degli edifici” presso lo IUAV. Dal 1963 al 1967 è assistente ordinario al corso di “composizione architettonica” al Politecnico di Milano (sempre per L. Belgiojoso). Nel 1967 consegue la Libera Docenza in Composizione Architettonica. Presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, riceve il premio di operosità scientifica ed artistica per gli anni accademici 1963-64, 1964-65, 1967-68. Nel 1951 inizia l’associazione in studio con Franco Albini.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Albini Franco, Helg Franca 1961 Casa Zambelli a Forlì Casabella n. 252 18-25 Si
Aloi Roberto 1964 Casa Zambelli a Forlì Ville d’oggi 28-38 Si
Dezzi Bardeschi Marco 1967 Villa Zambelli Ville Italiane d’oggi n. 252 Si
1979 Franco Albini. Architettura e design 1930-1970 Centro Di Firenze 158 No
Selvafolta Ornella 1979 Ville 1955-1969 L’Architettura. Cronache e storia n. 288 586-587 No
Tramonti Ulisse 1997 Itinerari di Architettura Moderna. Forlì, Cesena, Predappio Alinea Firenze 170-171 Si
Piva Antonio, Prina Vittorio 1998 Franco Albini. 1905-1977 Electa Milano 336-337 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Tramonti Ulisse 2007 Architetture della ricostruzione e piani urbanistici Parametro n. 269 82 Si
Prina Vittorio 2010 Franco Albini. Franca Helg. Casa Zambelli a Forlì Alinea Firenze Si
Canali Ferruccio 2015 Tre "ville", una fabbrica e ... "una ventina di lampade". L’attività dello "Studio Albini" di Milano (Franco Albini, Franca Helg e Antonio Piva) tra Forlì e Imola: funzionalismo e "organicismo vernacolare" wrightiano all’insegna di "buon gusto ed eleganza" tra architettura e design (1956-1980) Studi romagnoli n. 65 703-740 No

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio Franco Albini Franco Albini, Franca Helg Fondazione Franco Albini, Milano

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Pianta piano terra Pianta piano terra Archivio Comune di Forlì
Pianta del piano seminterrato Pianta del piano seminterrato Archivio Comune di Forlì
Vista del fronte sul giardino Vista del fronte sul giardino M. Sintini
Vista del fronte su strada Vista del fronte su strada M. Sintini
Dettaglio dell'ingresso Dettaglio dell'ingresso M. Sintini
Vista del fronte laterale Vista del fronte laterale M. Sintini
Vista del fronte laterale Vista del fronte laterale M. Sintini
Vista del fronte sul giardino Vista del fronte sul giardino Courtesy Fondazione Franco Albini, Milano
Vista del fronte su strada Vista del fronte su strada Courtesy Fondazione Franco Albini, Milano
Vista del fronte laterale Vista del fronte laterale Courtesy Fondazione Franco Albini, Milano
Planimetria Planimetria Courtesy Fondazione Franco Albini, Milano

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Enciclopedia Treccani - Franca Helg Visualizza
Fondazione Franco Albini Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Franco Albini Visualizza
Enciclopedia Treccani - Franco Albini Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 02/04/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022