Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

MAXXI MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO

Scheda Opera

  • Pianta primo piano
  • Vista aerea
  • Vista esterna
  • Vista atrio del museo
  • Vista esterna da Via Guido Reni
  • Vista esterna dalla piazza
  • Dettaglio ingresso
  • Vista piazza antistante all'ingresso
  • Particolare facciata
  • Render di progetto
  • Vista atrio d'ingresso e scale
  • Vista interna con performance
  • Vista interna della Galleria dell'ultimo piano
  • Particolare attacco edificio alla ex caserma
  • Dettaglio esterno
  • Particolare galleria rivolta su piazza
  • Vista interna dalle gallerie superiori
  • Vista interna copertura e scale
  • Vista interna scale autoportanti e opera di Mochetti
  • Vista interna con istallazione
  • Vista interna con istallazione
  • Vista interna
  • Vista interna della galleria
  • Dettaglio tecnico
  • Comune: Roma
  • Località: Flaminio
  • Denominazione: MAXXI MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO
  • Indirizzo: Via Guido Reni N. 4/A
  • Data: 1998 - 2010
  • Tipologia: Musei e Aree archeologiche
  • Autori principali: Zaha Hadid, Patrik Schumacher
Descrizione

Il MAXXI, Museo nazionale della arti del XXI secolo, si compone di un Museo delle Arti, un Museo di Architettura e un centro di documentazione per le arti contemporanee, ed è la prima istituzione nazionale dedicata alla creatività contemporanea pensata come un grande campus per la cultura in cui immergersi. Realizzato in prossimità di emergenze architettoniche, quali il Palazzetto dello sport, lo stadio Flaminio, il Villaggio olimpico, il Viadotto di Corso Francia e la Chiesa di San Valentino, si colloca in un’area della capitale al centro di una grande trasformazione, di cui lo stesso MAXXI è parte integrante. Lungo l’Asse della Musica sorgono infatti il Parco della Musica di Renzo Piano, con il ponte della Musica di Buro Happold, e, lungo via Guido Reni, il complesso dell’omonima ex caserma oggetto del Progetto Flaminio del 2015 ed attualmente utilizzata come spazio espositivo.

L’intervento è stato realizzato in un’area di circa tre ettari a forma di L, un tempo occupata dai padiglioni e dalle officine dalla ex Caserma Montello, con cui mantiene un legame: in quanto all'altezza conferma il profilo del contesto intorno, configurandosi come un innesto urbano, una seconda pelle per il sito, che si inserisce profondamente nel terreno in cui sorge ma lo rinnova radicalmente. La sua realizzazione è frutto di un processo lungo, complesso e non privo di intoppi. L’idea di dare vita a un museo nazionale delle arti e dell’architettura contemporanee inizia a concretizzarsi nel 1998, quando la Soprintendenza Speciale Arte Contemporanea, ottenuta dal Ministero della Difesa la cessione dell’ampia area militare abbandonata da tempo, bandisce un concorso internazionale di idee in due fasi su incarico del Ministero per i Beni Culturali. Il bando di concorso prevede un piano funzionale complesso, con la presenza di vari poli museali: un museo per l’architettura ed uno per le arti del XXI secolo, uno spazio per le produzioni sperimentali, un Centro per la documentazione e la valorizzazione delle arti contemporanee, la biblioteca, l’auditorium, spazi per eventi dal vivo e spazi didattici. Tra le 273 candidature presentate al concorso, si impone il progetto di Zaha Hadid, organizzato in due lotti con funzioni diverse: esso si connota per la fluidità delle forme dei diversi edifici che attraversano il sito intrecciandosi e configurando il flusso dei percorsi. Il progetto che da quel momento viene portato avanti, tra non poche difficoltà, ha come obiettivo primario la realizzazione degli spazi necessari al museo, ma anche quello dell’inserimento di un corpo del tutto nuovo, che sfoggia l’inconfondibile sinuoso segno architettonico della sua progettista, all'interno di un contesto storico come la maglia quadrata del quartiere Flaminio. La proposta di Hadid infatti convince la giuria anche per la sua capacità di integrarsi nel tessuto urbano, conservando una relazione indissolubile con l’ex-caserma, che tenta di dare continuità al contesto caratterizzato da edifici più bassi rispetto agli alti isolati che circondano il sito, e per la soluzione architettonica innovativa, capace di interpretare le potenzialità della nuova istituzione e di dotarla di una nuova sequenza di spazi pubblici. Il progetto inoltre vuole preservare, come richiesto dal bando di concorso, una parte del complesso esistente, l’edificio che si affaccia su via Guido Reni e il corpo al confine con la vicina basilica di Santa Croce a via Flaminia.

Il cantiere viene avviato il 20 marzo 2003, con la cerimonia della posa della prima pietra e l’inizio dei lavori per la realizzazione del primo lotto di 17000 mq contenente il corpo principale, assumendo nella stessa occasione il nome attuale di MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo. Nel progetto in origine era previsto che il Museo fosse realizzato in due fasi (con la seconda sarebbero stati realizzati il Centro Documentazione e la Biblioteca), ma il programma è stato poi rimodulato ed il secondo stralcio eliminato; questo ha portato ad una ridefinizione del programma funzionale e ad una riduzione dell'area occupata dall'edificio con la conseguenza di liberare un inatteso spazio esterno, destinato ad accogliere eventi dal vivo e che, lasciato all'uso quotidiano del quartiere, si è rivelato un elemento di notevole vitalità. I lavori si concludono nel 2009, portati avanti dal Consorzio MAXXI 2006, costituito ad hoc da Italiana Costruzioni (gruppo Navarra) e Sac (gruppo Cerasi). L’inaugurazione dell’edificio finito, avvenuta in parallelo al MACRO di Odile Decq, si è tenuta il 28 maggio 2010 dopo più di dieci anni in cui non sono mancati dibattiti e polemiche tra sostenitori e critici sia della scelta del progettista che della proposta elaborata, problemi strutturali dovuti alla complessità del nuovo edifico e la cronica mancanza di fondi pubblici che, nell'avvicendarsi di ministri ed amministrazioni, spesso ha minacciato l’interruzione del cantiere. E’ oggi gestito da una Fondazione costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La programmazione delle attività - mostre, workshop, convegni, laboratori, spettacoli, proiezioni, progetti formativi - rispecchia la vocazione del MAXXI ad essere non solo luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio ma anche, e soprattutto, un laboratorio di sperimentazione e innovazione culturale, di studio, ricerca e produzione di contenuti estetici del nostro tempo.

L’edificio ha un carattere urbano: immaginando un’arteria di comunicazione che collega rapidamente Piazza Mancini a Via Guido Reni, il MAXXI abbraccia entrambi gli schemi di movimento, tanto quelli in essere che quelli auspicati. Questo vettore definisce la via di accesso primaria nell'edificio. Combinando insieme il traffico con il contesto urbano, l’edificio condivide con la città la dimensione pubblica e i percorsi che si accavallano come viticci. Il percorso trasversale esterno di connessione tra via Guido Reni e via Masaccio, ripristinando quel collegamento interrotto per quasi un secolo dal precedente impianto militare, segue all’esterno la sagoma dell'edificio e si apre infatti in una grande piazza destinata ad accogliere eventi dal vivo ed offrire un luogo di sosta ai visitatori.

Lo spazio urbano corrisponde allo spazio delle gallerie, scambiando padiglione e cortile in una costante oscillazione nell'ambito della medesima operazione. Il progetto dell’edificio, una volumetria complessa elevata per 23 m e definita da setti in calcestruzzo bianco, scaturisce dall'idea della sovrapposizione di un insieme di flussi di circolazione, direzionali e di distribuzione della densità, che ne sottolinea il carattere generale, poroso ed immersivo, come uno spazio aperto; all'interno questi flussi conformano gli ambienti e creano spazi liquidi e continui, definendo una rete interconnessa di percorsi. Ne risulta una percezione dello spazio dinamica e differenziata, spazio nel quale le opere d’arte e le installazioni costruiscono continue e impreviste relazioni. Il passaggio da oggetto ad ambito è fondamentale per capire il rapporto che l’architettura stabilisce con le opere d’arte ospitate. Il movimento emerge sia come motivo architettonico che come modo di navigare attraverso il museo. I percorsi museali allontanano l’osservatore “dall'oggetto” e conducono verso ambiti di associazioni multiple, spazzando via il tradizionale concetto di “muro” nei musei, considerato quale immutabile armatura verticale per l’esposizione di dipinti o quale confine che separa spazi distinti per costituire un ordine ed una narrativa lineare. I muri qui emergono come incidenti, diventano pavimenti o si deformano per diventare soffitti, o vengono svuotati per diventare ampie finestre. Nel configurare la possibile identità di questa istituzione, con la sua aspirazione verso la densità polivalente del XXI secolo, vengono infatti rielaborati i concetti di spazio e persino di temporalità.

I flessibili ambienti espositivi, che realizzano internamente 27000 mq di superficie senza gerarchie e si sviluppano su tre livelli sovrapposti, con la loro connotazione neutra in forma di una serie di morbidi fasci orizzontali posati all'interno dell’area, fanno da contrappunto alle decise architetture dei punti di snodo. Oltre ai dipartimenti MAXXI Arte e MAXXI Architettura, l’edificio comprende una serie di spazi sapientemente articolati destinati a diverse funzioni, in un complesso di spazi che si aprono verso la città fino al percorso pedonale che attraversa le aree esterne del lotto: il bookshop, la caffetteria, l’auditorium, i laboratori di ricerca, gli spazi dei laboratori didattici e le gallerie per esposizioni temporanee e collezioni di fotografia e grafica; ai piani successivi ampie sale espositive, connesse da scale sospese nel vuoto e percorsi che si intrecciano tra interno ed esterno. Nei luoghi destinati all'accoglienza ed ai punti di snodo, dove lo spazio si articola e si ricompone in sequenze spettacolari, spiccano, sullo sfondo bianco delle superfici interne, le scale, metalliche nere autoportanti, che si avvitano in un vertiginoso percorso ascensionale e connettono alle diverse sezioni, in un complesso sistema di percorsi sospesi (ponti e passerelle) che consente di variare ogni volta l’attraversamento del museo.

La Galleria che si trova all'ultimo piano è termina con una grande lastra vetrata che affaccia sulla piazza del museo con una vista sul quartiere, fino alle ultime propaggini del parco di Villa Glori. In realtà questo spazio, oggi adibito a galleria espositiva, nel progetto originario doveva fungere da secondo auditorium/sala conferenze: il pavimento in pendenza e la grande parete vetrata suggeriscono la funzione originaria. L’edificio della Caserma, restaurato dal 1999 ed integrato nel polo museale, è attualmente utilizzato come spazio espositivo temporaneo, contribuendo a realizzare la programmazione culturale dell’istituzione (successivamente è divenuto sede della caffetteria e del bookshop del Museo). Su di esso è addossata una parte della nuova costruzione, un enorme blocco di cemento armato a faccia vista lungo via Guido Reni, che determina un interessante contrasto tra l’antico e il contemporaneo.

I lucernari, da elemento tecnologico diventano parte importante per l’architettura sia all'interno dove è tuttavia meno percepibile, che all’esterno: estesi all'intero complesso ed indispensabili per garantire un ingresso zenitale della luce naturale, necessario per la funzione museale, sono realizzati in cemento fibrorinforzato e sorretti da alte e sottili costolature in cemento che seguono, accentuandone l’andamento, le sinuose linee delle gallerie e dell’edificio. Su di esse è possibile agganciare i pannelli espositivi da posizionare per le mostre e vi sono istallati gli apparecchi per l’illuminazione artificiale in modo da ottenere livelli ottimali di prestazione. Integrato ai lucernari e insieme agli impianti che corrono nello spessore delle costolature, un sistema di frangisole direzionale premette di tenere sotto controllo l’ingresso della luce naturale in modo tale da non compromettere l’illuminazione delle opere esposte.

Cemento, vetro, metallo e la modulazione di bianco, nero e grigio caratterizzano il MAXXI sia all'interno che all’esterno. Suddiviso in corso d’opera in cinque corpi strutturalmente indipendenti collegati da giunti di dilatazione per rispondere al meglio anche alle normative antisismiche (riviste a progetto già appaltato), il complesso si regge su fondazioni su pali sui quali si poggia su un sistema di pareti portanti in calcestruzzo autocompattante gettate in opera, che hanno richiesto attenzione anche per la resa estetica a facciavista, oltre che per il mantenimento della necessaria portanza strutturale.

Info
  • Progetto: 1998 - 1999
  • Esecuzione: 2003 - 2010
  • Tipologia Specifica: museo
  • Committente: Ministero Beni e Attività Culturali, Fondazione MAXXI
  • Proprietà: Proprietà privata
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Studio ABT Progetto architettonico Progetto NO
Paul Gilleron Acustic Progetto acustico Progetto NO
Kenneth Bostok Progetto architettonico Progetto NO
Ana Cajiao Progetto architettonico Progetto NO
Fabio Ceci Progetto architettonico Progetto NO
Adriano De Gioannis Progetto architettonico Progetto NO
Gabriele Gangemi Progetto Impianti Progetto NO
Paul Gilleron Acoustic Impresa esecutrice Esecuzione NO
Matteo Grimaldi Progetto architettonico Progetto NO
Ok Design Group Progetto Impianti Progetto NO
Zaha Hadid Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.zaha-hadid.com/people/zaha-hadid/ SI
Equation Lighting Progetto illuminotecnico Progetto NO
Equation Lighting Progetto illuminotecnico Esecuzione NO
Zaha Limited Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.zaha-hadid.com/ NO
Dillon Lin Progetto architettonico Progetto NO
Paolo Matteuzzi Progetto architettonico Progetto NO
Mario Mattia Progetto architettonico Progetto NO
M&E Max Fordham and Partners Progetto Impianti Progetto NO
Maurizio Meossi Progetto architettonico Progetto NO
Luca Peralta Progetto architettonico Progetto NO
Barbara Pfenningstorff Progetto architettonico Progetto NO
SPC Studio Progettazione Croci Progetto strutturale Progetto NO
Gianluca Recana Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.zaha-hadid.com/ NO
Gianluca Recana Coordinatore Progetto NO
Gianluca Ruggeri Progetto architettonico Progetto NO
Patrik Schumacher Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.patrikschumacher.com/ SI
Luca Segarelli Progetto architettonico Progetto NO
Anja Simons Progetto architettonico Progetto NO
Amin Taha Progetto architettonico Progetto NO
Lars Teichmann Progetto architettonico Progetto NO
Maria Velceva Progetto architettonico Progetto NO
Caroline Voet Progetto architettonico Progetto NO
Raza Zahid Progetto architettonico Progetto NO
Paolo Zilli Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.zaha-hadid.com/people/paolo-zilli/ NO
  • Strutture: cemento armato, acciaio
  • Materiale di facciata: cemento
  • Coperture: piane, inclinate, lucernari
  • Serramenti: alluminio, vetro strutturale (silicone)
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
  • Stato Serramenti: Ottimo

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L’intervento è stato realizzato in un’area di circa tre ettari a forma di L, un tempo occupata dai padiglioni e dalle officine dalla ex Caserma Montello, con cui mantiene un legame: in quanto all'altezza conferma il profilo del contesto intorno, configurandosi come un innesto urbano, una seconda pelle per il sito, che si inserisce profondamente nel terreno in cui sorge ma lo rinnova radicalmente. La sua realizzazione è frutto di un processo lungo, complesso e non privo di intoppi. L’idea di dare vita a un museo nazionale delle arti e dell’architettura contemporanee inizia a concretizzarsi nel 1998, quando la Soprintendenza Speciale Arte Contemporanea, ottenuta dal Ministero della Difesa la cessione dell’ampia area militare abbandonata da tempo, bandisce un concorso internazionale di idee in due fasi su incarico del Ministero per i Beni Culturali. Il bando di concorso prevede un piano funzionale complesso, con la presenza di vari poli museali: un museo per l’architettura ed uno per le arti del XXI secolo, uno spazio per le produzioni sperimentali, un Centro per la documentazione e la valorizzazione delle arti contemporanee, la biblioteca, l’auditorium, spazi per eventi dal vivo e spazi didattici. Tra le 273 candidature presentate al concorso, si impone il progetto di Zaha Hadid, organizzato in due lotti con funzioni diverse: esso si connota per la fluidità delle forme dei diversi edifici che attraversano il sito intrecciandosi e configurando il flusso dei percorsi. Il progetto che da quel momento viene portato avanti, tra non poche difficoltà, ha come obiettivo primario la realizzazione degli spazi necessari al museo, ma anche quello dell’inserimento di un corpo del tutto nuovo, che sfoggia l’inconfondibile sinuoso segno architettonico della sua progettista, all'interno di un contesto storico come la maglia quadrata del quartiere Flaminio. La proposta di Hadid infatti convince la giuria anche per la sua capacità di integrarsi nel tessuto urbano, conservando una relazione indissolubile con l’ex-caserma, che tenta di dare continuità al contesto caratterizzato da edifici più bassi rispetto agli alti isolati che circondano il sito, e per la soluzione architettonica innovativa, capace di interpretare le potenzialità della nuova istituzione e di dotarla di una nuova sequenza di spazi pubblici. Il progetto inoltre vuole preservare, come richiesto dal bando di concorso, una parte del complesso esistente, l’edificio che si affaccia su via Guido Reni e il corpo al confine con la vicina basilica di Santa Croce a via Flaminia.  

Il cantiere viene avviato il 20 marzo 2003, con la cerimonia della posa della prima pietra e l’inizio dei lavori per la realizzazione del primo lotto di 17000 mq contenente il corpo principale, assumendo nella stessa occasione il nome attuale di MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo. Nel progetto in origine era previsto che il Museo fosse realizzato in due fasi (con la seconda sarebbero stati realizzati il Centro Documentazione e la Biblioteca), ma il programma è stato poi rimodulato ed il secondo stralcio eliminato; questo ha portato ad una ridefinizione del programma funzionale e ad una riduzione dell'area occupata dall'edificio con la conseguenza di liberare un inatteso spazio esterno, destinato ad accogliere eventi dal vivo e che, lasciato all'uso quotidiano del quartiere, si è rivelato un elemento di notevole vitalità. I lavori si concludono nel 2009, portati avanti dal Consorzio MAXXI 2006, costituito ad hoc da Italiana Costruzioni (gruppo Navarra) e Sac (gruppo Cerasi). L’inaugurazione dell’edificio finito, avvenuta in parallelo al MACRO di Odile Decq, si è tenuta il 28 maggio 2010 dopo più di dieci anni in cui non sono mancati dibattiti e polemiche tra sostenitori e critici sia della scelta del progettista che della proposta elaborata, problemi strutturali dovuti alla complessità del nuovo edifico e la cronica mancanza di fondi pubblici che, nell'avvicendarsi di ministri ed amministrazioni, spesso ha minacciato l’interruzione del cantiere. E’ oggi gestito da una Fondazione costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La programmazione delle attività - mostre, workshop, convegni, laboratori, spettacoli, proiezioni, progetti formativi - rispecchia la vocazione del MAXXI ad essere non solo luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio ma anche, e soprattutto, un laboratorio di sperimentazione e innovazione culturale, di studio, ricerca e produzione di contenuti estetici del nostro tempo. 

L’edificio ha un carattere urbano: immaginando un’arteria di comunicazione che collega rapidamente Piazza Mancini a Via Guido Reni, il MAXXI abbraccia entrambi gli schemi di movimento, tanto quelli in essere che quelli auspicati. Questo vettore definisce la via di accesso primaria nell'edificio. Combinando insieme il traffico con il contesto urbano, l’edificio condivide con la città la dimensione pubblica e i percorsi che si accavallano come viticci. Il percorso trasversale esterno di connessione tra via Guido Reni e via Masaccio, ripristinando quel collegamento interrotto per quasi un secolo dal precedente impianto militare, segue all’esterno la sagoma dell'edificio e si apre infatti in una grande piazza destinata ad accogliere eventi dal vivo ed offrire un luogo di sosta ai visitatori. 

Lo spazio urbano corrisponde allo spazio delle gallerie, scambiando padiglione e cortile in una costante oscillazione nell'ambito della medesima operazione. Il progetto dell’edificio, una volumetria complessa elevata per 23 m e definita da setti in calcestruzzo bianco, scaturisce dall'idea della sovrapposizione di un insieme di flussi di circolazione, direzionali e di distribuzione della densità, che ne sottolinea il carattere generale, poroso ed immersivo, come uno spazio aperto; all'interno questi flussi conformano gli ambienti e creano spazi liquidi e continui, definendo una rete interconnessa di percorsi. Ne risulta una percezione dello spazio dinamica e differenziata, spazio nel quale le opere d’arte e le installazioni costruiscono continue e impreviste relazioni. Il passaggio da oggetto ad ambito è fondamentale per capire il rapporto che l’architettura stabilisce con le opere d’arte ospitate. Il movimento emerge sia come motivo architettonico che come modo di navigare attraverso il museo. I percorsi museali allontanano l’osservatore “dall'oggetto” e conducono verso ambiti di associazioni multiple, spazzando via il tradizionale concetto di “muro” nei musei, considerato quale immutabile armatura verticale per l’esposizione di dipinti o quale confine che separa spazi distinti per costituire un ordine ed una narrativa lineare. I muri qui emergono come incidenti, diventano pavimenti o si deformano per diventare soffitti, o vengono svuotati per diventare ampie finestre. Nel configurare la possibile identità di questa istituzione, con la sua aspirazione verso la densità polivalente del XXI secolo, vengono infatti rielaborati i concetti di spazio e persino di temporalità.

I flessibili ambienti espositivi, che realizzano internamente 27000 mq di superficie senza gerarchie e si sviluppano su tre livelli sovrapposti, con la loro connotazione neutra in forma di una serie di morbidi fasci orizzontali posati all'interno dell’area, fanno da contrappunto alle decise architetture dei punti di snodo. Oltre ai dipartimenti MAXXI Arte e MAXXI Architettura, l’edificio comprende una serie di spazi sapientemente articolati destinati a diverse funzioni, in un complesso di spazi che si aprono verso la città fino al percorso pedonale che attraversa le aree esterne del lotto: il bookshop, la caffetteria, l’auditorium, i laboratori di ricerca, gli spazi dei laboratori didattici e le gallerie per esposizioni temporanee e collezioni di fotografia e grafica; ai piani successivi ampie sale espositive, connesse da scale sospese nel vuoto e percorsi che si intrecciano tra interno ed esterno. Nei luoghi destinati all'accoglienza ed ai punti di snodo, dove lo spazio si articola e si ricompone in sequenze spettacolari, spiccano, sullo sfondo bianco delle superfici interne, le scale, metalliche nere autoportanti, che si avvitano in un vertiginoso percorso ascensionale e connettono alle diverse sezioni, in un complesso sistema di percorsi sospesi (ponti e passerelle) che consente di variare ogni volta l’attraversamento del museo. 

La Galleria che si trova all'ultimo piano è termina con una grande lastra vetrata che affaccia sulla piazza del museo con una vista sul quartiere, fino alle ultime propaggini del parco di Villa Glori. In realtà questo spazio, oggi adibito a galleria espositiva, nel progetto originario doveva fungere da secondo auditorium/sala conferenze: il pavimento in pendenza e la grande parete vetrata suggeriscono la funzione originaria. L’edificio della Caserma, restaurato dal 1999 ed integrato nel polo museale, è attualmente utilizzato come spazio espositivo temporaneo, contribuendo a realizzare la programmazione culturale dell’istituzione (successivamente è divenuto sede della caffetteria e del bookshop del Museo). Su di esso è addossata una parte della nuova costruzione, un enorme blocco di cemento armato a faccia vista lungo via Guido Reni, che determina un interessante contrasto tra l’antico e il contemporaneo. 

I lucernari, da elemento tecnologico diventano parte importante per l’architettura sia all'interno dove è tuttavia meno percepibile, che all’esterno: estesi all'intero complesso ed indispensabili per garantire un ingresso zenitale della luce naturale, necessario per la funzione museale, sono realizzati in cemento fibrorinforzato e sorretti da alte e sottili costolature in cemento che seguono, accentuandone l’andamento, le sinuose linee delle gallerie e dell’edificio. Su di esse è possibile agganciare i pannelli espositivi da posizionare per le mostre e vi sono istallati gli apparecchi per l’illuminazione artificiale in modo da ottenere livelli ottimali di prestazione. Integrato ai lucernari e insieme agli impianti che corrono nello spessore delle costolature, un sistema di frangisole direzionale premette di tenere sotto controllo l’ingresso della luce naturale in modo tale da non compromettere l’illuminazione delle opere esposte.

Cemento, vetro, metallo e la modulazione di bianco, nero e grigio caratterizzano il MAXXI sia all'interno che all’esterno. Suddiviso in corso d’opera in cinque corpi strutturalmente indipendenti collegati da giunti di dilatazione per rispondere al meglio anche alle normative antisismiche (riviste a progetto già appaltato), il complesso si regge su fondazioni su pali sui quali si poggia su un sistema di pareti portanti in calcestruzzo autocompattante gettate in opera, che hanno richiesto attenzione anche per la resa estetica a facciavista, oltre che per il mantenimento della necessaria portanza strutturale.
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E' possibile guardare il video della cronistoria dell'evoluzione del cantiere del MAXXI e degli allestimenti inaugurali:
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -
Opere D'Arte:
Codice ICCd Ubicazione Tipologia Soggetto Autore Materia Tecnica Stato di Conservazione Restauri
Scala d'accesso Rette di luce nell’iperspazio curvilineo Mochetti Maurizio tubi al neon Mediocre


Note

Superficie costruita: 27000 mq Il percorso espositivo non è lineare, bensì completamente libero da ogni vincolo per la visita delle sale. La scelta si basa su studi che dimostrano come l'attività mentale del visitatore venga stimolata da tali libertà di auto-organizzazione della visita, a differenza della maggior parte dei percorsi museali che invece essendo lineari tendono a favorire la “passività“ dell'osservatore che li attraversa. Questa è anche la ragione per cui le mostre al MAXXI non sono mai organizzate in senso cronologico, bensì tematico. E' possibile guardare il video della cronistoria dell'evoluzione del cantiere del MAXXI e degli allestimenti inaugurali: http://www.lamavideo.net/SchedaVideo.php?codice=7

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Garofalo Francesco 1999 Arte futura. Opere e progetti del centro per le arti contemporanee a Roma Electa Milano No
1999 Zaha Hadid. Centro per le arti contemporanee. Roma, 1999 Casabella n. 670 36-41 Si
1999 L'Industria delle Costruzioni n. 333-334 54-57 Si
1999 L'Architecture d'aujourd'hui n. 324 89-109 Si
1999 Abitare n. 383 158-159 Si
1999 AR Magazine n. 24 48-52 Si
Casciani Stefano 2000 Verso il centro. Zaha Hadid, il Centro Nazionale per le Arti Contemporanee di Roma e la giovane arte italiana Castelvecchi Arte Roma Si
De Guttry Irene 2001 Guida di Roma moderna dal 1870 ad oggi De Luca Roma 127 No
2001 Rome Contemporary Arts Centre A+U n. 374 84-89 Si
Prestinenza Puglisi Luigi 2001 Zaha Hadid Edilstampa Roma No
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2006 Maxxi National Centre of Contemporary Arts Area n. 88 38-47 Si
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Rosa Giancarlo 2007 Il tetto finestra. Il cantiere del Maxxi di Zaha Hadid Frames n. 125 56-61 Si
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Brandolini Sebastiano 2008 Roma. Nuova Architettura Skira Ginevra-Milano 92-97 No
Schumacher Patrik, Guccione Margherita, Coppa Alessandra 2009 Zaha Hadid Electa Milano 25-39 No
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Croci Giorgo, Herzalla Aymen 2009 MAXXI, Centro per le arti contemporane L'Industria italiana del cemento n. 851 182-205 Si
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Matteuzzi Paolo 2018 Maxxi, Museo Nazionale delle Arti del ventunesimo secolo Arketipo n. 122 96-101 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Pianta primo piano Pianta primo piano
Vista aerea Vista aerea Rosario Patti
Vista esterna Vista esterna Andrea Jemolo
Vista atrio del museo Vista atrio del museo Andrea Jemolo
Vista esterna da Via Guido Reni Vista esterna da Via Guido Reni
Vista esterna dalla piazza Vista esterna dalla piazza
Dettaglio ingresso Dettaglio ingresso
Vista piazza antistante all'ingresso Vista piazza antistante all'ingresso
Particolare facciata Particolare facciata
Render di progetto Render di progetto
Vista atrio d'ingresso e scale Vista atrio d'ingresso e scale
Vista interna con performance Vista interna con performance
Vista interna della Galleria dell'ultimo piano Vista interna della Galleria dell'ultimo piano
Particolare attacco edificio alla ex caserma Particolare attacco edificio alla ex caserma
Dettaglio esterno Dettaglio esterno
Particolare galleria rivolta su piazza Particolare galleria rivolta su piazza
Vista interna dalle gallerie superiori Vista interna dalle gallerie superiori
Vista interna copertura e scale Vista interna copertura e scale
Vista interna scale autoportanti e opera di Mochetti Vista interna scale autoportanti e opera di Mochetti
Vista interna con istallazione Vista interna con istallazione
Vista interna con istallazione Vista interna con istallazione
Vista interna Vista interna
Vista interna della galleria Vista interna della galleria
Dettaglio tecnico Dettaglio tecnico

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo Visualizza
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Direzione Regionale per il Lazio
Titolare della ricerca: Università degli studi di Roma "Sapienza"
Responsabile scientifico: Piero Ostilio Rossi


Scheda redatta da
creata il 31/12/2012
ultima modifica il 28/02/2025

Revisori:

Alberto Coppo 2021