Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CENTRALE IDROELETTRICA GRAN PRÀ

Scheda Opera

  • Vista del fronte est. Foto anni Cinquanta
  • Fronte verso il fiume. Foto anni Cinquanta
  • Vista della risalita che porta al livello strada. Foto anni Cinquanta
  • Prospetto ovest. Foto anni Cinquanta
  •  Pianta, sezione e viste esterne (In Emanuele Levi Montalcini, Anna Maritano, Levi Montalcini e Torino
  • Vista esterna
  • La centrale vista dal fiume, 2011
  • La centrale vista dal fiume, 2011
  • La centrale vista dalla strada, 2020
  • Il fronte laterale con la rampa di accesso dalla strada, 2020
  • Vista del fronte sud-est, 2020
  • Scorcio del fronte est, 2020
  • Scorcio del fronte est con la scala di risalita, 2020
  • Vista di dettaglio del fronte est, 2020
  • Vista di dettaglio del serramento e dei puntoni della copertura, 2020
  • Dettaglio del serramento, 2020
  • Vista del fronte ovest, verso il fiume, 2020
  • Dettaglio del fronte sud ovest, 2020
  • Vista interna della centrale, 2020
  • Vista interna della copertura e della fascia dei serramenti, 2020
  • Dettaglio, 2020
  • Ortofoto, 2020
  • Comune: Ceres
  • Denominazione: CENTRALE IDROELETTRICA GRAN PRÀ
  • Indirizzo: Strada Provinciale 1 delle Valli di Lanzo
  • Data: 1947 - 1948
  • Tipologia: Impianti idrici, elettrici o idroelettrici
  • Autori principali: Gino Levi Montalcini, Paolo Ceresa
Descrizione

1. Opera originaria
«Centrale idroelettrica “Gran Prà” per le Cartiere Giacomo Bosso, 1947-48. “Struttura muraria in pietra grigia, realizzata a conci rettangolari a grande sbozzatura, calcestruzzo di cemento armato e copertura di lamiera zincata su tavolato di legno”. La descrizione degli architetti conferma l’adesione allo “spirito dell’architettura organica” già da qualche anno espressa con l’adesione al gruppo APAO. In questo edificio si ritrova una reazione al rigore geometrico che spinge la ricerca architettonica verso un adeguamento della forma ai caratteri del paesaggio naturale». (Emanuele Levi Montalcini, Anna Maritano, Levi Montalcini e Torino/Levi Montalcini and Turin (165), in «Domus», n. 824, marzo 2000, pp. 113-120). Inglese: si

«Negli anni quaranta e all’inizio degli anni cinquanta capita a Levi-Montalcini di progettare tre edifici industriali di un certo rilievo, che sono tra le sue opere più belle: da un lato alcuni impianti (e in particolare la torre-bollitore della cellulosa) per le cartiere Giacomo Bosso di Lanzo Torinese, del 1942; dall’altro, sempre per le cartiere, la Centrale idroelettrica Gran Prà di Ceres, del 1947-1948; infine un’altra centrale, questa volta di tipo termoelettrico, per la società Sip a Chivasso, del 1950-54; le prime due opere con Paolo Ceresa, la terza con Paolo Ceresa e Mario Passanti. Sui primi due interventi Levi-Montalcini non ha da spendere troppe parole e le relazioni e gli scritti sono spiegazioni tecniche asciutte, nelle quali viene descritto il funzionamento tecnico e macchinistico degli impianti, mai il gioco plastico. Sulla Centrale di Chivasso, viceversa, oltre che descrizioni particolari costruisce un ragionamento ideologico di una certa portata.
Gli edifici tecnici o destinati alla produzione avevano avuto per i razionalisti un valore altamente emblematico: in essi, il rapporto tra diagramma delle attività e disposizione delle forme sembrava porsi in modo più lineare e obbligato che altrove, sino a identificarsi con la “ragione” dell’architettura. Così che l’edificio industriale si situava in una particolare dimensione ideale e normativa e tendeva di fatto a definire per estensione i caratteri dell’architettura moderna. Levi-Montalcini, mi sembra, dà un’interpretazione al fondo diversa: degli edifici industriali coglie soprattutto un carattere inevitabile e ricorrente, che è il loro scarso riferimento alle misure umane, il loro confinarsi in una dimensione separata dai gesti e dal loro significato. È questo che ne determina l’astrattezza; questo che li rende oggetto di un’esplorazione monumentale e straniata della forma. Di questa monumentalità dà un’interpretazione plastica e potente. È evidente che in questa scelta v’è memoria dell’esperienza futurista e della sua intuizione, che è quella delle potenzialità plastiche del mondo produttivo: in esso, la costruzione formale nasce sempre da un processo di imbrigliamento della “forza”. Essa viene imprigionata e dominata e si traduce nella tensione dei volumi e nei contrasti di materia». (Daniele Vitale, Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 54).

«Sapientemente inserito in un contesto ambientale di pregio, anche attraverso l’utilizzo della pietra di rivestimento dei prospetti scavati da finestre allungate, il complesso industriale mostra contemporaneamente una completa libertà nella composizione architettonica, in particolare nella copertura metallica a un’unica falda, retta su un lato da esili puntoni. Il committente, le cartiere Bosso, è il medesimo della torre-bollitore di Lanzo Torinese, di poco precedente (1942-1943)». (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, pp. 163-164).

«Nell’immediato dopoguerra in Piemonte, tra il 1947 e il 1948, viene realizzata dai torinesi Gino Levi Montalcini e Paolo Ceresa la centrale idroelettrica Gran Prà a Ceres: ampie vetrate a scansione verticale si aprono su di un monolitico volume in pietra a vista sopra il quale sembra “galleggiare” la grande copertura metallica. Il tema del tetto monofalda, alla cui struttura collaborano i puntoni di facciata, viene dagli architetti già sperimentato in alcuni coevi progetti di ville turistiche a Sauze d’Oulx. In questa architettura, più che lavorare sulla tipologia e su di un linguaggio legato al tema della centrale elettrica, gli architetti sembrano preoccuparsi di ibridare gli elementi di modernità con quegli stilemi che ne denunciano l’appartenenza al luogo (struttura del tetto, pietra a vista ecc.), secondo un approccio molto diffuso nelle alpi occidentali nel dopoguerra». (Roberto Dini, Modernismo elettrico. Rassegna di architetture delle alpi italiane del dopoguerra, in Architetture dell’acqua. Energia, benessere, territori, «Archalp», Foglio trimestrale dell’Istituto di architettura montana, n. 13, luglio 2017, IAM, Centro di ricerca - Istituto di Architettura Montana, pp. 61-67).


2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale
Il complesso presenta un ottimo stato di conservazione e mantiene integralmente i caratteri percettivi e distributivi originari.

(Scheda a cura di Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1947 -
  • Esecuzione: - 1948
  • Committente: Società Cartiere Giacomo Bosso
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Centrale idroelettrica
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Paolo Ceresa Progetto architettonico Progetto SI
Giovanni Facchini Progetto strutturale Progetto NO
Luigi Facchini Progetto strutturale Progetto NO
Gino Levi Montalcini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/gino-levi-montalcini/ SI
  • Strutture: Struttura muraria in pietra grigia, realizzata a conci rettangolari a grande sbozzatura, calcestruzzo di cemento armato
  • Materiale di facciata: Rivestimento in pietra grigia, a conci rettangolari a grande sbozzatura
  • Coperture: Copertura di lamiera zincata su tavolato di legno
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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«Negli anni quaranta e all’inizio degli anni cinquanta capita a Levi-Montalcini di progettare tre edifici industriali di un certo rilievo, che sono tra le sue opere più belle: da un lato alcuni impianti (e in particolare la torre-bollitore della cellulosa) per le cartiere Giacomo Bosso di Lanzo Torinese, del 1942; dall’altro, sempre per le cartiere, la Centrale idroelettrica Gran Prà di Ceres, del 1947-1948; infine un’altra centrale, questa volta di tipo termoelettrico, per la società Sip a Chivasso, del 1950-54; le prime due opere con Paolo Ceresa, la terza con Paolo Ceresa e Mario Passanti. Sui primi due interventi Levi-Montalcini non ha da spendere troppe parole e le relazioni e gli scritti sono spiegazioni tecniche asciutte, nelle quali viene descritto il funzionamento tecnico e macchinistico degli impianti, mai il gioco plastico. Sulla Centrale di Chivasso, viceversa, oltre che descrizioni particolari costruisce un ragionamento ideologico di una certa portata.
Gli edifici tecnici o destinati alla produzione avevano avuto per i razionalisti un valore altamente emblematico: in essi, il rapporto tra diagramma delle attività e disposizione delle forme sembrava porsi in modo più lineare e obbligato che altrove, sino a identificarsi con la “ragione” dell’architettura. Così che l’edificio industriale si situava in una particolare dimensione ideale e normativa e tendeva di fatto a definire per estensione i caratteri dell’architettura moderna. Levi-Montalcini, mi sembra, dà un’interpretazione al fondo diversa: degli edifici industriali coglie soprattutto un carattere inevitabile e ricorrente, che è il loro scarso riferimento alle misure umane, il loro confinarsi in una dimensione separata dai gesti e dal loro significato. È questo che ne determina l’astrattezza; questo che li rende oggetto di un’esplorazione monumentale e straniata della forma. Di questa monumentalità dà un’interpretazione plastica e potente. È evidente che in questa scelta v’è memoria dell’esperienza futurista e della sua intuizione, che è quella delle potenzialità plastiche del mondo produttivo: in esso, la costruzione formale nasce sempre da un processo di imbrigliamento della “forza”. Essa viene imprigionata e dominata e si traduce nella tensione dei volumi e nei contrasti di materia». (Daniele Vitale, Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 54).

«Sapientemente inserito in un contesto ambientale di pregio, anche attraverso l’utilizzo della pietra di rivestimento dei prospetti scavati da finestre allungate, il complesso industriale mostra contemporaneamente una completa libertà nella composizione architettonica, in particolare nella copertura metallica a un’unica falda, retta su un lato da esili puntoni. Il committente, le cartiere Bosso, è il medesimo della torre-bollitore di Lanzo Torinese, di poco precedente (1942-1943)». (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, pp. 163-164).

«Nell’immediato dopoguerra in Piemonte, tra il 1947 e il 1948, viene realizzata dai torinesi Gino Levi Montalcini e Paolo Ceresa la centrale idroelettrica Gran Prà a Ceres: ampie vetrate a scansione verticale si aprono su di un monolitico volume in pietra a vista sopra il quale sembra “galleggiare” la grande copertura metallica. Il tema del tetto monofalda, alla cui struttura collaborano i puntoni di facciata, viene dagli architetti già sperimentato in alcuni coevi progetti di ville turistiche a Sauze d’Oulx. In questa architettura, più che lavorare sulla tipologia e su di un linguaggio legato al tema della centrale elettrica, gli architetti sembrano preoccuparsi di ibridare gli elementi di modernità con quegli stilemi che ne denunciano l’appartenenza al luogo (struttura del tetto, pietra a vista ecc.), secondo un approccio molto diffuso nelle alpi occidentali nel dopoguerra». (Roberto Dini, Modernismo elettrico. Rassegna di architetture delle alpi italiane del dopoguerra, in Architetture dell’acqua. Energia, benessere, territori, «Archalp», Foglio trimestrale dell’Istituto di architettura montana, n. 13, luglio 2017, IAM, Centro di ricerca - Istituto di Architettura Montana, pp. 61-67).


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  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti: Aree tutelate per legge ai sensi dell’art 142 del D lgs n 42 del 2004 Lettera C
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Levi Montalcini Emanuele, Maritano Anna 2000 Levi Montalcini e Torino/Levi Montalcini and Turin (165) Domus n. 824 113-120 No
Vitale Daniele 2003 Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136 40-65 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 163-164 No
Dini Roberto 2017 Modernismo elettrico. Rassegna di architetture delle alpi italiane del dopoguerra Architetture dell’acqua. Energia, benessere, territori, «Archalp» 61-67 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista del fronte est. Foto anni Cinquanta       Vista del fronte est. Foto anni Cinquanta Tratto da - Atti e Rassegna Tecnica n. 2, 2003
Fronte verso il fiume. Foto anni Cinquanta Fronte verso il fiume. Foto anni Cinquanta Archivio Paolo Ceresa
Vista della risalita che porta al livello strada. Foto anni Cinquanta Vista della risalita che porta al livello strada. Foto anni Cinquanta Archivio Paolo Ceresa
Prospetto ovest. Foto anni Cinquanta Prospetto ovest. Foto anni Cinquanta Tratto da - Atti e Rassegna Tecnica n. 2, 2003
 Pianta, sezione e viste esterne (In Emanuele Levi Montalcini, Anna Maritano, Levi Montalcini e Torino Pianta, sezione e viste esterne (In Emanuele Levi Montalcini, Anna Maritano, Levi Montalcini e Torino Tratto da - Domus, n. 824 2000
Vista esterna Vista esterna Tratto da – Dini, Archalp, n. 13 2017
La centrale vista dal fiume, 2011 La centrale vista dal fiume, 2011 Google maps - 2011
La centrale vista dal fiume, 2011 La centrale vista dal fiume, 2011 Google maps - 2011
La centrale vista dalla strada, 2020 La centrale vista dalla strada, 2020 Stefania Dassi - 2020
Il fronte laterale con la rampa di accesso dalla strada, 2020 Il fronte laterale con la rampa di accesso dalla strada, 2020 Stefania Dassi - 2020
Vista del fronte sud-est, 2020 Vista del fronte sud-est, 2020 Stefania Dassi - 2020
Scorcio del fronte est, 2020 Scorcio del fronte est, 2020 Stefania Dassi - 2020
Scorcio del fronte est con la scala di risalita, 2020 Scorcio del fronte est con la scala di risalita, 2020 Stefania Dassi - 2020
Vista di dettaglio del fronte est, 2020 Vista di dettaglio del fronte est, 2020 Stefania Dassi - 2020
Vista di dettaglio del serramento e dei puntoni della copertura, 2020 Vista di dettaglio del serramento e dei puntoni della copertura, 2020 Stefania Dassi - 2020
Dettaglio del serramento, 2020 Dettaglio del serramento, 2020 Stefania Dassi - 2020
Vista del fronte ovest, verso il fiume, 2020 Vista del fronte ovest, verso il fiume, 2020 Stefania Dassi - 2020
Dettaglio del fronte sud ovest, 2020 Dettaglio del fronte sud ovest, 2020 Stefania Dassi - 2020
Vista interna della centrale, 2020 Vista interna della centrale, 2020 Stefania Dassi - 2020
Vista interna della copertura e della fascia dei serramenti, 2020 Vista interna della copertura e della fascia dei serramenti, 2020 Stefania Dassi - 2020
Dettaglio, 2020 Dettaglio, 2020 Stefania Dassi - 2020
Ortofoto, 2020 Ortofoto, 2020 Google maps - 2020

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Gentucca Canella
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 24/04/2024

Revisori:

Mezzino Davide 2021