Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

OFFICINA PER LA PRODUZIONE DI MACCHINE DA CALCOLO

Scheda Opera

  • Planimetria generale con indicazione dell’area di intervento
  • Al centro dell’edificio a corte delle “Nuove I.C.O.”, la copertura dell’Officina
  • La copertura vista dall’interno
  • Pianta della struttura e particolare dell’angolo
  • Pianta della copertura costituita da venti cupole in ferro, vetro, e soletta in c.a. gettata su un reticolo di travi a doppio T in ferro di lato m. 8,50
  • Sezione trasversale
  • Sezione sui portali perimetrali
  • Struttura della copertura
  • Vista del serramento inclinato
  • Dettagli costruttivi del serramento inclinato
  • Sezione sul portale perimetrale
  • Elementi tipo della copertura in corso di costruzione
  • Il cantiere con la struttura metallica in opera
  • Interno della fabbrica
  • Immagine notturna della copertura vista dall’alto
  • La copertura vista dall’alto
  • Veduta dell’elemento di collegamento con l’edificio preesistente
  • La struttura in fase di montaggio
  • La struttura in fase di montaggio
  • La struttura in fase di montaggio
  • Il pilastro e la copertura ultimati
  • Plastico dell’elemento tipo
  • Vista dell’interno, 2015
  • Vista dell’interno, 2015
  • Comune: Ivrea
  • Denominazione: OFFICINA PER LA PRODUZIONE DI MACCHINE DA CALCOLO
  • Indirizzo: Via Jervis N. 13
  • Data: 1956 - 1957
  • Tipologia: Edifici per attività produttive
  • Autori principali: Eduardo Vittoria
Descrizione

1. Opera originaria

«La costruzione delle officine Olivetti avviene in quattro fasi successive: il primo ampliamento (1934-35) riguarda la vecchia fabbrica, fatta costruire da Camillo Olivetti nel 1908, ed è rimaneggiato nel 1939; contemporaneamente procedono i lavori per la costruzione del fabbricato lungo via Jervis, caratterizzato dal fronte continuo vetrato, con il corpo arretrato dell’ingresso che risolve la variazione del tracciato stradale; l’ultimo ampliamento (1955-57) organizza una superficie continua attorno ad un cortile – coperto mediante una struttura in ferro e vetro studiata da Eduardo Vittoria nel 1957 – concentrando i servizi in due volumi prismatici e gli impianti in una serie di torri aggettanti dal perimetro dell’edificio». (Sergio Polano con Marco Mulazzani, Guida all’architettura italiana del Novecento, Electa, Milano 1991, p. 35)

Eduardo Vittoria, Officina per la produzione di Macchine da Calcolo, Ivrea, 1956-57
«In questa fabbrica Vittoria affronta un problema nuovo: coprire circa 6.000 mq. compresi tra le pareti di un edificio preesistente, sistemandovi un’officina. Occorre un’architettura senza prospetti, che abbia un valore all’interno solo se vista dall’alto. Naturalmente Vittoria fa convergere l’interesse sulla copertura, che deve dunque oltre che adempiere alla funzionalità, anche costituire il motivo architettonico dominante sia all’interno che all’esterno.
Immagina una soffittatura “a cassettoni”, realizzata in ferro e grès colorato, visibile all’esterno nella sua forma “negativa” e collegata alle pareti circostanti da un elemento continuo che copre un corridoio di smistamento.
Questa soffittatura risulta, rispetto agli edifici che la circondano, come una ricchissima pavimentazione. Una forma inventata fuori di ogni problematica culturale, suggestiva per i suoi colori, per la luce che filtra all’interno, per l’atmosfera che crea in un luogo in cui il lavoro è chiaramente inteso come strumento di elevazione, e non di mortificazione dell’uomo.
Fissato lo schema dell’impianto della fabbrica, Vittoria ha studiato il “modulo” più opportuno per realizzare il suo tema “a cassettoni”, e ha scelto una maglia quadrata di 12 m. di lato. Per sostenere la copertura ha molte vie aperte: potrebbe ad esempio riprendere gli elementi lenticolari adottati nella Officina Macchine Utensili... Tuttavia egli desidera una struttura in ferro ad anima piena, che gli consenta di mantenere i cassettoni formalmente indipendenti dai pilastrini di sostegno.
Pensa dunque di far partire dal pilastrino dei bracci sui quali poggiare la copertura orizzontale e i vetri inclinati, di tipo azzurrato atermico. La linea elegantissima e originale del pilastrino realizza la soluzione formale del problema. Dall’interno la copertura si presenta leggera, luminosa, quasi sospesa; all’esterno ha un caldo e vivace schema decorativo. E dal corridoio di collegamento con gli edifici circostanti l’officina, si distingue un ambiente lieto e luminoso, tutto vibrante di eleganti strutture metalliche, quasi fastoso.
Resta ancora un interrogativo: quest’opera è da considerare interamente riuscita, o ancora di transizione nella vicenda di Eduardo Vittoria? A mio avviso, essa è l’espressione di una raggiunta maturità… a ritrovare, con naturalezza la sua radice meridionale, sfuggendo peraltro ad ogni tentazione folcloristica. Ed è la conferma di questa personale coerenza di linguaggio che attendiamo da Eduardo Vittoria». (Officina per la Produzione di Macchine da Calcolo, a Ivrea, in Industrie e abitazioni dell’architetto Eduardo Vittoria, presentazione di Sara Rossi, «L’architettura. Cronache e storia», n. 39, gennaio 1959, pp. 617, 619)

«La copertura del cortile della “Nuova Ico”, costituita da 20 lucernari, è opera di Eduardo Vittoria. Lo schema compositivo si basa su un modulo di dodici metri per lato, che può essere paragonato ad una serie di “cassettoni” con struttura in ferro ad anima piena formalmente indipendenti e poggiati sui sottostanti pilastrini di sostegno. Da questi ultimi, infatti, partono dei bracci diagonali sui quali poggiano la copertura orizzontale e i vetri inclinati di tipo atermico leggermente azzurrati. […] Per anni sotto la pregevole copertura lavorarono i torni automatici destinati alla produzione dei vari componenti meccanici per le macchine da scrivere e da calcolo, lasciando nell’aria l’inconfondibile odore di olio emulsionabile che ancora oggi si avverte, poi anche quest’area produttiva dovette cedere il passo all’evoluzione aziendale e diventare oggetto di studio per la riconversione ad attività di ufficio.
Nel settembre 1987, smantellati i torni automatici che hanno lasciato all’edificio il nome di “ex Torneria”, ben due progetti (“A.I. Studio”, Torino e “Tekne”, Milano) propongono la creazione di soppalchi per il migliore sfruttamento della notevole altezza interna e la realizzazione di un patio interno, originato dalla demolizione di un tratto di copertura. Lasciando quindi a vista la sola struttura metallica originaria. Nessuna delle due ipotesi, peraltro simili tra loro, troverà attuazione; l’area risulta attualmente sfruttata per magazzini e uffici di supporto». (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Paride Vidari, Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica, Gangemi, Roma 1998, p. 45)

«La copertura del cortile dell’edificio della Nuova Ico permise la realizzazione di una nuova grande officina meccanica (la cosiddetta Officina H) di circa 6000 metri quadrati di superficie in cui venivano utilizzati macchinari di grandi dimensioni (presse tranciatrici, torni automatici) che necessitavano di ampi spazi. La copertura è costituita da venti lucernari di pianta quadrata in profilati metallici a sezione variabile disposti su di una maglia anch’essa quadrata di 12 metri di lato. La ridotta impronta a terra dei pilastri e il passo della maglia strutturale garantiscono all’officina il massimo di superficie libera e di flessibilità distributiva. L’illuminazione naturale dell’ambiente proviene da fasce vetrate parzialmente apribili leggermente inclinate che si sviluppano su tutti e quattro i lati dei lucernari e che diffondono la luce in modo omogeneo». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 71).


2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

«L’Officina H è stata sottoposta – fra il 1997 e il 2001 – a un frazionamento e a una doppia riconversione: parte del perimetro è stato inglobato nella nuova sede universitaria realizzata al piano terreno della Nuova Ico, mentre la parte centrale è stata trasformata in una sala polivalente per conferenze, mostre e spettacoli». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 71).


(Scheda a cura di Gentucca Canella e Elisa Piolatto, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1956 -
  • Esecuzione: - 1957
  • Committente: Società Olivetti
  • Proprietà: Proprietà pubblico-privata
  • Destinazione originaria: Officina produzione macchine da calcolo
  • Destinazione attuale: Sala polivalente per conferenze, mostre e spettacoli
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Pier Achille Caponago del Monte Direzione lavori Esecuzione NO
Giorgio Spaggiari Progetto strutturale Progetto NO
Eduardo Vittoria Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.architettiroma.it/50_anni_professione/vittoria-eduardo/ SI
  • Strutture: Struttura in ferro ad anima piena
  • Coperture: Soffittatura “a cassettoni”, realizzata in ferro e grès colorato
  • Serramenti: Venti lucernari di pianta quadrata in profilati metallici a sezione variabile disposti su di una maglia anch’essa quadrata di 12 metri di lato. Vetri inclinati, di tipo azzurrato atermico
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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«La costruzione delle officine Olivetti avviene in quattro fasi successive: il primo ampliamento (1934-35) riguarda la vecchia fabbrica, fatta costruire da Camillo Olivetti nel 1908, ed è rimaneggiato nel 1939; contemporaneamente procedono i lavori per la costruzione del fabbricato lungo via Jervis, caratterizzato dal fronte continuo vetrato, con il corpo arretrato dell’ingresso che risolve la variazione del tracciato stradale; l’ultimo ampliamento (1955-57) organizza una superficie continua attorno ad un cortile – coperto mediante una struttura in ferro e vetro studiata da Eduardo Vittoria nel 1957 – concentrando i servizi in due volumi prismatici e gli impianti in una serie di torri aggettanti dal perimetro dell’edificio». (Sergio Polano con Marco Mulazzani, Guida all’architettura italiana del Novecento, Electa, Milano 1991, p. 35)

Eduardo Vittoria, Officina per la produzione di Macchine da Calcolo, Ivrea, 1956-57
«In questa fabbrica Vittoria affronta un problema nuovo: coprire circa 6.000 mq. compresi tra le pareti di un edificio preesistente, sistemandovi un’officina. Occorre un’architettura senza prospetti, che abbia un valore all’interno solo se vista dall’alto. Naturalmente Vittoria fa convergere l’interesse sulla copertura, che deve dunque oltre che adempiere alla funzionalità, anche costituire il motivo architettonico dominante sia all’interno che all’esterno.
Immagina una soffittatura “a cassettoni”, realizzata in ferro e grès colorato, visibile all’esterno nella sua forma “negativa” e collegata alle pareti circostanti da un elemento continuo che copre un corridoio di smistamento.
Questa soffittatura risulta, rispetto agli edifici che la circondano, come una ricchissima pavimentazione. Una forma inventata fuori di ogni problematica culturale, suggestiva per i suoi colori, per la luce che filtra all’interno, per l’atmosfera che crea in un luogo in cui il lavoro è chiaramente inteso come strumento di elevazione, e non di mortificazione dell’uomo.
Fissato lo schema dell’impianto della fabbrica, Vittoria ha studiato il “modulo” più opportuno per realizzare il suo tema “a cassettoni”, e ha scelto una maglia quadrata di 12 m. di lato. Per sostenere la copertura ha molte vie aperte: potrebbe ad esempio riprendere gli elementi lenticolari adottati nella Officina Macchine Utensili... Tuttavia egli desidera una struttura in ferro ad anima piena, che gli consenta di mantenere i cassettoni formalmente indipendenti dai pilastrini di sostegno.
Pensa dunque di far partire dal pilastrino dei bracci sui quali poggiare la copertura orizzontale e i vetri inclinati, di tipo azzurrato atermico. La linea elegantissima e originale del pilastrino realizza la soluzione formale del problema. Dall’interno la copertura si presenta leggera, luminosa, quasi sospesa; all’esterno ha un caldo e vivace schema decorativo. E dal corridoio di collegamento con gli edifici circostanti l’officina, si distingue un ambiente lieto e luminoso, tutto vibrante di eleganti strutture metalliche, quasi fastoso.
Resta ancora un interrogativo: quest’opera è da considerare interamente riuscita, o ancora di transizione nella vicenda di Eduardo Vittoria? A mio avviso, essa è l’espressione di una raggiunta maturità… a ritrovare, con naturalezza la sua radice meridionale, sfuggendo peraltro ad ogni tentazione folcloristica. Ed è la conferma di questa personale coerenza di linguaggio che attendiamo da Eduardo Vittoria». (Officina per la Produzione di Macchine da Calcolo, a Ivrea, in Industrie e abitazioni dell’architetto Eduardo Vittoria, presentazione di Sara Rossi, «L’architettura. Cronache e storia», n. 39, gennaio 1959, pp. 617, 619)

«La copertura del cortile della “Nuova Ico”, costituita da 20 lucernari, è opera di Eduardo Vittoria. Lo schema compositivo si basa su un modulo di dodici metri per lato, che può essere paragonato ad una serie di “cassettoni” con struttura in ferro ad anima piena formalmente indipendenti e poggiati sui sottostanti pilastrini di sostegno. Da questi ultimi, infatti, partono dei bracci diagonali sui quali poggiano la copertura orizzontale e i vetri inclinati di tipo atermico leggermente azzurrati. […] Per anni sotto la pregevole copertura lavorarono i torni automatici destinati alla produzione dei vari componenti meccanici per le macchine da scrivere e da calcolo, lasciando nell’aria l’inconfondibile odore di olio emulsionabile che ancora oggi si avverte, poi anche quest’area produttiva dovette cedere il passo all’evoluzione aziendale e diventare oggetto di studio per la riconversione ad attività di ufficio.
Nel settembre 1987, smantellati i torni automatici che hanno lasciato all’edificio il nome di “ex Torneria”, ben due progetti (“A.I. Studio”, Torino e “Tekne”, Milano) propongono la creazione di soppalchi per il migliore sfruttamento della notevole altezza interna e la realizzazione di un patio interno, originato dalla demolizione di un tratto di copertura. Lasciando quindi a vista la sola struttura metallica originaria. Nessuna delle due ipotesi, peraltro simili tra loro, troverà attuazione; l’area risulta attualmente sfruttata per magazzini e uffici di supporto». (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Paride Vidari, Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica, Gangemi, Roma 1998, p. 45)

«La copertura del cortile dell’edificio della Nuova Ico permise la realizzazione di una nuova grande officina meccanica (la cosiddetta Officina H) di circa 6000 metri quadrati di superficie in cui venivano utilizzati macchinari di grandi dimensioni (presse tranciatrici, torni automatici) che necessitavano di ampi spazi. La copertura è costituita da venti lucernari di pianta quadrata in profilati metallici a sezione variabile disposti su di una maglia anch’essa quadrata di 12 metri di lato. La ridotta impronta a terra dei pilastri e il passo della maglia strutturale garantiscono all’officina il massimo di superficie libera e di flessibilità distributiva. L’illuminazione naturale dell’ambiente proviene da fasce vetrate parzialmente apribili leggermente inclinate che si sviluppano su tutti e quattro i lati dei lucernari e che diffondono la luce in modo omogeneo». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 71).


2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  

«L’Officina H è stata sottoposta – fra il 1997 e il 2001 – a un frazionamento e a una doppia riconversione: parte del perimetro è stato inglobato nella nuova sede universitaria realizzata al piano terreno della Nuova Ico, mentre la parte centrale è stata trasformata in una sala polivalente per conferenze, mostre e spettacoli». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 71).


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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento: 2016-03-03
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti: D.C.R. n. 54 del 03/03/2016
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1958 A Ivrea un nuovo grandioso edificio si aggiunge al complesso Olivetti Notizie Olivetti n. 53 44378 No
1959 Officina per la Produzione di Macchine da Calcolo, a Ivrea, in Industrie e abitazioni dell’architetto Eduardo Vittoria, presentazione di Sara Rossi L’architettura. Cronache e storia n. 39 616-621 No
Quaroni Ludovico 1959 Due opere di Luigi Figini e Gino Pollini. La nuova fabbrico I.C.O. a Ivrea e Casa in via Circo a Milano L’Architettura. Cronache e storia n. 48 390-395 No
1961 Lo stabilimento Olivetti «Nuova ICO» a Ivrea L’Ingegnere 78-79 No
Blasi Cesare 1963 Figini e Pollini Edizioni di Comunità Milano 43-51 No
1976 Dossier: Politique industrielle et architecture: le cas Olivetti L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188 16-17 No
Polano Sergio, Mulazzani Marco 1991 Guida all’architettura italiana del Novecento Electa Milano 35 No
Gregotti Vittorio, Marzari Giovanna (a cura di) 1996 Luigi Figini, Gino Pollini: opera completa Electa Milano No
Boltri Daniele, Maggia Giovanni, Papa Enrico, Vidari Pier Paride 1998 Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica Gangemi Editore Roma 45 No
Bonifazio Patrizia, Giacopelli Enrico 2007 Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea Allemandi Torino 71 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 184 No
Accurti Lisa 2019 “Monumenta” contemporanei. L’attività della Soprintendenza torinese per la tutela dell’architettura di Ivrea città olivettiana, in Gentucca Canella e Paolo Mellano (a cura di), Il diritto alla tutela. Architettura d’autore del secondo Novecento Franco Angeli Milano 222-225 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria generale con indicazione dell’area di intervento Planimetria generale con indicazione dell’area di intervento Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Al centro dell’edificio a corte delle “Nuove I.C.O.”, la copertura dell’Officina Al centro dell’edificio a corte delle “Nuove I.C.O.”, la copertura dell’Officina Tratto da - L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188
La copertura vista dall’interno La copertura vista dall’interno Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Pianta della struttura e particolare dell’angolo Pianta della struttura e particolare dell’angolo Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Pianta della copertura costituita da venti cupole in ferro, vetro, e soletta in c.a. gettata su un reticolo di travi a doppio T in ferro di lato m. 8,50 Pianta della copertura costituita da venti cupole in ferro, vetro, e soletta in c.a. gettata su un reticolo di travi a doppio T in ferro di lato m. 8,50 Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Sezione trasversale Sezione trasversale Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Sezione sui portali perimetrali Sezione sui portali perimetrali Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Struttura della copertura Struttura della copertura Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Vista del serramento inclinato Vista del serramento inclinato Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Dettagli costruttivi del serramento inclinato Dettagli costruttivi del serramento inclinato Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Sezione sul portale perimetrale Sezione sul portale perimetrale Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Elementi tipo della copertura in corso di costruzione Elementi tipo della copertura in corso di costruzione Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Il cantiere con la struttura metallica in opera Il cantiere con la struttura metallica in opera Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Interno della fabbrica Interno della fabbrica Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Immagine notturna della copertura vista dall’alto Immagine notturna della copertura vista dall’alto Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
La copertura vista dall’alto La copertura vista dall’alto Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Veduta dell’elemento di collegamento con l’edificio preesistente Veduta dell’elemento di collegamento con l’edificio preesistente Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
La struttura in fase di montaggio La struttura in fase di montaggio Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
La struttura in fase di montaggio La struttura in fase di montaggio Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
La struttura in fase di montaggio La struttura in fase di montaggio Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Il pilastro e la copertura ultimati Il pilastro e la copertura ultimati Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Plastico dell’elemento tipo Plastico dell’elemento tipo Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Vista dell’interno, 2015 Vista dell’interno, 2015 Gianluca Giordano - 2015
Vista dell’interno, 2015 Vista dell’interno, 2015 Gianluca Giordano - 2015

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Gentucca Canella e Elisa Piolatto
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 24/01/2025

Revisori:

Mezzino Davide 2021