CENTRO RICREATIVO OLIVETTI, MENSA, CINEMA TEATRO, MAGAZZINI
Scheda Opera
- Comune: Ivrea
- Denominazione: CENTRO RICREATIVO OLIVETTI, MENSA, CINEMA TEATRO, MAGAZZINI
- Indirizzo: Strada di Montenavale
- Data: 1954 - 1959
- Tipologia: Edifici per la ristorazione
- Autori principali: Ignazio Gardella
Descrizione
1. Opera originaria
«I nuovi edifici della mensa e dopomensa e del cinema teatro si inseriscono nel complesso ricreativo e sportivo della Olivetti, che occupa lo spazio ai piedi della collina retrostante la fabbrica. Si è cercata un’unità di composizione in cui i nuovi edifici, i vecchi fabbricati (ex-convento e chiesa) e le attrezzature sportive determinassero nel paesaggio naturale spazi, oltre che interni, anche esterni a scala umana.
La mensa e il dopomensa sono riuniti in un unico edificio, che ha una pianta centrale con un perimetro che si adatta al movimento del terreno. Esso costituisce una specie di perno, attorno a cui le zone sportive (campi di tennis e di bocce) da un lato, e le zone di riposo dall’altro, si articolano in spazi diversi e contigui, la cui continuità è favorita dall’andamento stesso delle pareti dell’edificio.
La costruzione è molto bassa, e non essendo addossata alla bella collina di sfondo, non la “rompe” e non ne preclude la vista, ma la riconduce a far parte di tutto il complesso ambientale, che è chiuso a ovest dal rettangolo vetrato dello stabilimento.
Il cinema teatro per 800 posti (in corso di costruzione) limita il centro di vita compreso tra il lato nord-est della mensa e la fronte sud-est dell’ex-convento, separandolo dallo slargo di arrivo e parcheggio, e definisce con gli altri corpi di fabbrica dell’ex-convento una piazza raccolta, adatta per cinema e rappresentazioni all’aperto. […] La mensa, il dopomensa e il cinema teatro sono allacciati da una galleria sotterranea allo stabilimento, dal quale proviene il maggior flusso di operai. Arrivando al centro del piano della mensa a mezzo della scala principale e delle scale mobili, coloro che sono diretti alla “mensa servita” sfociano subito lateralmente, gli altri passano attraverso le otto linee radiali di distribuzione, servite da montavivande in diretta comunicazione con la cucina.
I percorsi tra l’uscita delle linee di distribuzione e i tavoli più lontani sono evidentemente molto minori di quelli che si avrebbero in uno schema a pianta rettangolare, e la forma stessa crea una continua varietà di visuali, che rompe la monotonia altrimenti inevitabile in un ambiente così vasto. Lo spazio potrà essere sezionato in spazi minori di valore diverso con pareti fisse e mobili.
Un braccio della mensa si protende verso sud e costituisce un angolo più tranquillo per chi vuol sostare più a lungo dopo il pasto.
La mensa rapida è prevista per 1800 posti, la mensa servita per circa 500 posti, ma i confini tra le due mense possono essere facilmente variati. Intorno a tutto il perimetro della mensa gira un terrazzo che serve da pensilina per gli ambienti del dopo mensa, e dal quale con scalette interne si può scendere direttamente al giardino e ai campi sportivi.
Al piano sottostante, del dopomensa, il nucleo centrale è occupato dai servizi (w.c., lavabo, guardaroba, depositi) usufruibili anche da chi va alla mensa, e da due locali per televisione o conferenze. Tutt’intorno si svolgono gli altri ambienti che, seguendo in parte l’andamento del terreno, sono a diverso livello e di differente altezza.
Lungo l’arco nord si trovano prima gli ambienti di maggior altezza: caffè, bar, spazio per danze, accessibili facilmente, data anche la vicinanza dei campi da gioco, poi le sale per il biliardo, ping-pong e giochi vari; lungo l’arco sud, dove il perimetro si incava seguendo l’andamento del terreno, in una specie di patio, gli ambienti di minor altezza destinati al riposo, alla siesta, alla lettura e scrittura. Si è seguito cioè il criterio di aver una zona più rumorosa e di maggior movimento in corrispondenza dei campi sportivi, cinema, ecc., e una zona più tranquilla, che corrisponde ad una zona esterna di riposo.
Da ognuno degli ambienti si esce direttamente a livello dei terrazzamenti che raccordano l’edificio al terreno.
Il lato dell’esagono in cui è iscritto il corpo principale è di m 37,50.
L’ossatura è in calcestruzzo armato con solai di altezza variabile (da cm 22 a cm 65) su travi in spessore (luci massime di m 17, normali m 13; interassi pilastri di facciata m 3,75).
I pavimenti sono in gres bruno. Nelle zone di maggior passaggio le pareti interne hanno zoccolature dell’altezza di m 1,80, in lastre d’ardesia con coprigiunti di marmo bianco.
L’intonaco del soffitto è termoacustico (amianto “Limpet”).
La controsoffittatura che contiene l’impianto di condizionamento forma un disegno in rilievo sul soffitto, che, partendo dal nucleo centrale continuo, si ramifica verso l’esterno, seguendo l’andamento delle canalizzazioni.
Il riscaldamento integrativo nei locali di soggiorno è ottenuto con termoconvettori “Runtal” sotto le finestre. L’illuminazione è a fluorescenza.
L’inizio dei lavori risale al novembre 1954; con una sospensione di due anni l’edificio è stato ultimato nell’agosto 1959.
I lavori sono stati diretti, per la parte tecnica, dagli ingegneri Roberto Guiducci e Antonio Migliasso». (Relazione, In Roberto Guiducci, Appunti sulla progettazione di Gardella, in «Casabella-Continuità», gennaio 1960, n. 235, pp. 9-10)
«[…] Qui le ampie vetrate, l’inserimento nel paesaggio di natura da un lato e degli edifici industriali dall’altro – più consueto alla normale esperienza architettonica contemporanea – li hanno [i partecipanti al Convegno di Otterlo] tratti in inganno e le loro rimostranze si sono un po’ acquetate.
Essi non hanno inteso quale profonda elaborazione dei motivi passivamente assorbiti dai manieristi, vi sia in quest’opera e come il risultato acquisti validità, non per il fatto che vi siano nella composizione gli elementi della “modernità” ma per il modo raffinatamente critico con il quale l’artista ha saputo farne uso.
Partendo da un’impostazione metodologica che deduce le forma dai dati obiettivi del tema (uno specifico organismo da inserire in un determinato luogo), si raggiunge l’unità in breve spazio con l’abile contrazione dei volumi, che risolve i problemi pratici e ne fraziona e ne vivifica l’espressione, traverso una successione di sorprese. Gardella agisce similmente a uno scultore che percepisce nella materia grezza le possibilità dell’immagine, e arriva a poco a poco all’identificazione poetica tra soggetto e oggetto.
Senza cadere in un incontrollato empirismo, che soggiace alle leggi precostituite nella materia, egli ne tiene conto, ma le domina fino a portarle, di là dalla loro inerzia, nel mondo creato da lui.
Con estrema semplicità – che in fondo è ridotta alle variazioni di gruppi di moduli corrispondenti al sintetico involucro della complessa distribuzione degli organi interni – è raggiunta la totalità unitaria di questa architettura nelle sue caratterizzazioni estetico-pratiche.
Importano meno certe preziosità eccessive nei partiti decorativi dell’interno; l’unico appunto che farei semmai a quest’opera è che i piani sovrapposti uno sull’altro non si conchiudono al sommo con una frase finale (di cui è esempio sublime il cornicione posto dal genio di Michelangelo al termine di Palazzo Farnese).
Ma anche questo, seppure qui avrebbe potuto avere la sua espressione inedita in una più esplicita affermazione, corrisponde al sentimento di Gardella e al suo pensiero, preoccupati di lasciare libero valore all’interpretazione della nostra vita contemporanea, sempre aperta a nuovi sviluppi». (Ernesto Nathan Rogers, La mensa Olivetti a Ivrea di Ignazio Gardella, in «Casabella-Continuità», gennaio 1960, n. 235, p. 4)
«[…] La Mensa Olivetti è stata costruita a Ivrea tra il 1953 e il 1954. Il tema non era solo quello di una mensa aziendale, ma di un complesso contenente anche molte altre attività complementari (biblioteca, sale di lettura e di scrittura, sale da gioco, sale di ritrovo, eccetera) per i dipendenti della Fabbrica Olivetti, allora condotta da Adriano Olivetti uno degli industriali più avanzati e più sensibili ai problemi dell’urbanistica e dell’architettura. L’edificio occupa un’area leggermente acclive all’inizio di un’alta collina, limitata a valle dalla cortina rettilinea degli Stabilimenti Olivetti e su un lato di un volume rettangolare di un vecchio convento. Per questo, appunto – cioè per non frantumare l’ambiente naturale con un fastidioso parallelismo alle costruzioni preesistenti, oltre che ovviamente per una coincidenza con altre esigenze d’uso – ho scelto per l’edificio una compatta forma poligonale, a pianta centrale, facendolo diventare quasi un perno intorno a cui ruota lo spazio esterno.
La compatta forma poligonale si rompe in corrispondenza di uno sperone di roccia, che affiora dal terreno, creando un suggestivo patio aperto e si prolunga con un braccio nella parte alta pianeggiante.
Sotto il livello del terrazzo di copertura, che è costante per tutto l’edificio, sono raccolti ambienti di diversa altezza con il pavimento a quote progressivamente crescenti.
Viene qui ripreso è sviluppato un tema già accennato in miei precedenti lavori, come la Villa Baletti e la Galleria d’arte moderna. Intorno ad un nucleo centrale comprendente i servizi si snoda così, con un movimento rotatorio, una successione di ambienti di vario uso, situati a livelli crescenti, che seguono l’andamento del terreno, di modo che ogni spazio interno sfocia direttamente nello spazio esterno corrispondente.
L’ultimo piano è tutto occupato dalla mensa vera e propria con al centro il gruppo delle linee di self-service, al quale si arriva direttamente e rapidamente attraverso un sistema di scale e scale mobili, collegate con una galleria sotterranea alla vicina Fabbrica. Uscendo dalle linee di self-service, si possono scegliere con brevi percorsi interni i posti liberi negli spazi perimetrali, che sono separabili tra loro mediante quinte mobili, e che hanno tutti la vista sul bell’ambiente naturale, mosso e alberato che circonda l’edificio. A questo sistema centrale di accesso rapido al centro della mensa corrisponde un sistema di discese a “pioggia” con scale interne ed esterne e attraverso la balconata perimetrale continua, che conducono direttamente dal piano mensa ai diversi ambienti sottostanti e agli spazi di sosta nel parco.
Voglio qui accennare alla particolare soluzione adottata per il condizionamento. I canali e gli anemostati invece di essere incassati corrono in vista disegnando sul soffitto una varia ramificazione.
Le pareti esterne, quasi completamente vetrate, tra pilastro e pilastro, sono protette dagli ampi sbalzi delle balconate. Queste, con il loro forte aggetto, le modanature dei frontali in pietra bianca e il disegno corposo dei parapetti in ferro (verniciati come i serramenti in rosso scuro), costituiscono un segno determinante nell’architettura dell’insieme». (Ignazio Gardella, Razionalismo e rigenerazione figurativa. Incontro con Ignazio Gardella, in «Hinterland», n. 13-14, gennaio-giugno 1980, pp. 25-26)
[…] il progetto che nelle intenzioni di Olivetti doveva comprendere la Mensa per il personale del complesso di via Jervis, un edificio per magazzini-laboratorio, un Cinema-teatro per 800 posti. Insieme a ciò, la sistemazione dell’intera area che occupava gli spazi circostanti la Chiesa di San Bernardino (con gli affreschi della Vita di Cristo di Martino Spanzotti), i resti del convento quattrocentesco che era stato l’abitazione di Camillo Olivetti, dove tutti i suoi figli erano nati e avevano trascorso l’infanzia e la prima giovinezza, e che era stato acquistato dalla Società Olivetti per insediarvi, accanto alla Mensa, alcune attività ricreative, e doveva quindi diventare, come la fascia dei Servizi sociali sull’altro lato di via Jervis, in via di costruzione da parte dei due architetti “storici” della Società, Figini e Pollini, uno dei punti forti dell’intero comprensorio, affrontando con ciò la volontà di un modo diverso di affrontare i doveri e le responsabilità della società industriale. Come è noto, la morte di Adriano Olivetti e le difficoltà insorte nella gestione dell’azienda, investita dalle prime ondate della rivoluzione elettronica che avrebbe cambiato tutto in quel settore produttivo, non permisero di completare l’opera che si arrestò al compimento della Mensa, alla parte sotterranea e invisibile del Teatro, adibita poi ad altro uso (non senza la deturpazione delle quattro cisterne che interrompono l’unità di uno spazio definito dalla Chiesa e dai chiostri quattrocenteschi a vista, dall’esagono della Mensa di Gardella, dal nastro dei suoi magazzini-laboratorio, strutturati in una funzione insieme di raccordo e collegamento alle attigue officine, e di demarcazione delle destinazioni del lavoro da quelle del riposo, della cultura e dello svago, dove, lungo i campi da tennis, Gardella aveva anche progettato e costruì la tribunetta spogliatoio per spettatori e attori di quello sport) […] (Renzo Zorzi, Per Ignazio Gardella (1905-1999), in «Zodiac», n. 20, gennaio-giugno 1999, p. 16)
«Il complesso sorge a sud delle Officine ICO di via Jervis,in prossimità dell’ex Convento quattrocentesco di San Bernardino rappresenta il fulcro del momento ricreativo aziendale. Vi hanno sede: il Gruppo Sportivo e Ricreativo Olivetti (G.S.R.O), un bar, un ristorante, una palestra, sale polifunzionali destinate alla lettura, all’intrattenimento, alla formazione. L’area è inoltre attrezzata con campi da tennis, serviti dalla Tribunetta-Spogliatoio (costruita sempre su progetto di Gardella), per il gioco delle bocce, per la ginnastica all’aperto. Sotto il parcheggio antistante la mensa, la Centrale di condizionamento (nel sito del cinema-teatro, progettato sempre da Gardella, ma mai realizzato), è segnalata da quattro torri per l’evaporazione. L’edificio è a pianta esagonale e si sviluppa su tre piani, di cui uno parzialmente interrato; quest’ultimo ospita le cucine, le celle frigorifere, i magazzini ed è servito da una piazzetta a livello inferiore rispetto al piano stradale. I diversi ambienti sono a quote diverse, collegati da scale e balconate, adattandosi all’andamento naturale del terreno. Dal tunnel sotterraneo, che permette l’accesso diretto dalle Officine, parte la scala principale che porta al piano terreno, accessibile anche dal piazzale esterno. Al piano terreno, un ingresso di notevoli dimensioni e gli ambienti dopo-mensa. Gli spazi verso la collina, più raccolti e riservati, sono invece pensati per accogliere una biblioteca-emeroteca e una sala scrittura. Il locale che ospita la mensa si trova al
piano superiore ed è illuminato, nella parte centrale, da ampie aperture circolari in vetrocemento, incassate nel solaio di copertura. Pareti mobili sono pensate per suddividere lo spazio a seconda delle necessità. La struttura è in calcestruzzo, con facciate caratterizzate da pilastri esagonali e ampie vetrate dagli infissi rosso scuro, che si affacciano su una balconata continua, percorsa da una balaustra metallica, dalla quale si può scendere, tramite scale esterne di pietra bianca, agli ambienti sottostanti, alle aree verdi e sportive del parco, con le quali l’edificio si pone in continuità». (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, pp. 180-181)
«[…] Invece la Mensa, realizzata negli anni Cinquanta ad Ivrea, è senz’altro ulteriore capolavoro, che si aggiunge anche alla straordinaria collezione di architetture moderne realizzata dall’Industria Olivetti nel Canavese. Ad incorporare la natura che la circonda, Gardella predispone qui un impianto esagonale, che poi viene segmentato, stravolto e adattato anche altimetricamente con piena libertà e indipendenza dalla vincolante matrice geometrica che l’ha generato. E, ancora una volta, l’edificio si sviluppa in elevato con una serie di vetrate specchianti che riverbera, in un gioco di rimandi, la folta vegetazione circostante. Mentre questa volta a concluderla nell’en plein air è la balaustra che corre sul perimetro della copertura terrazzata».
(Guido Canella, Ignazio Gardella: le figure e le città, 1999, ora in Guido Canella, Architetti italiani nel Novecento, a cura di Enrico Bordogna, Enrico Prandi, Elvio Manganaro, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2010, p. 302).
«Spogliatoi e tribunetta tennis.
La tribuna, posta tra due campi di tennis, è costituita da un edificio a pianta rettangolare con gradonatura in cemento armato a vista. Al di sotto di essa si trovano gli spogliatoi con docce per i giocatori, e due locali di deposito. Il parapetto e i serramenti sono in ferro verniciato bianco, la parte muraria è rivestita in klinker bruno-viola.
Magazzini e laboratorio.
L’edificio per magazzini e laboratorio, che si affaccia sul piazzale retrostante allo stabilimento, è costituito da un unico salone rettangolare, con pilastri a maglia regolare in cemento armato. Traendo partito dal dislivello naturale del terreno, la soletta di copertura dell’edifico, che forma piazzale davanti alla mensa e al cinema teatro, è adibita a posteggio per le automobili.
Le murature di chiusura sono rivestite in cotto, come il parapetto superiore che limita il posteggio. Le finestrature continue sono poste in alto, in modo da consentire una buona illuminazione all’interno, ma con un elemento che scende verso il basso in ogni campata, per permettere a chi lavora nell’interno del magazzino la visibilità verso l’esterno». (Giulio Carlo Argan, Ignazio Gardella. Edizioni di Comunità, Milano 1959, p. 176, 179)
2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale
Nel 1983 il Comune di Ivrea ha autorizzato la Società Olivetti a realizzare una scala esterna per il collegamento dei terrazzi del primo e secondo livello, per consentire un secondo accesso diretto al piano superiore del fabbricato, rispondendo ad esigenze di funzionalità e sicurezza.
Nel 2002 la proprietà Olivetti Multiservices S.p.a., ha eseguito modifiche al fabbricato, con trasformazioni all’interno degli uffici e ristrutturazione del gruppo dei servizi per esigenze normative. Gli interventi hanno comportato la realizzazione di nuove divisioni degli interni tramite pareti in cartongesso e vetro, di un nuovo controsoffitto in fibra minerale e la rimozione del rivestimento in fibra di amianto.
Le modifiche più invasive hanno comportato la rimozione degli elementi di arredo e degli impianti, in particolare quello di ventilazione, nonostante l’innovativo e originale sistema ad albero dei canali di condizionamento dell'aria fosse stato riconosciuto, anche dalla critica, eccezionale apparato funzionale-decorativo e percettivo. Nel 2007 l'azienda ha commissionato nuove modifiche interne che consistono sostanzialmente nella realizzazione del blocco servizi igienici al primo piano.
«L'edificio ha subito recentemente delle trasformazioni all'interno che hanno visto il frazionamento degli ambienti per fare posto all'insediamento di nuove attività produttive. Le trasformazioni interessano la percezione spaziale degli ampi spazi comuni al piano terra sul lato nord-est e nord-ovest e gran parte degli elementi di arredo e degli impianti, elementi distintivi dell'edificio e caratterizzanti la sua iconografia. Altri interventi hanno riguardato gli infissi ai diversi piani e la sostituzione dei materiali di rivestimento in alcune parti dell'edificio sia all'interno che all'esterno». («Ivrea, Dossier candidatura Unesco», 2015, p. 56)
All’esterno l’edificio si presenta in buono stato di conservazione con localizzati fenomeni di umidità, in modo particolare al piano terra, e distacco dell’intonaco in alcuni punti dell’intradosso dei balconi.
Tutti i serramenti al piano terreno sono stati sostituiti. Sono state aggiunte rampe per disabili al primo piano.
(Scheda a cura di Elisa Piolatto e Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)
Info
- Progetto: 1954 -
- Esecuzione: - 1959
- Committente: Società Olivetti
- Proprietà: Proprietà privata
- Destinazione originaria: Mensa e circolo ricreativo per dipendenti Olivetti
Autori
Nome | Cognome | Ruolo | Fase Progetto | Archivio Architetti | Url Profilo | Autore Principale |
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Ignazio | Gardella | Progetto architettonico | Progetto | Visualizza Profilo | https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=60047 | SI |
Roberto | Guiducci | Direzione lavori | Esecuzione | NO | ||
Antonio | Migliasso | Progetto strutturale | Progetto | NO | ||
Antonio | Migliasso | Direzione lavori | Esecuzione | NO | ||
Antonio | Migliasso | Direzione lavori | Esecuzione | NO |
- Strutture: L’ossatura è in calcestruzzo armato con solai di altezza variabile (da cm 22 a cm 65) su travi in spessore (luci massime di m 17, normali m 13; interassi pilastri di facciata m 3,75)
- Materiale di facciata: Le murature esterne del complesso sono rivestite in cotto. Paraspigoli e zoccolatura in botticino bocciardato. Le pareti esterne, quasi completamente vetrate, tra pilastro e pilastro, sono protette dagli ampi sbalzi delle balconate. Queste, con il loro fo
- Coperture: Copertura piana
- Serramenti: Serramenti in ferro laccato rosso scuro
- Stato Strutture: Buono
- Stato Materiale di facciata: Buono
- Stato Coperture: Buono
- Stato Serramenti: Buono
- Vincolo: Vincolata
- Provvedimenti di tutela: Dichiarazione di notevole interesse
- Data Provvedimento: D.C.R. 10/05/2016, n. 136
- Riferimento Normativo: D. Lgs 42/2004 art. 10, c. 3, lett. a) e d)
- Altri Provvedimenti:
- Foglio Catastale: -
- Particella: -
Note
-
Bibliografia
Autore | Anno | Titolo | Edizione | Luogo Edizione | Pagina | Specifica |
---|---|---|---|---|---|---|
Argan Giulio Carlo | 1959 | Ignazio Gardella | Edizioni di Comunità | Milano | 173-186 | No |
Rogers Ernesto Nathan | 1960 | La mensa Olivetti a Ivrea di Ignazio Gardella | Casabella-Continuità n. 235 | 44351 | No | |
Guiducci Roberto | 1960 | Relazione, In Roberto Guiducci, Appunti sulla progettazione di Gardella | Casabella-Continuità n. 235 | 44478 | No | |
1976 | Dossier: Politique industrielle et architecture: le cas Olivetti | L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188 | 20-21 | No | ||
1980 | Razionalismo e rigenerazione figurativa. Incontro con Ignazio Gardella | Hinterland n. 13-14 | 20-29 | No | ||
Roggero Mario Federico | 1987 | Gli edifici per l’industria, in Pasquale Carbonara, Architettura pratica | UTET | Torino | 457-458, 461 | No |
Polano Sergio, Mulazzani Marco | 1991 | Guida all’architettura italiana del Novecento | Electa | Milano | 37 | No |
Gardella Ignazio | 1992 | Ignazio Gardella: progetti e architetture 1933-1990, Catalogo della mostra tenutasi a Milano, Padiglione d' arte contemporanea, 22 gennaio - 18 marzo 1992 | Marsilio | Venezia | No | |
Boltri Daniele, Maggia Giovanni, Papa Enrico, Vidari Pier Paride | 1998 | Architetture olivettiane a Ivrea | Gangemi Editore | Roma | 220-227 | No |
Aymonino Carlo, Canella Guido, Polesello, Semerani Luciano, Tentori Francesco, Zorzi Renzo | 1999 | Per Ignazio Gardella (1905-1999) | Zodiac n. 20 | 43556 | No | |
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa | 2008 | Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) | Allemandi | Torino | 180-181 | No |
Canella Guido | 2010 | Ignazio Gardella: le figure e le città, 1999, ora in Guido Canella, Architetti italiani nel Novecento, a cura di Enrico Bordogna, Enrico Prandi, Elvio Manganaro | Christian Marinotti Edizioni | Milano | 289-306 | No |
Allegati
Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale. | |
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale. | |
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale, | |
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale. | |
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive. | |
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale. | |
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata. |
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo | Url |
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Dizionario biografico degli Italiani - Ignazio Gardella | Visualizza |
Enciclopedia Treccani - Ignazio Gardella | Visualizza |
SAN Archivi degli Architetti - Ignazio Gardella | Visualizza |
Archivio Storico Fondazione Fiera Milano - Ignazio Gardella | Visualizza |
Sistema Museale dell’Università di Parma - Ignazio Gardella | Visualizza |
Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il PiemonteTitolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)
Scheda redatta da Gentucca Canella e Elisa Piolatto
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 24/01/2025
Revisori:
Mezzino Davide 2021