Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

OFFICINE ICO - TERZO E QUARTO AMPLIAMENTO

Scheda Opera

  • Secondo e terzo ampliamento: planimetria generale con indicazione dell’area di intervento
  • Planimetria con indicazione della successione degli ampliamenti
  • Plastico della soluzione del secondo e terzo ampliamento
  • Secondo e terzo ampliamento. Fronte su via Jervis e fronte sud del complesso
  • Terzo ampliamento. Sezione
  • Terzo ampliamento. Fronte
  • Angolo sud verso il sottopasso prima dell’edificazione del nuovo corpo di collegamento
  • Facciata sud del complesso
  • Secondo e terzo ampliamento. Vista notturna della lunga facciata vetrata lungo via Jervis
  • Vista generale
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Planimetria generale con indicazione dell’area di intervento
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Modello dell’ingresso non realizzato
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Modello con l’interno dell corpo ingresso e spogliatoi, non costruito
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Pianta piano terreno
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Pianta piano tipo e sezioni
  • Il parcheggio dei bus aziendali; sullo sfondo la “Nuova ICO” in costruzione
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Scorcio del lato nord, sulla via Jervis
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sul fondo il centro storico
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Il fronte sud con al centro la copertura dell’Officina per la produzione di Macchine da Calcolo, di Eduardo Vittoria
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Lato sud, la costruzione è costituita da tre piani fuori terra e uno interrato
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno con le grandi vetrate
  • 23. Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno. Le aperture del soffitto sono chiuse da lastre di perspex
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud (La nuova fabbrico I.C.O. a Ivrea
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno con le grandi vetrate
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sezione sui serramenti a saliscendi comune ai due tipi di fronte
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sezione sui serramenti a saliscendi comune ai due tipi di fronte
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. La facciata sud, verso i cortili, con le torri tecniche
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. La facciata verso via Jervis
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Cortile dell’edificio coperto da Eduardo Vittoria con un tetto a struttura metallica
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Vista della copertura realizzata da Eduardo Vittoria
  • Terzo ampliamento. Fronte sud, 2019
  • Terzo ampliamento. Fronte sud, 2019
  • Corpo a ponte di collegamento tra il terzo e il quarto ampliamento, 2019
  • Corpo a ponte di collegamento tra il terzo e il quarto ampliamento, 2019
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte su via Jervis. Facciata in vetro con doppio serramento, 2019
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte su via Jervis. Dettaglio del doppio serramento, 2019
  • Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud, 2019
  • Comune: Ivrea
  • Denominazione: OFFICINE ICO - TERZO E QUARTO AMPLIAMENTO
  • Indirizzo: Via Jervis N. 11
  • Data: 1947 - 1957
  • Tipologia: Edifici per attività produttive
  • Autori principali: Luigi Figini, Gino Pollini
Descrizione

1. Opera originaria

«La costruzione delle officine Olivetti avviene in quattro fasi successive: il primo ampliamento (1934-35) riguarda la vecchia fabbrica, fatta costruire da Camillo Olivetti nel 1908, ed è rimaneggiato nel 1939; contemporaneamente procedono i lavori per la costruzione del fabbricato lungo via Jervis, caratterizzato dal fronte continuo vetrato, con il corpo arretrato dell’ingresso che risolve la variazione del tracciato stradale; l’ultimo ampliamento (1955-57) organizza una superficie continua attorno ad un cortile – coperto mediante una struttura in ferro e vetro studiata da Eduardo Vittoria nel 1957 – concentrando i servizi in due volumi prismatici e gli impianti in una serie di torri aggettanti dal perimetro dell’edificio». (Sergio Polano con Marco Mulazzani, Guida all’architettura italiana del Novecento, Electa, Milano 1991, p. 35)

Officine Olivetti Terzo ampliamento (1947-49), Luigi Figini, Gino Pollini con Annibale Fiocchi
«Nel 1947, superato il momento della guerra, viene ripreso l’ampliamento degli Stabilimenti che verrà ultimato intorno al 1949. Il progetto, sempre di Figini e Pollini, prevede il prolungamento di sette campate più il rigiro dell’angolo della manica su via Jervis; da questo corpo di fabbrica si dipartono perpendicolarmente due maniche che, raccordandosi con un altro fabbricato parallelo alla via e affacciato verso Montenavale, costituiscono un ennesimo cortile con copertura a shed. L’estensione raggiunge così il fabbricato della vecchia O.M.O., dalla quale è separata solo dalla strada che conduce a Montenavale; una passerella aerea collega tra di loro i due edifici.
La facciata lungo via Jervis segue il disegno della parte già realizzata, mentre le altre, su via Montenavale e verso il cortile, vengono interessate da uno specifico studio sull’irraggiamento solare curato dai due progettisti e dall’architetto Fiocchi. Le mensole aggettanti del solaio vengono evidenziate in facciata e formano un reticolo con lame verticali in cemento armato, intervallate tra loro di due metri e ulteriormente collegate da due alette frangisole inclinate, sempre in cemento armato. Ancora più arretrata rispetto alle alette fisse si trova la doppia vetrata. L’inclinazione delle alette e l’aggetto delle mensole, unitamente alla profondità delle lame, permettono di eliminare l’insolazione diretta nelle ore più calde del periodo estivo, riducendo al massimo la loro interferenza nelle ore serali del periodo invernale.
Di questa parte viene eseguito, secondo il progetto, solo l’affaccio su via Montenavale ed il rigiro dell’angolo verso il cortile. I disegni dell’edificio adiacente, verso il cortile interno, vengono invece siglati da Annibale Fiocchi, allora responsabile dell’Ufficio Tecnico Olivetti: le alette in cemento scompaiono, mentre la ripartizione verticale delle lame viene ripresa dai montanti metallici della facciata. Per la schermatura dei raggi solari vengono adottate le tende alla veneziana che saranno successivamente sostituite dalla realizzazione di una nuova facciata, caratterizzata esternamente da ante frangisole metalliche disposte orizzontalmente e ruotanti lungo il loro asse. Questa manica posteriore si affaccia su un cortile di servizio a livello del piano più basso, sotto il quale è stato realizzato un altro piano completamente interrato.
[…] Gli Stabilimenti Olivetti sono stati interessati da un processo di riorganizzazione molto profondo, senza che per questo siano variate la consistenza e l’articolazione dello stabilimento. I nuovi equilibri aziendali e le relazioni da questi determinate divengono i processi guida nei cambiamenti di destinazione d’uso – da officina a sede di uffici – e nella distribuzione interna…». (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Paride Vidari, Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica, Gangemi, Roma 1998, p. 37)

«L’ampliamento completa l’edificazione della Ico Centrale con due corpi di fabbrica di quattro piani posti ortogonalmente tra di loro che racchiudono un edificio a piastra a due piani con copertura a sheds. Il primo corpo alto ha una testata su via Jervis (nord) che prolunga senza soluzione di continuità evidente fino all’angolo con via Montenavale il fronte vetrato nel 1939: una facciata su via Montenavale (ovest), nascosta in gran parte dal ponte di collegamento con la Nuova Ico e la cui costruzione alla fine degli anni cinquanta ha comportato l’eliminazione dei grandi frangisole in calcestruzzo progettati con il contributo di Annibale Fiocchi e una testata verso il cortile (sud) con frangisole in calcestruzzo ancora intatti. Il secondo corpo è tutto rivolto a sud, ha sviluppo orizzontale e una facciata a vetri arretrata e ombreggiata da brise-soleil orizzontali orientabili posti sul filo dei solai aggiunti nel 1955 su progetto di Ottavio Cascio. Il fronte sud dell’edificio appare caratterizzato dalla contrapposizione di due prospetti dal disegno e dalle dimensioni profondamente diversi, divisi da uno sfondato vetrato. La struttura è realizzata con telai e solai in cemento armato, i tamponamenti sono in ferro e vetro, calcestruzzo, muratura a camera in laterizio finita con intonaco Terranova e in parte rivestita in tessere di gres ceramico». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 70).

«Il terzo ampliamento è caratterizzato da un nuovo corpo di fabbrica di tre piani fuori terra e un piano seminterrato, inclinato rispetto ai primi, per seguire l’andamento di via Jervis. L’edificio si estende sul corso per 18 campate, fino a raggiungere i 120 metri di lunghezza. L’edificio riprende la maglia dei pilastri dei primi ampliamenti, che vengono infittiti nel piano seminterrato. All’interno, nelle aree di distribuzione al piano terra e nel piano seminterrato i pilastri presentano un capitello a catino rovesciato. All’esterno, la facciata è simile a quella del secondo ampliamento sia per quanto riguarda le vetrate che il rivestimento in ceramica delle parti murarie. Le due pareti vetrate risultano ora distanziate da uno spazio intermedio di 80 cm, che ospita pannelli di legno rivestiti di faesite, orientabili con una leva meccanica, utilizzati come frangisole. In alcuni punti, la parete vetrata interna è sostituita da una parete in vetrocemento […] Il progetto vede la realizzazione del “Salone dei 2000”, un grande spazio simbolico nella storia della fabbrica. A pianta quadrangolare, viene progettato per risolvere il dislivello dei diversi piani di arrivo del primo e terzo ampliamento e risolto cin una doppia rampa che caratterizza l’intero spazio. Questo spazio è coperto da sheds, sostenuti da pilastri con un capitello quadrato dalla particolare imbracatura a vista in ferro». («Ivrea, Dossier candidatura Unesco», 2015, p. 53-54)

«Nel secondo dopoguerra, il complesso delle “Officine ICO” di Ivrea fu interessato da un ulteriore intervento di ampliamento, ancora ad opera degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini ed ultimato nel 1949.
Di questo intervento, degne di nota sono le facciate su via Jervis e quella retrostante l’edificio. La prima (a nord), riprendendo il disegno del precedente ampliamento del 1942, viene prolungata di altre 7 campate e raggiunge così un fronte vetrato di oltre 100 metri.
Nello studio delle facciate verso via Montenavale ed il cortile (a sud) gli architetti decidono di arretrare la doppia vetrata. Per rendere minore l'insolazione nelle ore più calde, antepongono alla vetrata un reticolo formato da mensole sporgenti in cemento armato, alette orizzontali inclinate e lame verticali, anch’esse in cemento armato. Dopo il collegamento con il successivo ampliamento, la vetrata su via Montenavale è scomparsa ed oggi le mensole con le alette in cemento sono visibili solamente in un tratto della facciata sud.
Per gran parte della facciata sul cortile retrostante, l'architetto Annibale Fiocchi firma una soluzione senza le alette inclinate, sostituite da tende alla veneziana. Queste verranno successivamente sostituite a loro volta da ante metalliche rotanti, disposte orizzontalmente e visibili ancora oggi.
Come per gli ampliamenti precedenti, i cortili interni, formati dalle maniche degli edifici perpendicolari tra loro, vengono coperti da shed, in modo da poterne sfruttare al massimo le aree interne.
Nel 2007 si sono conclusi i lavori di ristrutturazione dell’intero complesso “ICO Centrale”». (MAM - Museo virtuale dell’architettura moderna, http://www.mamivrea.it/collezione/edifici/ico3.html)



Officine Olivetti Quarto ampliamento (1955-57), Luigi Figini, Gino Pollini:
«Nel 1955 viene iniziata la costruzione della “Nuova I.C.O.”; il progetto, sempre redatto da Luigi Figini e Gino Pollini, prevede la realizzazione di tre nuovi corpi di fabbrica che, raccordandosi con l’edificio della vecchia O.M.O., racchiudono un ampio cortile. Vengono previsti un piano interrato, e tra piani fuori terra di cui il primo, che dovrà ospitare gli Stabilimenti, di maggior altezza.
Al fine di evitare interferenze all’interno dei saloni a pianta libera, i servizi e i vani scala vengono allineati in due corpi, a pianta triangolare che fuoriescono dalla sagoma dell’edificio e sono rivestiti con piastrelle di maiolica (clinker) grigia. La parete vetrata mantiene su via Jervis l’allineamento con la parte già realizzata e adotta la soluzione del doppio serramento che continua senza interruzioni anche nei rigiri dell’angolo.
In facciata l’intervallo tra i montanti verticali diventa più ampio, aumenta il numero dei serramenti che possono essere aperti “a ghigliottina”; nell’intercapedine vengono collocate tende alla veneziana per schermare la luce solare.
I volumi non sono più rigidamente puri: alla sommità dell’edificio un cordolo perimetrale aggettante protegge la facciata dagli agenti atmosferici, mentre sui lati che non si affacciano su via Jervis, fioriere orizzontali integrano la composizione del curtain-wall. Torri di sezione quadrata accostate all’edificio, che svettano oltre la linea di gronda, costituiscono i vani tecnici di collegamento verticale per gli impianti necessari alla fabbrica. Tali strutture vengono realizzate sia nel cortile interno, sia lungo i lati retrostanti, comunque sempre in diretto collegamento con la rete di gallerie sotterranee; il rivestimento esterno è realizzato con piastrelle di maiolica gialla.
La struttura è costituita da una serie di portali con interasse di metri 11,40. […] La “Nuova I.C.O.” è stata ultimata nel 1957 ed inaugurata nel gennaio del 1958.
[…] Il 10 ottobre 1986 un incendio distrugge l’intero secondo piano dell’edificio […] Un attento intervento di restauro statico viene condotto nel 1987 sotto la supervisione di Piero Contini e consente il completo recupero dei portali in cemento armato e della soletta di copertura.
Le cortine vetrate vengono sostituite da nuovi serramenti a taglio termico in alluminio, preverniciato nello stesso tono di grigio dei serramenti originali e con identiche specchiature e sezioni dei profili. Viene eliminato il doppio serramento interno per ragioni economiche e per aumentare la superficie utile.
[…] l’intervento non completato, lascia un chiaro segno di discontinuità sul prospetto principale di via Jervis, dove i serramenti doppi originali in ferro si accostano a nuovi in alluminio, ed i vetri neutri “staccano” decisamente dal blu metallico dei recenti cristalli termici». (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Paride Vidari, Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica, Gangemi, Roma 1998, pp. 38, 41-24)


«Nella nuova ICO, ultimo ampliamento delle Officine Olivetti, il problema dell’edificio industriale viene affrontato con un diverso metodo basato sulla continuità degli spazi serviti e serventi, che si risolve in una realizzazione di notevole valore architettonico.
La struttura a sbalzo sulle parti esterne e le torri contenenti la circolazione verticale (canalizzazioni e montacarichi) esprimono un’immagine architettonica attiva e pienamente urbana. La nuova fabbrica conclude la sequenza delle Officine Olivetti, che si collegano l’una all’altra formando una parete in ferro e vetro cui fa da «contrappunto modulare» la Fascia del Servizi Sociali.
L’involucro spaziale continuo della nuova ICO viene racchiuso in un tegumento esterno dotato di un ritmo calmo e pacato che si articola nei collegamenti verticali triangolari, pausa al contrastato accento verticale delle torri rivestite di maiolica. La fronte principale sulla via Jervis, pur essendo risolta con una doppia parete vetrata, acquista un valore chiaroscurale ben diverso dal tessuto continuo delle Officine del 1949. I montanti verticali e le fioriere orizzontali stabiliscono una scansione ritmica che prevale sul piano vetrato, introducendo diversi valori di profondità». (Cesare Blasi, Figini e Pollini, Edizioni di Comunità, Milano 1963 p. 43).

«L’edificio conosciuto come “Nuova Ico” era destinato a ospitare le linee per il montaggio delle macchine per scrivere e da calcolo ed è organizzato a pianta quadrata introno a una corte secondo il layout definito dall’Ufficio Planimetrie della Olivetti. Si sviluppa su tre piani fuori terra più un interrato, ha strutture in calcestruzzo, facciata a doppio serramento che risvolta con continuità sugli spigoli, corpi scala e servizi contenuti in corpi emergenti triangolari rivestiti di clinker grigio, cavedi di servizio esterni a pianta quadrata rivestiti in clinker giallo. Ultimo degli ampliamenti delle Officine meccaniche sulla via Jervis, l’edificio rappresenta il naturale sviluppo – con elementi tecnologici diversi e uno studio compositivo aggiornato – dei progetti elaborati da Figini e Pollini a cavallo della Seconda Guerra Mondiale per il complesso industriale Oliveti di Ivrea e conclude la ricerca condotta dai due architetti milanesi sul tema della facciata continua in vetro e profili di acciaio […]». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 71).


2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

Officine Olivetti Terzo ampliamento:
«L’edificio è stato sottoposto tra il 2005 e il 2006 a un accurato restauro e a una riqualificazione finalizzata al suo riuso a fini industriali». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 70).

Officine Olivetti Quarto ampliamento:
Nel 1985 un incendio danneggiò pesantemente il terzo piano e vari interventi successivi hanno comportato la sostituzione di ampie parti del doppio serramento originale con serramenti semplici in profilati di alluminio e vetri basso emissivi di vario colore, per cui la facciata originale è integra solo nei primi due piani su via Jervis e in parte su via Montenavale. Il corpo laterale basso posto a ovest contenente l’atrio e uffici, realizzato in difformità dal progetto di Figini e Pollini, è stato recentemente oggetto di una ristrutturazione sommaria. […]». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 71).

Complessivamente all’esterno gli edifici si presentano in buono stato di conservazione mantenendo una buona percentuale di elementi originari (ad eccezione della sostituzione dei doppi-serramenti del 4° ampliamento a causa dell’incendio). Sono presenti localizzati fenomeni di degrado. Gli interni sono stati in parte trasformati per un adeguamento delle nuove funzioni.
La parte inferiore del ponte di collegamento con la Nuova Ico è stato ridipinto con colori vivaci (arancione e verde smeraldo/azzurro) nell’estate del 2019.


(Scheda a cura di Elisa Piolatto con Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1947 -
  • Esecuzione: - 1957
  • Committente: Società Olivetti
  • Proprietà: Nessuna opzione
  • Destinazione originaria: Officine di produzione
  • Destinazione attuale: Nuova Ico: Uffici Wind, presenza di una palestra, di un bar.
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
P. Caponago Del Monte Progetto strutturale Progetto NO
Pier Achille Caponago Del Monte Direzione lavori Esecuzione NO
Ottavio Cascio Progetto architettonico Progetto NO
Luigi Figini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=20126 SI
Annibale Fiocchi Progetto architettonico Progetto NO
Roberto Guiducci Progetto strutturale Progetto NO
Roberto Guiducci Direzione lavori Esecuzione NO
Gino Pollini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=21182 SI
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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«La costruzione delle officine Olivetti avviene in quattro fasi successive: il primo ampliamento (1934-35) riguarda la vecchia fabbrica, fatta costruire da Camillo Olivetti nel 1908, ed è rimaneggiato nel 1939; contemporaneamente procedono i lavori per la costruzione del fabbricato lungo via Jervis, caratterizzato dal fronte continuo vetrato, con il corpo arretrato dell’ingresso che risolve la variazione del tracciato stradale; l’ultimo ampliamento (1955-57) organizza una superficie continua attorno ad un cortile – coperto mediante una struttura in ferro e vetro studiata da Eduardo Vittoria nel 1957 – concentrando i servizi in due volumi prismatici e gli impianti in una serie di torri aggettanti dal perimetro dell’edificio». (Sergio Polano con Marco Mulazzani, Guida all’architettura italiana del Novecento, Electa, Milano 1991, p. 35)

Officine Olivetti Terzo ampliamento (1947-49), Luigi Figini, Gino Pollini con Annibale Fiocchi
«Nel 1947, superato il momento della guerra, viene ripreso l’ampliamento degli Stabilimenti che verrà ultimato intorno al 1949. Il progetto, sempre di Figini e Pollini, prevede il prolungamento di sette campate più il rigiro dell’angolo della manica su via Jervis; da questo corpo di fabbrica si dipartono perpendicolarmente due maniche che, raccordandosi con un altro fabbricato parallelo alla via e affacciato verso Montenavale, costituiscono un ennesimo cortile con copertura a shed. L’estensione raggiunge così il fabbricato della vecchia O.M.O., dalla quale è separata solo dalla strada che conduce a Montenavale; una passerella aerea collega tra di loro i due edifici.
La facciata lungo via Jervis segue il disegno della parte già realizzata, mentre le altre, su via Montenavale e verso il cortile, vengono interessate da uno specifico studio sull’irraggiamento solare curato dai due progettisti e dall’architetto Fiocchi. Le mensole aggettanti del solaio vengono evidenziate in facciata e formano un reticolo con lame verticali in cemento armato, intervallate tra loro di due metri e ulteriormente collegate da due alette frangisole inclinate, sempre in cemento armato. Ancora più arretrata rispetto alle alette fisse si trova la doppia vetrata. L’inclinazione delle alette e l’aggetto delle mensole, unitamente alla profondità delle lame, permettono di eliminare l’insolazione diretta nelle ore più calde del periodo estivo, riducendo al massimo la loro interferenza nelle ore serali del periodo invernale.
Di questa parte viene eseguito, secondo il progetto, solo l’affaccio su via Montenavale ed il rigiro dell’angolo verso il cortile. I disegni dell’edificio adiacente, verso il cortile interno, vengono invece siglati da Annibale Fiocchi, allora responsabile dell’Ufficio Tecnico Olivetti: le alette in cemento scompaiono, mentre la ripartizione verticale delle lame viene ripresa dai montanti metallici della facciata. Per la schermatura dei raggi solari vengono adottate le tende alla veneziana che saranno successivamente sostituite dalla realizzazione di una nuova facciata, caratterizzata esternamente da ante frangisole metalliche disposte orizzontalmente e ruotanti lungo il loro asse. Questa manica posteriore si affaccia su un cortile di servizio a livello del piano più basso, sotto il quale è stato realizzato un altro piano completamente interrato. 
[…] Gli Stabilimenti Olivetti sono stati interessati da un processo di riorganizzazione molto profondo, senza che per questo siano variate la consistenza e l’articolazione dello stabilimento. I nuovi equilibri aziendali e le relazioni da questi determinate divengono i processi guida nei cambiamenti di destinazione d’uso – da officina a sede di uffici – e nella distribuzione interna…». (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Paride Vidari, Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica, Gangemi, Roma 1998, p. 37)

«L’ampliamento completa l’edificazione della Ico Centrale con due corpi di fabbrica di quattro piani posti ortogonalmente tra di loro che racchiudono un edificio a piastra a due piani con copertura a sheds. Il primo corpo alto ha una testata su via Jervis (nord) che prolunga senza soluzione di continuità evidente fino all’angolo con via Montenavale il fronte vetrato nel 1939: una facciata su via Montenavale (ovest), nascosta in gran parte dal ponte di collegamento con la Nuova Ico e la cui costruzione alla fine degli anni cinquanta ha comportato l’eliminazione dei grandi frangisole in calcestruzzo progettati con il contributo di Annibale Fiocchi e una testata verso il cortile (sud) con frangisole in calcestruzzo ancora intatti. Il secondo corpo è tutto rivolto a sud, ha sviluppo orizzontale e una facciata a vetri arretrata e ombreggiata da brise-soleil orizzontali orientabili posti sul filo dei solai aggiunti nel 1955 su progetto di Ottavio Cascio. Il fronte sud dell’edificio appare caratterizzato dalla contrapposizione di due prospetti dal disegno e dalle dimensioni profondamente diversi, divisi da uno sfondato vetrato. La struttura è realizzata con telai e solai in cemento armato, i tamponamenti sono in ferro e vetro, calcestruzzo, muratura a camera in laterizio finita con intonaco Terranova e in parte rivestita in tessere di gres ceramico». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 70).

«Il terzo ampliamento è caratterizzato da un nuovo corpo di fabbrica di tre piani fuori terra e un piano seminterrato, inclinato rispetto ai primi, per seguire l’andamento di via Jervis. L’edificio si estende sul corso per 18 campate, fino a raggiungere i 120 metri di lunghezza. L’edificio riprende la maglia dei pilastri dei primi ampliamenti, che vengono infittiti nel piano seminterrato. All’interno, nelle aree di distribuzione al piano terra e nel piano seminterrato i pilastri presentano un capitello a catino rovesciato. All’esterno, la facciata è simile a quella del secondo ampliamento sia per quanto riguarda le vetrate che il rivestimento in ceramica delle parti murarie. Le due pareti vetrate risultano ora distanziate da uno spazio intermedio di 80 cm, che ospita pannelli di legno rivestiti di faesite, orientabili con una leva meccanica, utilizzati come frangisole. In alcuni punti, la parete vetrata interna è sostituita da una parete in vetrocemento […] Il progetto vede la realizzazione del “Salone dei 2000”, un grande spazio simbolico nella storia della fabbrica. A pianta quadrangolare, viene progettato per risolvere il dislivello dei diversi piani di arrivo del primo e terzo ampliamento e risolto cin una doppia rampa che caratterizza l’intero spazio. Questo spazio è coperto da sheds, sostenuti da pilastri con un capitello quadrato dalla particolare imbracatura a vista in ferro».  («Ivrea, Dossier candidatura Unesco», 2015, p. 53-54) 

«Nel secondo dopoguerra, il complesso delle “Officine ICO” di Ivrea fu interessato da un ulteriore intervento di ampliamento, ancora ad opera degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini ed ultimato nel 1949.
Di questo intervento, degne di nota sono le facciate su via Jervis e quella retrostante l’edificio. La prima (a nord), riprendendo il disegno del precedente ampliamento del 1942, viene prolungata di altre 7 campate e raggiunge così un fronte vetrato di oltre 100 metri.
Nello studio delle facciate verso via Montenavale ed il cortile (a sud) gli architetti decidono di arretrare la doppia vetrata. Per rendere minore l'insolazione nelle ore più calde, antepongono alla vetrata un reticolo formato da mensole sporgenti in cemento armato, alette orizzontali inclinate e lame verticali, anch’esse in cemento armato. Dopo il collegamento con il successivo ampliamento, la vetrata su via Montenavale è scomparsa ed oggi le mensole con le alette in cemento sono visibili solamente in un tratto della facciata sud.
Per gran parte della facciata sul cortile retrostante, l'architetto Annibale Fiocchi firma una soluzione senza le alette inclinate, sostituite da tende alla veneziana. Queste verranno successivamente sostituite a loro volta da ante metalliche rotanti, disposte orizzontalmente e visibili ancora oggi.
Come per gli ampliamenti precedenti, i cortili interni, formati dalle maniche degli edifici perpendicolari tra loro, vengono coperti da shed, in modo da poterne sfruttare al massimo le aree interne.
Nel 2007 si sono conclusi i lavori di ristrutturazione dell’intero complesso “ICO Centrale”». (MAM - Museo virtuale dell’architettura moderna, http://www.mamivrea.it/collezione/edifici/ico3.html)



Officine Olivetti Quarto ampliamento (1955-57), Luigi Figini, Gino Pollini:
«Nel 1955 viene iniziata la costruzione della “Nuova I.C.O.”; il progetto, sempre redatto da Luigi Figini e Gino Pollini, prevede la realizzazione di tre nuovi corpi di fabbrica che, raccordandosi con l’edificio della vecchia O.M.O., racchiudono un ampio cortile. Vengono previsti un piano interrato, e tra piani fuori terra di cui il primo, che dovrà ospitare gli Stabilimenti, di maggior altezza.
Al fine di evitare interferenze all’interno dei saloni a pianta libera, i servizi e i vani scala vengono allineati in due corpi, a pianta triangolare che fuoriescono dalla sagoma dell’edificio e sono rivestiti con piastrelle di maiolica (clinker) grigia. La parete vetrata mantiene su via Jervis l’allineamento con la parte già realizzata e adotta la soluzione del doppio serramento che continua senza interruzioni anche nei rigiri dell’angolo.
In facciata l’intervallo tra i montanti verticali diventa più ampio, aumenta il numero dei serramenti che possono essere aperti “a ghigliottina”; nell’intercapedine vengono collocate tende alla veneziana per schermare la luce solare.
I volumi non sono più rigidamente puri: alla sommità dell’edificio un cordolo perimetrale aggettante protegge la facciata dagli agenti atmosferici, mentre sui lati che non si affacciano su via Jervis, fioriere orizzontali integrano la composizione del curtain-wall. Torri di sezione quadrata accostate all’edificio, che svettano oltre la linea di gronda, costituiscono i vani tecnici di collegamento verticale per gli impianti necessari alla fabbrica. Tali strutture vengono realizzate sia nel cortile interno, sia lungo i lati retrostanti, comunque sempre in diretto collegamento con la rete di gallerie sotterranee; il rivestimento esterno è realizzato con piastrelle di maiolica gialla.
La struttura è costituita da una serie di portali con interasse di metri 11,40. […] La “Nuova I.C.O.” è stata ultimata nel 1957 ed inaugurata nel gennaio del 1958.
[…] Il 10 ottobre 1986 un incendio distrugge l’intero secondo piano dell’edificio […] Un attento intervento di restauro statico viene condotto nel 1987 sotto la supervisione di Piero Contini e consente il completo recupero dei portali in cemento armato e della soletta di copertura.
Le cortine vetrate vengono sostituite da nuovi serramenti a taglio termico in alluminio, preverniciato nello stesso tono di grigio dei serramenti originali e con identiche specchiature e sezioni dei profili. Viene eliminato il doppio serramento interno per ragioni economiche e per aumentare la superficie utile.
[…] l’intervento non completato, lascia un chiaro segno di discontinuità sul prospetto principale di via Jervis, dove i serramenti doppi originali in ferro si accostano a nuovi in alluminio, ed i vetri neutri “staccano” decisamente dal blu metallico dei recenti cristalli termici». (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Paride Vidari, Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica, Gangemi, Roma 1998, pp. 38, 41-24)


«Nella nuova ICO, ultimo ampliamento delle Officine Olivetti, il problema dell’edificio industriale viene affrontato con un diverso metodo basato sulla continuità degli spazi serviti e serventi, che si risolve in una realizzazione di notevole valore architettonico.
La struttura a sbalzo sulle parti esterne e le torri contenenti la circolazione verticale (canalizzazioni e montacarichi) esprimono un’immagine architettonica attiva e pienamente urbana. La nuova fabbrica conclude la sequenza delle Officine Olivetti, che si collegano l’una all’altra formando una parete in ferro e vetro cui fa da «contrappunto modulare» la Fascia del Servizi Sociali.
L’involucro spaziale continuo della nuova ICO viene racchiuso in un tegumento esterno dotato di un ritmo calmo e pacato che si articola nei collegamenti verticali triangolari, pausa al contrastato accento verticale delle torri rivestite di maiolica. La fronte principale sulla via Jervis, pur essendo risolta con una doppia parete vetrata, acquista un valore chiaroscurale ben diverso dal tessuto continuo delle Officine del 1949. I montanti verticali e le fioriere orizzontali stabiliscono una scansione ritmica che prevale sul piano vetrato, introducendo diversi valori di profondità». (Cesare Blasi, Figini e Pollini, Edizioni di Comunità, Milano 1963 p. 43).

«L’edificio conosciuto come “Nuova Ico” era destinato a ospitare le linee per il montaggio delle macchine per scrivere e da calcolo ed è organizzato a pianta quadrata introno a una corte secondo il layout definito dall’Ufficio Planimetrie della Olivetti. Si sviluppa su tre piani fuori terra più un interrato, ha strutture in calcestruzzo, facciata a doppio serramento che risvolta con continuità sugli spigoli, corpi scala e servizi contenuti in corpi emergenti triangolari rivestiti di clinker grigio, cavedi di servizio esterni a pianta quadrata rivestiti in clinker giallo. Ultimo degli ampliamenti delle Officine meccaniche sulla via Jervis, l’edificio rappresenta il naturale sviluppo – con elementi tecnologici diversi e uno studio compositivo aggiornato – dei progetti elaborati da Figini e Pollini a cavallo della Seconda Guerra Mondiale per il complesso industriale Oliveti di Ivrea e conclude la ricerca condotta dai due architetti milanesi sul tema della facciata continua in vetro e profili di acciaio […]». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 71).


2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  

Officine Olivetti Terzo ampliamento: 
 «L’edificio è stato sottoposto tra il 2005 e il 2006 a un accurato restauro e a una riqualificazione finalizzata al suo riuso a fini industriali». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 70).

Officine Olivetti Quarto ampliamento:
 Nel 1985 un incendio danneggiò pesantemente il terzo piano e vari interventi successivi hanno comportato la sostituzione di ampie parti del doppio serramento originale con serramenti semplici in profilati di alluminio e vetri basso emissivi di vario colore, per cui la facciata originale è integra solo nei primi due piani su via Jervis e in parte su via Montenavale. Il corpo laterale basso posto a ovest contenente l’atrio e uffici, realizzato in difformità dal progetto di Figini e Pollini, è stato recentemente oggetto di una ristrutturazione sommaria. […]». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli, Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 71).

Complessivamente all’esterno gli edifici si presentano in buono stato di conservazione mantenendo una buona percentuale di elementi originari (ad eccezione della sostituzione dei doppi-serramenti del 4° ampliamento a causa dell’incendio). Sono presenti localizzati fenomeni di degrado. Gli interni sono stati in parte trasformati per un adeguamento delle nuove funzioni. 
La parte inferiore del ponte di collegamento con la Nuova Ico è stato ridipinto con colori vivaci (arancione e verde smeraldo/azzurro) nell’estate del 2019.


(Scheda a cura di Elisa Piolatto con Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)
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  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Data provvedimento 07/04/2016 ; 03/03/2016 Riferimento normativo DCR n. 100 del 07/04/2016 D.C.R. n. 54 del 03/03/2016

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1958 A Ivrea un nuovo grandioso edificio si aggiunge al complesso Olivetti Notizie Olivetti n. 53 44378 No
Gentili Tedeschi Eugenio 1959 Figini e Pollini Il Balcone Milano 25-27, 147 -151 No
Rossi Sara 1959 Officina per la Produzione di Macchine da Calcolo, a Ivrea, in Industrie e abitazioni dell’architetto Eduardo Vittoria L’architettura. Cronache e Storia n. 39 616-621 No
Quaroni Ludovico 1959 Due opere di Luigi Figini e Gino Pollini. La nuova fabbrico I.C.O. a Ivrea e Casa in via Circo a Milano L’Architettura. Cronache e Storia n. 48 390-398 No
1961 Lo stabilimento Olivetti «Nuova ICO» a Ivrea L’Ingegnere 78-79 No
1976 Dossier: Politique industrielle et architecture: le cas Olivetti L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188 14-17 No
Polano Sergio, Mulazzani Marco 1991 Guida all’architettura italiana del Novecento Electa Milano 35 No
Gregotti Vittorio, Marzari Giovanna (a cura di) 1996 Luigi Figini, Gino Pollini: opera completa Electa Milano No
Boltri Daniele, Maggia Giovanni, Papa Enrico, Vidari Pier Paride 1998 Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica Gangemi Editore Roma 32-43 No
Bonifazio Patrizia, Giacopelli Enrico 2007 Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea Allemandi Torino 70-71 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida all'architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 174,179-180 No
Accurti Lisa 2019 “Monumenta” contemporanei. L’attività della Soprintendenza torinese per la tutela dell’architettura di Ivrea città olivettiana, in Gentucca Canella e Paolo Mellano (a cura di), Il diritto alla tutela. Architettura d’autore del secondo Novecento Franco Angeli Milano 222-225 No
Accurti Lisa 2019 “Monumenta” contemporanei. L’attività della Soprintendenza torinese per la tutela dell’architettura di Ivrea città olivettiana, in Gentucca Canella e Paolo Mellano (a cura di), Il diritto alla tutela. Architettura d’autore del secondo Novecento Franco Angeli Milano 222-225 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Secondo e terzo ampliamento: planimetria generale con indicazione dell’area di intervento Secondo e terzo ampliamento: planimetria generale con indicazione dell’area di intervento Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Planimetria con indicazione della successione degli ampliamenti Planimetria con indicazione della successione degli ampliamenti Tratto da - L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188, 1976
Plastico della soluzione del secondo e terzo ampliamento Plastico della soluzione del secondo e terzo ampliamento Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Secondo e terzo ampliamento. Fronte su via Jervis e fronte sud del complesso Secondo e terzo ampliamento. Fronte su via Jervis e fronte sud del complesso Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Terzo ampliamento. Sezione Terzo ampliamento. Sezione Tratto da - L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188, 1976
Terzo ampliamento. Fronte Terzo ampliamento. Fronte Tratto da - L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188, 1976
Angolo sud verso il sottopasso prima dell’edificazione del nuovo corpo di collegamento Angolo sud verso il sottopasso prima dell’edificazione del nuovo corpo di collegamento Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Facciata sud del complesso Facciata sud del complesso Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Secondo e terzo ampliamento. Vista notturna della lunga facciata vetrata lungo via Jervis Secondo e terzo ampliamento. Vista notturna della lunga facciata vetrata lungo via Jervis le torri tecniche Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Vista generale Vista generale le torri tecniche Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Planimetria generale con indicazione dell’area di intervento Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Planimetria generale con indicazione dell’area di intervento le torri tecniche Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Modello dell’ingresso non realizzato Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Modello dell’ingresso non realizzato Tratto da - L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188, 1976
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Modello con l’interno dell corpo ingresso e spogliatoi, non costruito Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Modello con l’interno dell corpo ingresso e spogliatoi, non costruito Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Pianta piano terreno Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Pianta piano terreno Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Pianta piano tipo e sezioni Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Pianta piano tipo e sezioni Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Il parcheggio dei bus aziendali; sullo sfondo la “Nuova ICO” in costruzione Il parcheggio dei bus aziendali; sullo sfondo la “Nuova ICO” in costruzione Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Scorcio del lato nord, sulla via Jervis Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Scorcio del lato nord, sulla via Jervis Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sul fondo il centro storico Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sul fondo il centro storico Tratto da - L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188, 1976
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud Tratto da - L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188, 1976
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Il fronte sud con al centro la copertura dell’Officina per la produzione di Macchine da Calcolo, di Eduardo Vittoria Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Il fronte sud con al centro la copertura dell’Officina per la produzione di Macchine da Calcolo, di Eduardo Vittoria Tratto da - L'Architecture d'Aujourd'hui n. 188, 1976
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Lato sud, la costruzione è costituita da tre piani fuori terra e uno interrato Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Lato sud, la costruzione è costituita da tre piani fuori terra e uno interrato Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno con le grandi vetrate Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno con le grandi vetrate Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
23. Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno. Le aperture del soffitto sono chiuse da lastre di perspex 23. Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno. Le aperture del soffitto sono chiuse da lastre di perspex Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud (La nuova fabbrico I.C.O. a Ivrea Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud (La nuova fabbrico I.C.O. a Ivrea Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno con le grandi vetrate Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Interno con le grandi vetrate Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sezione sui serramenti a saliscendi comune ai due tipi di fronte Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sezione sui serramenti a saliscendi comune ai due tipi di fronte Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sezione sui serramenti a saliscendi comune ai due tipi di fronte Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Sezione sui serramenti a saliscendi comune ai due tipi di fronte Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. La facciata sud, verso i cortili, con le torri tecniche Quarto ampliamento “Nuova ICO”. La facciata sud, verso i cortili, con le torri tecniche Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. La facciata verso via Jervis Quarto ampliamento “Nuova ICO”. La facciata verso via Jervis Tratto da - Boltri, Maggia, Papa, Vidari, Gangemi 1998
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Cortile dell’edificio coperto da Eduardo Vittoria con un tetto a struttura metallica Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Cortile dell’edificio coperto da Eduardo Vittoria con un tetto a struttura metallica Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Vista della copertura realizzata da Eduardo Vittoria Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Vista della copertura realizzata da Eduardo Vittoria Tratto da - Quaroni, L’Architettura. Cronache e storia n. 48, 1959
Terzo ampliamento. Fronte sud, 2019 Terzo ampliamento. Fronte sud, 2019 Elisa Piolatto - 2019
Terzo ampliamento. Fronte sud, 2019 Terzo ampliamento. Fronte sud, 2019 Elisa Piolatto - 2019
Corpo a ponte di collegamento tra il terzo e il quarto ampliamento, 2019 Corpo a ponte di collegamento tra il terzo e il quarto ampliamento, 2019 Elisa Piolatto - 2019
Corpo a ponte di collegamento tra il terzo e il quarto ampliamento, 2019 Corpo a ponte di collegamento tra il terzo e il quarto ampliamento, 2019 Elisa Piolatto - 2019
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte su via Jervis. Facciata in vetro con doppio serramento, 2019 Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte su via Jervis. Facciata in vetro con doppio serramento, 2019 Elisa Piolatto - 2019
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte su via Jervis. Dettaglio del doppio serramento, 2019 Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte su via Jervis. Dettaglio del doppio serramento, 2019 Elisa Piolatto - 2019
Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud, 2019 Quarto ampliamento “Nuova ICO”. Fronte sud, 2019 Elisa Piolatto - 2019

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Elisa Piolatto con Gentucca Canella
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 24/01/2025

Revisori:

Mezzino Davide 2021