PALAZZO PER UFFICI IN VIA PO

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    [informazioni_architettoniche] => A partire dagli anni Sessanta la zona compresa tra via Pinciana e viale Regina Margherita fu investita da un processo di trasformazione terziaria che ne cambiò profondamente la conformazione. Tanti sono perciò gli edifici di nuova costruzione nati appositamente per ospitare le nuove attività, come negozi, studi professionali e uffici; tra questi rientra il palazzo per uffici costruito in Via Po tra il 1960 e il 1964 atto ad ospitare la sede della SIFIR. L’idea di fondo era quella di creare uno spazio di lavoro completamente flessibile, libero dall'ingombro della struttura portante concentrata in 4 pilastri rastremati e arretrati di 5 m dal fronte dell’edificio. Sulla struttura portante poggiano dei solai realizzati con nervature incrociate ed elementi prefabbricati scatolari di forma quadrata: questa soluzione consente di non dover avere travi che interferiscano con la disposizione delle parti mobili che separano i grandi ambienti di ciascun livello.
Gli unici vincoli per la distribuzione spaziale sono il corpo dei collegamenti verticali, posizionati al centro dell’edificio ed areati ed illuminati da una piccola chiostrina, e gli impianti igienici ospitati sul retro dell’edificio.

Di particolare interesse è la sistemazione a giardino degli spazi esterni, sviluppato su due quote in modo da consentirne l’uso anche come spazio di lavoro di parte del primo piano seminterrato. L’edificio ha una pianta quadrata con lato pari a circa 23 m e si sviluppa su quattro piani più un attico ed un piano terra svuotato, ad eccezione dell’atrio d’ingresso completamente vetrato. La facciata in curtain-wall è uno dei primi esempi a Roma, ed è costituita da infissi in alluminio anodizzato e vetri di colore grigio rossastro (completamente fissi, per cui l’areazione dell’edificio è solamente artificiale), la cui trama prosegue anche oltre l’ultimo piano in modo da recuperare i contorni del volume puro. La forma essenziale dell’opera, recuperata attraverso quest’ultimo accorgimento, sembra essere sospesa grazie alla smaterializzazione del piano terra, che fa apparire il palazzo come un elemento che “levita” da terra.
Quest’opera, come affermato da Giorgio Muratore, ripropone “quell'andamento verticale tipico del palazzo romano, riletto secondo i canoni dell’architettura internazionale”. La griglia strutturale della facciata è in alluminio ed è posta a 5 m oltre il filo strutturale.
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