Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CONVITTO VESCOVILE

Scheda Opera

  • Sezioni principali e pianta del livello intemedio
  • Prospetto verso la valle
  • Veduta dell’edificio dalla valle
  • Veduta dei terrazzamenti
  • Veduta verso la città alta
  • La scala esterna
  • Vista di un corridoio interno
  • Veduta dei terrazzamenti
  • Veduta verso la città alta
  •  Veduta dei terrazzamenti, 2017
  •  Veduta dei terrazzamenti, 2017
  • Veduta dei terrazzamenti, 2017
  • Veduta dei terrazzamenti e della scala, 2017
  • Veduta interna, 2017
  • Veduta interna , 2017
  • Ortofoto, 2020
  • Comune: Mondovì
  • Località: Mondovì Piazza
  • Denominazione: CONVITTO VESCOVILE
  • Indirizzo: Via Porta di Vasco N. 17
  • Data: 1964 - 1968
  • Tipologia: Edifici per attività assistenziali e spirituali
  • Autori principali: Roberto Gabetti, Aimaro Isola, Franco Corsico
Descrizione

1. Opera originaria

«Nasce come ampliamento del vecchio convitto vescovile. Il tema principale affrontato è stato l’inserimento nel paesaggio, ai margini del contesto urbano tardobarocco e nel paesaggio naturale: una architettura giocata prevalentemente sui piani orizzontali, integrata con la natura, a seguire l’andamento del terreno. All’interno, alla quota intermedia, un grande spazio per attività ricreative costituisce il centro compositivo dell’intero complesso. Il rapporto con il terreno, il cui andamento è in qualche modo riproposto nella volumetria dell’edificio, prefigura il tema dell’architettura ipogea, di cui questo edificio costituisce un primo, parziale, esperimento». (Francesco Cellini, Claudio D’Amato, Gabetti e Isola, Electa Editrice, Milano 1985, pag. 88-91).

«L’ampliamento del convitto vescovile di Mondovì (firmato anche da Franco Corsico) muove da una complessa preesistenza: il seminario vescovile, opera di Francesco Gallo, databile intorno al 1740, successivamente trasformato in convitto, situato sul lato occidentale della collina di Mondovì Piazza. Da un iniziale progetto in cui il rapporto con l’architettura del Gallo era predominante […] si passa a un dialogo più aperto con una preesistenza definita dalla natura antropizzata del sito, non più dal monumento. L’edificio a terrazze, con coronamento piano, collocato in posizione arretrata rispetto alla via verso la quale digradano gli spalti del giardino, modella la collina e costruisce un paesaggio. L’artificiosità dell’opera (rispetto alla natura ma anche all’architettura preesistente) non è negata. La struttura dell’edificio è in cemento armato, le murature esterne sono in mattoni faccia a vista, come pure i parapetti delle terrazze, che sono tagliati in alcuni punti per creare affacci chiusi da ringhiere in ferro verniciate in bianco. Il convitto evidenzia la padronanza di un lessico complesso, dove soluzioni come il blocco studi-ricreazioni al piano superiore costruiscono spazi unitari di grande interesse compositivo e dove l’uso dei materiali ha perso ormai ogni connotato di manifesto: l’integrazione proposta di cemento e mattoni, in un contesto così fortemente storicizzato, libera l’intervento in ambito storico-monumentale da ogni ipoteca di mimesis». (Carlo Olmo, Gabetti e Isola, Allemandi, Torino 1993).

«[…] La nuova ala del convitto vescovile, che costituisce una delle opere più riuscite di Gabetti e Isola negli anni sessanta, riunisce in un singolo edificio i temi che ricorrono con frequenza nelle loro architetture: la risposta al sito, il confronto con la preesistenza, l’intervento sull’antico, il rapporto con il contesto ambientale naturale». (Andrea Guerra, Manuela Morresi, Gabetti e Isola: Opere di architettura, Electa, Milano 1996, pp. 113-117).

«La nuova ala del seminario di Francesco gallo del 1740, situato nell’area di Mondovì Piazza, si dispone con un leggero slittamento rispetto all’asse longitudinale definito dall’edificio preesistente. Il nuovo corpo segue l’andamento del terreno, accogliendone le irregolarità in un’articolazione di volumi secondo un asse longitudinale spezzato a seguire l’orografia del terreno. La priorità del sito è ribadita dal gradinare a terrazze del fabbricato, dalla quota delle camere fino alla palestra, che riprende i muri di contenimento dei terrazzamenti del giardino del seminario. Il rapporto con il contesto storico e in particolare con l’edificio preesistente, esplicito nelle murature in mattoni a vista proprie della tradizione costruttiva piemontese, è più sottilmente ricercato attraverso una cura artigianale dei singoli dettagli, attenta a mostrare come l’architettura si possa fare ancora “in bottega”. Un elemento a ponte collega il vecchio e il nuovo corpo di fabbrica. La distribuzione delle diverse funzioni delle aule e delle aree di ricreazione è come sempre molto articolata e ottimizzata dai diversi livelli». (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida del Piemonte Architettura del Novecento (1902-2006), Umberto Allemandi, Torino 2008, pag. 135).

2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

Al 2019 l’edificio è inutilizzato e chiuso. L’architettura, pur preservando i caratteri originali dell’opera, presenta degradi diffusi.

(Scheda a cura di Tanja Marzi, DAD - Politecnico di Torino)


1. Original Work
«The expansion of the bishop's boarding school in Mondovì (signed also by Franco Corsico) starts from a complex pre-existence: the bishop's seminary, by Francesco Gallo, datable around 1740, later transformed into a boarding school». (Carlo Olmo, 1993).
The building, «one of the most successful works of Gabetti and Isola in the sixties, brings together in a single construction the themes that frequently recur in their projects: the response to the place where it is located, the comparison with the pre-existence, the work on the ancient and the relationship with the natural environmental context» (Andrea Guerra, Manuela Morresi, 1996).
«The attention given to the place can be seen in the choice to design the building by forming terraced steps, starting from the rooms’ level up to the gym, which takes up the retaining walls of the terraces of the seminary garden. The relationship with the historical context and with the pre-existing building especially, shown in the exposed brick walls typical of the traditional construction in Piedmont, is also more subtly sought after through an artisanal attention to the single details» (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, 2008).
«The relationship with the ground, whose shape is recreated in the volume of the building, suggests the theme of the underground architecture, of which this building is a first, partial, experiment» (Francesco Cellini, Claudio D’Amato, 1985).
«The building’s structure is in reinforced concrete, the external walls are in exposed brick, as well as the parapets of the terraces. They creating places from which to look out because cut in some points and provided with white painted iron railing» (Carlo Olmo, 1993)

2. Current state in 2019
In 2019 the building is unused and closed. The architecture, while preserving its original features, has widespread degradations.

(English version by Alessia Federica Gigliotti, DAD-Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1964 -
  • Esecuzione: 1967 - 1968
  • Tipologia Specifica: Convitto
  • Committente: Convitto Vescovile di Mondovì (rettore: don Francesco Politano)
  • Proprietà: Proprietà Ente religioso
  • Destinazione originaria: Convitto
  • Destinazione attuale: Convitto
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Franco Corsico Progetto architettonico Progetto SI
Roberto Gabetti Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/roberto-gabetti/ SI
Aimaro Isola Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.isolarchitetti.com/index.php/isolarchitetti-studio SI
Realini Impresa esecutrice Esecuzione NO
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: mattoni a vista
  • Coperture: copertura con tetto in coppi per l’ultimo livello della nuova ala; livelli intermedi con coperture piane a terrazza
  • Serramenti: serramenti lignei
  • Stato Materiale di facciata: Mediocre
  • Stato Coperture: Mediocre
  • Stato Serramenti: Mediocre

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«Nasce come ampliamento del vecchio convitto vescovile. Il tema principale affrontato è stato l’inserimento nel paesaggio, ai margini del contesto urbano tardobarocco e nel paesaggio naturale: una architettura giocata prevalentemente sui piani orizzontali, integrata con la natura, a seguire l’andamento del terreno. All’interno, alla quota intermedia, un grande spazio per attività ricreative costituisce il centro compositivo dell’intero complesso. Il rapporto con il terreno, il cui andamento è in qualche modo riproposto nella volumetria dell’edificio, prefigura il tema dell’architettura ipogea, di cui questo edificio costituisce un primo, parziale, esperimento». (Francesco Cellini, Claudio D’Amato, Gabetti e Isola, Electa Editrice, Milano 1985, pag. 88-91).

«L’ampliamento del convitto vescovile di Mondovì (firmato anche da Franco Corsico) muove da una complessa preesistenza: il seminario vescovile, opera di Francesco Gallo, databile intorno al 1740, successivamente trasformato in convitto, situato sul lato occidentale della collina di Mondovì Piazza. Da un iniziale progetto in cui il rapporto con l’architettura del Gallo era predominante […] si passa a un dialogo più aperto con una preesistenza definita dalla natura antropizzata del sito, non più dal monumento. L’edificio a terrazze, con coronamento piano, collocato in posizione arretrata rispetto alla via verso la quale digradano gli spalti del giardino, modella la collina e costruisce un paesaggio. L’artificiosità dell’opera (rispetto alla natura ma anche all’architettura preesistente) non è negata. La struttura dell’edificio è in cemento armato, le murature esterne sono in mattoni faccia a vista, come pure i parapetti delle terrazze, che sono tagliati in alcuni punti per creare affacci chiusi da ringhiere in ferro verniciate in bianco. Il convitto evidenzia la padronanza di un lessico complesso, dove soluzioni come il blocco studi-ricreazioni al piano superiore costruiscono spazi unitari di grande interesse compositivo e dove l’uso dei materiali ha perso ormai ogni connotato di manifesto: l’integrazione proposta di cemento e mattoni, in un contesto così fortemente storicizzato, libera l’intervento in ambito storico-monumentale da ogni ipoteca di mimesis». (Carlo Olmo, Gabetti e Isola, Allemandi, Torino 1993).

«[…] La nuova ala del convitto vescovile, che costituisce una delle opere più riuscite di Gabetti e Isola negli anni sessanta, riunisce in un singolo edificio i temi che ricorrono con frequenza nelle loro architetture: la risposta al sito, il confronto con la preesistenza, l’intervento sull’antico, il rapporto con il contesto ambientale naturale». (Andrea Guerra, Manuela Morresi, Gabetti e Isola: Opere di architettura, Electa, Milano 1996, pp. 113-117).

«La nuova ala del seminario di Francesco gallo del 1740, situato nell’area di Mondovì Piazza, si dispone con un leggero slittamento rispetto all’asse longitudinale definito dall’edificio preesistente. Il nuovo corpo segue l’andamento del terreno, accogliendone le irregolarità in un’articolazione di volumi secondo un asse longitudinale spezzato a seguire l’orografia del terreno. La priorità del sito è ribadita dal gradinare a terrazze del fabbricato, dalla quota delle camere fino alla palestra, che riprende i muri di contenimento dei terrazzamenti del giardino del seminario. Il rapporto con il contesto storico e in particolare con l’edificio preesistente, esplicito nelle murature in mattoni a vista proprie della tradizione costruttiva piemontese, è più sottilmente ricercato attraverso una cura artigianale dei singoli dettagli, attenta a mostrare come l’architettura si possa fare ancora “in bottega”. Un elemento a ponte collega il vecchio e il nuovo corpo di fabbrica. La distribuzione delle diverse funzioni delle aule e delle aree di ricreazione è come sempre molto articolata e ottimizzata dai diversi livelli». (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida del Piemonte Architettura del Novecento (1902-2006), Umberto Allemandi, Torino 2008, pag. 135).

2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  

Al 2019 l’edificio è inutilizzato e chiuso. L’architettura, pur preservando i caratteri originali dell’opera, presenta degradi diffusi.

(Scheda a cura di Tanja Marzi, DAD - Politecnico di Torino)


1. Original Work 
«The expansion of the bishop's boarding school in Mondovì (signed also by Franco Corsico) starts from a complex pre-existence: the bishop's seminary, by Francesco Gallo, datable around 1740, later transformed into a boarding school». (Carlo Olmo, 1993). 
The building, «one of the most successful works of Gabetti and Isola in the sixties, brings together in a single construction the themes that frequently recur in their projects: the response to the place where it is located, the comparison with the pre-existence, the work on the ancient and the relationship with the natural environmental context» (Andrea Guerra, Manuela Morresi, 1996).
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento: 2019-07-12
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti: Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia collinare del Rione Piazza di Mondovi' (CN) ai sensi dell'articolo 136, comma 1, lett. c) e d) del D.lgs. 42/2004
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia collinare del Rione Piazza di Mondovi' (CN) ai sensi dell'articolo 136, comma 1, lett. c) e d) del D.lgs. 42/2004 recante "Codice dei beni culturali e del paesaggio" (Deliberazione della Giunta Regionale 12 luglio 2019, n. 1-62).

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1971 Gabetti, Isola, Raineri, Monografie di Architetti e Designers Europei – Serie Italiana Serca Editrice Chiasso No
1973 Italian Architecture 1965-70. Second Itinerant Triennal Exhibition of Contemporary Architecture Ismeo Roma 284-285 Si
1977 Controspazio IX, n. 4-5 44-45 Si
De Feo Giovanna, Valeriani Enrico (a cura di) 1981 Architetture italiane degli anni ’70 De Luca Roma 67 No
Cellini Francesco, D’Amato Claudio 1985 Gabetti e Isola ’70bre-novembre 1977 Electa Editrice Milano 88-91 No
1988 A+U, extra edition 81 Si
Zermani Paolo (a cura di) 1989 Gabetti e Isola Zanichelli Bologna 84-85 No
Olmo Carlo 1993 Gabetti e Isola Allemandi Torino No
Guerra Andrea, Morresi Manuela 1996 Gabetti e Isola: Opere di architettura Electa Milano 113-117 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida del Piemonte Architettura del Novecento (1902-2006) Umberto Allemandi Torino 135 No
Canella Gentucca, Mellano Paolo (a cura di) 2017 Roberto Gabetti 1925-2000 Franco Angeli Milano No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Sezioni principali e pianta del livello intemedio Sezioni principali e pianta del livello intemedio Archivio Gabetti e Isola
Prospetto verso la valle Prospetto verso la valle Archivio Gabetti e Isola
Veduta dell’edificio dalla valle Veduta dell’edificio dalla valle Paolo Mussat Sartor, tratto da - Archivio Gabetti e Isola
Veduta dei terrazzamenti Veduta dei terrazzamenti Paolo Mussat Sartor, tratto da - Archivio Gabetti e Isola
Veduta verso la città alta Veduta verso la città alta Paolo Mussat Sartor, tratto da - Archivio Gabetti e Isola
La scala esterna La scala esterna Paolo Mussat Sartor, tratto da - Archivio Gabetti e Isola
Vista di un corridoio interno Vista di un corridoio interno Archivio Gabetti e Isola
Veduta dei terrazzamenti Veduta dei terrazzamenti Archivio Gabetti e Isola
Veduta verso la città alta Veduta verso la città alta Archivio Gabetti e Isola
 Veduta dei terrazzamenti, 2017 Veduta dei terrazzamenti, 2017 Google maps, 2017
 Veduta dei terrazzamenti, 2017 Veduta dei terrazzamenti, 2017 Google maps, 2017
Veduta dei terrazzamenti, 2017 Veduta dei terrazzamenti, 2017 Google maps, 2017
Veduta dei terrazzamenti e della scala, 2017 Veduta dei terrazzamenti e della scala, 2017 Google maps, 2017
Veduta interna, 2017 Veduta interna, 2017 Google maps, 2017
Veduta interna , 2017 Veduta interna , 2017 Google maps, 2017
Ortofoto, 2020 Ortofoto, 2020 Google maps - 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Tanja Marzi
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 03/05/2024

Revisori:

Mezzino Davide 2021