MONUMENTO AI MARTIRI DELLE FOSSE ARDEATINE

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    [informazioni_architettoniche] => Subito dopo la fine della guerra, nel 1946, il Comune di Roma bandì un concorso per la sistemazione delle cave ardeatine e la costruzione di un monumento in ricordo delle vittime dell'eccidio nel luogo stesso in cui avvenne: le cave di pozzolana della via Ardeatina; fu il primo concorso d'architettura nell'Italia liberata. Il concorso era suddiviso in due fasi: nella prima parteciparono 12 progetti, di cui 4, quelli di Fiorentino, Perugini, Minnucci e Corvatta Scazzocchio, passarono alla seconda fase, nella quale dopo un lungo dibattito vinsero due gruppi di architetti: quello composto da Nello Aprile, Cino Calcaprina, Aldo Cardelli, Mario Fiorentino e lo scultore Francesco Coccia, e quello formato da Giuseppe Perugini e Mirko Basaldella.

Il grandioso monumento, pur nelle semplicità e austerità della sua linea architettonica, è straordinariamente eloquente. Esso abbraccia in un solo complesso: le grotte, nelle quali venne consumato l'eccidio; il Mausoleo, ove sono raccolte le salme; il gruppo scultoreo, che sintetizza espressivamente la tragedia dei 335 martiri. L'ingresso è costituito dalla grande cancellata bronzea di Basaldella, in cui il groviglio degli elementi rappresenta figurativamente l'orrore umano di quella tragedia, oltrepassata la quale, ci si inoltra all'interno dei cunicoli ipogei, compiendo lo stesso percorso delle vittime.

Attraverso una seconda galleria, si passa al grande sacrario: un’immensa pietra tombale,  rivestita da un getto di cemento e breccia di Brescia a sua volta scalpellato in modo da conferirgli un effetto pietra, adagiata su sei pilastri a copertura delle sepolture. Il pavimento e le pareti del sepolcro sono in pietra sperone a spacco di cava, i pilastri in cemento armato sono rivestiti in porfido del trentino, le sepolture sono in granito trattato alla punta. L'oscurità dell'ambiente è appena mitigata dalla luce che filtra dalle fenditure orizzontali, create tra il masso di copertura e le pareti del Sepolcreto.
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