Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

TORRE-BOLLITORE PER LA CELLULOSA

Scheda Opera

  • Vista esterna. Foto anni Cinquanta
  • Planimetria generale, pianta quota 0.00, sezione, prospetti
  • Planimetria generale, sezione, prospetti
  • Viste esterne della Torre-bollitore in funzione
  • Vista della Torre-bollitore e dello stabilimento, 2011
  • Vista della Torre-bollitore prima della demolizione, 2011
  • Cartello affisso sul muro d’ingresso dello stabilimento di Lanzo Torinese
  • Cartello affisso sul muro d’ingresso dello stabilimento con indicazione delle fasi della demolizione avvenuta nel 2014
  • Ortofoto, 2020
  • Comune: Lanzo Torinese
  • Denominazione: TORRE-BOLLITORE PER LA CELLULOSA
  • Indirizzo: Via Torino 180-via Stura N. 11
  • Data: 1942 - 1943
  • Tipologia: Edifici per attività produttive
  • Autori principali: Gino Levi Montalcini, Paolo Ceresa
Descrizione

1. Opera originaria

«Stabilimento “Torre bollitore” per le Cartiere Giacomo Bosso a Lanzo Torinese, 1942-43. Uno stabilimento costituito da una torre di bollitura per la produzione della cellulosa e da un edificio basso, adiacente alla torre, che contiene le vasche di scarico e di sgocciolamento. Un edificio industriale in cemento caratterizzato dal contrasto tra la verticalità della torre (circa 36 metri) e le linee orizzontali del corpo basso, evidenziate dalle finestre a nastro e dalle ombre dei piani leggermente aggettanti. Un contrasto voluto e dettato da “una personale sapienza e capacità, nell’aver dato espressione e non retorica alla struttura industriale pura” (Gio Ponti)». (Emanuele Levi Montalcini, Anna Maritano, Levi Montalcini e Torino/Levi Montalcini and Turin (165), in «Domus», n. 824, marzo 2000, pp. 113-120).
Inglese: si

«Negli anni quaranta e all’inizio degli anni cinquanta capita a Levi-Montalcini di progettare tre edifici industriali di un certo rilievo, che sono tra le sue opere più belle: da un lato alcuni impianti (e in particolare la torre-bollitore della cellulosa) per le cartiere Giacomo Bosso di Lanzo Torinese, del 1942; dall’altro, sempre per le cartiere, la Centrale idroelettrica Gran Prà di Ceres, del 1947-1948; infine un’altra centrale, questa volta di tipo termoelettrico, per la società Sip a Chivasso, del 1950-54; le prime due opere con Paolo Ceresa, la terza con Paolo Ceresa e Mario Passanti. Sui primi due interventi Levi-Montalcini non ha da spendere troppe parole e le relazioni e gli scritti sono spiegazioni tecniche asciutte, nelle quali viene descritto il funzionamento tecnico e macchinistico degli impianti, mai il gioco plastico. Sulla Centrale di Chivasso, viceversa, oltre che descrizioni particolari costruisce un ragionamento ideologico di una certa portata.
Gli edifici tecnici o destinati alla produzione avevano avuto per i razionalisti un valore altamente emblematico: in essi, il rapporto tra diagramma delle attività e disposizione delle forme sembrava porsi in modo più lineare e obbligato che altrove, sino a identificarsi con la “ragione” dell’architettura. Così che l’edificio industriale si situava in una particolare dimensione ideale e normativa e tendeva di fatto a definire per estensione i caratteri dell’architettura moderna. Levi-Montalcini, mi sembra, dà un’interpretazione al fondo diversa: degli edifici industriali coglie soprattutto un carattere inevitabile e ricorrente, che è il loro scarso riferimento alle misure umane, il loro confinarsi in una dimensione separata dai gesti e dal loro significato. È questo che ne determina l’astrattezza; questo che li rende oggetto di un’esplorazione monumentale e straniata della forma. Di questa monumentalità dà un’interpretazione plastica e potente. È evidente che in questa scelta v’è memoria dell’esperienza futurista e della sua intuizione, che è quella delle potenzialità plastiche del mondo produttivo: in esso, la costruzione formale nasce sempre da un processo di imbrigliamento della “forza”. Essa viene imprigionata e dominata e si traduce nella tensione dei volumi e nei contrasti di materia». (Daniele Vitale, Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 54).

«Architettura «plastica e potente» insieme monumentale e astratta, da cui emerge con chiarezza la fiducia dei progettisti nelle “potenzialità plastiche del mondo produttivo” (Vitale, 2003). Sull’impianto, caratterizzato da un ricercato equilibrio tra linee verticali e orizzontali, domina il volume della torre-bollitore della cellulosa, vero segnale in senso pubblicitario e a scala territoriale». (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, pp. 190-191).


Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

Dal sopralluogo effettuato nel 2019 si è potuta constatare l’avvenuta demolizione della Torre-bollitore. Nelle immagini allegate si riportano i cartelli affissi all’ingresso della cartiera che documentano le fasi della demolizione avvenuta nel 2014.

(Scheda a cura di Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1942 -
  • Esecuzione: - 1943
  • Committente: Società Cartiere Giacomo Bosso
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Torre-bollitore per la cellulosa
  • Destinazione attuale: Demolito nel 2014
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Paolo Ceresa Progetto architettonico Progetto SI
Gino Levi Montalcini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/gino-levi-montalcini/ SI
  • Strutture: Cemento armato
  • Materiale di facciata: Calcestruzzo faccia a vista
  • Serramenti: Corpo basso con finestre a nastro

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«Stabilimento “Torre bollitore” per le Cartiere Giacomo Bosso a Lanzo Torinese, 1942-43. Uno stabilimento costituito da una torre di bollitura per la produzione della cellulosa e da un edificio basso, adiacente alla torre, che contiene le vasche di scarico e di sgocciolamento. Un edificio industriale in cemento caratterizzato dal contrasto tra la verticalità della torre (circa 36 metri) e le linee orizzontali del corpo basso, evidenziate dalle finestre a nastro e dalle ombre dei piani leggermente aggettanti. Un contrasto voluto e dettato da “una personale sapienza e capacità, nell’aver dato espressione e non retorica alla struttura industriale pura” (Gio Ponti)». (Emanuele Levi Montalcini, Anna Maritano, Levi Montalcini e Torino/Levi Montalcini and Turin (165), in «Domus», n. 824, marzo 2000, pp. 113-120).
Inglese: si

«Negli anni quaranta e all’inizio degli anni cinquanta capita a Levi-Montalcini di progettare tre edifici industriali di un certo rilievo, che sono tra le sue opere più belle: da un lato alcuni impianti (e in particolare la torre-bollitore della cellulosa) per le cartiere Giacomo Bosso di Lanzo Torinese, del 1942; dall’altro, sempre per le cartiere, la Centrale idroelettrica Gran Prà di Ceres, del 1947-1948; infine un’altra centrale, questa volta di tipo termoelettrico, per la società Sip a Chivasso, del 1950-54; le prime due opere con Paolo Ceresa, la terza con Paolo Ceresa e Mario Passanti. Sui primi due interventi Levi-Montalcini non ha da spendere troppe parole e le relazioni e gli scritti sono spiegazioni tecniche asciutte, nelle quali viene descritto il funzionamento tecnico e macchinistico degli impianti, mai il gioco plastico. Sulla Centrale di Chivasso, viceversa, oltre che descrizioni particolari costruisce un ragionamento ideologico di una certa portata.
Gli edifici tecnici o destinati alla produzione avevano avuto per i razionalisti un valore altamente emblematico: in essi, il rapporto tra diagramma delle attività e disposizione delle forme sembrava porsi in modo più lineare e obbligato che altrove, sino a identificarsi con la “ragione” dell’architettura. Così che l’edificio industriale si situava in una particolare dimensione ideale e normativa e tendeva di fatto a definire per estensione i caratteri dell’architettura moderna. Levi-Montalcini, mi sembra, dà un’interpretazione al fondo diversa: degli edifici industriali coglie soprattutto un carattere inevitabile e ricorrente, che è il loro scarso riferimento alle misure umane, il loro confinarsi in una dimensione separata dai gesti e dal loro significato. È questo che ne determina l’astrattezza; questo che li rende oggetto di un’esplorazione monumentale e straniata della forma. Di questa monumentalità dà un’interpretazione plastica e potente. È evidente che in questa scelta v’è memoria dell’esperienza futurista e della sua intuizione, che è quella delle potenzialità plastiche del mondo produttivo: in esso, la costruzione formale nasce sempre da un processo di imbrigliamento della “forza”. Essa viene imprigionata e dominata e si traduce nella tensione dei volumi e nei contrasti di materia». (Daniele Vitale, Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 54).

«Architettura «plastica e potente» insieme monumentale e astratta, da cui emerge con chiarezza la fiducia dei progettisti nelle “potenzialità plastiche del mondo produttivo” (Vitale, 2003). Sull’impianto, caratterizzato da un ricercato equilibrio tra linee verticali e orizzontali, domina il volume della torre-bollitore della cellulosa, vero segnale in senso pubblicitario e a scala territoriale». (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, pp. 190-191).


Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale 

Dal sopralluogo effettuato nel 2019 si è potuta constatare l’avvenuta demolizione della Torre-bollitore. Nelle immagini allegate si riportano i cartelli affissi all’ingresso della cartiera che documentano le fasi della demolizione avvenuta nel 2014.

(Scheda a cura di Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)
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  • Vincolo: Non Vincolata
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  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Levi Montalcini Emanuele, Maritano Anna 2000 Levi Montalcini e Torino/Levi Montalcini and Turin (165) Domus n. 824 113-120 No
Vitale Daniele 2003 Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Nuova serie, n. 2, anno 136 40-65 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 190-191 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista esterna. Foto anni Cinquanta Vista esterna. Foto anni Cinquanta Tratto da - Atti e Rassegna Tecnica n. 2, anno 136, 2003
Planimetria generale, pianta quota 0.00, sezione, prospetti Planimetria generale, pianta quota 0.00, sezione, prospetti Tratto da - Atti e Rassegna Tecnica n. 2, anno 136, 2003
Planimetria generale, sezione, prospetti Planimetria generale, sezione, prospetti Tratto da - Domus n. 824, marzo 2000
Viste esterne della Torre-bollitore in funzione Viste esterne della Torre-bollitore in funzione Tratto da - Domus n. 824, marzo 2000
Vista della Torre-bollitore e dello stabilimento, 2011 Vista della Torre-bollitore e dello stabilimento, 2011 Google maps - 2011
Vista della Torre-bollitore prima della demolizione, 2011 Vista della Torre-bollitore prima della demolizione, 2011 Google maps - 2011
Cartello affisso sul muro d’ingresso dello stabilimento di Lanzo Torinese Cartello affisso sul muro d’ingresso dello stabilimento di Lanzo Torinese Gentucca Canella - 2019
Cartello affisso sul muro d’ingresso dello stabilimento con indicazione delle fasi della demolizione avvenuta nel 2014 Cartello affisso sul muro d’ingresso dello stabilimento con indicazione delle fasi della demolizione avvenuta nel 2014 Gentucca Canella - 2019
Ortofoto, 2020 Ortofoto, 2020 Google maps - 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Gentucca Canella
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 24/01/2025

Revisori:

Mezzino Davide 2021