MAGAZZINI PER IL DEPOSITO DEL SALE
Scheda Opera
- Comune: Tortona
- Denominazione: MAGAZZINI PER IL DEPOSITO DEL SALE
- Indirizzo: Via Bengasi N. 5
- Data: 1949 - 1951
- Tipologia: Edifici per attività produttive
- Autori principali: Pier Luigi Nervi
Descrizione
«Quando si parla di Pier Luigi Nervi si citano immediatamente opere quali la Sala per udienze in Vaticano (1966-71), il Palazzetto dello sport di Roma (1957-59) o le Aviorimesse di Orvieto (1935) e Orbetello (1939), purtroppo andate distrutte nel 1944. Pochi sanno però che a Tortona, vicino ad Alessandria, esistono due opere di Nervi di grande valore tecnico, formale e culturale: i Capannoni del sale, risalenti al 1950, discendenti diretti degli Hangar sopra citati. Gemelli, sono parte integrante di un complesso di proprietà dei Monopoli di Stato costituito da una quindicina di edifici industriali, alcuni dei quali, risalenti probabilmente alla fine del secolo scorso (in muratura portante e copertura sostenuta da capriate in legno), per la loro qualità e rude bellezza possono essere considerati come splendidi esempi di archeologia industriale. I due capannoni sono in cemento armato gettato in opera, presentano una sezione parabolica sormontata da un lucernario e sono rivestiti da un manto metallico che li rende simili a vere e proprie macchine. Le strutture creano, a livello del terreno, una sorta di porticato al di sopra del quale un architrave conclude la volta, che mette in evidenza i portali e i pannelli a struttura nervata tesi tra loro. All’esterno troviamo alcune pensiline: servivano a riparare dalle intemperie i convogli ferroviari al momento delle operazioni di carico e scarico del sale.
Lo spazio interno ha una straordinaria qualità: una sorta di galleria rinascimentale con soffitti a cassettoni della lunghezza di un centinaio di metri e larga circa venti, dalla cui sommità due fasci di luce trafiggono la semioscurità dell’interno […] Il pavimento, rivestito in mattoni, presenta una sezione a schiena d’asino poiché qui veniva depositato il sale in grandi mucchi ad asciugare: in questo modo l’acqua poteva defluire agevolmente. […] Dal punto di vista statico, come detto, i capannoni sono costituiti da una serie di portali parabolici che scaricano a terra attraverso plinti isolati di fondazione in calcestruzzo armato, inclinati rispetto al piano di campagna per contrastare la spinta dei suddetti archi collegati tra loro attraverso travi longitudinali di dimensioni modeste. Ancora una volta viene confermato il genio di Nervi: massima resa tecnica e formale attraverso il minimo sforzo. Diceva di lui un suo stretto collaboratore, l’ingegner Mario Desideri, in un articolo pubblicato su “L’industria italiana del cemento” (ottobre 1980): “Nervi rifiutava di considerare come disegno architettonico un qualsiasi disegno che non fosse trasformabile in realtà costruttiva sia pure con la tecnica più avanzata, a in ogni caso con modalità esecutive possibili e con ragionevoli limiti di spesa. Le sue prime opere […] nascono infatti dallo studio approfondito di soluzioni con modalità costruttive di massima economia”. Insomma, la qualità non costa più della mediocrità ed è destinata a mantenere inalterato il suo fascino nel tempo, continuando a essere un modello per le generazioni successive. Dal punto di vista della conservazione, l’ultima opera di tutoraggio risale al 1995, quando si sono eseguiti alcuni scavi di sondaggio per verificare le condizioni dei plinti e delle strutture di appoggio. I plinti erano in buone condizioni generali (almeno i pochi verificati), mentre risultavano fortemente ammalorati i piedritti di raccordo con il terreno, che presentavano evidenti fenomeni di carbonatazione e rigonfiamento a causa della pesante aggressione chimica da parte del cloruro di sodio con cui sono venuti a contatto per almeno 40 anni. Le strutture della volta presentano anch’essi problemi di carbonatazione con conseguente espulsione di materiale, fessurazione ed esposizione dei ferri. Una valutazione complessiva sullo stato del manufatto è dunque difficile: occorrerebbero scavi più sistematici e una verifica della volta con impalcature sia all’interno che all’esterno. Ma non mancano le preoccupazioni». (Dario Canciani, Nervi da salvare, in «Costruire» n. 197, ottobre 1999, pp. 72-73)
«Realizzati all'inizio degli anni cinquanta su progetto dell'ingegnere Pier Luigi Nervi, per l'Amministrazione monopoli, i due fabbricati, recentemente dismessi, sono in attesa di un progetto di riqualificazione da parte della società Finteca. Il complesso si compone di due lunghi fabbricati rettangolari, di 100 e 130 metri di lunghezza su 25 metri di larghezza, coperti da una volta parabolica in cemento armato che rivela ancora una volta l'abilità tecnica ed espressiva di Nervi. […]» (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, p. 98) Traduzione inglese: sì
«Nel secondo trentennio del Novecento Pier Luigi Nervi riveste un ruolo di grande rilievo nella costruzione delle fabbriche de Monopoli, in special modo dopo la Seconda guerra mondiale. A conclusione del conflitto l’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato, ritrovatasi con la maggior parte dei magazzini e delle manifatture distrutte o danneggiate dai bombardamenti, dà avvio a un immediato piano di ripristino e ampliamento degli impianti già esistenti e alla costruzione di nuovi complessi. Una delle principali linee d’azione di tale programma, conformemente all’ammodernamento del ciclo produttivo, consiste nella realizzazione di fabbricati innovativi dal punto di vista sia tecnologico che strutturale, al fine di conformarsi alle esigenze di una più razionale produzione. In tale ambito rientrano i paraboloidi per lo stoccaggio del sale di Margherita di Savoia (1933-35, 1954-55), Tortona (1950-51), Bologna (1954), Volterra (1955-56), Cagliari (1956-58). Nella maggior parte di questi interventi si stratificano gli elementi identitari delle istanze architettoniche e costruttive nerviane, come i moderni mezzi meccanici di cantiere, l’applicazione di tecniche e materiali innovativi, l’uso di casseforme reimpiegabili, strutture prefabbricate, leganti a rapida presa, ferro-cemento.
Tra gli esiti più importanti nella ricerca della perfetta coniugazione tra semplicità formale e complessità costruttiva vi sono una serie di fabbricati commissionati dall’Amministrazione dei Monopoli di Stato a Nervi tra il 1949 e il 1951, in occasione della riconversione e ricostruzione di un’area industriale di 100.000 mq a Tortona (Alessandria), precedentemente sede della Società A.L.F.A. (Anonima Ligure Forniture Acciai) e danneggiata nel corso delle incursioni belliche del 1944.
I fabbricati del complesso, attualmente consistenti in venticinque corpi di fabbrica (ventuno capannoni per la lavorazione e il deposito dei sali e dei tabacchi; tre palazzine destinate ad uffici, alloggi e servizi; un piccolo stabile contenente i quadri tecnici) sono realizzati in tre periodi distinti del Novecento. Al primo ventennio del XX secolo risalgono alcuni dei fabbricati realizzati dalla Società A.L.F.A. e mantenuti all’interno del complesso monopolistico negli anni successivi; alla metà del Novecento risalgono gli stabilimenti e i magazzini dei sali e tabacchi costruiti in seguito all’acquisizione dell’area da parte del Monopolio di Stato; agli anni Sessanta e Settanta risalgono, infine, le strutture di servizio (infermeria, stabile per i quadri elettrici, deposito accenditore) introdotte a completamento dell’area monopolistica.
Tortona è un crocevia tra le direttici che collegano Torino, Milano e Genova e, all’epoca, una delle tappe principali della “strada del sale”; la presenza dei magazzini monopolistici e la loro collocazione territoriale in rapporto con la ferrovia, a cui il complesso è ancor oggi collegato attraverso un fascio di binari di raccordo, sono testimonianza importante della storia e dello sviluppo economico della regione, oltre che di un periodo fecondo dell’architettura e della costruzione.
Nell’ambito del complesso adibito dal 1954 a deposito dei sali e dei tabacchi greggi, le strutture più rilevanti dal punto di vista tecnico e architettonico sono due paraboloidi per lo stoccaggio del sale nel settore nord-ovest dell’area. Tali magazzini si caratterizzano rispetto ai fabbricati circostanti per le soluzioni costruttive adottate, per l’accurata ricerca scientifica e sperimentale sulle caratteristiche del cemento armato e sulla prefabbricazione, per l’arditezza della struttura voltata, libera da strutture intermedie; tutti parametri che a partire da queste realizzazioni si riveleranno fondamentali nella messa a punto di nuovi sistemi costruttivi e formali nella realizzazione di coperture di notevoli dimensioni progettate e realizzate dal Nervi negli anni successivi e che lo condurranno a eccezionali esiti architettonici internazionali, primi fra tutti la Cattedrale di St. Mary a San Francisco (1963-1971).
L’audacia dell’ingegnere, la creatività dell’architetto, la concretezza dell’imprenditore e l’esperienza maturata in un periodo ricco di stimoli scientifici, gli permettono di sviluppare soluzioni tecniche ambiziose, in accordo con la ricerca formale e con l’attenzione per gli aspetti tecnici ed economici dell’attività di cantiere e di impresa. Attraverso ardite soluzioni strutturali e funzionali basate sull’intuizione spontanea dell’intero organismo architettonico, su forme semplici e pure e il dominio del calcestruzzo egli riesce a conferire grande effetto estetico. Nel far ciò l’approccio che utilizza è di riconoscere all’architettura la propria funzione comunicativa, attribuendo agli elementi formali il valore di segni in grado di comunicare alla collettività e con gli esperti nel campo della progettazione e costruzione.
Per essere monumentali e grandiose le sue strutture non necessitano di decorazioni poiché la rilevanza architettonica è data dall’essere funzionali, staticamente corrette e fedeli alla finalità cui devono rispondere. I magazzini tortonesi non sono solo semplici “contenitori” bensì assolvono una funzione più ampia, quella di architetture, manifesto dei cambiamenti che stanno avvenendo all’epoca nell’ambito delle costruzioni.
Peraltro questi sono gli stessi anni in cui il Piemonte si fa portavoce di alcune delle opere più emblematiche della produzione nerviana, - la volta in elementi prefabbricati in ferro-cemento del Salone B del Palazzo per le Esposizioni di Torino (1947-48) o il Salone C dello stesso edificio (1949-50) - le quali contribuiscono al perfezionarsi della sua “poetica architettonica e costruttiva” e a portarlo ai massimi vertici dell’ingegneria strutturale internazionale grazie all’adozione di moderni mezzi meccanici di cantiere, all’applicazione di tecniche e materiali innovativi, all’utilizzo di casseforme reimpiegabili, strutture prefabbricate, leganti a rapida presa e ferro-cemento.
È in questo clima che si colloca la commessa di Tortona, rimasta parzialmente in sordina proprio per via delle contemporanee realizzazioni torinesi. Tortona rappresenta difatti una sorta di spartiacque della concezione tecnica e statica dell’ingegnere nella definizione spaziale, strutturale e tecnica delle fabbriche industriali. Non peraltro i due silos a copertura parabolica cattureranno l’attenzione della critica internazionale e troveranno spazio sui testi e sulle riviste scientifiche coeve per le soluzioni costruttive adottate e l’arditezza della struttura; parametri che si riveleranno alla base di tutte le opere successive di Nervi.
Pressoché “gemelli”, i due paraboloidi sono tutt’altro che privi di pretese; nascondono, dietro a un’apparente essenzialità, una tenace ricerca della perfezione geometrica e strutturale risolta nell’affermazione del rigore e della sobrietà. Il cardine della costruzione è il dettaglio (tecnico, strutturale, materico) che garantisce il corretto comportamento statico e il raggiungimento di un’efficiente soluzione architettonica.
I due magazzini differiscono solamente nella disposizione dell’attuale portale d’accesso, nel numero di pensiline esterne, nella lunghezza in pianta e nella chiusura perimetrale sul retro (dovuta alla connessione di uno dei magazzini al fabbricato retrostante, adibito a impianto di lavorazione del sale). Ambedue hanno altezza di 12,85 m in chiave e sono sormontate da un lanternino in corrispondenza del quale si sviluppa il nastro trasportatore.
Lo spazio e l’essenza dell’opera è correttamente decifrabile solo all’interno dei carapaci, dove si ritrovano tutte le peculiarità proprie della progettazione nerviana. La forza espressiva dell’ossatura portante, la potenzialità della materia e la maestria nella definizione delle coperture che sovrastano le navate sono celate dall’esterno e sono svelate solo nel momento in cui si accede ai magazzini. È al loro interno che si avverte la definizione formale, l’essenzialità e complessità costruttiva risultante dalla sommatoria dei singoli elementi costruttivi, assemblati e composti in cantiere, e dall’utilizzo di innovativi materiali e sistemi costruttivi, quali ferrocemento, casseforme mobili e ponteggi tubolari spostabili.
Lo spazio interno è ritmato dal susseguirsi di costoloni parabolici su cui poggia una maglia modulare di tavelloni prefabbricati. Sebbene l’adozione del leitmotiv dell’arco parabolico nella definizione dell’ossatura portante sia un codice confermato dell’architettura nerviana, a Tortona, la schietta espressione del progettista assume un duplice ruolo: statico e funzionale. Difatti se l’arco parabolico consente a Nervi di assicurare la staticità dell’opera - grazie all’esperienza acquisita in schemi strutturali simili - tale conformazione è quella che meglio risponde ai requisiti richiesti dalle strutture produttive. L’esigenza di avere grandi luci e spazi privi di pilastri e setti murari è soddisfatta eliminando gli ingombri strutturali e realizzando un’unica grande navata. L’arco parabolico, inoltre, rispecchia la conformazione dei cumuli di sale che l’edificio deve ospitare e ciò stabilisce una forte analogia tra contenitore e contenuto, tra forma e funzione.
Per la copertura voltata interna la regolarità geometrica della planimetria dei capannoni consente l’impiego di sole tre tipologie di tavelloni (una romboidale e due triangolari) che, impostate a 4,72 m da terra, si sviluppano sino all’imposta del lanternino sovrastante le strutture, ospitante il nastro trasportatore per il trasporto del sale all’interno. Ciò che ne deriva è una struttura unitaria in cui l’incrocio delle nervature a quarantacinque gradi consente di dirigere i carichi verso gli archi determinando l’irrigidimento della copertura e della struttura.
Il cassettonato consente così di limitare lo spessore del cemento tra le nervature - permettendo un notevole risparmio di materiale – e di scomporre la copertura in pezzi standardizzati, preparati a terra attraverso casseforme metalliche riutilizzabili (meno costose di quelle in legno). Tale procedimento costruttivo, la cui applicazione è preceduta da una serie di numerose sperimentazioni (svolte presso il magazzino dell’impresa Nervi e Bartoli presso la Magliana, Roma) sugli elementi strutturali che vanno a definire lo spazio interno dei due capannoni è brevettato da Nervi nel 1939 , all’epoca è ormai ampiamente sperimentato e applicato con grande sicurezza e abilità.
Parallelamente alle tecniche costruttive adottate, protagonista indiscusso è il cemento armato. In particolare, il materiale “prediletto” da Nervi, non solo consente di avere notevoli altezze e una grande libertà distributiva interna ma, trovandosi ad operare su dei fabbricati che devono ospitare grandi quantitativi di sale, il conglomerato è analizzato conformemente alla destinazione d’uso dell’edificio. Gli ambienti salini sono particolarmente soggetti al degrado causato dal cloruro di sodio, il quale determina spesse volte fenomeni di carbonatazione, rigonfiamenti e successivo distacco di parti di superficie con conseguente aggressione dei ferri. A dimostrazione di quanto Nervi conosca bene i pregi e i difetti di tale materiale, egli prescrive per la composizione del calcestruzzo l’aggiunta di farina fossile nella proporzione del 3% nel peso del cemento, al fine di evitare l’azione negativa che esso può causare nei confronti tanto del materiale quanto delle armature. Per evitare ulteriormente il contatto diretto tra cumuli di sale e la struttura e, conseguentemente, prevenire la corrosione, la muratura perimetrale interna e gli arconi sono ricoperti alla base da spessi listelli di legno massello per un’altezza di oltre un metro.
Il carattere inedito e personale di queste strutture scaturisce inoltre dalla sintesi tra la compiutezza del progetto architettonico e la modernità dell’organizzazione e programmazione del cantiere. Gli anni in cui Nervi progetta il complesso di Tortona sono anni di grande sperimentazione del cemento armato e della prefabbricazione; in linea con il progresso dell’ingegneria, della tecnica e della scienza delle costruzioni, sono adottati macchinari innovativi volti a migliorare le condizioni di lavoro, a ottimizzare i tempi d’esecuzione e a ridurre i costi. Il montaggio degli elementi della copertura, per esempio, è realizzato attraverso l’impiego di un innovativo ponteggio mobile su ruote. I ponti metallici, cioè le incastellature tubolari di acciaio, in questo periodo sostituiscono quelli in legname per la loro leggerezza e facilità di impianto: consentono difatti meno consumo di materiale e il raggiungimento di altezze sempre maggiori nonché le più complesse armature. Sebbene i tavolati continuino a essere in legno, la struttura portante è data da intelaiature di tubi di acciaio fissati nei due sensi, verticale e orizzontale, mediante manicotti a ganascia che si avvitano con bulloni a dado. L’intera struttura è spostabile così sia in senso verticale, mediante martinetti idraulici, sia orizzontalmente, mediante l’utilizzo di carrelli, permettendo di velocizzare l’esecuzione procedendo per campate successive.
Ciò che ne deriva è il progresso della tecnica che si rispecchia attraverso la sua professionalità, la passione per il proprio lavoro, il “piacere di costruire” che gli è proprio. Tali variabili, unitamente alle soluzioni introdotte in ambito organizzativo attraverso processi di potenziamento dei macchinari e del ciclo produttivo, sono garanzia di “risparmio di tempo nella esecuzione ed indubbi vantaggi sia per la qualità delle strutture che per la economicità delle opere” (Dino Amaduzzi, Nuovi orientamenti costruttivi dell’edilizia industriale, in “Notiziario Monopoli di Stato”, n. 62, 1964, pp.18-27)». (Federica Stella, Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, s.e., s.l., 2011, pp. 64-65, 76-78. Il testo è stato rielaborato dall’autrice nell’agosto 2020)
2. Consistenza dell’opera al 2019/Stato attuale
Il complesso, che si presenta oggi in uno stato di complessivo degrado e avvolto da una fitta vegetazione, ha subito nel corso dei decenni numerose alterazioni. Tra le principali modifiche apportate ai silos parabolici si segnalano il tamponamento di alcuni dei finestroni in corrispondenza del bordo della copertura del lanternino, l’eliminazione della struttura che inglobava il nastro trasportatore e che connetteva i due paraboloidi in corrispondenza dei rispettivi lanternini e l’apertura di due accessi in corrispondenza dei fronti principali (inizialmente chiusi).
I due magazzini giacciono oggi in uno stato di preoccupante deterioramento e ancora in attesa di un programma di rigenerazione che ne consenta la tutela e valorizzazione. La mancata manutenzione delle strutture, la continua esposizione agli agenti atmosferici e il prolungato contatto con il cloruro di sodio anche in seguito alla dismissione dello stabilimento hanno comportato un graduale peggioramento del complesso. Sebbene Nervi ponga la massima attenzione nella progettazione e realizzazione del conglomerato, conformemente alle funzioni che l’edificio deve svolgere, i tavelloni sono oggi soggetti a numerosi fattori di degrado determinati prevalentemente dalla completa mancanza di manutenzione della struttura. La corrosione delle armature metalliche sta comportando lo sgretolamento del calcestruzzo e la caduta del copriferro, in special modo all’intradosso dei grandi archi.
La maggior parte dei piedritti di raccordo con il terreno sono ammalorati e presentano fenomeni di carbonatazione e rigonfiamento a causa della pesante aggressione chimica da parte del cloruro di sodio con cui sono stati a contatto per decenni. Le strutture della volta, in alcune parti crollata, presentano anch’essi problemi di carbonatazione con conseguente espulsione di materiale, fessurazione ed esposizione dei ferri.
Queste moderne cattedrali del lavoro, testimoni tanto dello sviluppo delle costruzioni in cemento armato nel dopoguerra quanto del contributo di Nervi nel panorama architettonico moderno, rappresentano un notevole patrimonio architettonico da conoscere e tutelare. A tal fine, nel febbraio 2019, si è costituito un Comitato specifico, il Comitato “Capannoni del Sale”, avente quale scopo precipuo la tutela e la valorizzazione dei due paraboloidi attraverso la divulgazione, l’organizzazione di eventi culturali (mostre e convegni) e l’attivazione di specifiche azioni progettuali.
(Scheda a cura di Federica Stella, con Carolina Crozzolin e Guido Pavia)
Info
- Progetto: 1949 -
- Esecuzione: - 1951
- Committente: Amministrazione Monopoli di Stato
- Proprietà: Proprietà privata
Autori
Nome | Cognome | Ruolo | Fase Progetto | Archivio Architetti | Url Profilo | Autore Principale |
---|---|---|---|---|---|---|
Pier Luigi | Nervi | Progetto strutturale | Progetto | Visualizza Profilo | https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=33915 | NO |
Pier Luigi | Nervi | Progetto architettonico | Progetto | Visualizza Profilo | https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=33915 | SI |
- Strutture: Lo schema strutturale, celato dall’esterno dalle pareti di testata in muratura tradizionale, dalle pensiline in corrispondenza delle due travi di bordo laterali e da una serie di lastre di copertura, è in cemento armato e dato dalla successione di archi e
- Materiale di facciata: L’involucro perimetrale dei capannoni è dato da moduli di muratura tradizionale, di 30 cm di spessore, ritmati da una serie di pensiline a sbalzo aventi un tempo la funzione di riparare dalle intemperie il prodotto durante le operazioni di carico e scaric
- Coperture: La copertura parabolica è data da una soletta in calcestruzzo retinato con idrofugo e sormontata da un lanternino. Quest’ultimo è contraddistinto all’esterno da una copertura a doppia orditura lignea sormontata da lastre in fibrocemento ondulate.
- Serramenti: Sono assenti serramenti interni ed esterni, ad eccezione di due accessi collocati nella parete perimetrale del retro del capannone più piccolo, a collegamento dei fabbricati retrostanti (adibiti all’immagazzinamento del sale scelto e alla lavorazione del
- Stato Strutture: Cattivo
- Stato Materiale di facciata: Cattivo
- Stato Coperture: Cattivo
- Stato Serramenti: Cattivo
- Vincolo: Vincolata
- Provvedimenti di tutela: Dichiarazione di notevole interesse
- Data Provvedimento: D.C.R 30/03/2004
- Riferimento Normativo: D. Lgs 42/2004 art. 10
- Altri Provvedimenti:
- Foglio Catastale: -
- Particella: -
Note
-
Bibliografia
Autore | Anno | Titolo | Edizione | Luogo Edizione | Pagina | Specifica |
---|---|---|---|---|---|---|
Nervi Pier Luigi | 1955 | Costruire Correttamente: caratteristiche e possibilità delle strutture cementizie armate | Hoepli | Milano | No | |
Joedicke Jurgen | 1957 | Pier Luigi Nervi | Edizioni di Comunità | Milano | No | |
Huxtable Ada Louis | 1960 | Pier Luigi Nervi | Ed. George Brazillier | Londra | No | |
Canciani Dario | 1999 | Nervi da salvare. I capannoni del sale di Tortona, in «Costruire», n. 197, ottobre 1999 | 72-73 | No | ||
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa | 2008 | Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) | Allemandi | Torino | 98 | No |
Stella Federica | 2009 | Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona, tesi di laurea magistrale, Corso di Laurea Specialistica in Architettura, Facoltà di Architettura II, Politecnico di Torino, rel. prof.ssa Annalisa Dameri, dicembre 2009 | No | |||
Iori Tullia | 2009 | Pier Luigi Nervi | Motta Architettura | Milano | 30 | No |
Olmo Carlo, Chiorino Cristiana (a cura di) | 2010 | Pier Luigi Nervi. Architettura come sfida | Silvana Editoriale | Cinisello Balsamo | 1792-1798 | No |
Stella Federica | 2011 | Nervi per l’industria. I magazzini del sale di Tortona | Lulu | No | ||
Dameri Annalisa, Stella Federica | 2011 | I magazzini del sale di Tortona | Rassegna economica della provincia di Alessandria n. 1/2 | 42- 45. | No | |
Dameri Annalisa, Stella Federica | 2012 | Tortona. I magazzini del sale, in Gloria Bianchino, Dario Costi (a cura di), Cantiere Nervi. La costruzione di una identità. Storie, geografie, paralleli | Skira | Ginevra-Milano | 139-142 | No |
Chiorino Cristiana, Stella Federica | 2013 | Il padiglione a volta parabolica di Casale, in Manuel Ramello (a cura di), La riconversione del patrimonio industriale. Il caso del territorio casalese nella prospettiva italiana ed europea | Alinea | Firenze | 138-147 | No |
Modica Marcello, Santarella Francesca | 2014 | Paraboloidi. Un patrimonio dimenticato dell’architettura moderna | Edifir | Firenze | 64-65 | No |
Bitondi Mariangela , Stella Federica | 2014 | L’esperienza formale e strutturale di Pier Luigi Nervi nei depositi del sale di Margherita di Savoia e Tortona, in Agostino Catalano, Camilla Sansone (a cura di), Concrete. Architettura e Tecnica 2016, atti del IV Incontro Internazionale Convegno Nazionale - I Convegno Internazionale di Storia dell’Ingegneria, 22-23 Settembre 2016 Termoli | Luciano Editore | Napoli | 87-98 | No |
Allegati
Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale. | |
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale. | |
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale. | |
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive. | |
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale. | |
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata. |
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo | Url |
---|---|
Atlante architettura contemporanea | Visualizza |
Dizionario biografico degli Italiani - Pier Luigi Nervi | Visualizza |
Enciclopedia Treccani - Pier Luigi Nervi | Visualizza |
SAN Archivi degli Architetti - Pier Luigi Nervi | Visualizza |
MAXXI Patrimonio - Pier Luigi Nervi | Visualizza |
Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il PiemonteTitolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)
Scheda redatta da Federica Stella, con Carolina Crozzolin e Guido Pavia
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 02/05/2024
Revisori:
Mezzino Davide 2022