Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

PALAZZETTO DELLO SPORT

Scheda Opera

  • Planimetria gradinate
  • Veduta esterna di notte
  • Particolare facciata esterna
  • Vista verso via Flaminia
  • Vista esterna
  • Dettaglio cavalletti esterni
  • Vista cantiere
  • Vista interna
  • Comune: Roma
  • Località:
  • Denominazione: PALAZZETTO DELLO SPORT
  • Indirizzo: Piazza Apollodoro
  • Data: 1954 - 1958
  • Tipologia: Attrezzature sportive
  • Autori principali: Pier Luigi Nervi
Descrizione

Il Palazzetto dello Sport, così definito per distinguerlo dal Palazzo dello Sport, anch’esso realizzato da Nervi a Roma, è un edificio multifunzione, adibito principalmente ad uso sportivo, che sorge a Roma nel quartiere Parioli, su viale Tiziano all’angolo con viale Pietro de Coubertin. Vista la sua collocazione l'impianto è talora chiamato PalaTiziano.

Il progetto del palazzetto sportivo si colloca nel più vasto contesto dell’assegnazione da parte del CIO dei XVII Giochi Olimpici del 1960 a Roma, un intervento che investe la città che in un breve lasso di tempo deve dotarsi di tutti gli impianti e le infrastrutture necessari per ospitare gli eventi, localizzate principalmente in due aree distinte: la zona olimpica nord, nell’area del quartiere Flaminio, dove vengono infatti realizzati il Villaggio Olimpico, il viadotto di Corso Francia, lo Stadio Flaminio ed il Palazzo del Coni, e la zona olimpica sud, nel quartiere dell’EUR costruito pochi anni prima. Ancora oggi questo edificio è uno dei simboli più rappresentativi di quelle Olimpiadi, ma in realtà l’ideazione del Palazzetto non nasce per le Olimpiadi. Alla cui gare di pallacanestro, pugilato e sollevamento pesi viene solo successivamente dedicato e rappresenta un prototipo quasi definitivo di impianto di media grandezza ed a basso budget (già definito negli anni 1954-1955), che si prevedeva di realizzare anche in altre città italiane, come edificio idoneo allo svolgimento di diverse competizioni sportive ed eventi teatrali e musicali.

Annibale Vitellozzi progetta un edificio razionale, privo di orpelli estetici e Pier Luigi Nervi è la persona giusta per realizzarla: è forse l’unico in Italia in grado di progettare le strutture in cemento armato e dirigere tutte le fasi della realizzazione. Si tratta di un progetto in profonda oscillazione tra uno studio formale, rigoroso, logico e una ricerca estetica sui generis che riesce a rispettare le richieste dei committenti ottimizzandone al contempo la realizzazione in termini di tempistiche e costi. Tuttavia proprio la struttura del Palazzetto contribuisce alla rottura dei paradigmi formali del razionalismo, rimettendo in discussione i metodi di costruzione delle grandi strutture.

Il progetto viene ideato e presentato nel 1956 dall'architetto Annibale Vitellozzi, a cui deve essere ricondotta principalmente la paternità dell’idea, con la decisiva consulenza dell'ingegnere Pier Luigi Nervi, già impegnato nei lavori di urbanizzazione della zona, che viene coinvolto in tutte le realizzazioni statiche in cemento armato e nella copertura di grande luce.

Nella cupola del Palazzetto dello Sport di Roma il sistema costruttivo prevede la ripetizione di una tessera base a losanga che è anche cassaforma a perdere del getto delle nervature che riconnettono i ferri di attesa. A partire dagli anni ’30 e per tutti gli anni ‘50, le ricerche di Nervi sulla resistenza per forma si integrano con quelle relative al ferrocemento stimolate anche dalla politica di autarchia perseguita dal regime fascista; quel sistema, attraverso solette di piccolo spessore con all'interno vari strati di rete metallica sottile, permette infatti di costruire strutture di grande luce, senza impiegare legno per le casseforme e risparmiando ferro per armare le orditure.

Grazie ad una serie continua di sperimentazioni, Nervi mette a punto così l’originale tecnica della prefabbricazione strutturale unita al ferrocemento, detta “Sistema Nervi” – e brevettato da lui stesso nel 1943 -, basata sul principio di unire un elevato momento d’inerzia ad un minimo impiego di materiale, con la scomposizione della struttura in piccoli pezzi da realizzare a piè d’opera, da posizionare facilmente e da rendere solidali fra loro tramite getti in opera; questa tecnica viene largamente impiegata nelle opere che la sua impresa realizza per le Olimpiadi, come appunto la copertura del Palazzo ed il Palazzetto dello Sport che ne costituisce la più efficace applicazione, la pensilina dello Stadio Flaminio e l’impalcato del Viadotto di corso Francia. Con il loro elevato momento d’inerzia permettono infatti di coprire grandi luci con altezze contenute.

Realizzato dalla Società lngg. Nervi & Bartoli a seguito di trattativa privata con il CONI, è il primo impianto ad essere realizzato per i Giochi olimpici del 1960: il cantiere, avviato nel 1956, viene concluso due anni dopo per essere inaugurato nel 1958, alla presenza dell'allora presidente del consiglio Adone Zoli. Come d’abitudine per i cantieri seguiti da questa società, i lavori vengono terminati in tempo sulle tabelle di marcia e senza aggravi di costi rispetto a quelli preventivati. Il costo totale dell'impianto ammonta a 263 milioni di lire dell'epoca.

Dall'esterno il Palazzetto si presenta come una struttura compatta, monocromatica e simmetrica rispetto al suo asse centrale, con una tela di cavalletti in cemento armato che abbraccia tutta la parte inferiore esterna dello stadio. La tamponatura esterna della galleria rialzata è costituita interamente da volumi di cristallo, soluzione che contribuisce a separare visibilmente la copertura dal suo complesso sistema di sostegno perimetrale. Esso consiste in un impianto circolare di poco meno di 60 m di diametro, che ricorda vagamente la copertura a guscio del Mercato di Algeciras (1933) di Eduardo Torroja e non è dissimile dal contemporaneo Palazzo dello Sport di Marcello Piacentini e dello stesso Nervi ma, a differenza di quest'ultimo, è sovrastato da una cupola che deborda dal perimetro della sala di circa 10 metri; il diametro della copertura esterna è di circa 78 m, che nel salone si riduce a 58,50 con un'altezza massima di 21 m; l'area complessiva dell'impianto è di 4.776 mq e la cubatura vuoto per pieno è di 40.200 mc.

L’edificio è stato per anni all'avanguardia dal punto di vista architettonico, con le tribune disposte per favorire una perfetta visuale da qualsiasi settore. Al disotto delle gradinate che, con un sezione variabile, corrono tutt'intorno al campo da gioco, nell'anello perimetrale sono state costruite le attrezzature di servizio (servizi, magazzini e l'alloggio del custode). Il terreno di gioco, in parquet, si trova ad una quota di 3 m al di sotto del piano stradale, mentre la sala, a cui si accede alla prima quota della galleria, presenta una gradinata anulare unica ed è stata concepita per ospitare un numero di spettatori variabili tra i 4000 e i 5000. Anche alcune partizioni interne, come la galleria superiore esterna, in particolare le separazioni tra le gradinate e le gallerie perimetrali, sono realizzate con vetrate di cristallo temperato, che permettono la libera visuale della sala e ad una certa quantità di luce diffusa di penetrare all'interno.

Gli impianti interni sono essenziali ma sufficienti. Le opere strutturali in cemento vengono realizzate dalla Nervi & Bartoli, mentre la Siemens si occupa dell'impianto di diffusione audio interno; la Barbieri installa gli impianti di condizionamento, riscaldamento e ricircolo aria e la Electra si occupa di tutti i lavori di illuminotecnica ed elettricità.

La superficie superiore interna della copertura è rivestita da materiale fonoassorbente, mentre nelle pareti sono disposte larghe aperture che servono per la fuoriuscita dell'aria di condizionamento e per il passaggio delle vibrazioni sonore. In corrispondenza del cavo delle onde della copertura e nell'interno di esse è disposta una sorgente luminosa che, attraverso le aperture situate nelle pareti, conferisce una luminosità diffusa ad una larga zona anulare di cupola.

Per quanto riguarda la struttura della copertura, si tratta di un’elegante cupola a calotta sferica di 60 metri di diametro. Dimensionata come una membrana, è composta da 1.620 elementi a losanga prefabbricati, realizzati secondo moduli dalla forma a spicchio, con una trama di nervature che si infittisce all'avvicinarsi del centro della calotta.

La sua struttura unitaria e compatta prevede la scomposizione della struttura in un sistema di tanti piccoli elementi, uguali a gruppi, la cui matrice è ridotta, grazie alla simmetria dell’opera, a sole 13 tipologie di forma uguale e dimensioni diverse. Queste matrici, di forma per lo più triangolare e romboidale, vengono realizzate in ferrocemento, formato da un impasto di calcestruzzo che viene disteso a piè dell’opera su griglie di ferro, fino a raggiungere i 2,5 cm di spessore. Il composto si differenzia dal cemento armato in quanto fa uso di un’armatura a rete, costituita da elementi in ferro di diametro inferiore a quelle solitamente utilizzate in questo tipo di strutture.

Per la realizzazione delle losanghe, è bastato creare la forma primitiva della sagoma in laterizio, comporre l’armatura metallica dei primi tavelloni (detti "nonne"), realizzare con questi dei calchi (detti "mamme") per creare uno stampo per altri tavelloni successivi (detti "figlie"). Questi tavelloni sono di 5 tipi differenti; una volta realizzati, vengono posizionati al loro posto mediante un ponteggio leggero; tra di essi vengono posizionate le armature collaboranti e viene eseguito il getto dello spessore di 4 cm per irrigidire tutta la struttura, ottenendo una soletta armata che è al contempo sottile, resistente, elastica e di poco costo.

Nervi dimostra che a parità di luce, il suo materiale, grazie proprio allo spessore ridotto, impiega molto meno acciaio del cemento armato ordinario. Al di sopra di questa gettata viene eseguito il getto di completamento, che ha uno spessore di 9 cm, con una finitura assolutamente liscia. Con questo sistema la cupola, che a prima vista può sembrare l’elemento di più difficile realizzazione viene completata in soli 30 giorni. Il sistema costruttivo ottenuto è iperstatico: la cupola può trovare una situazione di stabilità sia come membrana sia come serie di nervature-archi atti a resistere, per effetto della loro intrinseca rigidità, al peso proprio e alle azioni esterne.

La copertura è sostenuta da 36 cavalletti a Y disposti secondo un andamento radiale lungo il perimetro dell'impianto a una distanza angolare di 10 gradi e lineare di 6,30 m l'uno dall'altro e con un’inclinazione che corrisponde alla tangente, nel piano d’imposta, alla curva della calotta. Questi 36 pilastri, realizzati in loco in calcestruzzo armato contemporaneamente alla copertura, funzionano come telai spaziali costituiti da 4 aste (tre della “Y” e una verticale). La spinta generata dai pilastri viene contrastata in fondazione, realizzata con pali Franki che sostengono un anello in cemento armato precompresso, da una serie di cavi presollecitati tessuti ogni sette pilastri e inglobati nel cemento.

Ogni cavalletto reggente la copertura è collegato ad essa tramite un 'ventaglio strutturale' che assorbe 1/36 della spinta complessiva della volta, quasi come un sistema di setti radiali. Tra due ventagli contigui, il margine periferico della calotta è composto da piccole volte nervate formate da tre pannelli prefabbricati triangolari. Questi elementi sono resi solidali tra loro con la soprastante soletta mediante armature metalliche poste nel cavo e nel colmo delle onde e successivo getto in opera di conglomerato ad alta resistenza. Si formano così delle nervature collegate tra loro dalle pareti degli elementi prefabbricati, che con la soletta creano il sistema resistente. L’ondulazione del bordo conferisce maggiore rigidezza al guscio e ne sottolinea visivamente l’attacco ai cavalletti, soluzione che ne evidenzia l’aspetto di ibrido strutturale. Le gradinate interne sono indipendenti da un punto di vista strutturale rispetto al resto della costruzione.

In linea con le indicazioni generali del Piano Olimpico, anche questo edificio è impostato secondo un basso budget ma deve essere versatile: è infatti studiato per rispondere alle esigenze della massima flessibilità. Nonostante lo sport d’elezione sia sempre stato il pugilato, per via delle caratteristiche dell'impianto, sufficientemente ampio ma non troppo dispersivo, è in grado di ospitare discipline diverse, quali sollevamento pesi, ginnastica, lotta, pallavolo, pallacanestro. Una volta finite le Olimpiadi, viene adibito anche a spettacoli per le famiglie, corsi, manifestazioni varie.

Per anni è stato la casa del basket romano: negli anni Settanta, ha ospitato la Federlazio; fino al 1983 e, successivamente, tra il 2000 e il 2003, l’impianto è stato sede degli incontri interni della Pallacanestro Virtus Roma, la più importante società di pallacanestro della Capitale, tornata a giocare nell'impianto di Viale Tiziano dalla stagione sportiva 2011-12 e che sempre qui ancora oggi disputa le sue partite; inoltre è stato sede della Roma Volley fino al 2013.

Tra il 2006 e il 2013 l'impianto subisce dei lavori che ne modificano la capienza, che viene ridotta dai 4000 originari a 3100 posti per ragioni di sicurezza. Nel 2011 si sono resi necessari lavori urgenti per adeguare l'impianto alle richieste della Lega Pallacanestro per ospitare la Virtus Roma, lavori che hanno riguardato l'aumento dei posti (fino a 3 500 effettivi), il rinnovo dell'impianto di illuminazione e di quello di riscaldamento.

Dal 2018 l'impianto è rimasto chiuso per interventi di manutenzione mai avviati e da allora ha subito un forte processo di degrado per la mancanza di interventi conservativi.

Info
  • Progetto: 1954 - 1955
  • Esecuzione: 1956 - 1958
  • Committente: CONI - Comitato Olimpico Nazionale Italiano, COR - Costruzioni Olimpiche Roma
  • Proprietà: proprietà Ente pubblico territoriale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
G. Maccagno Direzione lavori Esecuzione NO
Pier Luigi Nervi Progetto strutturale Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=33915 SI
Nervi & Bartoli S.p.A. Impresa esecutrice Esecuzione NO
Annibale Vitellozzi Progetto architettonico Progetto NO
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: calcestruzzo a faccia vista, cortina di mattoni
  • Coperture: cupola o volta
  • Stato Strutture: Discreto
  • Stato Materiale di facciata: Mediocre
  • Stato Coperture: Mediocre
  • Stato Serramenti: Mediocre

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Il progetto del palazzetto sportivo si colloca nel più vasto contesto dell’assegnazione da parte del CIO dei XVII Giochi Olimpici del 1960 a Roma, un intervento che investe la città che in un breve lasso di tempo deve dotarsi di tutti gli impianti e le infrastrutture necessari per ospitare gli eventi, localizzate principalmente in due aree distinte: la zona olimpica nord, nell’area del quartiere Flaminio, dove vengono infatti realizzati il Villaggio Olimpico, il viadotto di Corso Francia, lo Stadio Flaminio ed il Palazzo del Coni, e la zona olimpica sud, nel quartiere dell’EUR costruito pochi anni prima. Ancora oggi questo edificio è uno dei simboli più rappresentativi di quelle Olimpiadi, ma in realtà l’ideazione del Palazzetto non nasce per le Olimpiadi. Alla cui gare di pallacanestro, pugilato e sollevamento pesi viene solo successivamente dedicato e rappresenta un prototipo quasi definitivo di impianto di media grandezza ed a basso budget (già definito negli anni 1954-1955), che si prevedeva di realizzare anche in altre città italiane, come edificio idoneo allo svolgimento di diverse competizioni sportive ed eventi teatrali e musicali. 

Annibale Vitellozzi progetta un edificio razionale, privo di orpelli estetici e Pier Luigi Nervi è la persona giusta per realizzarla: è forse l’unico in Italia in grado di progettare le strutture in cemento armato e dirigere tutte le fasi della realizzazione. Si tratta di un progetto in profonda oscillazione tra uno studio formale, rigoroso, logico e una ricerca estetica sui generis che riesce a rispettare le richieste dei committenti ottimizzandone al contempo la realizzazione in termini di tempistiche e costi. Tuttavia proprio la struttura del Palazzetto contribuisce alla rottura dei paradigmi formali del razionalismo, rimettendo in discussione i metodi di costruzione delle grandi strutture.

Il progetto viene ideato e presentato nel 1956 dall'architetto Annibale Vitellozzi, a cui deve essere ricondotta principalmente la paternità dell’idea, con la decisiva consulenza dell'ingegnere Pier Luigi Nervi, già impegnato nei lavori di urbanizzazione della zona, che viene coinvolto in tutte le realizzazioni statiche in cemento armato e nella copertura di grande luce. 

Nella cupola del Palazzetto dello Sport di Roma il sistema costruttivo prevede la ripetizione di una tessera base a losanga che è anche cassaforma a perdere del getto delle nervature che riconnettono i ferri di attesa. A partire dagli anni ’30 e per tutti gli anni ‘50, le ricerche di Nervi sulla resistenza per forma si integrano con quelle relative al ferrocemento stimolate anche dalla politica di autarchia perseguita dal regime fascista; quel sistema, attraverso solette di piccolo spessore con all'interno vari strati di rete metallica sottile, permette infatti di costruire strutture di grande luce, senza impiegare legno per le casseforme e risparmiando ferro per armare le orditure.

Grazie ad una serie continua di sperimentazioni, Nervi mette a punto così l’originale tecnica della prefabbricazione strutturale unita al ferrocemento, detta “Sistema Nervi” – e brevettato da lui stesso nel 1943 -, basata sul principio di unire un elevato momento d’inerzia ad un minimo impiego di materiale, con la scomposizione della struttura in piccoli pezzi da realizzare a piè d’opera, da posizionare facilmente e da rendere solidali fra loro tramite getti in opera; questa tecnica viene largamente impiegata nelle opere che la sua impresa realizza per le Olimpiadi, come appunto la copertura del Palazzo ed il Palazzetto dello Sport che ne costituisce la più efficace applicazione, la pensilina dello Stadio Flaminio e l’impalcato del Viadotto di corso Francia. Con il loro elevato momento d’inerzia permettono infatti di coprire grandi luci con altezze contenute. 

Realizzato dalla Società lngg. Nervi & Bartoli a seguito di trattativa privata con il CONI, è il primo impianto ad essere realizzato per i Giochi olimpici del 1960: il cantiere, avviato nel 1956, viene concluso due anni dopo per essere inaugurato nel 1958, alla presenza dell'allora presidente del consiglio Adone Zoli. Come d’abitudine per i cantieri seguiti da questa società, i lavori vengono terminati in tempo sulle tabelle di marcia e senza aggravi di costi rispetto a quelli preventivati. Il costo totale dell'impianto ammonta a 263 milioni di lire dell'epoca.

Dall'esterno il Palazzetto si presenta come una struttura compatta, monocromatica e simmetrica rispetto al suo asse centrale, con una tela di cavalletti in cemento armato che abbraccia tutta la parte inferiore esterna dello stadio. La tamponatura esterna della galleria rialzata è costituita interamente da volumi di cristallo, soluzione che contribuisce a separare visibilmente la copertura dal suo complesso sistema di sostegno perimetrale. Esso consiste in un impianto circolare di poco meno di 60 m di diametro, che ricorda vagamente la copertura a guscio del Mercato di Algeciras (1933) di Eduardo Torroja e non è dissimile dal contemporaneo Palazzo dello Sport di Marcello Piacentini e dello stesso Nervi ma, a differenza di quest'ultimo, è sovrastato da una cupola che deborda dal perimetro della sala di circa 10 metri; il diametro della copertura esterna è di circa 78 m, che nel salone si riduce a 58,50 con un'altezza massima di 21 m; l'area complessiva dell'impianto è di 4.776 mq e la cubatura vuoto per pieno è di 40.200 mc.

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Gli impianti interni sono essenziali ma sufficienti. Le opere strutturali in cemento vengono realizzate dalla Nervi & Bartoli, mentre la Siemens si occupa dell'impianto di diffusione audio interno; la Barbieri installa gli impianti di condizionamento, riscaldamento e ricircolo aria e la Electra si occupa di tutti i lavori di illuminotecnica ed elettricità.

La superficie superiore interna della copertura è rivestita da materiale fonoassorbente, mentre nelle pareti sono disposte larghe aperture che servono per la fuoriuscita dell'aria di condizionamento e per il passaggio delle vibrazioni sonore. In corrispondenza del cavo delle onde della copertura e nell'interno di esse è disposta una sorgente luminosa che, attraverso le aperture situate nelle pareti, conferisce una luminosità diffusa ad una larga zona anulare di cupola. 

Per quanto riguarda la struttura della copertura, si tratta di un’elegante cupola a calotta sferica di 60 metri di diametro. Dimensionata come una membrana, è composta da 1.620 elementi a losanga prefabbricati, realizzati secondo moduli dalla forma a spicchio, con una trama di nervature che si infittisce all'avvicinarsi del centro della calotta.

La sua struttura unitaria e compatta prevede la scomposizione della struttura in un sistema di tanti piccoli elementi, uguali a gruppi, la cui matrice è ridotta, grazie alla simmetria dell’opera, a sole 13 tipologie di forma uguale e dimensioni diverse. Queste matrici, di forma per lo più triangolare e romboidale, vengono realizzate in ferrocemento, formato da un impasto di calcestruzzo che viene disteso a piè dell’opera su griglie di ferro, fino a raggiungere i 2,5 cm di spessore. Il composto si differenzia dal cemento armato in quanto fa uso di un’armatura a rete, costituita da elementi in ferro di diametro inferiore a quelle solitamente utilizzate in questo tipo di strutture.

Per la realizzazione delle losanghe, è bastato creare la forma primitiva della sagoma in laterizio, comporre l’armatura metallica dei primi tavelloni (detti "nonne"), realizzare con questi dei calchi (detti "mamme") per creare uno stampo per altri tavelloni successivi (detti "figlie"). Questi tavelloni sono di 5 tipi differenti; una volta realizzati, vengono posizionati al loro posto mediante un ponteggio leggero; tra di essi vengono posizionate le armature collaboranti e viene eseguito il getto dello spessore di 4 cm per irrigidire tutta la struttura, ottenendo una soletta armata che è al contempo sottile, resistente, elastica e di poco costo. 

Nervi dimostra che a parità di luce, il suo materiale, grazie proprio allo spessore ridotto, impiega molto meno acciaio del cemento armato ordinario. Al di sopra di questa gettata viene eseguito il getto di completamento, che ha uno spessore di 9 cm, con una finitura assolutamente liscia. Con questo sistema la cupola, che a prima vista può sembrare l’elemento di più difficile realizzazione viene completata in soli 30 giorni. Il sistema costruttivo ottenuto è iperstatico: la cupola può trovare una situazione di stabilità sia come membrana sia come serie di nervature-archi atti a resistere, per effetto della loro intrinseca rigidità, al peso proprio e alle azioni esterne. 

La copertura è sostenuta da 36 cavalletti a Y disposti secondo un andamento radiale lungo il perimetro dell'impianto a una distanza angolare di 10 gradi e lineare di 6,30 m l'uno dall'altro e con un’inclinazione che corrisponde alla tangente, nel piano d’imposta, alla curva della calotta. Questi 36 pilastri, realizzati in loco in calcestruzzo armato contemporaneamente alla copertura, funzionano come telai spaziali costituiti da 4 aste (tre della “Y” e una verticale). La spinta generata dai pilastri viene contrastata in fondazione, realizzata con pali Franki che sostengono un anello in cemento armato precompresso, da una serie di cavi presollecitati tessuti ogni sette pilastri e inglobati nel cemento. 

Ogni cavalletto reggente la copertura è collegato ad essa tramite un 'ventaglio strutturale' che assorbe 1/36 della spinta complessiva della volta, quasi come un sistema di setti radiali. Tra due ventagli contigui, il margine periferico della calotta è composto da piccole volte nervate formate da tre pannelli prefabbricati triangolari. Questi elementi sono resi solidali tra loro con la soprastante soletta mediante armature metalliche poste nel cavo e nel colmo delle onde e successivo getto in opera di conglomerato ad alta resistenza. Si formano così delle nervature collegate tra loro dalle pareti degli elementi prefabbricati, che con la soletta creano il sistema resistente.  L’ondulazione del bordo conferisce maggiore rigidezza al guscio e ne sottolinea visivamente l’attacco ai cavalletti, soluzione che ne evidenzia l’aspetto di ibrido strutturale. Le gradinate interne sono indipendenti da un punto di vista strutturale rispetto al resto della costruzione.

In linea con le indicazioni generali del Piano Olimpico, anche questo edificio è impostato secondo un basso budget ma deve essere versatile: è infatti studiato per rispondere alle esigenze della massima flessibilità. Nonostante lo sport d’elezione sia sempre stato il pugilato, per via delle caratteristiche dell'impianto, sufficientemente ampio ma non troppo dispersivo, è in grado di ospitare discipline diverse, quali sollevamento pesi, ginnastica, lotta, pallavolo, pallacanestro. Una volta finite le Olimpiadi, viene adibito anche a spettacoli per le famiglie, corsi, manifestazioni varie.

Per anni è stato la casa del basket romano: negli anni Settanta, ha ospitato la Federlazio; fino al 1983 e, successivamente, tra il 2000 e il 2003, l’impianto è stato sede degli incontri interni della Pallacanestro Virtus Roma, la più importante società di pallacanestro della Capitale, tornata a giocare nell'impianto di Viale Tiziano dalla stagione sportiva 2011-12 e che sempre qui ancora oggi disputa le sue partite; inoltre è stato sede della Roma Volley fino al 2013. 

Tra il 2006 e il 2013 l'impianto subisce dei lavori che ne modificano la capienza, che viene ridotta dai 4000 originari a 3100 posti per ragioni di sicurezza. Nel 2011 si sono resi necessari lavori urgenti per adeguare l'impianto alle richieste della Lega Pallacanestro per ospitare la Virtus Roma, lavori che hanno riguardato l'aumento dei posti (fino a 3 500 effettivi), il rinnovo dell'impianto di illuminazione e di quello di riscaldamento.  

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Note

Cronologia dell'opera - Periodo di progettazione: 1954-1955 - Inizio lavori: 1956 - Inaugurazione: 1958 - Budget dell'opera: 263 milioni di lire

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Paoli E. Gli edifici sportivi Quaderni Vitruvium n. 5 1-11 No
1949 Architettura italiana oggi Metron n. 35-36 88-89 No
Argan Giulio Carlo 1955 Pier Luigi Nervi Balcone Milano No
Ciampi Nello 1956 Il palazzetto dello sport Capitolium n. 10 289-292 Si
Nervi Pier Luigi 1958 Pier Luigi Nervi scrive L'Architettura. Cronache e Storia n. 27 590 No
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Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Fondo Pier Luigi Nervi Pier Luigi Nervi MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Palazzetto dello Sport, Roma
Fondo Pier Luigi Nervi Pier Luigi Nervi CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione, Parma Palazzetto dello Sport - Roma

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria gradinate Planimetria gradinate
Veduta esterna di notte Veduta esterna di notte
Particolare facciata esterna Particolare facciata esterna
Vista verso via Flaminia Vista verso via Flaminia
Vista esterna Vista esterna
Dettaglio cavalletti esterni Dettaglio cavalletti esterni
Vista cantiere Vista cantiere
Vista interna Vista interna

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Pier Luigi Nervi Visualizza
Enciclopedia Treccani - Pier Luigi Nervi Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Pier Luigi Nervi Visualizza
MAXXI Patrimonio - Pier Luigi Nervi Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Direzione Regionale per il Lazio
Titolare della ricerca: Università degli studi di Roma "Sapienza"
Responsabile scientifico: Piero Ostilio Rossi


Scheda redatta da
creata il 31/12/2012
ultima modifica il 12/03/2024

Revisori:

Alberto Coppo 2021