Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

QUARTIERE BELLAVISTA

Scheda Opera

  • Quartiere Bellavista a Ivrea: planimetria, mag. 1958; scala 1:1.000, china su carta da lucido; cm 86,5x89
  • Quartiere Bellavista: planimetria generale, s.d; scala 1:1000; acquerello e china su copia eliografica; cm 89,5x95,5
  • Planimetria del quartiere
  • Quartiere Bellavista, Casa C (a schiera), s.d; china e pennarello su carta da lucido; cm 42x92,5
  • Luigi Piccinato, Pianta tipo delle case a torre
  • Luigi Piccinato, Pianta tipo delle case in linea
  • Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista
  • Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista
  • Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista
  • Immagine del quartiere
  • Immagine del quartiere
  • La tipologia delle case a torre
  • La tipologia delle case a torre
  • Panoramica di Piazza Primo Maggio
  • Panoramica di Piazza Primo Maggio
  • Casa in linea a quattro piani, 2019
  • Casa in linea a quattro piani e garage, 2019
  • Casa in linea a quattro piani, dettaglio portico, 2019
  • Case in linea a tre piani, 2019
  • Casa in linea a tre piani, 2019
  • Scorcio casa in linea a tre piani e garage, 2019
  • Scorcio casa in linea a tre piani, 2019
  • Casa in linea a tre piani, dettaglio, 2019
  • Casa a torre, 2019
  • Casa a torre, 2019
  • Casa a torre, 2019
  • Casa a torre, 2020
  • Scorcio casa a torre, 2020
  • Casa a torre e garage, 2020
  • Scorcio casa a torre e garage, 2020
  • Casa a torre, dettaglio facciata, 2020
  • Casa a torre, dettaglio facciata, 2020
  • Casa a torre, particolare facciata, 2020
  • Casa a torre, dettaglio targa in facciata, 2020
  • Ivrea. Perimetrazione nominated property e buffer zone su base ortofoto, 2018
  • Ortofoto, 2020
  • Comune: Ivrea
  • Località: Bellavista
  • Denominazione: QUARTIERE BELLAVISTA
  • Indirizzo: Viale Kennedy, piazza Repubblica, viale Papa Giovanni XXIII
  • Data: 1957 - 1975
  • Tipologia: Quartieri
  • Autori principali: Luigi Piccinato
Descrizione

1. Opera originaria

«Il quartiere Bellavista è l’ultimo grande insieme di abitazioni sociali costruito dalla Società Olivetti per conto di INA Casa e il Comune di Ivrea. Il suo schema di struttura appare per la prima volta nel progetto di GTCUC del 1952/54 elaborato da Fiocchi,Quaroni, Ravieri e Renacco. È anche uno dei soli quartieri satellite autonomo previsto dal progetto, che sarà ripreso nella nuova versione del piano regolatore del 1959.
Lo schema urbanistico e il planivolumetrico saranno affidati a L. Piccinato assistito dai Servizi Tecnici dell’Olivetti e dal Comune. Il quartiere (24 ettari) è destinato ad accogliere 5.000 abitanti alloggiati in case a schiera o a torre di cinque piani. Tre torri accentuano il centro del quartiere organizzato attorno un parco perimetrato dai servizi (centro sociale, culturale e commerciale, scuole e asili).
La struttura dell’insieme è progettata secondo il modello anglosassone delle “unità di quartiere”. Lungo una circonvallazione periferica, si inseriscono le diramazioni di servizio alle abitazioni raggruppate intorno ai parcheggi. Una rete di piste dedicate ai ciclisti e ai pedoni collega le abitazioni al centro del quartiere.
Il quartiere Bellavista è un eccellente esempio della trasformazione straordinaria che si è messa in atto tra il 1940 e il 1960 da un architetto “razionalista” come Piccinato. Questa evoluzione verso un urbanismo “comunitario e democratico” associa la lezione delle città satellite finlandesi e svedesi (diffuse in Italia dalle Edizioni di Comunità) alle ricerche dell’architettura “neorealista” italiana degli anni Sessanta, incarnata da De Carlo, Gardella, Quaroni o Ridolfi». (Dossier: Politique industrielle et architecture: le cas Olivetti, in «L’Architecture d'Aujourd'hui», n. 188, décembre 1976, p. 41)

«Premessa particolare merita l’intervento di Piccinato ad Ivrea, poiché significa parlare di Adriano Olivetti, delle problematiche che la sua figura ha incarnato, del peso che la sua stimolante azione ha esercitato, in architettura particolarmente e sulla cultura nazionale in genere. La fondamentale scommessa implicita nella esperienza comunitaria, esperienza che se per un verso ha dei toni idealistici, o come scrive Zevi: “… lo stato della comunità, legata alle memorie della polis greca e del comune medioevale, tinta dalle teorie di Maritain, Mounier e Simone Weil, per affascinante che fosse, sembrava rientrare nel novero delle utopie riformistiche (Bruno Zevi, Riformista Messianico, Evangelico e sradicato, in «Cronache di Architettura», vol. VI, Laterza, Bari 1978, p. 493). Per un altro verso, nella sua concreta realizzazione ad Ivrea, comportava dicevamo la fondamentale scommessa che lo sviluppo industriale non dovesse inevitabilmente distruggere l’ambiente in cui si attuava; ma al contrario essere occasione per una riqualificazione, per una trasformazione positiva della città e del territorio; un’occasione per ripensare a scala umana l’evoluzione dell’ambiente stesso. Oggi, a distanza di oltre vent’anni dalla scomparsa di Olivetti, l’esperimento condotto nel Canavese può essere a ragione considerato tra i più importanti e significativi prodotti dalla cultura italiana nell’ultimo dopoguerra. […] E torniamo al lavoro di Piccinato a Ivrea, prima del quartiere Bellavista egli si era già interessato alla città in occasione del piano regolatore redatto, su interessamento di Olivetti, il 1938; il piano sebbene non venne mai adottato dal comune rappresentò comunque un testo indicativo sino al 1952, anno in cui venne commissionato il P.R.G. a Quaroni, Ranieri, Fiocchi e Renacco, di questo Tafuri scrive: “… il piano di Ivrea si presenta come una specie di summa, in sede operativa, delle elaborazioni teoriche che la cultura urbanistica aveva, sino ad allora, condotto. Ritroviamo infatti in esso l’applicazione coerente di quella “politica del quartiere” che Quaroni aveva più volte puntualizzato, come strumento di controllo di una pianificazione “aperta e flessibile” (Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e lo sviluppo dell’architettura moderna in Italia, Ed. Comunità, Milano 1964, p. 23 n. 19).
Ed il quartiere Bellavista si inserisce in tale ottica, che vedeva nell’organizzazione organica di un sistema urbano minimo, appunto il quartiere, il punto di partenza per un coordinamento territoriale più vasto e complesso. L’intervento di Piccinato è articolato secondo una visione che in quegli anni raccoglieva vari consensi: si preoccupava innanzi tutto di realizzare organismi efficaci a qualificare un buon livello di vita collettiva, senza ricercare un linguaggio architettonico particolarmente raffinato o elevato; perseguendo invece la definizione di un “modello” che garantisse la sua funzionalità rispetto alle esigenze di una classe sociale media. Ricordiamo in merito quanto scriveva Quaroni in quegli anni: “C’era, infatti, nell’idea del quartiere organico, la convinzione che l’architettura moderna dovesse ormai abbandonare la strada dell’arte, come espressione personale, e realizzare, col quartiere, il tema principale di questo nostro tempo: uno standard elevato ma non personale e cioè un’ottima prosa anziché una poesia mediocre: una costruzione razionalizzata, industrializzata quanto era necessario per edificare bene ed economicamente; una nuova e più ampia e varia visione spaziale, dalla prospettiva statica d’un ambiente chiuso a quella dinamica d’un ambiente aperto” (Ludovico Quaroni, Politica del quartiere, in «Urbanistica», n. 22, 1957).
Un atteggiamento questo che privilegia il buon livello qualitativo, diffuso del linguaggio architettonico, piuttosto che il “capolavoro” isolato e irrepetibile […] L’insediamento abitativo di Piccinato si confà dunque ai caratteri fin qui espressi; l’architetto caratterizza pertanto la disposizione planimetrica dei manufatti edilizi con una notevole libertà, aggregando e combinando gli edifici fuori da qualunque schema di rigida geometria, ed adottando un linguaggio architettonico semplice, di immediata comunicazione. Il linguaggio “scarno” e conciso adottato dall’architetto in questo lavoro, aldilà di una scelta progettuale che teneva conto delle esigenze economiche prestabilite, si trattava infatti di realizzare un quartiere a costi contenuti, intendeva porsi anche come emblematica “bandiera”, esempio di come l’architettura possa e debba raggiungere accettabili livelli qualitativi pur rientrando in margini economici limitati; e con ostentata eloquenza Piccinato esibisce i materiali scelti per l’intervento: calcestruzzo e laterizio.
La libertà planimetrica adottata realizza una serie di spazi verdi, fuori dai percorsi veicolari, che destinati al gioco dei bambini, connotavano altresì un intento di socializzazione. La volontà di creare degli spazi comunitari che favorissero l’incontro, è un altro degli intenti dell’architetto espresso in questo lavoro, che oltre a quelle strutture (chiesa, negozi, scuola materna, etc.) solitamente deputate anche a tale funzione, destinava uno spazio preciso per eventuali esigenze o iniziative degli abitanti; lasciava così libero un ampio spiazzo, all’incirca al centro del quartiere, affidato alla gestione comunitaria degli abitanti. È da notare poi come il quartiere, proprio per la libertà planimetrica sulla quale è impostato, pur essendo edificato con poche tipologie residenziali, non scade mai in forzate ripetizioni o in noiosi dejà vu; provoca invece scorci che mutano con il mutare del punto di osservazione. Significativo anche il posizionamento ed il trattamento della tipologia delle case a torre, emergenze che segnalano l’intervento nel paesaggio, esse non sono poste baricentricamente nel complesso, ma decentrate, quindi scomposte nella volumetria, in maniera da offrire non un’immagine stereometrica e pura, quanto invece di aggregazione volumetrica. Indice tutto ciò di una chiara volontà “anti geometrica”, una visione dell’architettura che ricerca la sua ragion d’essere nelle capacità di adattamento al luogo, nel farsi interprete della vita quotidiana dei fruitori, di risultare organismo aperto, flessibile, non-concluso, in grado di “reagire” ai cambiamenti e alle modificazioni che il tempo apporta…
La circolazione è distinta, internamente essa è pedonale, pensata in modo da permettere da tutti i punti del quartiere di raggiungere il centro ove sono ubicati scuola, asilo, chiesa e campo da gioco. I percorsi veicolari sono invece situati ai margini, con strade che percorrono l’intero perimetro del quartiere, da queste si dipartono delle strade di penetrazione a fondo cieco che si concludono in delle piazzole destinate agli automezzi.
Quartiere Bellavista a Ivrea
Il quartiere è ubicato a sud-ovest della città, parallelamente alla strada nazionale per Torino, diviso da quest’ultima da una zona verde, su di un’area a forma triangolare in cui passa la linea d1 confine tra i comuni di Ivrea e Pavone. L’impostazione urbanistica prevede una circolazione stradale marginale, con penetrazione di strade residenziali a fondo cieco; all’interno c’è un’ampia zona di verde dove sono ubicati la scuola, l’asilo nido, il centro civico e i campi da gioco. Le residenze sono composte da appartamenti di 7 e 8 vani, questi alloggi sono duplex aggregati a schiera; gli appartamenti di 5 e 6 vani sono posti in casamenti a tre piani; mentre gli appartamenti di 2 e 3 vani, sono raggruppati nella tipologia a torre. Il quartiere e altresì dotato di una chiesa con annessi uffici parrocchiali e di uno spiazzo fruibile per un eventuale mercatino rionale o per qualunque altra esigenza che gli abitanti del complesso possano esprimere. Al progetto preliminare, successivamente sono state apportate delle varianti allo scopo di ridurre il costo del complesso; varianti che furono marginali in quanto non alterarono sostanzialmente l’insieme dell’opera, l’impostazione planimetrica rimase infatti immutata e vennero modificate minimamente solo alcune tipologie residenziali.
Nota positiva e dominante del quartiere è la libertà espressa nella disposizione planimetrica; l’aggregazione delle tipologie residenziali svolta senza vincoli geometrici-cartesiani riesce a creare scorci e vedute continuamente nuovi, che mutano cioè con il mutare del punto di osservazione, oltre naturalmente a determinare tutta una serie di spazi verdi destinati al gioco dei bambini». (Cesare De Sessa, Il Quartiere Bellavista a Ivrea, in Luigi Piccinato architetto, Dedalo, Bari, 1985, pp. 83-92 e in Le opere, s.p.)

«Il quartiere, di 320.000 metri quadrati e nella previsione di circa 4000 abitanti, prende il nome da un colle vicino e fa parte del progetto generale urbanistico d’Ivrea. Nel 1957 la progettazione generale sia urbanistica sia architettonica del quartiere fu affidata a L. Piccinato, con V. Girardi. Schematicamente, il complesso potrebbe essere descritto come un quartiere satellite autosufficiente, inserito nel piano G.T.C.U.C. In particolare, sono presenti tipologia a “nastro”, con edifici di cinque piani. Nel progetto di Piccinato le connessioni fra Ivrea e il quartiere erano previste attraverso la Statale 26, l’Ivrea-Pavone e il collegamento al vicino Canton Vesco. Il complesso è servito da un sistema perimetrale di circolazione, e vi si connettono le vie di penetrazione. Le aree non edificate sono tenute a verde e spazi attrezzati.
La parte centrale, che nel progetto Piccinato era solo tracciata, fu concepita come un “cuore” urbano, secondo i dettati della Charte d’Atènes. Fu destinata alle infrastrutture sociali, commerciali, sportive, scolastiche e religiose, e oggetto di successivi completamenti ad opera di Bertola, Cascio e Sgrelli. Furono necessarie due fasi distinte e un successivo completamento. Infine, sono state realizzate (architetto O. Cascio) porzioni proprie d’un programma GESCAL e di tre cooperative di dipendenti Olivetti. Si voleva compiere una struttura abitativa autonoma, sulla base dei principi razionalisti di Piccinato: diciamo una urbanistica prettamente comunitaria. L’attinenza al dibattito europeo non prescinde dalle esperienze scandinave, all’epoca diffuse in Italia proprio grazie alle Edizioni di Comunità di Adriano Olivetti». (Pier Paride Vidari, Ivrea, città d’industria, di ricerca e di progetto (appunti sulla forma della città), in Leila Cracco Ruggini et al. (a cura di), Ivrea, ventun secoli di storia, Priuli & Verlucca, Pavone Canavese 2001, pp. 308-325, cit. pp. 320-321)

Tipologia a tre piani
«Il quartiere di Bellavista sorge a sud di Canton Vesco su un’area di 320.000 metri quadrati ed è stato progettato da Luigi Piccinato tra il 1957 e il 1969 per ospitare quattromila abitanti. La realizzazione è avvenuta in due fasi: la prima tra il 1960 e il 1961 e la seconda tra il 1970 e il 1975. […] Le tipologie di abitazione su cui si basa l’edificazione del quartiere in tale fase sono sostanzialmente due: una a tre piani e una a quattro piani, entrambe presenti nella versione in linea e in quella a blocchi sfalsati. L’edificio, rappresentativo di tutti gli edifici a tre piani fuori terra presenti nel quartiere, è composto da due moduli identici a pianta rettangolare sfalsati, ciascuno con ingresso in posizione centrale e scala che distribuisce due alloggi per piano per un totale di dodici alloggi; al piano terreno gli alloggi usufruiscono di un giardino privato. L’edificio è improntato a una estrema semplicità tipologica e formale e presenta due fronti principali diversi per numero e dimensione delle aperture e testate quasi cieche. Sul fronte in cui si aprono gli ingressi comuni sono presenti logge a filo facciata che in altri casi aggettano leggermente. Il disegno generale è impostato sul semplice gioco fra le parti in paramano leggermente rilevate e le strutture – solette marcapiano, architravi e pilastri – lasciate in calcestruzzo a vista. La struttura è in cemento armato, i tamponamenti in muratura con rivestimento esterno in paramano, la copertura a falde leggermente inclinate è coperta in tegole».
Tipologia a 4 piani
«L’edificio, rappresentativo di tutti i fabbricati a quattro piani fori terra presenti nel quartiere, è composto da due moduli identici a pianta rettangolare accostati e allineati, ciascuno con ingresso in posizione centrale e scala che distribuisce due alloggi per piano, per un totale di dodici alloggi. La costruzione, improntata a una semplicità tipologica e formale maggiore della tipologia a tre piani, presenta due fronti principali del tutto simili la cui compattezza è rotta da due file di logge profonde; le testate sono bucate da quattro finestre. L’unica differenza sostanziale con il modello a tre piani è la presenza a piano terra di venti garage con ingressi posti sui due fronti dell’edificio. La struttura è in cemento armato, i tamponamenti in muratura con rivestimento esterno in paramano, serramenti in legno laccato bianco per gli alloggi, naturale per i garage; la copertura a falde leggermente inclinate è coperta da tegole». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli (a cura di), Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, pp. 97, 106-110)

2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

Il complesso di edifici residenziali si presenta nell'insieme in discreto stato di conservazione. Nel dettaglio di ogni singolo edificio, tuttavia, emerge quanto diverse logge siano state nel tempo chiuse; alcune coperture in tegole sostituite da pannelli in lamiera. Alcune strutture sono state oggetto di consolidamento tramite rinforzi metallici. Quasi la totalità degli infissi, originariamente in legno, risulta infine sostituita da serramenti in alluminio.

Il Quartiere Bellavista è incluso nella buffer zone del sito “Ivrea, città industriale del XX secolo” inserito nel 2018 nella World Heritage List dell'UNESCO. (http://whc.unesco.org/en/list/1538)

(Scheda a cura di Stefania Dassi, MiBACT SR-PIE, Gentucca Canella, con Marco Ferrari e Tanja Marzi, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1957 - 1969
  • Esecuzione: 1960 - 1975
  • Tipologia Specifica: case in linea, case a torre
  • Committente: Comune di Ivrea
  • Proprietà: Nessuna opzione
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Vittoria Girardi Collaboratore Progetto NO
Luigi Piccinato Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=31872 SI
  • Strutture: Calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: Calcestruzzo armato strutture a vista e paramano
  • Coperture: Falde leggermente inclinate coperte da tegole
  • Serramenti: Legno laccato bianco per gli alloggi, naturale per i garage
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono

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«Il quartiere Bellavista è l’ultimo grande insieme di abitazioni sociali costruito dalla Società Olivetti per conto di INA Casa e il Comune di Ivrea. Il suo schema di struttura appare per la prima volta nel progetto di GTCUC del 1952/54 elaborato da Fiocchi,Quaroni, Ravieri e Renacco. È anche uno dei soli quartieri satellite autonomo previsto dal progetto, che sarà ripreso nella nuova versione del piano regolatore del 1959.
Lo schema urbanistico e il planivolumetrico saranno affidati a L. Piccinato assistito dai Servizi Tecnici dell’Olivetti e dal Comune. Il quartiere (24 ettari) è destinato ad accogliere 5.000 abitanti alloggiati in case a schiera o a torre di cinque piani. Tre torri accentuano il centro del quartiere organizzato attorno un parco perimetrato dai servizi (centro sociale, culturale e commerciale, scuole e asili).
La struttura dell’insieme è progettata secondo il modello anglosassone delle “unità di quartiere”. Lungo una circonvallazione periferica, si inseriscono le diramazioni di servizio alle abitazioni raggruppate intorno ai parcheggi. Una rete di piste dedicate ai ciclisti e ai pedoni collega le abitazioni al centro del quartiere.
Il quartiere Bellavista è un eccellente esempio della trasformazione straordinaria che si è messa in atto tra il 1940 e il 1960 da un architetto “razionalista” come Piccinato. Questa evoluzione verso un urbanismo “comunitario e democratico” associa la lezione delle città satellite finlandesi e svedesi (diffuse in Italia dalle Edizioni di Comunità) alle ricerche dell’architettura “neorealista” italiana degli anni Sessanta, incarnata da De Carlo, Gardella, Quaroni o Ridolfi». (Dossier: Politique industrielle et architecture: le cas Olivetti, in «L’Architecture d'Aujourd'hui», n. 188, décembre 1976, p. 41)

«Premessa particolare merita l’intervento di Piccinato ad Ivrea, poiché significa parlare di Adriano Olivetti, delle problematiche che la sua figura ha incarnato, del peso che la sua stimolante azione ha esercitato, in architettura particolarmente e sulla cultura nazionale in genere. La fondamentale scommessa implicita nella esperienza comunitaria, esperienza che se per un verso ha dei toni idealistici, o come scrive Zevi: “… lo stato della comunità, legata alle memorie della polis greca e del comune medioevale, tinta dalle teorie di Maritain, Mounier e Simone Weil, per affascinante che fosse, sembrava rientrare nel novero delle utopie riformistiche (Bruno Zevi, Riformista Messianico, Evangelico e sradicato, in «Cronache di Architettura», vol. VI, Laterza, Bari 1978, p. 493). Per un altro verso, nella sua concreta realizzazione ad Ivrea, comportava dicevamo la fondamentale scommessa che lo sviluppo industriale non dovesse inevitabilmente distruggere l’ambiente in cui si attuava; ma al contrario essere occasione per una riqualificazione, per una trasformazione positiva della città e del territorio; un’occasione per ripensare a scala umana l’evoluzione dell’ambiente stesso. Oggi, a distanza di oltre vent’anni dalla scomparsa di Olivetti, l’esperimento condotto nel Canavese può essere a ragione considerato tra i più importanti e significativi prodotti dalla cultura italiana nell’ultimo dopoguerra. […] E torniamo al lavoro di Piccinato a Ivrea, prima del quartiere Bellavista egli si era già interessato alla città in occasione del piano regolatore redatto, su interessamento di Olivetti, il 1938; il piano sebbene non venne mai adottato dal comune rappresentò comunque un testo indicativo sino al 1952, anno in cui venne commissionato il P.R.G. a Quaroni, Ranieri, Fiocchi e Renacco, di questo Tafuri scrive: “… il piano di Ivrea si presenta come una specie di summa, in sede operativa, delle elaborazioni teoriche che la cultura urbanistica aveva, sino ad allora, condotto. Ritroviamo infatti in esso l’applicazione coerente di quella “politica del quartiere” che Quaroni aveva più volte puntualizzato, come strumento di controllo di una pianificazione “aperta e flessibile” (Manfredo Tafuri, Ludovico Quaroni e lo sviluppo dell’architettura moderna in Italia, Ed. Comunità, Milano 1964, p. 23 n. 19).
Ed il quartiere Bellavista si inserisce in tale ottica, che vedeva nell’organizzazione organica di un sistema urbano minimo, appunto il quartiere, il punto di partenza per un coordinamento territoriale più vasto e complesso. L’intervento di Piccinato è articolato secondo una visione che in quegli anni raccoglieva vari consensi: si preoccupava innanzi tutto di realizzare organismi efficaci a qualificare un buon livello di vita collettiva, senza ricercare un linguaggio architettonico particolarmente raffinato o elevato; perseguendo invece la definizione di un “modello” che garantisse la sua funzionalità rispetto alle esigenze di una classe sociale media. Ricordiamo in merito quanto scriveva Quaroni in quegli anni: “C’era, infatti, nell’idea del quartiere organico, la convinzione che l’architettura moderna dovesse ormai abbandonare la strada dell’arte, come espressione personale, e realizzare, col quartiere, il tema principale di questo nostro tempo: uno standard elevato ma non personale e cioè un’ottima prosa anziché una poesia mediocre: una costruzione razionalizzata, industrializzata quanto era necessario per edificare bene ed economicamente; una nuova e più ampia e varia visione spaziale, dalla prospettiva statica d’un ambiente chiuso a quella dinamica d’un ambiente aperto” (Ludovico Quaroni, Politica del quartiere, in  «Urbanistica», n. 22, 1957).
Un atteggiamento questo che privilegia il buon livello qualitativo, diffuso del linguaggio architettonico, piuttosto che il “capolavoro” isolato e irrepetibile […] L’insediamento abitativo di Piccinato si confà dunque ai caratteri fin qui espressi; l’architetto caratterizza pertanto la disposizione planimetrica dei manufatti edilizi con una notevole libertà, aggregando e combinando gli edifici fuori da qualunque schema di rigida geometria, ed adottando un linguaggio architettonico semplice, di immediata comunicazione. Il linguaggio “scarno” e conciso adottato dall’architetto in questo lavoro, aldilà di una scelta progettuale che teneva conto delle esigenze economiche prestabilite, si trattava infatti di realizzare un quartiere a costi contenuti, intendeva porsi anche come emblematica “bandiera”, esempio di come l’architettura possa e debba raggiungere accettabili livelli qualitativi pur rientrando in margini economici limitati; e con ostentata eloquenza Piccinato esibisce i materiali scelti per l’intervento: calcestruzzo e laterizio. 
La libertà planimetrica adottata realizza una serie di spazi verdi, fuori dai percorsi veicolari, che destinati al gioco dei bambini, connotavano altresì un intento di socializzazione. La volontà di creare degli spazi comunitari che favorissero l’incontro, è un altro degli intenti dell’architetto espresso in questo lavoro, che oltre a quelle strutture (chiesa, negozi, scuola materna, etc.) solitamente deputate anche a tale funzione, destinava uno spazio preciso per eventuali esigenze o iniziative degli abitanti; lasciava così libero un ampio spiazzo, all’incirca al centro del quartiere, affidato alla gestione comunitaria degli abitanti. È da notare poi come il quartiere, proprio per la libertà planimetrica sulla quale è impostato, pur essendo edificato con poche tipologie residenziali, non scade mai in forzate ripetizioni o in noiosi dejà vu; provoca invece scorci che mutano con il mutare del punto di osservazione. Significativo anche il posizionamento ed il trattamento della tipologia delle case a torre, emergenze che segnalano l’intervento nel paesaggio, esse non sono poste baricentricamente nel complesso, ma decentrate, quindi scomposte nella volumetria, in maniera da offrire non un’immagine stereometrica e pura, quanto invece di aggregazione volumetrica. Indice tutto ciò di una chiara volontà “anti geometrica”, una visione dell’architettura che ricerca la sua ragion d’essere nelle capacità di adattamento al luogo, nel farsi interprete della vita quotidiana dei fruitori, di risultare organismo aperto, flessibile, non-concluso, in grado di “reagire” ai cambiamenti e alle modificazioni che il tempo apporta… 
La circolazione è distinta, internamente essa è pedonale, pensata in modo da permettere da tutti i punti del quartiere di raggiungere il centro ove sono ubicati scuola, asilo, chiesa e campo da gioco. I percorsi veicolari sono invece situati ai margini, con strade che percorrono l’intero perimetro del quartiere, da queste si dipartono delle strade di penetrazione a fondo cieco che si concludono in delle piazzole destinate agli automezzi.
Quartiere Bellavista a Ivrea
Il quartiere è ubicato a sud-ovest della città, parallelamente alla strada nazionale per Torino, diviso da quest’ultima da una zona verde, su di un’area a forma triangolare in cui passa la linea d1 confine tra i comuni di Ivrea e Pavone. L’impostazione urbanistica prevede una circolazione stradale marginale, con penetrazione di strade residenziali a fondo cieco; all’interno c’è un’ampia zona di verde dove sono ubicati la scuola, l’asilo nido, il centro civico e i campi da gioco. Le residenze sono composte da appartamenti di 7 e 8 vani, questi alloggi sono duplex aggregati a schiera; gli appartamenti di 5 e 6 vani sono posti in casamenti a tre piani; mentre gli appartamenti di 2 e 3 vani, sono raggruppati nella tipologia a torre. Il quartiere e altresì dotato di una chiesa con annessi uffici parrocchiali e di uno spiazzo fruibile per un eventuale mercatino rionale o per qualunque altra esigenza che gli abitanti del complesso possano esprimere. Al progetto preliminare, successivamente sono state apportate delle varianti allo scopo di ridurre il costo del complesso; varianti che furono marginali in quanto non alterarono sostanzialmente l’insieme dell’opera, l’impostazione planimetrica rimase infatti immutata e vennero modificate minimamente solo alcune tipologie residenziali.
Nota positiva e dominante del quartiere è la libertà espressa nella disposizione planimetrica; l’aggregazione delle tipologie residenziali svolta senza vincoli geometrici-cartesiani riesce a creare scorci e vedute continuamente nuovi, che mutano cioè con il mutare del punto di osservazione, oltre naturalmente a determinare tutta una serie di spazi verdi destinati al gioco dei bambini». (Cesare De Sessa, Il Quartiere Bellavista a Ivrea, in Luigi Piccinato architetto, Dedalo, Bari, 1985, pp. 83-92 e in Le opere, s.p.)

«Il quartiere, di 320.000 metri quadrati e nella previsione di circa 4000 abitanti, prende il nome da un colle vicino e fa parte del progetto generale urbanistico d’Ivrea. Nel 1957 la progettazione generale sia urbanistica sia architettonica del quartiere fu affidata a L. Piccinato, con V. Girardi. Schematicamente, il complesso potrebbe essere descritto come un quartiere satellite autosufficiente, inserito nel piano G.T.C.U.C. In particolare, sono presenti tipologia a “nastro”, con edifici di cinque piani. Nel progetto di Piccinato le connessioni fra Ivrea e il quartiere erano previste attraverso la Statale 26, l’Ivrea-Pavone e il collegamento al vicino Canton Vesco. Il complesso è servito da un sistema perimetrale di circolazione, e vi si connettono le vie di penetrazione. Le aree non edificate sono tenute a verde e spazi attrezzati.
La parte centrale, che nel progetto Piccinato era solo tracciata, fu concepita come un “cuore” urbano, secondo i dettati della Charte d’Atènes. Fu destinata alle infrastrutture sociali, commerciali, sportive, scolastiche e religiose, e oggetto di successivi completamenti ad opera di Bertola, Cascio e Sgrelli. Furono necessarie due fasi distinte e un successivo completamento. Infine, sono state realizzate (architetto O. Cascio) porzioni proprie d’un programma GESCAL e di tre cooperative di dipendenti Olivetti. Si voleva compiere una struttura abitativa autonoma, sulla base dei principi razionalisti di Piccinato: diciamo una urbanistica prettamente comunitaria. L’attinenza al dibattito europeo non prescinde dalle esperienze scandinave, all’epoca diffuse in Italia proprio grazie alle Edizioni di Comunità di Adriano Olivetti». (Pier Paride Vidari, Ivrea, città d’industria, di ricerca e di progetto (appunti sulla forma della città), in Leila Cracco Ruggini et al. (a cura di), Ivrea, ventun secoli di storia, Priuli & Verlucca, Pavone Canavese 2001, pp. 308-325, cit. pp. 320-321)

Tipologia a tre piani
«Il quartiere di Bellavista sorge a sud di Canton Vesco su un’area di 320.000 metri quadrati ed è stato progettato da Luigi Piccinato tra il 1957 e il 1969 per ospitare quattromila abitanti. La realizzazione è avvenuta in due fasi: la prima tra il 1960 e il 1961 e la seconda tra il 1970 e il 1975. […] Le tipologie di abitazione su cui si basa l’edificazione del quartiere in tale fase sono sostanzialmente due: una a tre piani e una a quattro piani, entrambe presenti nella versione in linea e in quella a blocchi sfalsati. L’edificio, rappresentativo di tutti gli edifici a tre piani fuori terra presenti nel quartiere, è composto da due moduli identici a pianta rettangolare sfalsati, ciascuno con ingresso in posizione centrale e scala che distribuisce due alloggi per piano per un totale di dodici alloggi; al piano terreno gli alloggi usufruiscono di un giardino privato. L’edificio è improntato a una estrema semplicità tipologica e formale e presenta due fronti principali diversi per numero e dimensione delle aperture e testate quasi cieche. Sul fronte in cui si aprono gli ingressi comuni sono presenti logge a filo facciata che in altri casi aggettano leggermente. Il disegno generale è impostato sul semplice gioco fra le parti in paramano leggermente rilevate e le strutture – solette marcapiano, architravi e pilastri – lasciate in calcestruzzo a vista. La struttura è in cemento armato, i tamponamenti in muratura con rivestimento esterno in paramano, la copertura a falde leggermente inclinate è coperta in tegole».
Tipologia a 4 piani
«L’edificio, rappresentativo di tutti i fabbricati a quattro piani fori terra presenti nel quartiere, è composto da due moduli identici a pianta rettangolare accostati e allineati, ciascuno con ingresso in posizione centrale e scala che distribuisce due alloggi per piano, per un totale di dodici alloggi. La costruzione, improntata a una semplicità tipologica e formale maggiore della tipologia a tre piani, presenta due fronti principali del tutto simili la cui compattezza è rotta da due file di logge profonde; le testate sono bucate da quattro finestre. L’unica differenza sostanziale con il modello a tre piani è la presenza a piano terra di venti garage con ingressi posti sui due fronti dell’edificio. La struttura è in cemento armato, i tamponamenti in muratura con rivestimento esterno in paramano, serramenti in legno laccato bianco per gli alloggi, naturale per i garage; la copertura a falde leggermente inclinate è coperta da tegole». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli (a cura di), Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, pp. 97, 106-110)

2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  

Il complesso di edifici residenziali si presenta nell'insieme in discreto stato di conservazione. Nel dettaglio di ogni singolo edificio, tuttavia, emerge quanto diverse logge siano state nel tempo chiuse; alcune coperture in tegole sostituite da pannelli in lamiera. Alcune strutture sono state oggetto di consolidamento tramite rinforzi metallici. Quasi la totalità degli infissi, originariamente in legno, risulta infine sostituita da serramenti in alluminio.

Il Quartiere Bellavista è incluso nella buffer zone del sito “Ivrea, città industriale del XX secolo” inserito nel 2018 nella World Heritage List dell'UNESCO. (http://whc.unesco.org/en/list/1538)

(Scheda a cura di Stefania Dassi, MiBACT SR-PIE, Gentucca Canella, con Marco Ferrari e Tanja Marzi, DAD - Politecnico di Torino)
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Note

"La parte centrale, che nel progetto Piccinato era solo tracciata, fu concepita come un “cuore” urbano, secondo i dettati della Charte d’Atènes. Fu destinata alle infrastrutture sociali, commerciali, sportive, scolastiche e religiose, e oggetto di successivi completamenti ad opera di Bertola, Cascio e Sgrelli. Furono necessarie due fasi distinte e un successivo completamento. Infine, sono state realizzate (architetto O. Cascio) porzioni proprie d’un programma GESCAL e di tre cooperative di dipendenti Olivetti." (Pier Paride Vidari, in Leila Cracco Ruggini et al. (a cura di), 2001)

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1976 Dossier: Politique industrielle et architecture: le cas Olivetti L’Architecture d'Aujourd'hui n. 188 No
De Sessa Cesare 1985 Il Quartiere Bellavista a Ivrea, in Luigi Piccinato architetto, e in Le opere Edizioni Dedalo Bari 83-92 e s.p. No
Vidari Pier Paride 2001 Ivrea, città d’industria, di ricerca e di progetto (appunti sulla forma della città), in Leila Cracco Ruggini et al. (a cura di), Ivrea, ventun secoli di storia Priuli & Verlucca Pavone Canavese (To) 308-325 No
Bonifazio Patrizia, Giacopelli Enrico (a cura di) 2007 Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea Allemandi Torino 97, 106-110 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Quartiere Bellavista a Ivrea: planimetria, mag. 1958; scala 1:1.000, china su carta da lucido; cm 86,5x89 Quartiere Bellavista a Ivrea: planimetria, mag. 1958; scala 1:1.000, china su carta da lucido; cm 86,5x89 Roma, Università La Sapienza, Archivio Piccinato, ALP_01.02_174_002
Quartiere Bellavista: planimetria generale, s.d; scala 1:1000; acquerello e china su copia eliografica; cm 89,5x95,5 Quartiere Bellavista: planimetria generale, s.d; scala 1:1000; acquerello e china su copia eliografica; cm 89,5x95,5 Roma, Università La Sapienza, Archivio Piccinato, ALP_01.02_174_009
Planimetria del quartiere Planimetria del quartiere Tratto da - De Sessa, Edizioni Dedalo 1985
Quartiere Bellavista, Casa C (a schiera), s.d; china e pennarello su carta da lucido; cm 42x92,5 Quartiere Bellavista, Casa C (a schiera), s.d; china e pennarello su carta da lucido; cm 42x92,5 Roma, Università La Sapienza, Archivio Piccinato, ALP_01.02_174_005
"Studio per casa con alloggi di 1 e 2 cam. Letto + cucina per l'Istituto aut. Case Popolari di Torino", ott. 1957; scala 1:1.000, 1:200, 1:100; copia eliografica; cm 40,5x97 Roma, Università La Sapienza, Archivio Piccinato, ALP_01.02_174_003
Luigi Piccinato, Pianta tipo delle case a torre Luigi Piccinato, Pianta tipo delle case a torre Tratto da - De Sessa, Edizioni Dedalo 1985
Luigi Piccinato, Pianta tipo delle case in linea Luigi Piccinato, Pianta tipo delle case in linea Tratto da - De Sessa, Edizioni Dedalo 1985
Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista Tratto da - L’Architecture d'Aujourd'hui n. 188, 1976
Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista Tratto da - Bonifazio, Giacopelli, Allemandi 2007
Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista Vista esterna degli edifici residenziali del quartiere Bellavista Tratto da - Bonifazio, Giacopelli, Allemandi 2007
Immagine del quartiere Immagine del quartiere Tratto da - De Sessa, Edizioni Dedalo 1985
Immagine del quartiere Immagine del quartiere Tratto da - De Sessa, Edizioni Dedalo 1985
La tipologia delle case a torre La tipologia delle case a torre Tratto da - De Sessa, Edizioni Dedalo 1985
La tipologia delle case a torre La tipologia delle case a torre Tratto da - De Sessa, Edizioni Dedalo 1985
Panoramica di Piazza Primo Maggio Panoramica di Piazza Primo Maggio Maurizio Gjivovich - 2014
Panoramica di Piazza Primo Maggio Panoramica di Piazza Primo Maggio Maurizio Gjivovich - 2014
Casa in linea a quattro piani, 2019 Casa in linea a quattro piani, 2019 Tanja Marzi - 2019
Casa in linea a quattro piani e garage, 2019 Casa in linea a quattro piani e garage, 2019 Tanja Marzi - 2019
Casa in linea a quattro piani, dettaglio portico, 2019 Casa in linea a quattro piani, dettaglio portico, 2019 Tanja Marzi - 2019
Case in linea a tre piani, 2019 Case in linea a tre piani, 2019 Tanja Marzi - 2019
Casa in linea a tre piani, 2019 Casa in linea a tre piani, 2019 Tanja Marzi - 2019
Scorcio casa in linea a tre piani e garage, 2019 Scorcio casa in linea a tre piani e garage, 2019 Tanja Marzi - 2019
Scorcio casa in linea a tre piani, 2019 Scorcio casa in linea a tre piani, 2019 Tanja Marzi - 2019
Casa in linea a tre piani, dettaglio, 2019 Casa in linea a tre piani, dettaglio, 2019 Tanja Marzi - 2019
Casa a torre, 2019 Casa a torre, 2019 Tanja Marzi - 2020
Casa a torre, 2019 Casa a torre, 2019 Tanja Marzi - 2020
Casa a torre, 2019 Casa a torre, 2019 Tanja Marzi - 2019
Casa a torre, 2020 Casa a torre, 2020 Tanja Marzi - 2020
Scorcio casa a torre, 2020 Scorcio casa a torre, 2020 Tanja Marzi - 2020
Casa a torre e garage, 2020 Casa a torre e garage, 2020 Tanja Marzi - 2020
Scorcio casa a torre e garage, 2020 Scorcio casa a torre e garage, 2020 Tanja Marzi - 2020
Casa a torre, dettaglio facciata, 2020 Casa a torre, dettaglio facciata, 2020 Tanja Marzi - 2020
Casa a torre, dettaglio facciata, 2020 Casa a torre, dettaglio facciata, 2020 Tanja Marzi - 2020
Casa a torre, particolare facciata, 2020 Casa a torre, particolare facciata, 2020 Tanja Marzi - 2020
Casa a torre, dettaglio targa in facciata, 2020 Casa a torre, dettaglio targa in facciata, 2020 Tanja Marzi - 2020
Ivrea. Perimetrazione nominated property e buffer zone su base ortofoto, 2018 Ivrea. Perimetrazione nominated property e buffer zone su base ortofoto, 2018 Tratto da - Dossier di Candidatura WHL “Ivrea Città Industriale del XX secolo” 2018
Ortofoto, 2020 Ortofoto, 2020 Google maps - 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Luigi Piccinato Visualizza
Enciclopedia Treccani - Luigi Piccinato Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Luigi Piccinato Visualizza
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da StefaniStefania Dassi, Gentucca Canella con Marco Ferrari e Tanja Marzi
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 17/01/2025

Revisori:

Mezzino Davide 2021