Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

VILLA SAN SISTO

Scheda Opera

  • Veduta d’insieme, anni Cinquanta
  • Veduta d’insieme, anni Cinquanta
  • Piante e sezione
  • Veduta del prospetto con l’ingresso principale, anni Cinquanta
  • Vista dal giardino, anni Cinquanta
  • Vista esterna dal lato del garage e dell’area di servizio, anni Cinquanta
  • Particolare dell’apparato di manovra degli antoni per la vetrata del soggiorno
  • Particolare della vetrata e degli antoni sul lato del soggiorno, anni Cinquanta
  • Vista d’insieme dalla strada, dall’esterno della cancellata, 2020
  • Il fronte con l’ingresso principale , 2020
  • Vista del fronte verso il giardino con la vetrata e gli antoni dal lato del soggiorno, 2020
  • Particolare dei serramenti delle camere da letto e, più sopra, le aperture di ventilazione per la zona a soffitta, 2020
  • Vista di scorcio fel fronte sul lato del soggiorno con gli antoni aperti, 2020
  • Vista del fronte dal lato pranzo e cucina, 2020
  • Vista del fronte dal lato del garage, 2020
  • Scorcio del fronte con l’ingresso principale, 2020
  • Vista d’insieme, 2020
  • Vista d’insieme dal giardino, 2020
  • Ortofoto, 2020
  • Comune: Bardonecchia
  • Denominazione: VILLA SAN SISTO
  • Indirizzo:
  • Data: 1950 - 1953
  • Tipologia: Abitazioni unifamiliari
  • Autori principali: Paolo Ceresa
Descrizione

1. Opera originaria
«1953. Villa S. Sisto a Bardonecchia, Valle della Dora Riparia, a metri 1300. Questa notevole architettura trascende i canoni dell’edilizia alpina usuale e presenta alcune particolarità interessanti. Anche lo studio dei serramenti è molto approfondito». (Mario Cereghini, Costruire in montagna. Architettura e storia, Edizioni del Milione, Milano, 1956, p. 376).

«Nelle immagini fotografiche la villa sembra di dimensioni molto più rilevanti di quello che non sia nella realtà. La lavorazione progettuale delle facciate che mutano secondo le diverse esposizioni visuali della casa stessa, è un particolare concettuale non estraneo ad altre architetture moderne alpine, come la slittovia di Mollino o la Villa dei Sette Camini di Vietti, a dimostrazione di una ferrea volontà di non omologarsi al mimetismo di parte…». (Luciano Bolzoni, Architettura moderna nelle Alpi italiane dal 1900 alla fine degli anni Cinquanta, Quaderni di cultura alpina, Priuli & Verlucca Editori, Scarmagno 2000, p. 122)

«Paolo Ceresa (Bardonecchia 1911- Torino 1997), opera come architetto per lo più a Torino, ma ha solide radici a Bardonecchia dove costruisce alcune ville e condominii, il monumento ai caduti, collabora inoltre al restauro del campanile della chiesa parrocchiale e di affreschi medioevali. Appassionato di montagna e accademico del CAI è attento all’architettura montana: progetta alcuni rifugi e insieme al fratello Stefano apre nuove “vie”. Professionalmente collabora dal 1936 alla fine degli anni Sessanta con Gino Levi-Montalcini. La sua prima esperienza professionale è, infatti, la direzione dei lavori della colonia IX maggio.
Tra le sue opere da ricordare spiccano le ville del 1950 di S. Ippolito (oggi demolita) e di S. Sisto, situate nei terreni della ex Società Immobiliare Bardonecchia.
Sicuramente sono evidenti dei “richiami” ad opere precedenti come per esempio Villa Marocco a Sauze d’Oulx del 1947 (in collaborazione con Levi Montalcini), ma sia per la “pulizia” dei volumi sia per l’originalità dei particolari costruttivi, come quelli dei serramenti, le ville S. Sisto e S. Ippolito rimangono, oggi, in memoria di un attento sapere e fare di architettura degli anni Cinquanta». (Franca Ceresa, Paolo Ceresa, Ville S. Ippolito e S. Sisto, in Alpi da scoprire. Arte, paesaggio, architettura, per progettare il futuro, a cura di Antonio De Rossi, Giuseppe Sergi, Andrea Zonato, Edizioni del Graffio, Borgone Susa, Torino 2008)

«La villa è situata su un lotto d’angolo e l’accesso è collocato trasversalmente, all’incrocio dei due lati della casa paralleli alle vie, rispetto a cui è leggermente arretrata. Entrando, lo sguardo abbraccia i due lati di una pianta sostanzialmente semplice e rettangolare.
I prospetti tuttavia si scompongono e si moltiplicano per mezzo di volumi rivestiti con assi orizzontali di legno chiaro, che si staccano dalla superficie di intonaco bianco. La ricerca di una dialettica feconda tra il linguaggio del moderno ed elementi della tradizione vernacolare è evidente: la pietra dello zoccolo e del camino, il legno del rivestimento e le falde del tetto contrastano con aperture orizzontali, forme geometrizzanti e gocciolatoi scultorei collocati nei punti di raccordo e giunzione dell’edificio.
La casa montana con tetto a doppia falda è rielaborata in modo straordinario e genera soluzioni e forme inusitate, attraverso lo sviluppo plastico di geometrie trapezoidali di facciate inclinate che si incastrano con i piani del volume principale.
Il gioco delle superfici e dei volumi raggiunge la massima tensione nel fronte sul giardino, con un volume che si impenna sul culmine di una falda, convergente in basso con un’altra falda, opposta per direzione e inclinazione, quasi a disegnare due ali spiegate di andature irregolari, mentre sul prospetto il volume si riflette verso l’interno». (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, pp. 158-159).

«La villa di Ceresa, come i precedenti progetti di Levi Montalcini, evidenzia un cambio di sensibilità rispetto ai decenni precedenti, una nuova attenzione verso il linguaggio. Gli elementi della tradizione diventano “pretesti” per un’esplorazione progettuale che ricerca nuove possibilità e soluzioni formali: la copertura e il rivestimento ligneo di facciata si fondono e si deformano fino a costituire un unico prisma dagli spigoli molto netti». (Istituto di Architettura Montana. Centro di ricerca. Dipartimento di Architettura e Design Politecnico di Torino - https://areeweb.polito.it/ricerca/IAM/?p=909).


2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale
La villa presenta condizioni ottimali e conserva integralmente i caratteri percettivi originari.

(Scheda a cura di Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)


1. Original Work
Villa S. Sisto is located on the site of the ex Real Estate Company in Bardonecchia, at 1300 mt. It is an original example of Paolo Ceresa’s Alpine architecture in 1953.
He was an academician of the CAI and he collaborated with Gino Levi-Montalcini from 1936 to the end of 1960s.
The house is certainly considered one of his iconic works and a fine specimen of innovative Architecture in 1950s for the essentiality of volumes and for the originality of building details like that for windows and doors frames.
«The villa is located on a corner lot and the entrance is placed transversally, at the crossing of its two sides, which are parallels to the streets. The house is slightly backward from these. Going inside, you can take in two sides of the simple and rectangular plan substantially at a glance.
However, the fronts are decomposed and multiplied it through the volumes coated with horizontal light wooden axes, which detach from the white plaster surface. The research of a productive dialectic between the modern language and the elements of the vernacular tradition emerges: the stone of the base and of the chimney, the wood of lining and the pitches of the roof differ from the horizontal openings, the geometrizing shapes and sculptural dripstones placed in the joints of the building.
The Alpine house with the double pitched roof is revised in an unusual way and it begets uncommon solutions and forms, through the plastic development of the trapezoidal geometries of the inclined facades that fit it with the plans of the main building.
The surfaces and volumes game reaches highest tension in the front on the garden, with an element that rises on the top of a pitch, converging low with another pitch, opposed for direction and slope, almost to draw two open wings with irregular cadences, while on the main elevation that volume is reflected inward» (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), 2008).

2. Current state in 2019
The villa is in a good state of conservation and the distinctive characters remain unchanged.

(English version by Teresa Casale, DAD-Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1950 -
  • Esecuzione: - 1953
  • Tipologia Specifica: Villa unifamiliare
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Villa unifamiliare
  • Destinazione attuale: Villa unifamiliare
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Paolo Ceresa Progetto architettonico Progetto SI
Paolo Ceresa Direzione lavori Esecuzione NO
  • Materiale di facciata: Rivestimento con assi orizzontali di legno chiaro che si staccano dalla superficie di intonaco bianco
  • Coperture: Copertura a falda
  • Serramenti: Serramenti in legno
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
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«Nelle immagini fotografiche la villa sembra di dimensioni molto più rilevanti di quello che non sia nella realtà. La lavorazione progettuale delle facciate che mutano secondo le diverse esposizioni visuali della casa stessa, è un particolare concettuale non estraneo ad altre architetture moderne alpine, come la slittovia di Mollino o la Villa dei Sette Camini di Vietti, a dimostrazione di una ferrea volontà di non omologarsi al mimetismo di parte…». (Luciano Bolzoni, Architettura moderna nelle Alpi italiane dal 1900 alla fine degli anni Cinquanta, Quaderni di cultura alpina, Priuli & Verlucca Editori, Scarmagno 2000, p. 122)

«Paolo Ceresa (Bardonecchia 1911- Torino 1997), opera come architetto per lo più a Torino, ma ha solide radici a Bardonecchia dove costruisce alcune ville e condominii, il monumento ai caduti, collabora inoltre al restauro del campanile della chiesa parrocchiale e di affreschi medioevali. Appassionato di montagna e accademico del CAI è attento all’architettura montana: progetta alcuni rifugi e insieme al fratello Stefano apre nuove “vie”. Professionalmente collabora dal 1936 alla fine degli anni Sessanta con Gino Levi-Montalcini. La sua prima esperienza professionale è, infatti, la direzione dei lavori della colonia IX maggio.
Tra le sue opere da ricordare spiccano le ville del 1950 di S. Ippolito (oggi demolita) e di S. Sisto, situate nei terreni della ex Società Immobiliare Bardonecchia.
Sicuramente sono evidenti dei “richiami” ad opere precedenti come per esempio Villa Marocco a Sauze d’Oulx del 1947 (in collaborazione con Levi Montalcini), ma sia per la “pulizia” dei volumi sia per l’originalità dei particolari costruttivi, come quelli dei serramenti, le ville S. Sisto e S. Ippolito rimangono, oggi, in memoria di un attento sapere e fare di architettura degli anni Cinquanta». (Franca Ceresa, Paolo Ceresa, Ville S. Ippolito e S. Sisto, in Alpi da scoprire. Arte, paesaggio, architettura, per progettare il futuro, a cura di Antonio De Rossi, Giuseppe Sergi, Andrea Zonato, Edizioni del Graffio, Borgone Susa, Torino 2008)

«La villa è situata su un lotto d’angolo e l’accesso è collocato trasversalmente, all’incrocio dei due lati della casa paralleli alle vie, rispetto a cui è leggermente arretrata. Entrando, lo sguardo abbraccia i due lati di una pianta sostanzialmente semplice e rettangolare. 
I prospetti tuttavia si scompongono e si moltiplicano per mezzo di volumi rivestiti con assi orizzontali di legno chiaro, che si staccano dalla superficie di intonaco bianco. La ricerca di una dialettica feconda tra il linguaggio del moderno ed elementi della tradizione vernacolare è evidente: la pietra dello zoccolo e del camino, il legno del rivestimento e le falde del tetto contrastano con aperture orizzontali, forme geometrizzanti e gocciolatoi scultorei collocati nei punti di raccordo e giunzione dell’edificio.
La casa montana con tetto a doppia falda è rielaborata in modo straordinario e genera soluzioni e forme inusitate, attraverso lo sviluppo plastico di geometrie trapezoidali di facciate inclinate che si incastrano con i piani del volume principale.
Il gioco delle superfici e dei volumi raggiunge la massima tensione nel fronte sul giardino, con un volume che si impenna sul culmine di una falda, convergente in basso con un’altra falda, opposta per direzione e inclinazione, quasi a disegnare due ali spiegate di andature irregolari, mentre sul prospetto il volume si riflette verso l’interno». (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, pp. 158-159).

«La villa di Ceresa, come i precedenti progetti di Levi Montalcini, evidenzia un cambio di sensibilità rispetto ai decenni precedenti, una nuova attenzione verso il linguaggio. Gli elementi della tradizione diventano “pretesti” per un’esplorazione progettuale che ricerca nuove possibilità e soluzioni formali: la copertura e il rivestimento ligneo di facciata si fondono e si deformano fino a costituire un unico prisma dagli spigoli molto netti». (Istituto di Architettura Montana. Centro di ricerca. Dipartimento di Architettura e Design Politecnico di Torino - https://areeweb.polito.it/ricerca/IAM/?p=909).


2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  
La villa presenta condizioni ottimali e conserva integralmente i caratteri percettivi originari.

(Scheda a cura di Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)


1. Original Work 
Villa S. Sisto is located on the site of the ex Real Estate Company in Bardonecchia, at 1300 mt. It is an original example of Paolo Ceresa’s Alpine architecture in 1953. 
He was an academician of the CAI and he collaborated with Gino Levi-Montalcini from 1936 to the end of 1960s. 
The house is certainly considered one of his iconic works and a fine specimen of innovative Architecture in 1950s for the essentiality of volumes and for the originality of building details like that for windows and doors frames. 
«The villa is located on a corner lot and the entrance is placed transversally, at the crossing of its two sides, which are parallels to the streets. The house is slightly backward from these. Going inside, you can take in two sides of the simple and rectangular plan substantially at a glance.
However, the fronts are decomposed and multiplied it through the volumes coated with horizontal light wooden axes, which detach from the white plaster surface. The research of a productive dialectic between the modern language and the elements of the vernacular tradition emerges: the stone of the base and of the chimney, the wood of lining and the pitches of the roof differ from the horizontal openings, the geometrizing shapes and sculptural dripstones placed in the joints of the building.
The Alpine house with the double pitched roof is revised in an unusual way and it begets uncommon solutions and forms, through the plastic development of the trapezoidal geometries of the inclined facades that fit it with the plans of the main building.
The surfaces and volumes game reaches highest tension in the front on the garden, with an element that rises on the top of a pitch, converging low with another pitch, opposed for direction and slope, almost to draw two open wings with irregular cadences, while on the main elevation that volume is reflected inward» (Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), 2008). 

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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Vincolo ambientale
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  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
IAM, Istituto di Architettura Montana. Centro di ricerca. Dipartimento di Architettura e Design Politecnico di Torino - https://areeweb.polito.it/ricerca/IAM/?p=909) No
Mario Cereghini 1956 Costruire in montagna. Architettura e storia Edizioni del Milione Milano 376-377 No
Franca Ceresa 2008 Paolo Ceresa, Ville S. Ippolito e S. Sisto, in Alpi da scoprire. Arte, paesaggio, architettura, per progettare il futuro, a cura di Antonio De Rossi, Giuseppe Sergi, Andrea Zonato Edizioni del Graffio Borgone Susa, Torino No
Maria Adriana Giusti e Rosa Tamborrino 2008 Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 158-159 No
Antonio De Rossi 2019 Case della modernità alpina. Spazi inaugurali di apertura, sperimentazione, sedimentazione, «ArchAlp», Nuova serie, n. 3, dicembre 2019 44531 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Veduta d’insieme, anni Cinquanta Veduta d’insieme, anni Cinquanta Tratto da - Cereghini, Edizioni del Milione, Milano 1956
Veduta d’insieme, anni Cinquanta Veduta d’insieme, anni Cinquanta Tratto da - Cereghini, Edizioni del Milione, Milano 1956
Piante e sezione Piante e sezione Tratto da - Cereghini, Edizioni del Milione, Milano 1956
Veduta del prospetto con l’ingresso principale, anni Cinquanta Veduta del prospetto con l’ingresso principale, anni Cinquanta Archivio Paolo Ceresa
Vista dal giardino, anni Cinquanta Vista dal giardino, anni Cinquanta Archivio Paolo Ceresa
Vista esterna dal lato del garage e dell’area di servizio, anni Cinquanta Vista esterna dal lato del garage e dell’area di servizio, anni Cinquanta Archivio Paolo Ceresa, tratto da - Cereghini, Edizioni del Milione, Milano 1956
Particolare dell’apparato di manovra degli antoni per la vetrata del soggiorno Particolare dell’apparato di manovra degli antoni per la vetrata del soggiorno Tratto da - Cereghini, Edizioni del Milione, Milano 1956
Particolare della vetrata e degli antoni sul lato del soggiorno, anni Cinquanta Particolare della vetrata e degli antoni sul lato del soggiorno, anni Cinquanta Archivio Paolo Ceresa, tratto da - Cereghini, Edizioni del Milione, Milano 1956
Vista d’insieme dalla strada, dall’esterno della cancellata, 2020 Vista d’insieme dalla strada, dall’esterno della cancellata, 2020 Gentucca Canella, 2020
Il fronte con l’ingresso principale , 2020 Il fronte con l’ingresso principale , 2020 Gentucca Canella, 2020
Vista del fronte verso il giardino con la vetrata e gli antoni dal lato del soggiorno, 2020 Vista del fronte verso il giardino con la vetrata e gli antoni dal lato del soggiorno, 2020 Gentucca Canella, 2020
Particolare dei serramenti delle camere da letto e, più sopra, le aperture di ventilazione per la zona a soffitta, 2020 Particolare dei serramenti delle camere da letto e, più sopra, le aperture di ventilazione per la zona a soffitta, 2020 Gentucca Canella, 2020
Vista di scorcio fel fronte sul lato del soggiorno con gli antoni aperti, 2020 Vista di scorcio fel fronte sul lato del soggiorno con gli antoni aperti, 2020 Gentucca Canella, 2020
Vista del fronte dal lato pranzo e cucina, 2020 Vista del fronte dal lato pranzo e cucina, 2020 Gentucca Canella, 2020
Vista del fronte dal lato del garage, 2020 Vista del fronte dal lato del garage, 2020 Gentucca Canella, 2020
Scorcio del fronte con l’ingresso principale, 2020 Scorcio del fronte con l’ingresso principale, 2020 Gentucca Canella, 2020
Vista d’insieme, 2020 Vista d’insieme, 2020 Franca Ceresa, 2020
Vista d’insieme dal giardino, 2020 Vista d’insieme dal giardino, 2020 Franca Ceresa, 2020
Ortofoto, 2020 Ortofoto, 2020 Google maps 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Gentucca Canella
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 26/01/2023

Revisori:

Gentucca Canella, 2022