Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

EDIFICIO PER ABITAZIONI INA-CASA

Scheda Opera

  • Planimetria generale
  • Veduta d’insieme
  • Particolare
  • Veduta del complesso dalla collina
  • Vista della casa dalla collina, sullo sfondo il lago Maggiore
  • Vista dell’alto dell’andamento della copertura
  • Pianta del piano terreno
  • Prospetto nord
  • Prospetto ovest
  • Pianta del piano primo
  • Prospetto sud
  • Vedute girando intorno alla casa da nord-ovest a sud-est
  • Vedute girando intorno alla casa da nord-ovest a sud-est
  • Due vedute dell’angolo sud-est
  • Le scale aperte che collegano i nuclei
  • Uno dei cortili aperti definiti dall’articolazione dei nuclei
  • Veduta di uno dei nuclei
  • Dettaglio di una delle scale di collegamento
  • Vista di uno dei cortili aperti, 2019
  • Vista di uno dei nuclei abitativi, 2019
  • Dettaglio di una delle scale di collegamento, 2019
  • Vista dell’angolo sud-est, 2019
  • Dettaglio delle logge, 2019
  • Vista del giardino, 2019
  • Vista dell’angolo sud-est, 2019
  • Vista di uno dei nuclei, 2019
  • Ortofoto, 2020
  • Comune: Baveno
  • Denominazione: EDIFICIO PER ABITAZIONI INA-CASA
  • Indirizzo: Via Bertarello N. 19
  • Data: 1951 - 1953
  • Tipologia: Abitazioni plurifamiliari
  • Autori principali: Giancarlo De Carlo
Descrizione

1. Opera originaria

«La casa è stata progettata nel 1951 per il piano Ina Casa. È composta di sei nuclei eguali collegati tra loro da corpi scala e coperti da un unico tetto. Ogni nucleo è composto di due alloggi, uno per piano; ogni alloggio di un soggiorno pranzo con loggia, due stanze da letto, cucina, bagno. Le dimensioni dei vani sono contenute entro i minimi fissati dai regolamenti per l’edilizia popolare. Le scale, che collegano due a due i nuclei, sono aperte e mettono in comunicazione gli spazi esterni determinati dall’articolazione dei vari corpi.
In questi spazi ben definiti e aperti sulle vedute migliori – verso il lago a est e la montagna a nord – si svolge la vita di cortile e il gioco dei bambini.
I materiali da costruzione sono stati scelti tenendo conto delle possibilità e degli usi locali. I muri portanti sono in pietra, i solai in laterizio armato, i divisori in tavolati di mattoni. La copertura è in tegole marsigliesi su struttura di legno. I serramenti sono in legno; i gradini delle scale e i pianerottoli in beola, i parapetti delle logge e delle scale in legno.
Il costo della casa è stato mantenuto nel limite fissato dal Piano Ina Casa, di 350.000 lire a vano legale, che corrisponde a 1.750.000 lire per alloggio, compreso il costo dell’area». (Giancarlo De Carlo, Relazione tecnica, in Case d’abitazione a Baveno, studio per un nucleo residenziale, in «Casabella-Continuità», n. 201, maggio-giugno 1954, pp. 29-32). Trad. inglese e francese: si (didascalie)

«Nel progettare questo edificio realizzato nel 1951 a Baveno nell’ambito del piano INA-Casa De Carlo mostra di avere ormai abbandonato lo schematismo funzionalista che caratterizza il blocco edilizio di Sesto San Giovanni dell’anno precedente.
Questo cambiamento tanto radicale e repentino, ha motivazioni diverse. Innanzi tutto De Carlo, stimolato certo dall’ambiente particolare – la sponda occidentale del Lago Maggiore – in cui deve inserire quel suo organismo architettonico, avverte fortemente l’interesse nei confronti di una progettazione che abbia come parametro fondamentale il rapporto con la natura e con la tradizione costruttiva locale. Siamo, del resto, all’inizio di quel periodo variamente articolato che Gregotti individua come quello dell’“aspirazione alla realtà”. Inoltre Albini, cui De Carlo – anche per l’esserne stato collaboratore – guarda certo con attenzione, aveva appena realizzato l’albergo Pirovano a Cervinia (“La tradizione, come disciplina, è argine alle licenze fantasiose, alla provvisorietà della moda, ai dannosi errore dei mediocri…” – in Un dibattito sulla tradizione in architettura, in «Casabella-Continuità», n. 206, luglio-agosto 1955, p. 45 –, sosterrà appena qualche anno dopo lo stesso Franco Albini). E non bisogna dimenticare, per meglio comprendere il significato di quest’opera di Giancarlo De Carlo e di alcune sue esperienze successive, che proprio nel 1951 egli è incaricato dell’allestimento della mostra dedicata all’architettura spontanea nell’ambito della ricerca che a questo argomento fu dedicata nella IX Triennale. Scrivendone, Vittorio Gregotti nota che “il repertorio formale straordinario che venne scoperto influenzò direttamente per molti anni l’architettura italiana nel suo sforzo di contatto con gli strati popolari” (in V. Gregotti, Orientamenti nuovi dell’architettura italiana, Electa, Milano 1969, p. 53).
L’organismo edilizio di Baveno è costituito da sei nuclei collegati tra loro secondo un andamento irregolare e ciascun nucleo comprende due alloggi sovrapposti. L’intera struttura acquista una più globale omogeneità grazie alla disposizione delle coperture che tendono a conferire un carattere di unitarietà al complesso.
Molta attenzione è riservata, stavolta, agli spazi esterni, che sono intesi come il luogo in cui poter svolgere quella vita in comune volutamente non favorita a Sesto San Giovanni e che qui, invece, si cerca di promuovere con diversi accorgimenti proprio sulla scia di quella tendenza al recupero delle tradizioni popolari di cui si è fatto cenno.
Del resto, a Baveno e in quegli anni, una soluzione capace di non creare traumi mantenendo fermi gli elementi della vita di paese poteva sembrare davvero la più adeguata a rispondere ai bisogni di quella gente». (Fabrizio Brunetti, Fabrizio Gesi, Giancarlo De Carlo, Alinea, Firenze 1981, pp. 77-82).

«La vita comunitaria e il gioco dei bambini sono il perno su cui sono stati organizzati questi sei nuclei uguali del complesso Ina-casa di Baveno. L’elemento ordinatore centrale è la scala che, collegando i nuclei a due a due, determina un sistema di spazi collettivi – parte interni e parte esterni – ben individuati e aperti sulle vedute migliori: il lago a oriente e la montagna a nord.
Ogni nucleo, coperto da un unico tetto, è composto da due alloggi, uno per piano; l’alloggio comprende un soggiorno-pranzo con loggia, due stanze da letto, cucina e bagno.
I materiali: muri portanti in pietra, copertura in tegole marsigliesi su strutture in legno, serramenti in legno; gradini e pianerottoli in beola, parapetti in legno». (Lamberto Rossi, Giancarlo De Carlo Architetture, Arnoldo Mondadori editore, Milano 1988, pp. 41)

«Una seconda fase di realizzazioni Ina-Casa, ben otto, viene studiata da De Carlo a partire dal 1951. L’avvio di questi ulteriori lavori, che si protrarranno fino al 1953, si sovrappone dunque alla fase terminale dello studio degli interventi della prima fase. Un primo gruppo è costituito dai cinque interventi di Baveno, Tradate, Stresa, Arona e Cannobio. Di tutti questi interventi, fermo restando la distruzione dei lucidi originali cui siamo ormai rassegnati, esiste il relativo album. […] Tentando uno sguardo d’insieme mi pare possibile interpretare la serie dei cinque progetti del primo gruppo come la fase di avvio di una ricerca compositiva che insegue un affrancamento delle forme precostituite delle tipologie edilizie – che, nei termini problematici di cui si diceva, ancora rappresentano le coordinate entro cui si muove il lavoro svolto per i progetti del biennio 1950-51. Cioè a dire: se nei primi progetti Ina-Casa abbiamo visto De Carlo lavorare con le soluzioni date per il tipo edilizio della casa collettiva distribuita a ballatoio e della casa unifamiliare aggregata a schiera; in questi cinque progetti assistiamo alle prime mosse verso soluzioni innovative sul piano linguistico e su quello morfologico, fino all’individuazione di soluzioni che escono completamente dagli schemi tipologici canonici per individuare nuove forme di organizzazione dello spazio e di distribuzione degli alloggi liberamente a-tipiche. Baveno è sicuramente il primo risultato di rilievo raggiunto in questa direzione su cui De Carlo proseguirà tenacemente la ricerca compositiva negli anni successivi». (Francesco Samassa, La stagione dell’Ina-Casa e il giovane Giancarlo De Carlo, in Paola Di Biagi (a cura di), La grande ricostruzione: il piano Ina-Casa e l'Italia degli anni cinquanta, Donzelli Editore, Roma 2001, pp. 281-282)

«[…] Tra di essi si stacca la personalità di Giancarlo De Carlo, di cui l’INA-Casa, progettata e poi realizzata a Baveno intorno al 1954, sembrava voler razionalizzare l’esperienza della Martella, dopo un intrecciato scambio di esperienze con Quaroni e Carlo Doglio durato fino alla Mostra dell’urbanistica alla X Triennale del 1954. In questa trilogia economico-popolare, destinata ad un contesto affatto particolare come quello del Lago Maggiore, risultava la compresenza di certe tensioni ideologiche comune ai pochi giovani architetti che avevano preso parte attiva nella Resistenza al Nord. […] Nell’insediamento di Baveno risultava così il tentativo di combinare istanze ideologiche di estrazione diversa. Per esempio: l’impianto “a domino” del quartiere trovava la propria matrice nel cosiddetto piano autoattuante, uno studio per un nucleo residenziale a Cesate, elaborato dallo stesso De Carlo e pubblicato sullo stesso numero di rivista, il cui carattere principale consisteva nella facoltà conferita ai destinatari di intervenire con proprie scelte nella determinazione finale della struttura e della forma.
[…] A Baveno la ricorrente volontà di rigore formale ammetteva certe concessioni alla tradizione locale (nel caso, una tipica zona del Verbano) e certi riconoscimenti ad alcune personalità del Razionalismo milanese. Per esempio: il taglio gardelliano prolungato su due piani, dalla trave d’imposta della copertura al pavimento terreno, ottenuto assottigliando la soletta intermedia della loggia, così da lasciare scorrere la zona d’ombra per tutta l’altezza dell’edificio e far risaltare per contrasto la continuità del piano più esterno di facciata, secondo una contrapposizione profondità-superficie; oppure l’accostamento, ancora gardelliano, di finestrature di dimensioni e carattere diversi; ma anche il recupero del legno, come si nota nei correnti lineari delle balaustre, che, nel caso, non raggiungono la rarefazione conquistata dalla poetica albiniana, né la concentrazione espressiva agli incastri, nei terminali e nei raccordi. Così che la accorta ricerca espressiva risultava più da ciò cui alludeva programmaticamente, che da quanto induceva progettualmente». (Guido Canella, Architetti italiani nel Novecento, a cura di Enrico Bordogna con Enrico Prandi e Elvio Manganaro, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2010, pp. 78-79, 83).


2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

I nuclei edilizi, in generale ben conservatii, richiederebbero interventi di manutenzione. Si ritrovano quasi confermati integralmente i caratteri originari dei fronti. Alcune modifiche sono state effettuate su alcuni davanzali. I serramenti in legno originari sono stati in parte sostituiti con serramenti in alluminio in colore bianco.

(Scheda a cura di Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1951 -
  • Esecuzione: - 1953
  • Committente: Gestione Ina-Casa
  • Proprietà: Nessuna opzione
  • Destinazione originaria: Edifici per abitazioni
  • Destinazione attuale: Edifici per abitazioni
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Giancarlo De Carlo Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=54790 SI
  • Strutture: I muri portanti sono in pietra, i solai in laterizio armato, i divisori in tavolati di mattoni.
  • Materiale di facciata: Muri intonacati con zoccolo in pietra. Gradini e pianerottoli in beola, parapetti in legno
  • Coperture: Coperture a falda in tegole marsigliesi su strutture in legno
  • Serramenti: Serramenti in legno
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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«La casa è stata progettata nel 1951 per il piano Ina Casa. È composta di sei nuclei eguali collegati tra loro da corpi scala e coperti da un unico tetto. Ogni nucleo è composto di due alloggi, uno per piano; ogni alloggio di un soggiorno pranzo con loggia, due stanze da letto, cucina, bagno. Le dimensioni dei vani sono contenute entro i minimi fissati dai regolamenti per l’edilizia popolare. Le scale, che collegano due a due i nuclei, sono aperte e mettono in comunicazione gli spazi esterni determinati dall’articolazione dei vari corpi.
In questi spazi ben definiti e aperti sulle vedute migliori – verso il lago a est e la montagna a nord – si svolge la vita di cortile e il gioco dei bambini.
I materiali da costruzione sono stati scelti tenendo conto delle possibilità e degli usi locali. I muri portanti sono in pietra, i solai in laterizio armato, i divisori in tavolati di mattoni. La copertura è in tegole marsigliesi su struttura di legno. I serramenti sono in legno; i gradini delle scale e i pianerottoli in beola, i parapetti delle logge e delle scale in legno.
Il costo della casa è stato mantenuto nel limite fissato dal Piano Ina Casa, di 350.000 lire a vano legale, che corrisponde a 1.750.000 lire per alloggio, compreso il costo dell’area». (Giancarlo De Carlo, Relazione tecnica, in Case d’abitazione a Baveno, studio per un nucleo residenziale, in «Casabella-Continuità», n. 201, maggio-giugno 1954, pp. 29-32). Trad. inglese e francese: si (didascalie)

«Nel progettare questo edificio realizzato nel 1951 a Baveno nell’ambito del piano INA-Casa De Carlo mostra di avere ormai abbandonato lo schematismo funzionalista che caratterizza il blocco edilizio di Sesto San Giovanni dell’anno precedente.
Questo cambiamento tanto radicale e repentino, ha motivazioni diverse. Innanzi tutto De Carlo, stimolato certo dall’ambiente particolare – la sponda occidentale del Lago Maggiore – in cui deve inserire quel suo organismo architettonico, avverte fortemente l’interesse nei confronti di una progettazione che abbia come parametro fondamentale il rapporto con la natura e con la tradizione costruttiva locale. Siamo, del resto, all’inizio di quel periodo variamente articolato che Gregotti individua come quello dell’“aspirazione alla realtà”. Inoltre Albini, cui De Carlo – anche per l’esserne stato collaboratore – guarda certo con attenzione, aveva appena realizzato l’albergo Pirovano a Cervinia (“La tradizione, come disciplina, è argine alle licenze fantasiose, alla provvisorietà della moda, ai dannosi errore dei mediocri…” – in Un dibattito sulla tradizione in architettura, in «Casabella-Continuità», n. 206, luglio-agosto 1955, p. 45 –, sosterrà appena qualche anno dopo lo stesso Franco Albini). E non bisogna dimenticare, per meglio comprendere il significato di quest’opera di Giancarlo De Carlo e di alcune sue esperienze successive, che proprio nel 1951 egli è incaricato dell’allestimento della mostra dedicata all’architettura spontanea nell’ambito della ricerca che a questo argomento fu dedicata nella IX Triennale. Scrivendone, Vittorio Gregotti nota che “il repertorio formale straordinario che venne scoperto influenzò direttamente per molti anni l’architettura italiana nel suo sforzo di contatto con gli strati popolari” (in V. Gregotti, Orientamenti nuovi dell’architettura italiana, Electa, Milano 1969, p. 53).
L’organismo edilizio di Baveno è costituito da sei nuclei collegati tra loro secondo un andamento irregolare e ciascun nucleo comprende due alloggi sovrapposti. L’intera struttura acquista una più globale omogeneità grazie alla disposizione delle coperture che tendono a conferire un carattere di unitarietà al complesso.
Molta attenzione è riservata, stavolta, agli spazi esterni, che sono intesi come il luogo in cui poter svolgere quella vita in comune volutamente non favorita a Sesto San Giovanni e che qui, invece, si cerca di promuovere con diversi accorgimenti proprio sulla scia di quella tendenza al recupero delle tradizioni popolari di cui si è fatto cenno.
Del resto, a Baveno e in quegli anni, una soluzione capace di non creare traumi mantenendo fermi gli elementi della vita di paese poteva sembrare davvero la più adeguata a rispondere ai bisogni di quella gente». (Fabrizio Brunetti, Fabrizio Gesi, Giancarlo De Carlo, Alinea, Firenze 1981, pp. 77-82).

«La vita comunitaria e il gioco dei bambini sono il perno su cui sono stati organizzati questi sei nuclei uguali del complesso Ina-casa di Baveno. L’elemento ordinatore centrale è la scala che, collegando i nuclei a due a due, determina un sistema di spazi collettivi – parte interni e parte esterni – ben individuati e aperti sulle vedute migliori: il lago a oriente e la montagna a nord.
Ogni nucleo, coperto da un unico tetto, è composto da due alloggi, uno per piano; l’alloggio comprende un soggiorno-pranzo con loggia, due stanze da letto, cucina e bagno.
I materiali: muri portanti in pietra, copertura in tegole marsigliesi su strutture in legno, serramenti in legno; gradini e pianerottoli in beola, parapetti in legno». (Lamberto Rossi, Giancarlo De Carlo Architetture, Arnoldo Mondadori editore, Milano 1988, pp. 41)

«Una seconda fase di realizzazioni Ina-Casa, ben otto, viene studiata da De Carlo a partire dal 1951. L’avvio di questi ulteriori lavori, che si protrarranno fino al 1953, si sovrappone dunque alla fase terminale dello studio degli interventi della prima fase. Un primo gruppo è costituito dai cinque interventi di Baveno, Tradate, Stresa, Arona e Cannobio. Di tutti questi interventi, fermo restando la distruzione dei lucidi originali cui siamo ormai rassegnati, esiste il relativo album. […] Tentando uno sguardo d’insieme mi pare possibile interpretare la serie dei cinque progetti del primo gruppo come la fase di avvio di una ricerca compositiva che insegue un affrancamento delle forme precostituite delle tipologie edilizie – che, nei termini problematici di cui si diceva, ancora rappresentano le coordinate entro cui si muove il lavoro svolto per i progetti del biennio 1950-51. Cioè a dire: se nei primi progetti Ina-Casa abbiamo visto De Carlo lavorare con le soluzioni date per il tipo edilizio della casa collettiva distribuita a ballatoio e della casa unifamiliare aggregata a schiera; in questi cinque progetti assistiamo alle prime mosse verso soluzioni innovative sul piano linguistico e su quello morfologico, fino all’individuazione di soluzioni che escono completamente dagli schemi tipologici canonici per individuare nuove forme di organizzazione dello spazio e di distribuzione degli alloggi liberamente a-tipiche. Baveno è sicuramente il primo risultato di rilievo raggiunto in questa direzione su cui De Carlo proseguirà tenacemente la ricerca compositiva negli anni successivi». (Francesco Samassa, La stagione dell’Ina-Casa e il giovane Giancarlo De Carlo, in Paola Di Biagi (a cura di), La grande ricostruzione: il piano Ina-Casa e l'Italia degli anni cinquanta, Donzelli Editore, Roma 2001, pp. 281-282) 

«[…] Tra di essi si stacca la personalità di Giancarlo De Carlo, di cui l’INA-Casa, progettata e poi realizzata a Baveno intorno al 1954, sembrava voler razionalizzare l’esperienza della Martella, dopo un intrecciato scambio di esperienze con Quaroni e Carlo Doglio durato fino alla Mostra dell’urbanistica alla X Triennale del 1954. In questa trilogia economico-popolare, destinata ad un contesto affatto particolare come quello del Lago Maggiore, risultava la compresenza di certe tensioni ideologiche comune ai pochi giovani architetti che avevano preso parte attiva nella Resistenza al Nord. […] Nell’insediamento di Baveno risultava così il tentativo di combinare istanze ideologiche di estrazione diversa. Per esempio: l’impianto “a domino” del quartiere trovava la propria matrice nel cosiddetto piano autoattuante, uno studio per un nucleo residenziale a Cesate, elaborato dallo stesso De Carlo e pubblicato sullo stesso numero di rivista, il cui carattere principale consisteva nella facoltà conferita ai destinatari di intervenire con proprie scelte nella determinazione finale della struttura e della forma. 
[…] A Baveno la ricorrente volontà di rigore formale ammetteva certe concessioni alla tradizione locale (nel caso, una tipica zona del Verbano) e certi riconoscimenti ad alcune personalità del Razionalismo milanese. Per esempio: il taglio gardelliano prolungato su due piani, dalla trave d’imposta della copertura al pavimento terreno, ottenuto assottigliando la soletta intermedia della loggia, così da lasciare scorrere la zona d’ombra per tutta l’altezza dell’edificio e far risaltare per contrasto la continuità del piano più esterno di facciata, secondo una contrapposizione profondità-superficie; oppure l’accostamento, ancora gardelliano, di finestrature di dimensioni e carattere diversi; ma anche il recupero del legno, come si nota nei correnti lineari delle balaustre, che, nel caso, non raggiungono la rarefazione conquistata dalla poetica albiniana, né la concentrazione espressiva agli incastri, nei  terminali e nei raccordi. Così che la accorta ricerca espressiva risultava più da ciò cui alludeva programmaticamente, che da quanto induceva progettualmente». (Guido Canella, Architetti italiani nel Novecento, a cura di Enrico Bordogna con Enrico Prandi e Elvio Manganaro, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2010, pp. 78-79, 83).


2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  

I nuclei edilizi, in generale ben conservatii, richiederebbero interventi di manutenzione. Si ritrovano quasi confermati integralmente i caratteri originari dei fronti. Alcune modifiche sono state effettuate su alcuni davanzali. I serramenti in legno originari sono stati in parte sostituiti con serramenti in alluminio in colore bianco.

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1
												
  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
De Carlo Giancarlo 1954 Case d’abitazione a Baveno, studio per un nucleo residenziale, in «Casabella-Continuità», n. 201, maggio-giugno 1954 29-32 No
Brunetti Fabrizio, Gesi Fabrizio 1981 Giancarlo De Carlo Alinea Firenze 77-82 No
Rossi Lamberto 1988 Giancarlo De Carlo Architetture Arnoldo Mondadori Editore Milano 41 No
Samassa Francesco 2001 La stagione dell’Ina-Casa e il giovane Giancarlo De Carlo, in Paola Di Biagi (a cura di), La grande ricostruzione: il piano Ina-Casa e l'Italia degli anni cinquanta Donzelli Editore Roma 281-282, 291-292 No
Canella Guido 2010 Architetti italiani nel Novecento, a cura di Enrico Bordogna con Enrico Prandi e Elvio Manganaro Christian Marinotti Edizioni Milano 78-79, 83 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria generale Planimetria generale Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Veduta d’insieme Veduta d’insieme Tratto da - Brunetti, Gesi, De Carlo, Alinea 1981
Particolare Particolare Tratto da - Brunetti, Gesi, De Carlo, Alinea 1981
Veduta del complesso dalla collina Veduta del complesso dalla collina Tratto da - Rossi, De Carlo, Arnoldo Mondadori 1988
Vista della casa dalla collina, sullo sfondo il lago Maggiore Vista della casa dalla collina, sullo sfondo il lago Maggiore Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Vista dell’alto dell’andamento della copertura Vista dell’alto dell’andamento della copertura Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Pianta del piano terreno Pianta del piano terreno Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Prospetto nord Prospetto nord Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Prospetto ovest Prospetto ovest Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Pianta del piano primo Pianta del piano primo Tratto da - Rossi, De Carlo, Arnoldo Mondadori 1988
Prospetto sud Prospetto sud Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Vedute girando intorno alla casa da nord-ovest a sud-est Vedute girando intorno alla casa da nord-ovest a sud-est Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Vedute girando intorno alla casa da nord-ovest a sud-est Vedute girando intorno alla casa da nord-ovest a sud-est Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Due vedute dell’angolo sud-est Due vedute dell’angolo sud-est Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Le scale aperte che collegano i nuclei Le scale aperte che collegano i nuclei Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Uno dei cortili aperti definiti dall’articolazione dei nuclei Uno dei cortili aperti definiti dall’articolazione dei nuclei Tratto da - Casabella-Continuità, n. 201 1954
Veduta di uno dei nuclei Veduta di uno dei nuclei Tratto da - Brunetti, Gesi, De Carlo, Alinea 1981
Dettaglio di una delle scale di collegamento Dettaglio di una delle scale di collegamento Tratto da - Brunetti, Gesi, De Carlo, Alinea 1981
Vista di uno dei cortili aperti, 2019 Vista di uno dei cortili aperti, 2019 Gentucca Canella - 2019
Vista di uno dei nuclei abitativi, 2019 Vista di uno dei nuclei abitativi, 2019 Gentucca Canella - 2019
Dettaglio di una delle scale di collegamento, 2019 Dettaglio di una delle scale di collegamento, 2019 Canella Gentucca - 2019
Vista dell’angolo sud-est, 2019 Vista dell’angolo sud-est, 2019 Gentucca Canella - 2019
Dettaglio delle logge, 2019 Dettaglio delle logge, 2019 Gentucca Canella - 2019
Vista del giardino, 2019 Vista del giardino, 2019 Gentucca Canella - 2019
Vista dell’angolo sud-est, 2019 Vista dell’angolo sud-est, 2019 Canella Gentucca - 2019
Vista di uno dei nuclei, 2019 Vista di uno dei nuclei, 2019 Gentucca Canella - 2019
Ortofoto, 2020 Ortofoto, 2020 Google maps - 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Giancarlo De Carlo Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giancarlo De Carlo Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Giancarlo De Carlo Visualizza
MAXXI Patrimonio - Giancarlo De Carlo Visualizza
Archivio progetti Iuav - Giancarlo De Carlo Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: Direzione Regionale Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura & Design
Responsabile scientifico: Prof.ssa Maria Adriana Giusti, Prof.ssa Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Gentucca Canella
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 23/01/2025

Revisori:

Mezzino Davide 2021