Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

STABILIMENTO OLIVETTI, OFFICINE MECCANICHE OLIVETTI “O.M.O.”, DIVISIONE MACCHINE UTENSILI

Scheda Opera

  • Prospetto degli uffici, a sud; in primo piano l’edificio dei servizi sociali,
  • Planimetria generale del complesso
  • Particolare del corpo uffici sul lato sud
  • Veduta dei due piani degli uffici compresi tra il balcone e lo sbalzo superiore
  • Dettagli costruttivi della chiusura perimetrale dell’officina
  • Angolo sud-ovest degli uffici
  • Scale e ingresso gli uffici
  • Parete divisoria tra uffici e officina
  • Struttura metallica dell’officina in costruzione (
  • Interno dell’officina
  • Gli uffici sul lato su, in fondo l’edificio per i servizi sociali, in primo piano la pensilina per il posteggio delle automobili
  • L’ingresso principale lungo la strada statale Torino-Ivrea
  • Particolare della parete di divisione tra gli uffici e l’officina
  • Vista interna dell’officina
  • Sezioni longitudinali e trasversali
  • Un elemento tipo della struttura composta da un pilastro e dalle travi principali trasversali (A) e longitudinali (B)
  • Particolare dell’angolo sud con l’attacco della parte destinata agli uffici e l’officina
  • La struttura metallica in corso di montaggio
  • Interno dell’officina
  • Vista da sud del complesso: in primo piano il bacino idrico prima della realizzazione della mensa
  • Vista da sud degli uffici, 2019
  • Particolare del fronte ovest, 2019
  • Particolare dell’angolo sud-ovest, 2019
  • Fronte sud, 2019
  • Dettaglio del fronte ovest, 2019
  • Vista esterna, 2019
  • Dettaglio dell’angolo, 2019
  • Particolare della fronte sud, 2019
  • “O.M.O.”, Divisione Macchine Utensili. Ortofoto, 2020
  • Comune: Ivrea
  • Località: San Bernardo
  • Denominazione: STABILIMENTO OLIVETTI, OFFICINE MECCANICHE OLIVETTI “O.M.O.”, DIVISIONE MACCHINE UTENSILI
  • Indirizzo: Via Torino N. 603
  • Data: 1955 - 1956
  • Tipologia: Edifici per attività produttive
  • Autori principali: Eduardo Vittoria
Descrizione

1. Opera originaria

«Il nuovo stabilimento della Divisione Macchine Utensili (OMO) della Società Olivetti è sorto nel quadro del programma di ampliamento e di decentramento degli stabilimenti di Ivrea. La vecchia fabbrica OMO era sistemata a immediato contatto con il nucleo principale dei reparti di produzione delle macchine per ufficio; l’espansione di questi ha richiesto la costruzione di un nuovo stabilimento (attualmente in corso di rifinitura) che è sorto sull’area delle vecchie officine meccaniche, che a loro volta sono state trasferite di qualche chilometro lungo la statale di Torino, in località San Bernardo, dove già da alcuni anni erano già stati spostati i laboratori della falegnameria.
La complessa operazione esigeva una rapida realizzazione del nuovo edificio di San Bernardo (la cui ultimazione ha infatti richiesto non più di otto mesi) e quindi l’adozione di un sistema costruttivo che consentisse il contemporaneo approntamento delle varie parti.
In conseguenza, la scelta è caduta su una struttura intieramente metallica, che è stata costruita in officina mentre si procedeva alla stabilizzazione dell’area prescelta (25.000 metri quadrati) e alla costruzione di una vasta platea in calcestruzzo vibrato destinata a sorreggere sia lo stabilimento, sia gli annessi, sia infine gli eventuali futuri ampliamenti. L’edificio, a pianta rigorosamente rettangolare consta del grande salone delle officine, diviso in campate di sedici metri di luce, e degli uffici disposti, in testata sud dell’edificio, su tre piani.
La fascia più interna del salone delle officine ha una copertura a sheds che assicura una maggior luminosità ai reparti centrali, mentre gli altri reparti più esterni, direttamente illuminati dalle grandi vetrate laterali hanno una copertura di piastre eternit, leggermente curvata in funzione displuviale.
La tinteggiatura degli interni è tenuta su pochi toni assai sobri: i montanti sono dipinti in bleu, e travi di collegamento in azzurro cenere e gli altri elementi in avorio.
La testata meridionale, dove si trovano gli uffici, ha pareti esterne intieramente vetrate con infissi di ferro.
Gli interni presentano una pianta semplicissima: un corridoio che si affaccia, attraverso una parete continua in cristallo, sulla sala delle officine, sbocca su due atri terminali ed è separato con una parete in mattoni dal grande ambiente, da cui, per mezzo di tramezzi mobili, sono ricavati gli uffici veri e propri. Questi hanno coloriture tenui: bianco il soffitto, dove sono sistemati gli apparecchi d’illuminazione e di condizionamento dell’aria; grigi i tramezzi.
Più vivace è invece il partito cromatico degli esterni. Le grosse travi montante, conservate libere e in vista, sono dipinte di vivido bleu, mentre i pannelli quadrati di eternit, che costituiscono l’unica rivestitura, sono grigi; gli infissi, finalmente, sono anche qui verdi.
I percorsi sono stati studiati per consentire il massimo disimpegno e la massima rapidità di movimento: gli uffici e le officine hanno ingressi completamente indipendenti sulla facciata sud; sul lato est è l’ingresso per i materiali mentre sul lato nord una grande apertura a parete mobile serve per lo spostamento dei materiali più pesanti.
In corrispondenza degli uffici un passaggio sotterraneo collega l’edificio con il sottosuolo dell’adiacente padiglione principale della falegnameria, dove sono sistemati spogliatoi, gabinetti e docce: in tal modo il personale può spostarsi senza mai sortire all’aperto.
Di fronte alla facciata principale è una palazzina cubica, a vivace rivestimento di mattoni smaltati che accoglie i Servizi Sociali e l’infermeria, mentre la mensa è sistemata in un padiglione del complesso della falegnameria.
Nelle immediate vicinanze delle officine si trovano pure la portineria, che ripete linee e colori dell’edificio principale, i magazzini delle materie prime e dei prodotti finiti, la centrale termica ed elettrica e varie rimesse coperte per auto, moto e biciclette». (Riccardo Musatti, Fabbrica di macchine utensili a San Bernardo di Ivrea. Architetto: Eduardo Vittoria, in «Tecnica ed organizzazione», 7-12, 1956, vol. II, p. 28)

«Pur dovendo inserire l’edificio in un comprensorio industriale già in parte costruito, le condizioni di partenza erano ideali per l’indirizzo architettonico di Vittoria. Un grande piazzale perfettamente piano, di calcestruzzo, sovrapposto al terreno. Intorno il prato e, sullo sfondo, i tipici boschi canavesani, coltivati con regolarità ritmica a pioppi. La rapidità della costruzione richiedeva strutture in ferro, che disposte con esattezza sulla superficie piana, potessero essere velocemente alzate a crear l’ossatura metallica. Il margine di gioco era dunque piccolo se si aggiunge l’esigenza di una pianta rettangolare per l’officina, e la necessità degli uffici in testa strettamente collegati con il campo di lavoro.
Eretta la struttura verticale sulla grande platea di fondazione già si poteva osservare il primo punto su cui Vittoria era intervenuto. Lavorando con l’esperto di strutture metalliche ingegner Covre, se per le navate centrali aveva accettato una distribuzione a sheds, per le navate perimetrali aveva richiesto una copertura piana che, mentre avrebbe consentito una linearità del filo di gronda in facciata, avrebbe insieme dato un senso di delimitazione all’interno, una sua misura definita e conclusa.
Cosicché la ripartizione della copertura riprende lo schema antichissimo dei volumi perimetrali disposti a quadrato o rettangolo, aperti nel centro da un cortile o libero o coperto. Così anche il piano della superficie di lavoro, senza divisioni interne, viene ad essere determinato, per così dire, dall’alto. La genericità dell’officina si qualifica in una zona centrale illuminata dal di sopra e protetta all’interno, e di una zona perimetrale difesa dall’alto e illuminata dal duplice ordine di vetrate che corrono tutto intorno, a livello d’uomo e a livello di gronda, compensando la perdita di luce verticale con quella dei tagli orizzontali. Le due lunghe aperture vetrate sulle fronti avrebbero stabilito il senso delle facciate: una fascia intermedia, protettiva, doveva costituire l’involucro, mantenendo, sorretta soltanto dal traliccio dei montanti verticali in ferro, tutta la leggerezza del volume. Gli uffici, su tre piani, non dovevano trovare difficoltà ed affacciarsi sull’officina chiudendo definitivamente il lato sud e suggerendo possibili sviluppi a nord ed eventualmente ad est, essendo l’ovest lambito, dalla strada di accesso». (Roberto Guiducci, Officina meccanica a Ivrea. Una polemica sulla razionalità nell’architettura, in «Casabella-Continuità», n. 214, febbraio-marzo 1957, pp. 46-47)

«A partire dal 1955, dopo l’esperienza progettuale del Centro Studi ed Esperienze Olivetti, è Eduardo Vittoria a seguire le sorti architettoniche del comprensorio di San Bernardo, firmando i progetti di gran parte degli edifici che lo costituiscono.
L’Officina per la progettazione e produzione di macchine utensili, fondata nel 1926 da Camillo Olivetti nella nuova sede di Ivrea, sulla via Montenavale, in quel periodo stava per essere interessata dai lavori di costruzione della “Nuova I.C.O.” della quale avrebbe fatto parte integrante.
Il trasferimento di attività ed attrezzature in una nuova sede, ben presto individuata sui terreni a nord della Falegnameria, nel comprensorio di San Bernardo, impose al progettista tempi molto brevi, ed un lavoro a stretto contatto con i tecnici dell’U.P.E.C.C. (Ufficio Programmazione e Coordinamento Costruzioni Olivetti).
L’utilizzo di una struttura in ferro ad elementi “Covre”, consentì il completamento del nuovo fabbricato in soli otto mesi, per una volumetria di oltre 90.000 cubi.
Gli elevati carichi previsti (l’edificio è dotato di nove carri ponte da 2 e da 12 tonnellate) resero indispensabile la stabilizzazione di 25.000 metri quadrati di terreno, in corrispondenza e all’intorno dell’area interessata dal fabbricato; sul terreno costipato venne realizzata una platea in calcestruzzo vibrato e lisciato che costituisce la pavimentazione della parte industriale: questa scelta consentì l’eliminazione dei lunghi tempi necessari per il compimento di pavimentazioni tradizionali e rese immediatamente disponibile l’area per il montaggio delle strutture metalliche, completate nell’arco di tre mesi.
Queste sono costituite da elementi verticali, composti da un tubolare centrale e due elementi a “C” estremi, che consentono di ottenere l’inerzia necessaria per la notevole maglia imposta (16x8 metri), e da alte travi a traliccio disposte nei due sensi, con funzione di legatura dei pilastri e di sostegno della copertura, che si presenta piana nelle fasce perimetrali, mentre al centro, elementi lenticolari inclinati creano ampi shed per l’illuminazione naturale zenitale.
Estese zone vetrate sono presenti anche sulle facciate perimetrali, che seguono uno schema compositivo impostato su rigide scansioni rettangolari: gli elementi portanti della baraccatura sono sempre lasciati in vista nelle parti interessate dai serramenti, montati sul filo interno della baraccatura stessa; fra i serramenti si stendono grandi fasce bianche costituite da pannelli quadrati in fibrocemento, verniciati a smalto.
Tutto il nastro vetrato del piano terreno è segnato da sottodavanzali e sopraluce in elementi bianchi, che legano con le parti chiare soprastanti.
I pannelli in fibrocemento rivestono interamente anche il parapetto del terrazzo sulla testata sud, dove gli uffici si sviluppano su tre piani fuori terra; i serramenti in ferro-finestra, apribili a vasistas, sono verniciati come le strutture in tinta grigio-azzurra a doppia tonalità, che crea un deciso contrasto con le parti bianche prima descritte.
Il corpo uffici è servito da due scale metalliche rivestite in gomma a bolli, disposte, insieme ai gruppi dei servizi igienici, agli estremi est e ovest della testata sud; le pavimentazioni sono qui realizzate con piastrelle esagonali in gres azzurro.
L’edificio O.M.O., così come tutti quelli che verranno successivamente realizzati nel comprensorio, è collegato, mediante cunicoli sotterranei, al piano interrato della falegnameria, dove sono localizzati spogliatoi, docce e servizi». (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Paride Vidari, Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica, Gangemi, Roma 1998, pp. 64-67)

«Questo edificio con struttura portante in metallo presenta un evidente contrasto tra l’interno, in cui domina il complicato ma essenziale scheletro in ferro dell’officina realizzato in tempi rapidi utilizzando il sistema COVRE, e l’esterno, risolto con una precisa composizione tripartita che prevede alla base e a coronamento serramenti metallici vetrati e nella fascia intermedia una tamponatura opaca realizzata con pannelli modulari quadrati di cemento bianco. Diverso il trattamento della testata a sud, dove sono ricavati tre piani di uffici, la cui facciata è interamente realizzata con serramenti vetrati anch’essi con montanti del caratteristico colore blu tipico degli edifici industriali di San Bernardo e, in generale, dei primi progetti di Vittoria per Olivetti. La copertura ha forma mista, piana sui bordi e a shed nella parte centrale». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli (a cura di), Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 82)

«L’edificio della OMO (Officine Meccaniche Olivetti), a nord della falegnameria, è caratterizzato da una struttura portante in ferro, realizzata in tempi rapidi grazie all’uso del sistema “Covre”. Le pareti esterne sono caratterizzate da ampie zone vetrate, a scansione rettangolare. Serramenti metallici vetrati sono posti alla base e sul coronamento, mentre nella fascia intermedia sono presenti pannelli modulari di fibrocemento, verniciati di bianco. La testata a sud ospita gli uffici, organizzati su tre livelli, con copertura piana sui bordi, a shed nella parte centrale, collegati da due scale metalliche rivestite in gomma a bolle sono poste agli estremi est e ovest». (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, p. 177)


2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

L’edificio, oggi adibito a stabilimento di produzione e uffici si presenta in discreto stato di conservazione. Tuttavia, la metà ovest è stata interessata da interventi di ristrutturazione che hanno portato al restauro delle facciate ma anche alla sostituzione di infissi e serramenti, oggi dai profili maggiori rispetto agli quelli originari, in pvc anziché ferro e di tinta blu anziché grigio-azzurra e verde. Le differenze sono evidenti se posti a confronto con a metà est dell’edificio, che si presenta allo stato originario, seppur con evidenti degradi rimediabili.

(Scheda a cura di Marco Ferrari con Tanja Marzi, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1955 - 1955
  • Esecuzione: 1956 - 1956
  • Tipologia Specifica: stabilimento di produzione
  • Committente: Società Olivetti
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: progettazione e produzione di macchine utensili
  • Destinazione attuale: stabilimento di produzione e uffici
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Gino Covre Progetto strutturale Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/gino-covre/?search=C%C3%B2vre%2C%20Gino NO
Aldo Sepa Direzione lavori Esecuzione NO
Eduardo Vittoria Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.architettiroma.it/50_anni_professione/vittoria-eduardo/ SI
  • Strutture: elementi “Covre” in ferro
  • Materiale di facciata: muratura in mattoni con camera d’aria e rivestimento in lastre pressate di eternit fissate con tasselli di piombo verniciati a smalto bianco
  • Coperture: parte piana perimetrale in lastre di eternit ondulato con leggera curvatura e lastre di eraclit con sottostante reticella zincata colorata; parte centrale a shed
  • Serramenti: ferro-finestra apribili a vasistas verniciati in grigio-azzurro e verdi
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Mediocre
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«Il nuovo stabilimento della Divisione Macchine Utensili (OMO) della Società Olivetti è sorto nel quadro del programma di ampliamento e di decentramento degli stabilimenti di Ivrea. La vecchia fabbrica OMO era sistemata a immediato contatto con il nucleo principale dei reparti di produzione delle macchine per ufficio; l’espansione di questi ha richiesto la costruzione di un nuovo stabilimento (attualmente in corso di rifinitura) che è sorto sull’area delle vecchie officine meccaniche, che a loro volta sono state trasferite di qualche chilometro lungo la statale di Torino, in località San Bernardo, dove già da alcuni anni erano già stati spostati i laboratori della falegnameria.
La complessa operazione esigeva una rapida realizzazione del nuovo edificio di San Bernardo (la cui ultimazione ha infatti richiesto non più di otto mesi) e quindi l’adozione di un sistema costruttivo che consentisse il contemporaneo approntamento delle varie parti.
In conseguenza, la scelta è caduta su una struttura intieramente metallica, che è stata costruita in officina mentre si procedeva alla stabilizzazione dell’area prescelta (25.000 metri quadrati) e alla costruzione di una vasta platea in calcestruzzo vibrato destinata a sorreggere sia lo stabilimento, sia gli annessi, sia infine gli eventuali futuri ampliamenti. L’edificio, a pianta rigorosamente rettangolare consta del grande salone delle officine, diviso in campate di sedici metri di luce, e degli uffici disposti, in testata sud dell’edificio, su tre piani.
La fascia più interna del salone delle officine ha una copertura a sheds che assicura una maggior luminosità ai reparti centrali, mentre gli altri reparti più esterni, direttamente illuminati dalle grandi vetrate laterali hanno una copertura di piastre eternit, leggermente curvata in funzione displuviale.
La tinteggiatura degli interni è tenuta su pochi toni assai sobri: i montanti sono dipinti in bleu, e travi di collegamento in azzurro cenere e gli altri elementi in avorio.
La testata meridionale, dove si trovano gli uffici, ha pareti esterne intieramente vetrate con infissi di ferro.
Gli interni presentano una pianta semplicissima: un corridoio che si affaccia, attraverso una parete continua in cristallo, sulla sala delle officine, sbocca su due atri terminali ed è separato con una parete in mattoni dal grande ambiente, da cui, per mezzo di tramezzi mobili, sono ricavati gli uffici veri e propri. Questi hanno coloriture tenui: bianco il soffitto, dove sono sistemati gli apparecchi d’illuminazione e di condizionamento dell’aria; grigi i tramezzi.
Più vivace è invece il partito cromatico degli esterni. Le grosse travi montante, conservate libere e in vista, sono dipinte di vivido bleu, mentre i pannelli quadrati di eternit, che costituiscono l’unica rivestitura, sono grigi; gli infissi, finalmente, sono anche qui verdi.
I percorsi sono stati studiati per consentire il massimo disimpegno e la massima rapidità di movimento: gli uffici e le officine hanno ingressi completamente indipendenti sulla facciata sud; sul lato est è l’ingresso per i materiali mentre sul lato nord una grande apertura a parete mobile serve per lo spostamento dei materiali più pesanti.
In corrispondenza degli uffici un passaggio sotterraneo collega l’edificio con il sottosuolo dell’adiacente padiglione principale della falegnameria, dove sono sistemati spogliatoi, gabinetti e docce: in tal modo il personale può spostarsi senza mai sortire all’aperto.
Di fronte alla facciata principale è una palazzina cubica, a vivace rivestimento di mattoni smaltati che accoglie i Servizi Sociali e l’infermeria, mentre la mensa è sistemata in un padiglione del complesso della falegnameria. 
Nelle immediate vicinanze delle officine si trovano pure la portineria, che ripete linee e colori dell’edificio principale, i magazzini delle materie prime e dei prodotti finiti, la centrale termica ed elettrica e varie rimesse coperte per auto, moto e biciclette». (Riccardo Musatti, Fabbrica di macchine utensili a San Bernardo di Ivrea. Architetto: Eduardo Vittoria, in «Tecnica ed organizzazione», 7-12, 1956, vol. II, p. 28)

«Pur dovendo inserire l’edificio in un comprensorio industriale già in parte costruito, le condizioni di partenza erano ideali per l’indirizzo architettonico di Vittoria. Un grande piazzale perfettamente piano, di calcestruzzo, sovrapposto al terreno. Intorno il prato e, sullo sfondo, i tipici boschi canavesani, coltivati con regolarità ritmica a pioppi. La rapidità della costruzione richiedeva strutture in ferro, che disposte con esattezza sulla superficie piana, potessero essere velocemente alzate a crear l’ossatura metallica. Il margine di gioco era dunque piccolo se si aggiunge l’esigenza di una pianta rettangolare per l’officina, e la necessità degli uffici in testa strettamente collegati con il campo di lavoro.
Eretta la struttura verticale sulla grande platea di fondazione già si poteva osservare il primo punto su cui Vittoria era intervenuto. Lavorando con l’esperto di strutture metalliche ingegner Covre, se per le navate centrali aveva accettato una distribuzione a sheds, per le navate perimetrali aveva richiesto una copertura piana che, mentre avrebbe consentito una linearità del filo di gronda in facciata, avrebbe insieme dato un senso di delimitazione all’interno, una sua misura definita e conclusa.
Cosicché la ripartizione della copertura riprende lo schema antichissimo dei volumi perimetrali disposti a quadrato o rettangolo, aperti nel centro da un cortile o libero o coperto. Così anche il piano della superficie di lavoro, senza divisioni interne, viene ad essere determinato, per così dire, dall’alto. La genericità dell’officina si qualifica in una zona centrale illuminata dal di sopra e protetta all’interno, e di una zona perimetrale difesa dall’alto e illuminata dal duplice ordine di vetrate che corrono tutto intorno, a livello d’uomo e a livello di gronda, compensando la perdita di luce verticale con quella dei tagli orizzontali. Le due lunghe aperture vetrate sulle fronti avrebbero stabilito il senso delle facciate: una fascia intermedia, protettiva, doveva costituire l’involucro, mantenendo, sorretta soltanto dal traliccio dei montanti verticali in ferro, tutta la leggerezza del volume. Gli uffici, su tre piani, non dovevano trovare difficoltà ed affacciarsi sull’officina chiudendo definitivamente il lato sud e suggerendo possibili sviluppi a nord ed eventualmente ad est, essendo l’ovest lambito, dalla strada di accesso». (Roberto Guiducci, Officina meccanica a Ivrea. Una polemica sulla razionalità nell’architettura, in «Casabella-Continuità», n. 214, febbraio-marzo 1957, pp. 46-47)

«A partire dal 1955, dopo l’esperienza progettuale del Centro Studi ed Esperienze Olivetti, è Eduardo Vittoria a seguire le sorti architettoniche del comprensorio di San Bernardo, firmando i progetti di gran parte degli edifici che lo costituiscono.
L’Officina per la progettazione e produzione di macchine utensili, fondata nel 1926 da Camillo Olivetti nella nuova sede di Ivrea, sulla via Montenavale, in quel periodo stava per essere interessata dai lavori di costruzione della “Nuova I.C.O.” della quale avrebbe fatto parte integrante.
Il trasferimento di attività ed attrezzature in una nuova sede, ben presto individuata sui terreni a nord della Falegnameria, nel comprensorio di San Bernardo, impose al progettista tempi molto brevi, ed un lavoro a stretto contatto con i tecnici dell’U.P.E.C.C. (Ufficio Programmazione e Coordinamento Costruzioni Olivetti).
L’utilizzo di una struttura in ferro ad elementi “Covre”, consentì il completamento del nuovo fabbricato in soli otto mesi, per una volumetria di oltre 90.000 cubi.
Gli elevati carichi previsti (l’edificio è dotato di nove carri ponte da 2 e da 12 tonnellate) resero indispensabile la stabilizzazione di 25.000 metri quadrati di terreno, in corrispondenza e all’intorno dell’area interessata dal fabbricato; sul terreno costipato venne realizzata una platea in calcestruzzo vibrato e lisciato che costituisce la pavimentazione della parte industriale: questa scelta consentì l’eliminazione dei lunghi tempi necessari per il compimento di pavimentazioni tradizionali e rese immediatamente disponibile l’area per il montaggio delle strutture metalliche, completate nell’arco di tre mesi.
Queste sono costituite da elementi verticali, composti da un tubolare centrale e due elementi a “C” estremi, che consentono di ottenere l’inerzia necessaria per la notevole maglia imposta (16x8 metri), e da alte travi a traliccio disposte nei due sensi, con funzione di legatura dei pilastri e di sostegno della copertura, che si presenta piana nelle fasce perimetrali, mentre al centro, elementi lenticolari inclinati creano ampi shed per l’illuminazione naturale zenitale.
Estese zone vetrate sono presenti anche sulle facciate perimetrali, che seguono uno schema compositivo impostato su rigide scansioni rettangolari: gli elementi portanti della baraccatura sono sempre lasciati in vista nelle parti interessate dai serramenti, montati sul filo interno della baraccatura stessa; fra i serramenti si stendono grandi fasce bianche costituite da pannelli quadrati in fibrocemento, verniciati a smalto.
Tutto il nastro vetrato del piano terreno è segnato da sottodavanzali e sopraluce in elementi bianchi, che legano con le parti chiare soprastanti.
I pannelli in fibrocemento rivestono interamente anche il parapetto del terrazzo sulla testata sud, dove gli uffici si sviluppano su tre piani fuori terra; i serramenti in ferro-finestra, apribili a vasistas, sono verniciati come le strutture in tinta grigio-azzurra a doppia tonalità, che crea un deciso contrasto con le parti bianche prima descritte.
Il corpo uffici è servito da due scale metalliche rivestite in gomma a bolli, disposte, insieme ai gruppi dei servizi igienici, agli estremi est e ovest della testata sud; le pavimentazioni sono qui realizzate con piastrelle esagonali in gres azzurro.
L’edificio O.M.O., così come tutti quelli che verranno successivamente realizzati nel comprensorio, è collegato, mediante cunicoli sotterranei, al piano interrato della falegnameria, dove sono localizzati spogliatoi, docce e servizi». (Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa, Pier Paride Vidari, Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica, Gangemi, Roma 1998, pp. 64-67)

«Questo edificio con struttura portante in metallo presenta un evidente contrasto tra l’interno, in cui domina il complicato ma essenziale scheletro in ferro dell’officina realizzato in tempi rapidi utilizzando il sistema COVRE, e l’esterno, risolto con una precisa composizione tripartita che prevede alla base e a coronamento serramenti metallici vetrati e nella fascia intermedia una tamponatura opaca realizzata con pannelli modulari quadrati di cemento bianco. Diverso il trattamento della testata a sud, dove sono ricavati tre piani di uffici, la cui facciata è interamente realizzata con serramenti vetrati anch’essi con montanti del caratteristico colore blu tipico degli edifici industriali di San Bernardo e, in generale, dei primi progetti di Vittoria per Olivetti. La copertura ha forma mista, piana sui bordi e a shed nella parte centrale». (Patrizia Bonifazio, Enrico Giacopelli (a cura di), Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea, Allemandi, Torino 2007, p. 82)

«L’edificio della OMO (Officine Meccaniche Olivetti), a nord della falegnameria, è caratterizzato da una struttura portante in ferro, realizzata in tempi rapidi grazie all’uso del sistema “Covre”. Le pareti esterne sono caratterizzate da ampie zone vetrate, a scansione rettangolare. Serramenti metallici vetrati sono posti alla base e sul coronamento, mentre nella fascia intermedia sono presenti pannelli modulari di fibrocemento, verniciati di bianco. La testata a sud ospita gli uffici, organizzati su tre livelli, con copertura piana sui bordi, a shed nella parte centrale, collegati da due scale metalliche rivestite in gomma a bolle sono poste agli estremi est e ovest». (Maria Adriana Giusti, Rosa Tamborrino, Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Allemandi, Torino 2008, p. 177)


2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale  

L’edificio, oggi adibito a stabilimento di produzione e uffici si presenta in discreto stato di conservazione. Tuttavia, la metà ovest è stata interessata da interventi di ristrutturazione che hanno portato al restauro delle facciate ma anche alla sostituzione di infissi e serramenti, oggi dai profili maggiori rispetto agli quelli originari, in pvc anziché ferro e di tinta blu anziché grigio-azzurra e verde. Le differenze sono evidenti se posti a confronto con a metà est dell’edificio, che si presenta allo stato originario, seppur con evidenti degradi rimediabili. 

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  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

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Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1956 Il nuovo stabilimento della Divisione Macchine Utensili (O.M.O.) a San Bernardo Notizie Olivetti n. 35 16-17 No
Musatti Riccardo 1956 Fabbrica di macchine utensili a San Bernardo di Ivrea. Architetto: Eduardo Vittoria Tecnica ed organizzazione 7-12, vol. II 28-30 No
1956-57 Atelier de machines-outils, San Bernardo près d’Ivréa, Italie L’architecture aujourd’hui n. 69 46-50 No
Franchetto Ermanno 1957 Una fabbrica moderna per macchine utensili Notizie Olivetti n. 47 44531 No
Guiducci Roberto 1957 Officina meccanica a Ivrea. Una polemica sulla razionalità nell’architettura Casabella-Continuità n. 214 44-53 No
Soavi Giorgio (a cura di) 1958 Olivetti 1908-1958 C. Olivetti & Co. SpA Ivrea No
Rossi Sara 1959 Industrie e abitazioni dell’architetto Eduardo Vittoria: officina meccanica a San Bernardo d’Ivrea L’Architettura. Cronache e storia n. 39 606-616 No
Boltri Daniele, Maggia Giovanni, Papa Enrico, Vidari Pier Paride 1998 Architetture olivettiane a Ivrea. I luoghi del lavoro e i servizi socio-assistenziali di fabbrica Gangemi Roma 64-67 No
Bonifazio Patrizia, Giacopelli Enrico (a cura di) 2007 Il paesaggio futuro. Letture e norme per il patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea Allemandi Torino 82 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 177 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Prospetto degli uffici, a sud; in primo piano l’edificio dei servizi sociali, Prospetto degli uffici, a sud; in primo piano l’edificio dei servizi sociali, Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Planimetria generale del complesso Planimetria generale del complesso Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Particolare del corpo uffici sul lato sud Particolare del corpo uffici sul lato sud Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Veduta dei due piani degli uffici compresi tra il balcone e lo sbalzo superiore Veduta dei due piani degli uffici compresi tra il balcone e lo sbalzo superiore Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Dettagli costruttivi della chiusura perimetrale dell’officina Dettagli costruttivi della chiusura perimetrale dell’officina Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Angolo sud-ovest degli uffici Angolo sud-ovest degli uffici Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Scale e ingresso gli uffici Scale e ingresso gli uffici Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Parete divisoria tra uffici e officina Parete divisoria tra uffici e officina Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Struttura metallica dell’officina in costruzione ( Struttura metallica dell’officina in costruzione ( Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Interno dell’officina Interno dell’officina Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Gli uffici sul lato su, in fondo l’edificio per i servizi sociali, in primo piano la pensilina per il posteggio delle automobili Gli uffici sul lato su, in fondo l’edificio per i servizi sociali, in primo piano la pensilina per il posteggio delle automobili Tratto da – Guiducci, Casabella-Continuità n. 214, 1957
L’ingresso principale lungo la strada statale Torino-Ivrea L’ingresso principale lungo la strada statale Torino-Ivrea Tratto da – Guiducci, Casabella-Continuità n. 214, 1957
Particolare della parete di divisione tra gli uffici e l’officina Particolare della parete di divisione tra gli uffici e l’officina Tratto da – Guiducci, Casabella-Continuità n. 214, 1957
Vista interna dell’officina Vista interna dell’officina Tratto da - Casabella-Continuità n. 214, 1957
Sezioni longitudinali e trasversali Sezioni longitudinali e trasversali Tratto da – Guiducci, Casabella-Continuità n. 214, 1957
Un elemento tipo della struttura composta da un pilastro e dalle travi principali trasversali (A) e longitudinali (B) Un elemento tipo della struttura composta da un pilastro e dalle travi principali trasversali (A) e longitudinali (B) Tratto da – Guiducci, Casabella-Continuità n. 214, 1957
Particolare dell’angolo sud con l’attacco della parte destinata agli uffici e l’officina Particolare dell’angolo sud con l’attacco della parte destinata agli uffici e l’officina Tratto da – Guiducci, Casabella-Continuità n. 214, 1957
La struttura metallica in corso di montaggio La struttura metallica in corso di montaggio Tratto da - Rossi, L’Architettura. Cronache e storia n. 39, 1959
Interno dell’officina Interno dell’officina Tratto da – Franchetto, Notizie Olivetti n. 47, 1957
Vista da sud del complesso: in primo piano il bacino idrico prima della realizzazione della mensa Vista da sud del complesso: in primo piano il bacino idrico prima della realizzazione della mensa Tratto da – Soavi, C. Olivetti & Co. SpA, 1958
Vista da sud degli uffici, 2019 Vista da sud degli uffici, 2019 Tanja Marzi - 2019
Particolare del fronte ovest, 2019 Particolare del fronte ovest, 2019 Tanja Marzi - 2019
Particolare dell’angolo sud-ovest, 2019 Particolare dell’angolo sud-ovest, 2019 Tanja Marzi - 2019
Fronte sud, 2019  Fronte sud, 2019 Tanja Marzi - 2019
Dettaglio del fronte ovest, 2019 Dettaglio del fronte ovest, 2019 Tanja Marzi - 2019
Vista esterna, 2019 Vista esterna, 2019 Tanja Marzi - 2019
Dettaglio dell’angolo, 2019 Dettaglio dell’angolo, 2019 Tanja Marzi - 2019
Particolare della fronte sud, 2019 Particolare della fronte sud, 2019 Tanja Marzi - 2019
“O.M.O.”, Divisione Macchine Utensili. Ortofoto, 2020 “O.M.O.”, Divisione Macchine Utensili. Ortofoto, 2020 Google maps - 2020

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Marco Ferrari con Tanja Marzi
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 28/01/2025

Revisori:

Mezzino Davide 2021