Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

QUARTIERE DI PICCAPIETRA

Scheda Opera

  • Vista esterna
  • Vista esterna
  • Vista esterna
  • Vista esterna, dettaglio
  • Vista esterna
  • Vista esterna
  • Vista della corte interna
  • Vista esterna, dettaglio
  • Vista esterna
  • Comune: Genova
  • Denominazione: QUARTIERE DI PICCAPIETRA
  • Indirizzo:
  • Data: 1950 - 1975
  • Tipologia: Quartieri
  • Autori principali: Franco Albini, Eugenio Fuselli, Franco Albini
Descrizione

Il quartiere di Piccapietra, nel centro della città, venne costruito tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento a seguito della demolizione di un brano di centro storico di origine medievale, che le Amministrazioni comunali avevano tentato di sostituire sin dalla fine dell’Ottocento. A partire infatti dai piani dell’ingegner Cesare Gamba, che nel 1885 aveva ipotizzato il completo sterramento dei colli di Sant’Andrea e di Piccapietra, si erano succeduti una serie di progetti fino ad un Piano Particolareggiato del 1939, abbandonato per il sopraggiungere della Seconda guerra mondiale, ma le cui linee generali vennero riprese in mano dall’Amministrazione del CLN all’indomani della guerra. La necessità infatti di dotarsi di un Piano Regolatore Generale esteso a tutto il territorio comunale che regolasse anche le operazioni di ricostruzione del tessuto colpito riaccese le discussioni circa il destino delle zone centrali della città, e così di Piccapietra. La zona non era infatti stata completamente distrutta dai bombardamenti della guerra e nel 1950 risultava in parte ricostruita e ancora abitata. Nonostante questa evidenza e nonostante il dibattito circa la conservazione dei centri storici stesse in quegli anni assumendo un carattere sempre più nazionale, la decisione di demolire la vecchia Piccapietra presa a fine Ottocento venne confermata negli anni Cinquanta del Novecento (Repetti C., 2019).
Nel novembre del 1948 il Consiglio Comunale presieduto dal Sindaco Gelasio Adamoli (PCI) nominò Franco Albini, Mario Pucci e Eugenio Fuselli in quanto tecnici consulenti per lo studio e la preparazione del Piano Regolatore di massima dell’intero territorio comunale. Nel febbraio del 1949 il Comune bandì un concorso nazionale per la sistemazione delle tre aree centrali cittadine che erano destinate a nuova lottizzazione, ossia Madre di Dio, San Vincenzo e Piccapietra, appunto. La Commissione giudicatrice del concorso non individuò nessun vincitore e la redazione del Piano per le tre zone del centro venne affidata agli uffici comunali nelle figure di Mario Braccialini e Giulio Zappa e al Comitato Urbanistico composto appunto da Albini, Fuselli e Pucci. Dopo una serie di opposizioni e modifiche richieste dal Ministero della Pubblica Istruzione al progetto del 1950, il Piano Particolareggiato di Piccapietra venne definitivamente approvato nel 1953.
La soluzione prevedeva il completo sterramento del colle su cui sorgeva il vecchio quartiere e la nuova sistemazione di un’area di 63.276 mq, di cui 21.069 destinati ad aree fabbricabili e 42.207 a strade e piazze. La previsione imponeva quindi la quasi completa demolizione di tutto il tessuto storico superstite, ad eccezione dei resti del Palazzo Pammatone (che più tardi vennero comunque demoliti e solo in parte rimontati all’interno del cortile del nuovo Palazzo di Giustizia), del complesso di Santa Caterina, delle chiese di Santa Marta e San Camillo.
Dal momento che la sistemazione di Piccapietra era da sempre legata alle discussioni circa l’attraversamento longitudinale della città, problema secolare mai risolto, la previsione di nuovi collegamenti veicolari con altre zone urbane era al centro del Piano Particolareggiato approvato. Per quanto riguarda i percorsi veicolari quindi, il Piano prevedeva la costruzione di una serie di tunnel sotterranei che connettessero Piccapietra alle altre zone cittadine, verso est, sud e ovest. Il Piano si fondava inoltre sull’idea di operare una netta separazione tra i percorsi pedonali e quelli veicolari, secondo alcune suggestioni raccolte dalle proposte presentate al Concorso nazionale del 1949. I collegamenti pedonali vennero allora distribuiti lungo un tortuoso percorso di portici e strade pubbliche che attraversavano i lotti, a quote differenti, per la maggior parte porticati, a destinazione commerciale.
Dal punto di vista volumetrico, il Piano prevedeva una piastra di base che seguiva l’andamento dei percorsi veicolari, alta tre piani, su cui si impostavano dodici volumi distinti che, sviluppati in altezza, erano orientati in maniera indipendente dalle direzioni della piastra a tutt’aria. In questo modo si potevano, secondo le intenzioni dei compilatori, garantire i distacchi necessari a costruire edifici “salubri” che avessero orientamenti ottimali, slegati da quelli stradali. Il Piano Particolareggiato definiva, oltre ai volumi e alle altezze previste, che i piani terra degli edifici fossero quasi tutti porticati per un’altezza di sei metri, che i due piani superiori occupassero tutta l’area della piastra, al di sopra della quale, il primo piano del volume di dimensioni minori avrebbe dovuto presentare un arretramento di 1,20 rispetto al filo della facciata.
Dopo la vendita delle aree, in parte cedute a seguito di licitazione privata, in parte di asta pubblica, a società immobiliari, furono queste ultime che coinvolsero nella progettazione dei nuovi edifici alcuni dei maggiori esponenti della cultura architettonica locale e nazionale, con cui avevano già avuto rapporti professionali. Tra questi spiccano alcuni nomi quali quelli di Franco Albini e Franca Helg, Robaldo Morozzo della Rocca, Cesare Pascoletti, Andrea Mor e Angelo Sibilla, Luigi Vietti, Marco Dasso e Dante Datta, Giovanni Romano, Marco Lavarello, Aldo Molteni (Repetti C., 2019). Nonostante ciò, il complesso non ha conosciuto una particolare fortuna critica, anche perchè nelle fasi di approvazione e di esecuzione dei progetti, il controllo del soggetto pubblico venne meno e la realizzazione degli edifici che compongono la nuova Piccapietra risentì di alcuni problemi di coordinamento architettonico.

Info
  • Progetto: 1950 - 1953
  • Esecuzione: 1953 - 1975
  • Tipologia Specifica: Area urbana
  • Committente: Comune di Genova
  • Proprietà: Nessuna opzione
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Franco Albini Progetto urbano Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=19452 SI
Franco Albini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=19452 SI
Enrico Bodoano Progetto architettonico Progetto NO
Marco Dasso Progetto architettonico Progetto NO
Dante Datta Progetto architettonico Progetto NO
Eugenio Fuselli Progetto urbano Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=53750 SI
Piero Gambacciani Progetto architettonico Progetto NO
Ferruccio Grassi Progetto architettonico Progetto NO
Diego Guicciardi Progetto architettonico Progetto NO
Franca Helg Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=21153 NO
Marco Lavarello Progetto architettonico Progetto NO
Alberto Mazzoni Progetto architettonico Progetto NO
Aldo Molteni Progetto architettonico Progetto NO
Andrea Mor Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://morstudioassociato.com/chi-siamo/ NO
Robaldo Morozzo della Rocca Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/morozzo-della-rocca-robaldo_(Dizionario-Biografico)/ NO
Giorgio Olcese Progetto architettonico Progetto NO
Cesare Pascoletti Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=30584 NO
Mario Pucci Progetto urbano Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256932&force=1 NO
Giovanni Romano Progetto architettonico Progetto NO
Bartolomeo Rosselli Progetto architettonico Progetto NO
Angelo Sibilla Progetto architettonico Progetto NO
Ufficio Tecnico Comunale Progetto urbano Progetto NO
Luigi Tiscornia Progetto architettonico Progetto NO
Luigi Vietti Progetto architettonico Progetto NO
Giulio Zappa Progetto architettonico Progetto NO

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Nel novembre del 1948 il Consiglio Comunale presieduto dal Sindaco Gelasio Adamoli (PCI) nominò Franco Albini, Mario Pucci e Eugenio Fuselli in quanto tecnici consulenti per lo studio e la preparazione del Piano Regolatore di massima dell’intero territorio comunale. Nel febbraio del 1949 il Comune bandì un concorso nazionale per la sistemazione delle tre aree centrali cittadine che erano destinate a nuova lottizzazione, ossia Madre di Dio, San Vincenzo e Piccapietra, appunto. La Commissione giudicatrice del concorso non individuò nessun vincitore e la redazione del Piano per le tre zone del centro venne affidata agli uffici comunali nelle figure di Mario Braccialini e Giulio Zappa e al Comitato Urbanistico composto appunto da Albini, Fuselli e Pucci. Dopo una serie di opposizioni e modifiche richieste dal Ministero della Pubblica Istruzione al progetto del 1950, il Piano Particolareggiato di Piccapietra venne definitivamente approvato nel 1953. 
La soluzione prevedeva il completo sterramento del colle su cui sorgeva il vecchio quartiere e la nuova sistemazione di un’area di 63.276 mq, di cui 21.069 destinati ad aree fabbricabili e 42.207 a strade e piazze. La previsione imponeva quindi la quasi completa demolizione di tutto il tessuto storico superstite, ad eccezione dei resti del Palazzo Pammatone (che più tardi vennero comunque demoliti e solo in parte rimontati all’interno del cortile del nuovo Palazzo di Giustizia), del complesso di Santa Caterina, delle chiese di Santa Marta e San Camillo.
Dal momento che la sistemazione di Piccapietra era da sempre legata alle discussioni circa l’attraversamento longitudinale della città, problema secolare mai risolto, la previsione di nuovi collegamenti veicolari con altre zone urbane era al centro del Piano Particolareggiato approvato. Per quanto riguarda i percorsi veicolari quindi, il Piano prevedeva la costruzione di una serie di tunnel sotterranei che connettessero Piccapietra alle altre zone cittadine, verso est, sud e ovest. Il Piano si fondava inoltre sull’idea di operare una netta separazione tra i percorsi pedonali e quelli veicolari, secondo alcune suggestioni raccolte dalle proposte presentate al Concorso nazionale del 1949. I collegamenti pedonali vennero allora distribuiti lungo un tortuoso percorso di portici e strade pubbliche che attraversavano i lotti, a quote differenti, per la maggior parte porticati, a destinazione commerciale. 
Dal punto di vista volumetrico, il Piano prevedeva una piastra di base che seguiva l’andamento dei percorsi veicolari, alta tre piani, su cui si impostavano dodici volumi distinti che, sviluppati in altezza, erano orientati in maniera indipendente dalle direzioni della piastra a tutt’aria. In questo modo si potevano, secondo le intenzioni dei compilatori, garantire i distacchi necessari a costruire edifici “salubri” che avessero orientamenti ottimali, slegati da quelli stradali. Il Piano Particolareggiato definiva, oltre ai volumi e alle altezze previste, che i piani terra degli edifici fossero quasi tutti porticati per un’altezza di sei metri, che i due piani superiori occupassero tutta l’area della piastra, al di sopra della quale, il primo piano del volume di dimensioni minori avrebbe dovuto presentare un arretramento di 1,20 rispetto al filo della facciata.
Dopo la vendita delle aree, in parte cedute a seguito di licitazione privata, in parte di asta pubblica, a società immobiliari, furono queste ultime che coinvolsero nella progettazione dei nuovi edifici alcuni dei maggiori esponenti della cultura architettonica locale e nazionale, con cui avevano già avuto rapporti professionali. Tra questi spiccano alcuni nomi quali quelli di Franco Albini e Franca Helg, Robaldo Morozzo della Rocca, Cesare Pascoletti, Andrea Mor e Angelo Sibilla, Luigi Vietti, Marco Dasso e Dante Datta, Giovanni Romano, Marco Lavarello, Aldo Molteni (Repetti C., 2019). Nonostante ciò, il complesso non ha conosciuto una particolare fortuna critica, anche perchè nelle fasi di approvazione e di esecuzione dei progetti, il controllo del soggetto pubblico venne meno e la realizzazione degli edifici che compongono la nuova Piccapietra risentì di alcuni problemi di coordinamento architettonico.
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  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Fuselli E. 1949 Nuovi aspetti della città, Piccapietra, San Vincenzo, Madre di Dio Genova, Rivista Municipale n.12 42826 Si
Adamoli G. 1950 Sistemazione di Piccapietra Genova, Rivista Municipale n. 9 44317 Si
Albini Franco 1950 Il Piano di esecuzione della zona Genova, Rivista Municipale n. 9 44536 Si
Christen A. 1950 Liguria - Sistemazione della zona di Piccapietra a Genova Urbanistica n. 6 81-83 Si
Labò M. 1950 Il concorso di Piccapietra a Genova Urbanistica n. 4 36-41 Si
Braccialini M. 1951 Sul plastico del piano di Piccapietra Genova, Rivista Municipale 44446 Si
Badano G. 1954 Il Piano di Piccapietra negli atti del Comune Genova, Rivista Municipale n.1 11658 Si
Bovone F. 1954 Il Piano di Piccapietra. La viabilità e lo sviluppo edilizio Genova, Rivista Municipale n.1 44504 Si
Pertusio V. 1954 Piccapietra Genova, Rivista Municipale n. 1 44257 Si
Pandiani E. 1956 Memorie di Portoria Genova, Rivista Municipal n. 5 44379 Si
Braccialini M. 1956 Da Ponticello a Piccapietra Genova, Rivista Municipale n.10 31-35 Si
De Marpillero G. 1966 Il piano di Piccapietra a Genova Casabella n. 308 16-43 Si
Ranzani E. 1991 Genova Domus n. 727 58 No
Soppa S., Gastaldi F. 2001 Genova piani 1866-1980 (RAPu Preprint 3) La Triennale di Milano Milano 329-333 No
Franco Giovanna, Musso Stefano Francesco 2016 Architetture in Liguria dopo il 1945 De Ferrari Genova 140 No
Giontoni B. 2017 L'urbanistica della ricostruzione Genova dal dopoguerra agli anni Sessanta Erga Genova No
Repetti C. 2018 Le facciate del quartiere di Piccapietra a Genova: tutela e valorizzazione di un patrimonio del Secondo Novecento, in Biscontin G., Driussi G (a cura di), “Intervenire sulle superfici dell'architettura tra bilanci e prospettive, Atti del 34° Convegno di studi Internazionale Scienza e Beni Culturali, Bressanone, 3-6 luglio 2018” Arcadia Ricerche Srl Margera, Venezia 633-643 Si
Repetti C. 2019 Genova e la città antica nel Secondo Dopoguerra, tra innovazione e conservazione. Il caso di Piccapietra (1945-1975), Tesi di Dottorato in Conservazione dei Beni Architettonici, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, Politecnico di Milano. Relatore: Prof. Stefano F. Musso, co-relatore: Prof. Giovanna Franco. Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista esterna Vista esterna Luca Pedrazzi - 2013
Vista esterna Vista esterna Camilla Repetti - 2018
Vista esterna Vista esterna Camilla Repetti - 2019
Vista esterna, dettaglio Vista esterna, dettaglio Camilla Repetti - 2018
Vista esterna Vista esterna Camilla Repetti - 2018
Vista esterna Vista esterna Camilla Repetti - 2018
Vista della corte interna Vista della corte interna Luca Pedrazzi - 2016
Vista esterna, dettaglio Vista esterna, dettaglio Camilla Repetti - 2018
Vista esterna Vista esterna Camilla Repetti - 2018

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Fondazione Franco Albini Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Franco Albini Visualizza
Enciclopedia Treccani - Franco Albini Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per la Liguria
Titolare della ricerca: Università degli Studi di Genova - Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Stefano Musso, Giovanna Franco


Scheda redatta da Camilla Repetti
creata il 31/12/2009
ultima modifica il 10/05/2024

Revisori:

Mezzino Davide 2022