Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

VILLAGGIO OLIMPICO

Scheda Opera

  • Planimetria generale
  • Vista dall'alto
  • Vista esterna case affacciate su piazza Grecia
  • Vista esterna edificio in linea
  • Vista esterna da viale XVII Olimpiade
  • Particolare facciate edifici
  • Vista statua Cataldi
  • Comune: Roma
  • Località: Parioli
  • Denominazione: VILLAGGIO OLIMPICO
  • Indirizzo: Viale Tiziano, via Pietro da Cubertin, via degli Olimpionici
  • Data: 1957 - 1960
  • Tipologia: Quartieri
  • Autori principali: Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Vincenzo Monaco, Amedeo Luccichenti, Luigi Moretti
Descrizione

L’area compresa tra le pendici di Villa Glori, la via Flaminia e l’attuale viale Pilsudski è stata sempre tradizionalmente occupata da impianti sportivi. Nei primi anni del Novecento vi erano nella zona il Campo corse Parioli per i cavalli, lo Stadio Nazionale (1911), l’ippodromo di Villa Glori (1925), il campo di calcio della Romulea e gli impianti della Società podistica Lazio. Successivamente si aggiungono i campi del Tennis Parioli ed il cinodromo della Rondinella.

Il Piano regolatore del 1931 destina la zona a parco pubblico, nel 1940 e poi nel 1944 si prevede qui di realizzare un Villaggio Olimpico per delle Olimpiadi che però non si sono mai fatte. Durante la guerra la zona viene occupata da un deposito di mezzi dell’esercito italiano e successivamente dalle truppe americane che ne avevano fatto una loro base logistica e costruito anche un piccolo aeroporto. Negli anni del secondo dopoguerra l’area del Campo Parioli, ormai da molto tempo caduta in disuso, viene occupata da un agglomerato di baracche di sfollati che si estende progressivamente sino ad ingombrare, sul finire degli anni Cinquanta, anche l’ippodromo di Villa Glori che stava per essere smantellato per la costruzione del nuovo impianto di Tor di Valle.

Nel 1948 viene bandito un concorso per la definitiva sistemazione planivolumetrica di questa area e per il disegno di un nuovo asse di scorrimento veloce, che ricalca l’attuale Corso Francia, per mettere in comunicazione, attraverso l’inutilizzato Ponte Flaminio, la Cassia e la Flaminia con viale Tiziano e viale Parioli. Vince il progetto dell’architetto Claudio Longo, ma vengono poi realizzati negli anni solamente i sei edifici lamellari lungo viale Tiziano.

Il 16 giugno 1955 i membri del CIO riuniti a Parigi assegnano la XVII Olimpiade a Roma. In soli quattro anni quindi è stato necessario dotare la Capitale di tutti gli impianti e le attrezzature sportive per lo svolgimento delle competizioni. Il problema più complesso è stato quello di offrire alloggio a più di ottomila persone tra atleti, organizzatori, allenatori e rappresentanti della stampa. L’eventuale idea di realizzare degli edifici temporanei viene soppiantata dalla possibilità concreta di costruire delle strutture che poi sarebbero restate nel tempo per diventare un complesso residenziale per il ceto medio.

Compiuti i necessari studi preliminari e tenuto conto dell’autorevole parere del Ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, si opta per un’area di proprietà comunale in posizione non periferica che viene scelta anche in seguito a considerazioni di ordine pratico: il Campo Parioli appunto, dove da decenni si sono sviluppate attività sportive e che si trova vicino agli impianti dell’ex Foro Mussolini. Si coglie inoltre l’occasione per bonificare l’area, nella quale centinaia di famiglie vivono in condizioni disagiate, e demolire le strutture fatiscenti dell’ippodromo dei Parioli, insieme allo Stadio Nazionale che viene sostituito da un nuovo stadio, più moderno e funzionale.

Questo programma d’intervento non si fonda sul carattere contingente dei giochi, ma deve restare come solido patrimonio edilizio della Città. Allo scopo di costruire questo nuovo quartiere quindi nel 1959 viene redatto un Piano particolareggiato con le nuove previsioni. Insieme agli alloggi, il quartiere viene completato con una serie importante di attrezzature sportive e di servizio: il Palazzetto dello Sport (di Annibale Vitellozzi e Pier Luigi Nervi), lo stadio Flaminio (sempre di Nervi) e il Palazzo delle Federazioni Sportive (di Pasquale Carbonara).

Oltre a queste attrezzature viene progettato e realizzato il monumentale viadotto di Corso Francia, lungo un chilometro, ideato da Pier Luigi ed Antonio Nervi, che fornisce finalmente senso all'enfatico e marmoreo ex ponte XXVIII Ottobre di Armando Brasini, attuale Ponte Flaminio. L’esistenza del terrapieno sul quale correva il Corso Francia, nel precedente progetto di Claudio Longo, costituisce un’inammissibile frattura tra il settore orientale e quello occidentale del costruendo comprensorio, compromettendone la continuità; di qui l’idea di realizzare un viadotto su pilastri, che svincola completamente il quartiere sottostante dal traffico di transito e ne salva l’organicità, anche perché la sua caratteristica di nastro stradale aereo su pilastri trova una eco immediata negli edifici poggianti su pilotis che stanno per essere realizzati. A corredo delle opere per lo Sport vengono costruiti inoltre l’elegante cavalcavia della via Olimpica di Riccardo Morandi che attraversa Corso Francia dall'altro lato del Tevere.

Il progetto del nuovo quartiere viene commissionato negli anni 1958-59 ad alcuni tra i più significativi architetti dell’epoca: Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti. La cerimonia per la posa della prima pietra del Villaggio Olimpico si svolge il 10 Maggio del 1958, alla presenza del ministro Togni, del sindaco Cioccetti, del presidente dell’INCIS e del vicepresidente del CONI. I lavori hanno inizio ad Ottobre dello stesso anno, completato lo sgombero dell’area, e vengono eseguiti da 35 imprese.

Il complesso immobiliare viene edificato con il contributo economico del fondo pensioni degli impiegati dello Stato, il Comune di Roma ed il CONI, con un costo complessivo di 8 miliardi, e viene consegnato al CONI il 4 giugno del 1960. Successivamente, per evitare successive speculazioni, le opere edilizie vengono consegnate all'INCIS (Istituto nazionale per le case degli impiegati statali), un istituto di interesse pubblico, che avrebbe provveduto a trasformarlo in un quartiere residenziale di 1348 appartamenti per 6500 abitanti e ad assegnarne gli alloggi tramite concorso ad impiegati dello Stato. Nel 1972 con lo scioglimento dell'INCIS la gestione del patrimonio passa allo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), con 111 abitazioni, mentre altre 38 sono gestite dal Comune. Nel 1985 gli assegnatari riscattano fino ad oltre il 90% degli appartamenti, che sono diventati così di proprietà privata.

Il complesso urbanistico viene concepito con criteri di organicità, tenute presenti le inderogabili necessità di carattere funzionale. In tal modo sono state contemperate le esigenze proprie di un villaggio olimpico e quelle di un accogliente quartiere cittadino, così come già previsto durante l’organizzazione dei giochi. Il Villaggio è senza dubbio uno dei migliori quartieri di iniziativa pubblica realizzati a Roma ed uno degli esempi più ampi, organici e coerenti di pianificazione urbanistica-edilizia, certamente il primo in cui siano stati applicati con coerenza i principi dell’urbanistica del Movimento Moderno, che hanno “fatto entrare” Le Corbusier nella città del Barocco. “Si può lecitamente affermare che, in Roma, è questo il primo caso di edilizia sovvenzionata in cui non solo si è raggiunta una unità architettonica concettuale e formale, ma si è anche realizzata una coesione completa tra architettura e disposizione urbanistica” (E. Della Riccia, 1960). Esso rappresenta ancora oggi un dignitoso esempio di zona residenziale cittadina a livello europeo.

Alla base dell’impianto del quartiere c’è la volontà di rispettare al massimo il paesaggio circostante ed armonizzarsi con esso: il verde infatti è stato trasformato nell'elemento più importante del progetto urbanistico. Oltre a moltissimi arbusti e cespugli (circa 8000) nel Villaggio vengono impiantati 800 alberi ad alto fusto (principalmente pini, lecci e allori). Non solo gli edifici lineari, che non superano i 5 piani di altezza, sono disposti in maniera tale da lasciare libera la visuale sia verso la collina di Villa Glori che verso le sponde del Tevere, ma i prati, gli alberi, i cespugli sono il vero tessuto connettivo tra le case. Dei 35 ettari di superficie complessiva infatti, ben 16 sono sistemati a verde, 12 sono destinati a strade e servizi e solo 7 sono occupati dagli edifici.

La densità è di circa 150 abitanti per ettaro. Questa scelta è sottolineata dal fatto che tutti gli edifici sono sollevati su pilotis di cemento armato in modo da offrire sia una continuità di visuali che di percorribilità al livello del terreno, destinato ad ampi spazi ombrosi per il riposo, alle comunicazioni pedonali, ed allo scopo di permettere l’inserimento continuo di prati e di verde tra le palazzine. Sempre rispondente ai criteri di organicità è la scelta di dotare il quartiere di un sistema di strade di varia misura ed importanza.

Il complesso si divide in cinque lotti, ognuno dei quali ospita fabbricati contigui e con caratteristiche simili, che nonostante le diverse soluzioni architettoniche utilizzate conferiscono al Villaggio una certa omogeneità, realizzando un luogo labirintico mai uguale a stesso nonostante l’apparenza, che ricorda agglomerati anglosassoni o più generalmente nord europei. Elementi comuni, che discendono direttamente dai 5 principi dell’architettura enunciati da Le Corbusier, sono: altezza misurata degli edifici, piano terra sollevato su pilastri in conglomerato cementizio armato, volumi circolari e poligonali dei corpi scala emergenti dalla copertura, tamponatura doppia in mattoni rivestita esternamente a cortina in laterizio giallo dorato, i marcapiani in cemento che scandiscono i prospetti, finestre a nastro verniciate di bianco.

Durante i Giochi Olimpici gli edifici sono stati allestiti in modo da comprendere appartamenti che variano da 2 a 5 vani con camere che possono ospitare uno o due posti-letto. Ogni appartamento viene dotato anche di una piccola cucina per le necessità immediate, soprattutto notturne, degli ospiti e di servizi igienici privati mentre per ogni gruppo di 7-9 atleti sono inoltre previsti bagni, docce e saune centralizzati. Nell'organizzazione di una Olimpiade l'apprestamento del Villaggio Olimpico costituisce indubbiamente un'opera quanto mai onerosa sotto ogni profilo.

La ripartizione degli alloggi per gli uomini viene eseguita per gruppi di Delegazioni etnicamente affini, ciascuna riunita in un proprio quartiere o edificio, a seconda della consistenza numerica dei componenti, per un totale di 8 quartieri. Inoltre ad ogni Delegazione viene dato un locale ufficio ed uno (o due) destinato a sala massaggio. Le donne vengono riunite in un unico quartiere recintato da ogni parte ed invalicabile per gli uomini, con proprie docce e saune a parte ed un locale arredato per massaggi in ogni edificio. E’ previsto inoltre un quartiere per i servizi, comprendenti ciascuno un numero vario di edifici.
I due villaggi, maschile e femminile hanno funzionato in piena ed indisturbata autonomia per quanto riguarda alloggi e servizi igienici, mentre hanno avuto in comune la possibilità di fruire della mensa e di tutti gli altri servizi.

Le case che compongono il complesso urbanistico sono di 10 tipi diversi, riconducibili però a 5 schemi fondamentali.
Gli edifici del tipo A sono case in linea di 3 e 4 piani: essi sono localizzati su entrambi i lati del viale centrale, dove ad ovest di Corso Francia troviamo 2 edifici di 4 piani ad impianto lineare con leggera arcuatura e prospetti segnati da finestre a nastro (sottotipo A4), mentre ad est del viadotto vi sono 4 case in linea di 3 piani dalla pianta leggermente articolata, organizzate in modo da definire lo spazio dinamico di Piazza Grecia, poi 5 con 3-5 scale più una con 9 scale (sottotipo A, A1, A2, A3), con prospetti sui quali il linearismo delle finestre è interrotto ritmicamente da balconi, sistemate in successione in modo da determinare gli spazi della piazza Jan Palach e il sistema delle quinte urbane di via Finlandia. Il gruppo A comprende complessivamente 14 case in linea, con 57 scale che servono 6 appartamenti ciascuna.

Gli edifici del tipo B sono 2 case in linea di 5 piani con alloggi di piccolo taglio ed una chiostrina centrale. Allineate tra viale Tiziano e viale della XVII Olimpiade, sono edifici detti a “doppia stecca”: infatti gli 11 corpi scala con altrettanti ascensori suddividono i palazzi in unità separate di 15 appartamenti ciascuna. All'interno delle costruzioni la luce scende attraverso chiostrine che traggono respiro anche attraverso la contiguità di ariosi portici. Gli edifici del tipo C sono 4 case in linea di 4 piani disposti in modo da formare una grande corte quadrata; collocate ad est del viadotto essi comprendono complessivamente edifici con 16 scale che servono 4 appartamenti ciascuna.

Gli edifici del tipo D sono alti 2 piani, hanno una pianta a croce con scala centrale e 4 alloggi per piano. Sono localizzate in due gruppi, le une a ridosso del tipo A e C (sottotipo D), intersecate da piccole strade ad uso pedonale e attribuibili a Luigi Moretti, le altre sotto al declivio di Villa Glori (sottotipo D1), variamente articolate con cortili centrali e attribuibili questa volta ad Adalberto Libera. Si tratta complessivamente di 39 edifici con altrettanti corpi scala, serventi ciascuno 4 appartamenti. Gli edifici del tipo E hanno pianta quadrata e sono alti 2 piani. Allineati lungo viale Tiziano, in questi 5 edifici, al piano terra lasciato a “pilotis” si apre la scala centrale che serve 4 appartamenti per piano. Il complesso è formato da un totale di 33 unità, composte da 143 edifici.

All'epoca dei Giochi i soli edifici pubblici non provvisori del quartiere sono la scuola preesistente e il mercato coperto a pianta esagonale, mentre viene destinata a parcheggio la vasta area risultante dalla demolizione dell’ippodromo di Villa Glori e del cinodromo della Rondinella. In seguito alla prestigiosa manifestazione ed al successo che ne è derivato per il nostro paese, il Villaggio Olimpico muta a poco a poco, subendo un lento ed inesorabile decadimento. Anni di degrado lo avevano reso una delle tappe principali della prostituzione su strada. Svariati sono stati nel tempo i progetti tesi alla riqualificazione di giardini e piazze, interventi sulla viabilità, realizzazione di spazi di gioco per i più piccoli, delimitazione dell’area del mercato, ristrutturazioni edilizie e realizzazione di un centro sanitario di riferimento per la zona, ma nessun progetto significativo è stato ancora attuato.

Nel 1983 viene realizzata la Chiesa di San Valentino su progetto dell’architetto Francesco Berarducci. Va sottolineato che il suo posizionamento su un lotto in via Germania non coincide con quanto previsto dal piano originale che l’aveva localizzata al termine di viale della XVII Olimpiade e di fronte all'attuale piazza Jan Palach. A partire dagli anni 2000 la costruzione e l'avvio dell'attività dell'Auditorium Parco della Musica e il circolo sportivo Futbolclub ne hanno favorito una forte riqualificazione, insieme alla frequentazione, mai cessata nei decenni, del Palazzetto dello Sport. Non da ultimo la zona è stata arricchita da un’altra importante struttura culturale come il Maxxi di Zaha Hadid, che insieme alle altre emergenze sopracitate contribuisce alla realizzazione del sistema della Città della cultura.

Info
  • Progetto: 1957 - 1957
  • Esecuzione: 1958 - 1960
  • Committente: Ministero dei Lavori Pubblici, Comune di Roma, CONI - Comitato Olimpico Nazionale Italiano, INCIS - Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati dello Stato
  • Proprietà: Proprietà pubblico-privata
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Vittorio Cafiero Progetto architettonico Progetto SI
Adalberto Libera Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/adalberto-libera_(Dizionario-Biografico)/ SI
Amedeo Luccichenti Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=32029 SI
Vincenzo Monaco Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=33691 SI
Luigi Moretti Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=31849 SI
Cesare Valle Progetto strutturale Progetto NO
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: cortina di mattoni
  • Coperture: piana
  • Serramenti: metallo
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Mediocre
  • Stato Coperture: Discreto
  • Stato Serramenti: Discreto

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Il Piano regolatore del 1931 destina la zona a parco pubblico, nel 1940 e poi nel 1944 si prevede qui di realizzare un Villaggio Olimpico per delle Olimpiadi che però non si sono mai fatte. Durante la guerra la zona viene occupata da un deposito di mezzi dell’esercito italiano e successivamente dalle truppe americane che ne avevano fatto una loro base logistica e costruito anche un piccolo aeroporto. Negli anni del secondo dopoguerra l’area del Campo Parioli, ormai da molto tempo caduta in disuso, viene occupata da un agglomerato di baracche di sfollati che si estende progressivamente sino ad ingombrare, sul finire degli anni Cinquanta, anche l’ippodromo di Villa Glori che stava per essere smantellato per la costruzione del nuovo impianto di Tor di Valle. 

Nel 1948 viene bandito un concorso per la definitiva sistemazione planivolumetrica di questa area e per il disegno di un nuovo asse di scorrimento veloce, che ricalca l’attuale Corso Francia, per mettere in comunicazione, attraverso l’inutilizzato Ponte Flaminio, la Cassia e la Flaminia con viale Tiziano e viale Parioli. Vince il progetto dell’architetto Claudio Longo, ma vengono poi realizzati negli anni solamente i sei edifici lamellari lungo viale Tiziano.

Il 16 giugno 1955 i membri del CIO riuniti a Parigi assegnano la XVII Olimpiade a Roma. In soli quattro anni quindi è stato necessario dotare la Capitale di tutti gli impianti e le attrezzature sportive per lo svolgimento delle competizioni. Il problema più complesso è stato quello di offrire alloggio a più di ottomila persone tra atleti, organizzatori, allenatori e rappresentanti della stampa. L’eventuale idea di realizzare degli edifici temporanei viene soppiantata dalla possibilità concreta di costruire delle strutture che poi sarebbero restate nel tempo per diventare un complesso residenziale per il ceto medio.

Compiuti i necessari studi preliminari e tenuto conto dell’autorevole parere del Ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni, si opta per un’area di proprietà comunale in posizione non periferica che viene scelta anche in seguito a considerazioni di ordine pratico: il Campo Parioli appunto, dove da decenni si sono sviluppate attività sportive e che si trova vicino agli impianti dell’ex Foro Mussolini. Si coglie inoltre l’occasione per bonificare l’area, nella quale centinaia di famiglie vivono in condizioni disagiate, e demolire le strutture fatiscenti dell’ippodromo dei Parioli, insieme allo Stadio Nazionale che viene sostituito da un nuovo stadio, più moderno e funzionale. 

Questo programma d’intervento non si fonda sul carattere contingente dei giochi, ma deve restare come solido patrimonio edilizio della Città. Allo scopo di costruire questo nuovo quartiere quindi nel 1959 viene redatto un Piano particolareggiato con le nuove previsioni. Insieme agli alloggi, il quartiere viene completato con una serie importante di attrezzature sportive e di servizio: il Palazzetto dello Sport (di Annibale Vitellozzi e Pier Luigi Nervi), lo stadio Flaminio (sempre di Nervi) e il Palazzo delle Federazioni Sportive (di Pasquale Carbonara). 

Oltre a queste attrezzature viene progettato e realizzato il monumentale viadotto di Corso Francia, lungo un chilometro, ideato da Pier Luigi ed Antonio Nervi, che fornisce finalmente senso all'enfatico e marmoreo ex ponte XXVIII Ottobre di Armando Brasini, attuale Ponte Flaminio. L’esistenza del terrapieno sul quale correva il Corso Francia, nel precedente progetto di Claudio Longo, costituisce un’inammissibile frattura tra il settore orientale e quello occidentale del costruendo comprensorio, compromettendone la continuità; di qui l’idea di realizzare un viadotto su pilastri, che svincola completamente il quartiere sottostante dal traffico di transito e ne salva l’organicità, anche perché la sua caratteristica di nastro stradale aereo su pilastri trova una eco immediata negli edifici poggianti su pilotis che stanno per essere realizzati. A corredo delle opere per lo Sport vengono costruiti inoltre l’elegante cavalcavia della via Olimpica di Riccardo Morandi che attraversa Corso Francia dall'altro lato del Tevere.

Il progetto del nuovo quartiere viene commissionato negli anni 1958-59 ad alcuni tra i più significativi architetti dell’epoca: Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti. La cerimonia per la posa della prima pietra del Villaggio Olimpico si svolge il 10 Maggio del 1958, alla presenza del ministro Togni, del sindaco Cioccetti, del presidente dell’INCIS e del vicepresidente del CONI. I lavori hanno inizio ad Ottobre dello stesso anno, completato lo sgombero dell’area, e vengono eseguiti da 35 imprese.

Il complesso immobiliare viene edificato con il contributo economico del fondo pensioni degli impiegati dello Stato, il Comune di Roma ed il CONI, con un costo complessivo di 8 miliardi, e viene consegnato al CONI il 4 giugno del 1960. Successivamente, per evitare successive speculazioni, le opere edilizie vengono consegnate all'INCIS (Istituto nazionale per le case degli impiegati statali), un istituto di interesse pubblico, che avrebbe provveduto a trasformarlo in un quartiere residenziale di 1348 appartamenti per 6500 abitanti e ad assegnarne gli alloggi tramite concorso ad impiegati dello Stato. Nel 1972 con lo scioglimento dell'INCIS la gestione del patrimonio passa allo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), con 111 abitazioni, mentre altre 38 sono gestite dal Comune. Nel 1985 gli assegnatari riscattano fino ad oltre il 90% degli appartamenti, che sono diventati così di proprietà privata.

Il complesso urbanistico viene concepito con criteri di organicità, tenute presenti le inderogabili necessità di carattere funzionale. In tal modo sono state contemperate le esigenze proprie di un villaggio olimpico e quelle di un accogliente quartiere cittadino, così come già previsto durante l’organizzazione dei giochi. Il Villaggio è senza dubbio uno dei migliori quartieri di iniziativa pubblica realizzati a Roma ed uno degli esempi più ampi, organici e coerenti di pianificazione urbanistica-edilizia, certamente il primo in cui siano stati applicati con coerenza i principi dell’urbanistica del Movimento Moderno, che hanno “fatto entrare” Le Corbusier nella città del Barocco. “Si può lecitamente affermare che, in Roma, è questo il primo caso di edilizia sovvenzionata in cui non solo si è raggiunta una unità architettonica concettuale e formale, ma si è anche realizzata una coesione completa tra architettura e disposizione urbanistica” (E. Della Riccia, 1960). Esso rappresenta ancora oggi un dignitoso esempio di zona residenziale cittadina a livello europeo.

Alla base dell’impianto del quartiere c’è la volontà di rispettare al massimo il paesaggio circostante ed armonizzarsi con esso: il verde infatti è stato trasformato nell'elemento più importante del progetto urbanistico. Oltre a moltissimi arbusti e cespugli (circa 8000) nel Villaggio vengono impiantati 800 alberi ad alto fusto (principalmente pini, lecci e allori). Non solo gli edifici lineari, che non superano i 5 piani di altezza, sono disposti in maniera tale da lasciare libera la visuale sia verso la collina di Villa Glori che verso le sponde del Tevere, ma i prati, gli alberi, i cespugli sono il vero tessuto connettivo tra le case. Dei 35 ettari di superficie complessiva infatti, ben 16 sono sistemati a verde, 12 sono destinati a strade e servizi e solo 7 sono occupati dagli edifici. 

La densità è di circa 150 abitanti per ettaro. Questa scelta è sottolineata dal fatto che tutti gli edifici sono sollevati su pilotis di cemento armato in modo da offrire sia una continuità di visuali che di percorribilità al livello del terreno, destinato ad ampi spazi ombrosi per il riposo, alle comunicazioni pedonali, ed allo scopo di permettere l’inserimento continuo di prati e di verde tra le palazzine. Sempre rispondente ai criteri di organicità è la scelta di dotare il quartiere di un sistema di strade di varia misura ed importanza.

Il complesso si divide in cinque lotti, ognuno dei quali ospita fabbricati contigui e con caratteristiche simili, che nonostante le diverse soluzioni architettoniche utilizzate conferiscono al Villaggio una certa omogeneità, realizzando un luogo labirintico mai uguale a stesso nonostante l’apparenza, che ricorda agglomerati anglosassoni o più generalmente nord europei. Elementi comuni, che discendono direttamente dai 5 principi dell’architettura enunciati da Le Corbusier, sono: altezza misurata degli edifici, piano terra sollevato su pilastri in conglomerato cementizio armato, volumi circolari e poligonali dei corpi scala emergenti dalla copertura, tamponatura doppia in mattoni rivestita esternamente a cortina in laterizio giallo dorato, i marcapiani in cemento che scandiscono i prospetti, finestre a nastro verniciate di bianco.

Durante i Giochi Olimpici gli edifici sono stati allestiti in modo da comprendere appartamenti che variano da 2 a 5 vani con camere che possono ospitare uno o due posti-letto. Ogni appartamento viene dotato anche di una piccola cucina per le necessità immediate, soprattutto notturne, degli ospiti e di servizi igienici privati mentre per ogni gruppo di 7-9 atleti sono inoltre previsti bagni, docce e saune centralizzati. Nell'organizzazione di una Olimpiade l'apprestamento del Villaggio Olimpico costituisce indubbiamente un'opera quanto mai onerosa sotto ogni profilo.

La ripartizione degli alloggi per gli uomini viene eseguita per gruppi di Delegazioni etnicamente affini, ciascuna riunita in un proprio quartiere o edificio, a seconda della consistenza numerica dei componenti, per un totale di 8 quartieri. Inoltre ad ogni Delegazione viene dato un locale ufficio ed uno (o due) destinato a sala massaggio. Le donne vengono riunite in un unico quartiere recintato da ogni parte ed invalicabile per gli uomini, con proprie docce e saune a parte ed un locale arredato per massaggi in ogni edificio. E’ previsto inoltre un quartiere per i servizi, comprendenti ciascuno un numero vario di edifici.
I due villaggi, maschile e femminile hanno funzionato in piena ed indisturbata autonomia per quanto riguarda alloggi e servizi igienici, mentre hanno avuto in comune la possibilità di fruire della mensa e di tutti gli altri servizi.

Le case che compongono il complesso urbanistico sono di 10 tipi diversi, riconducibili però a 5 schemi fondamentali. 
Gli edifici del tipo A sono case in linea di 3 e 4 piani: essi sono localizzati su entrambi i lati del viale centrale, dove ad ovest di Corso Francia troviamo 2 edifici di 4 piani ad impianto lineare con leggera arcuatura e prospetti segnati da finestre a nastro (sottotipo A4), mentre ad est del viadotto vi sono 4 case in linea di 3 piani dalla pianta leggermente articolata, organizzate in modo da definire lo spazio dinamico di Piazza Grecia, poi 5 con 3-5 scale più una con 9 scale (sottotipo A, A1, A2, A3), con prospetti sui quali il linearismo delle finestre è interrotto ritmicamente da balconi, sistemate in successione in modo da determinare gli spazi della piazza Jan Palach e il sistema delle quinte urbane di via Finlandia. Il gruppo A comprende complessivamente 14 case in linea, con 57 scale che servono 6 appartamenti ciascuna.

Gli edifici del tipo B sono 2 case in linea di 5 piani con alloggi di piccolo taglio ed una chiostrina centrale. Allineate tra viale Tiziano e viale della XVII Olimpiade, sono edifici detti a “doppia stecca”: infatti gli 11 corpi scala con altrettanti ascensori suddividono i palazzi in unità separate di 15 appartamenti ciascuna. All'interno delle costruzioni la luce scende attraverso chiostrine che traggono respiro anche attraverso la contiguità di ariosi portici. Gli edifici del tipo C sono 4 case in linea di 4 piani disposti in modo da formare una grande corte quadrata; collocate ad est del viadotto essi comprendono complessivamente edifici con 16 scale che servono 4 appartamenti ciascuna.

Gli edifici del tipo D sono alti 2 piani, hanno una pianta a croce con scala centrale e 4 alloggi per piano. Sono localizzate in due gruppi, le une a ridosso del tipo A e C (sottotipo D), intersecate da piccole strade ad uso pedonale e attribuibili a Luigi Moretti, le altre sotto al declivio di Villa Glori (sottotipo D1), variamente articolate con cortili centrali e attribuibili questa volta ad Adalberto Libera. Si tratta complessivamente di 39 edifici con altrettanti corpi scala, serventi ciascuno 4 appartamenti. Gli edifici del tipo E hanno pianta quadrata e sono alti 2 piani. Allineati lungo viale Tiziano, in questi 5 edifici, al piano terra lasciato a “pilotis” si apre la scala centrale che serve 4 appartamenti per piano. Il complesso è formato da un totale di 33 unità, composte da 143 edifici.

All'epoca dei Giochi i soli edifici pubblici non provvisori del quartiere sono la scuola preesistente e il mercato coperto a pianta esagonale, mentre viene destinata a parcheggio la vasta area risultante dalla demolizione dell’ippodromo di Villa Glori e del cinodromo della Rondinella. In seguito alla prestigiosa manifestazione ed al successo che ne è derivato per il nostro paese, il Villaggio Olimpico muta a poco a poco, subendo un lento ed inesorabile decadimento. Anni di degrado lo avevano reso una delle tappe principali della prostituzione su strada. Svariati sono stati nel tempo i progetti tesi alla riqualificazione di giardini e piazze, interventi sulla viabilità, realizzazione di spazi di gioco per i più piccoli, delimitazione dell’area del mercato, ristrutturazioni edilizie e realizzazione di un centro sanitario di riferimento per la zona, ma nessun progetto significativo è stato ancora attuato.  

Nel 1983 viene realizzata la Chiesa di San Valentino su progetto dell’architetto Francesco Berarducci. Va sottolineato che il suo posizionamento su un lotto in via Germania non coincide con quanto previsto dal piano originale che l’aveva localizzata al termine di viale della XVII Olimpiade e di fronte all'attuale piazza Jan Palach. A partire dagli anni 2000 la costruzione e l'avvio dell'attività dell'Auditorium Parco della Musica e il circolo sportivo Futbolclub ne hanno favorito una forte riqualificazione, insieme alla frequentazione, mai cessata nei decenni, del Palazzetto dello Sport. Non da ultimo la zona è stata arricchita da un’altra importante struttura culturale come il Maxxi di Zaha Hadid, che insieme alle altre emergenze sopracitate contribuisce alla realizzazione del sistema della Città della cultura. 
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  • Vincolo: Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo: L 633/1941
  • Altri Provvedimenti: DDG 29.05. 2020
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -
Opere D'Arte:
Codice ICCd Ubicazione Tipologia Soggetto Autore Materia Tecnica Stato di Conservazione Restauri
Scultura Il Calcio Cataldi Amleto Bronzo
Scultura La Corsa Cataldi Amleto Bronzo
Scultura La Lotta Cataldi Amleto Bronzo
Scultura Il Pugilato Cataldi Amleto Bronzo


Note

Dati e quantità: - Strumenti urbanistici: Variante generale del 1925-26, Piano regolatore del 1931, Piano particolareggiato del 1959 - Popolazione insediata: 10000 abitanti - Superficie: 35 ha - Superficie coperta residenziale: 70000 mq - Edifici: 33 - Appartamenti: 1348 - Vani utili: 4732 - Vani destinati a servizi: 2960 - Cubatura totale: 582568 mc - Strade asfaltate: 12000 mq - Superficie dei parcheggi pubblici: 30000 mq - Superficie piazze e marciapiedi: 110500 mq - Superficie aree verdi: 160500 mq - Imprese costruttrici partecipanti: 35 - Giornate lavorative: 45495 - Budget dell'opera: circa 8 miliardi di lire

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
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Della Riccia Ettore 1960 Villaggio Olimpico. Quartiere di Roma INCIS Roma Si
1961 Costruire n. 7 Si
ANIAI - Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani 1965 Guida dell'architettura contemporanea in Roma Tekni/con Roma Scheda C10 Si
De Guttry Irene 1978 Guida di Roma moderna dal 1870 ad oggi De Luca Roma 92 No
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1989 Adalberto Libera. Opera Completa Electa Milano 205-207 Si
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Rossi Piero Ostilio 1991 Roma. Guida all'architettura moderna 1909-1991 (II ed.) Laterza Roma-Bari Scheda n. 119 Si
Touring Club Italiano 1993 Guida d'Italia. Roma TCI Milano 711 No
Sanfilippo Mario 1994 La costruzione di una capitale. Roma 1945-1991, vol. 3 Silvana editoriale Cinisello Balsamo 86-92 No
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Magnago Lampugnani Vittorio (a cura di) 2000 Dizionario Skira dell'architettura del Novecento Skira Genève-Milano 253; 292 No
Rossi Piero Ostilio 2000 Roma. Guida all'architettura moderna 1909-2000 (III ed.) Laterza Roma-Bari Scheda n. 119 Si
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De Guttry Irene 2001 Guida di Roma moderna dal 1870 ad oggi De Luca Roma 92 No
Toschi Livio 2001 Roma. Dalla città sportiva al Villaggio Olimpico Edilizia Popolare n. 269-270 20-37 Si
Remiddi Gaia, Greco Antonella (a cura di) 2003 Il moderno attraverso Roma. Guida alle opere romane di Adalberto Libera Palombi Roma Scheda A8 Si
2004 Villaggio olimpico, Roma A&A. Architettura e ambiente n. 6 Roma Si
Carrano Eleonora 2005 Luigi Moretti. Le opere romane Prospettive Roma 96-99 Si
Greco Antonella, Remiddi Gaia (a cura di) 2006 Il moderno attraverso Roma. Guida alle opere romane di Luigi Moretti Palombi Roma Scheda C34 Si
Muratore Giorgio 2007 Roma. Guida all'architettura L'Erma di Bretschneider Roma 29 No
Tosi Pamphili Clara (a cura di) 2010 Villaggio Olimpico Roma Postcart Roma Si
Talamona Marida 2010 Il Villaggio Olimpico, in Reichlin Bruno, Tedeschi Letizia (a cura di), Luigi Moretti. Razionalismo e trasgressività tra barocco e informale Electa Milano 313-327 Si
Salvo Simona 2011 Le alterne vicende del Villaggio Olimpico di Roma fra manutenzione inconsapevole e riconoscimento storico-critico, in Bozzoni Corrado, Fonti Daniela, Muntoni Alessandra (a cura di), Luigi Moretti. Architetto del Novecento Gangemi Roma 417-430 Si
Spagnesi Gianfranco 2011 Il Villaggio Olimpico di Roma e la cultura architettonica nella città durante gli anni Sessanta, in Bozzoni Corrado, Fonti Daniela, Muntoni Alessandra (a cura di), Luigi Moretti. Architetto del Novecento Gangemi Roma 409-416 Si
Rossi Piero Ostilio 2012 Roma. Guida all'architettura moderna 1909-2011 (IV ed.) Laterza Roma-Bari Scheda n. 119 Si
Salvo Simona 2014 Edilizia residenziale pubblica e conservazione. Il caso del Villaggio Olimpico di Roma, in Della Torre Stefano, Borgarino Maria Paola (a cura di), Sguardi ed esperienze sulla conservazione del patrimonio storico architettonico Nardini Firenze 281-291 Si
Melis Paolo 2017 Monaco e Luccichenti. Opera completa Electa Milano 233-237 Si

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Fondo Luigi Moretti Luigi Moretti Archivio Centrale dello Stato, Roma Villaggio Olimpico, Roma
Fondo Monaco e Luccichenti Vincenzo Monaco, Amedeo Luccichenti MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Quartiere Villaggio Olimpico, Roma

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria generale Planimetria generale
Vista dall'alto Vista dall'alto
Vista esterna case affacciate su piazza Grecia Vista esterna case affacciate su piazza Grecia
Vista esterna edificio in linea Vista esterna edificio in linea
Vista esterna da viale XVII Olimpiade Vista esterna da viale XVII Olimpiade
Particolare facciate edifici Particolare facciate edifici
Vista statua Cataldi Vista statua Cataldi "La Corsa"

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Enciclopedia Treccani - Adalberto Libera Visualizza
MAXXI Patrimonio - Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Vincenzo Monaco Visualizza
Enciclopedia Treccani - Vincenzo Monaco Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Ugo Luccichenti Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Luigi Moretti Visualizza
Dizionario biografico degli Italiani - Luigi Moretti Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Direzione Regionale per il Lazio
Titolare della ricerca: Università degli studi di Roma "Sapienza"
Responsabile scientifico: Piero Ostilio Rossi


Scheda redatta da
creata il 31/12/2012
ultima modifica il 28/02/2025

Revisori:

Alberto Coppo 2022