Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

COLORIFICIO ATTIVA

Scheda Opera

  • Lo stabilimento fotografato dal lato dello specchio acqueo di riserva antincendio, anni Sessanta
  • Plastico originale in scala 1:500
  • Planimetria generale
  • Piante piano terreno e copertura capannone
  • Particolari sezione CC capannone. Pianta piano terreno fabbricato servizi
  • Vedute esterne dell’ingresso e del fabbricato produttivo, anni Sessanta
  • Dettaglio del fronte dello stabilimento, anni Sessanta
  • Veduta interna del reparto di produzione, anni Sessanta
  • Veduta interna del reparto di produzione, anni Sessanta
  • La recinzione in elementi modulatori prefabbricati in calcestruzzo, anni Sessanta
  • Vista dell’ingresso principale, 2016
  • Vista dell’edificio d’ingresso, 2016
  • Vista dello stabilimento dai campi oltre la recinzione, 2016
  • Vista aerea dell’intero complesso, 2016
  • Vista aerea dell’intero complesso, 2016
  • Lo stabilimento fotografato dal lato dello specchio acqueo di riserva antincendio, 2019
  • Vista del fronte ovest, 2019
  • Vista di dettaglio del serramento, 2019
  • Comune: Pozzolo Formigaro
  • Denominazione: COLORIFICIO ATTIVA
  • Indirizzo: Strada Provinciale Alessandria N. 55
  • Data: 1965 - 1967
  • Tipologia: Edifici per attività produttive
  • Autori principali: Vittoriano Viganò
Descrizione

1. Opera originaria

«Questo numero prende spunto da un’opera inedita di Vittoriano Viganò per delinearne un profilo articolato e, seppure necessariamente sintetico, tale da non lasciare nell’ombra i risultati essenziali […] Il Colorificio Attiva rivela subito la stessa mano del Marchiondi. Non solo la netta accentuazione degli elementi materici, luministici e strutturali, ma anche il tipo di relazione stabilita con l’intorno è analogo, se pur necessariamente diverso. Come il Marchiondi si inseriva nella città qualificandola con un episodio saliente la cui validità coincideva col programma di libertà perseguito dall’architetto, così l’Attiva si concreta nella pianura esplicitandone, senza violentarla, le virtualità dinamiche mediante la coincidenza tra il grumo edilizio e un’interpretazione ergonomica del programma di produzione industriale. Anche qui il verde fa da filtro ma non da schermo; mentre le recinzioni, volutamente spezzate nell’andamento, annunciano subito un respiro umanizzato del tema […] La più recente opera di Vittoriano Viganò insiste su un’area di circa 110.000 mq lungo la statale dei Giovi, fra Novi Ligure e Alessandria. Cubatura complessiva mc 180 mila circa; superficie coperta, circa un quarto dell’area. La zona ricade tra quelle destinate, nel quadro dei programmi regionali, a sede di sviluppo industriale.
Il complesso prevede il completamento integrale in pressappoco un decennio; le opere fino ad oggi realizzate costituiscono la prima parte di un tutto, preordinato secondo un preciso disegno funzionale e architettonico. Il complesso è a prevalente andamento orizzontale, tenuto ad un’altezza quasi continua, di sei metri, raggiungendo solo in modesta percentuale la quota di dieci. Si inserisce, così, nel paesaggio, ribadendo il significato tipicamente orizzontale della pianura agricola circostante. Il rapporto con l’ambiente si giova delle aree a verde riservate lungo il prospetto sulla Statale dei Giovi: prospetto risolto mediante un certo arretramento dei corpi di fabbrica e della recinzione stessa (disegnata di modesta altezza semitrasparente e ad andamento grecato) e all’interno fra i fabbricati e lungo i perimetri. Ad andamento grecato e di modesta altezza sono pure le recinzioni perimetrali; il disegno vuol contribuire a rompere la monotonia tipica del muro di recinzione e la sua tradizionale ostilità nei confronti dell’ambiente naturale. Nella sua interezza, il complesso prevede: la zona (parte nord-ovest) per l’accesso, uscita e controllo, servizi generali, centrale termica, uffici e piscina, deposito acqua; il settore produttivo, con processo di lavorazione da sud a nord, raggruppato a lastroni paralleli, per esigenze funzionali, nelle aree prospettanti la statale; infine i depositi di lavorazioni speciali, di particolare pericolosità raccolti nel settore sud. Accesso ed uscita sono concentrati in un unico punto per semplificazione di controllo. L’impatto carraio tra strade interne e statale è regolato con sistema di disimpegno conforme alle norme ANAS. Il sistema stradale assicura i servizi di trasporto pesante in ogni punto funzionale; è completato da percorsi a specifico uso dei trasportatori per pallets, nonché da marciapiedi selciati a verde per i pedoni.
L’impianto industriale è soggetto a precise norme di prevenzione e protezione antincendio; pertanto il sistema prescelto per la costruzione è stato il calcestruzzo armato; il capannone produzione tipi non supera la larghezza di m 20; il sistema stradale consente un agile e funzionale movimento per le attrezzature dei vigili del fuoco; i reparti più pericolosi sono sostanzialmente isolati; frequenti diaframmi in muratura e calcestruzzo armato spezzano la continuità fra i settori contigui di lavoro; i lucernari in plastica sono atti a trasformarsi in sfiatatoi; le tamponature perimetrali sono realizzate con telaio reticolare di calcestruzzo armato come supporto a pannelli trasparenti di vetro o perspex disponibili a facile e immediata rottura o demolizione, con danno limitato in caso di sinistro. I reparti fondamentali sono reparto servizi generali (portineria e ricevimento, spogliatoi, refettorio, infermeria, pesa, parcheggio, quadro comandi, ecc.); due reparti produzione a processo produttivo orizzontale e a schemi ad Y (adottando un reparto di spedizione su due settori produttivi); un reparto reattori; un deposito solventi e cucine; una centrale termica con camino a tre condotti; una centrale elettrica; una piscina e riserva acqua antincendio; zona depositi solventi, interrata». (Renato Pedio, Colorificio Attiva a Novi Ligure nell’itinerario architettonico di Vittoriano Viganò, in «L’architettura. Cronache e storia», n. 166, agosto 1969, pp. 216-225) Traduzione inglese e francese: sì

«Quest’opera, la più recente costruita da Viganò, e nuova per lui nel tema – un esteso complesso industriale, in campagna (fra Novi Ligure e d Alessandria) – è una conferma della coerenza e dell’autenticità del suo linguaggio. Anzitutto, nel rapporto col luogo, nel come cioè l’architettura è posta in un rapporto attivo con il territorio in cui interviene – e qui essa si inserisce con lunghe orizzontali nel vasto e vuoto paesaggio piano, a ribadirne la continuità – mentre, nel contempo, si definisce un’immagine chiara, riconoscibile da lontano. (Anche le recinzioni sono basse, e in talune parti semitrasparenti; e il loro lungo profilo è rotto da un andamento grecato, che annulla la “rettilinea spietatezza dei muri di confine”. E le aree verdi “filtrano” fra i fabbricati, e lungo i perimetri). A tale modo, dinamico di intendere il rapporto con il luogo corrisponde il modo in cui è inteso il rapporto fra l’interno e l’esterno nelle fabbriche. È del linguaggio di Viganò la continuità, che qui si ritrova, fra dentro e fuori (trasparenza delle pareti d’ambito, ampi aggetti di gronda) nella costante evidenza, plastica, degli elementi della costruzione e dell’uso integrale del calcestruzzo a vista, dentro e fuori. Il problema è unico. La forma è una. Il rapporto dell’architettura con chi la guarda e la abita è lo stesso, dentro e fuori. E così il rapporto dell’architettura con lo spazio. Un rapporto ce è intenso, anche se i temi sono semplificati. Vi è una riduzione all’elementare che non è rinuncia bensì concentrata carica di forma – in questo brutalismo. Si vede bene che Viganò ama l’architettura. E che, ogni volta, inventa. In questo complesso – organizzato spazialmente, nel suo insieme, su un tracciato modulare, sia in alzato che in pianta (modulo 6,666x6,666) – più d’una sono le prerogative da osservare: la sezione “a greca” dell’intradosso del piano di copertura, così disegnato per evitare la forma consuetudinaria (e spesso non piacevole) nelle coperture di tipo industriale, della trave a vista cioè sporgente dal soffitto, e sostituirla con una soluzione che richiama il principio di una superficie corrugata e continua: così si ha un rapporto architettonico diretto – senza cioè la mediazione della trave – fra pilastro e piastra. Quindi la forma “ad L” del capitello del pilastro, così concepita per praticità nella fase di appoggio delle travi precompresse e di un esatto allineamento, oltreché vincolo allo scorrimento orizzontale. E le tamponature perimetrali, a pannelli trasparenti, entro un reticolo quadro, per dare il massimo risalto ai valori plastici del solaio (che è l’elemento predominante nella determinazione dello spazio), non mimetizzati alla copertura ma in contrappunto con essa e che, nel contempo, si annullano per chi osserva dall’interno, e consentono il godimento del calcestruzzo nella sua integrità. Coerente con l’insieme è la realizzazione “a vista” di tutti gli impianti, al cui disegno è affidata in definitiva una funzione anche plastica e decorativa; assai controllato il contributo del colore negli interni (un solo colore, il rosso ossido, per le pareti ad intonaco e il pavimento in durocet) e il disegno degli apparecchi per l’illuminazione e anche delle strutture di supporto per le macchine». (Un’architettura di Vittoriano Viganò. Lo stabilimento Attiva, in «Domus», n. 483, febbraio 1970, pp. 13-21) Traduzione inglese: sì

«Il profilo orizzontale dell’edificio si inserisce nel paesaggio pianeggiante, esaltandone il carattere. La continuità fra spazio interno ed esterno è ricercata con gli ampi aggetti di gronda delle coperture a sezione grecata, con le pareti di tamponamento trasparenti, con la recinzione che non isola l’edificio dal contesto. L’impiantistica e il c.a. lasciati a vista e l’esplicita rappresentazione del processo costruttivo in prefabbricato contribuiscono a definire l’edificio anche da un punto di vista plastico e decorativo». (Alessandra Capuano, Giorgio Muratore, Guida all’architettura moderna. Italia: gli ultimi trent’anni, Zanichelli, Bologna 1988, p. 113)

«La definizione di una forma architettonica per il luogo della produzione industriale è imperniata sulla definizione di pochi ma significanti elementi costruttivi: la pilastratura, sia come moderno colonnato sia come modalità di fondazione e presa di possesso dello spazio, che dà ritmo, misura e unità architettonica all’interno; le travi a greca; la copertura piana da cui emergono i lucernari come misura del rapporto tra interno ed esterno e segno al contempo appartenente all’architettura e al paesaggio; il tamponamento, costituito da una vetrata continua, modulata dalla fitta grigliatura delle nervature in calcestruzzo armato; la recinzione che funge anch’essa da elemento di interazione tra l’area di fabbrica e il paesaggio domestico: la strada il parterre erboso, l’orizzonte piatto». (Vittoriano Viganò, A come architettura, Electa, Milano 1992, p. 69)

2. Consistenza dell’opera al 2019/Stato attuale

L’edificio è stato dismesso perdendo la funzione originaria di stabilimento produttivo della società Attiva, Dal 2016 una parte dei locali viene utilizzata come deposito e magazzino. Presenta condizioni di degrado, sia all’esterno che all’interno dei capannoni. I significativi caratteri percettivi originari sono tuttavia ancora del tutto riconoscibili.
(Scheda a cura di Carolina Crozzolin, Guido Pavia, Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)


1.Original Work
The paint factory «is located on an area of approximately 110,000 square meters along the Giovi road, between Novi Ligure and Alessandria» («L’architettura. Cronache e storia», n. 166, 1969).
The structure has a dynamic relationship with the site: the horizontal development of the architecture, with its six meters high, only in some parts reaching ten, underlines the wide flat landscape, while creating a definite image recognizable from afar. This connection can be seen also in the fragmentariness of the low boundary walls and in the green areas filtrating between the buildings.
«The visual continuity between the interior and exterior spaces through the transparent perimetral walls puts the predominant structural feature in evidence: the ‹‹ U ›› shaped section of the roof slabs» («Domus», n. 483, 1970).
«The industrial complex includes the following: at north-west the area for access, exit and control, general services, thermal power plant, offices and pool, water storage; the productive sector, with working process from south to north, grouped in parallel blocks, for practical needs, in the areas facing the main road; and finally the storage areas for particularly dangerous products, located in the southern sector» («L’architettura. Cronache e storia», n. 166, 1969)
«The plant - spatially organized on a modular layout, both in elevation and in plan (module 6,666x6,666) - has the following specific features:
- The "Greek fret" section of the intrados of the roof. This is in order to avoid the usual (and often disliked) shape that the exposed beam, protruding from the ceiling, takes in industrial type roofs. It was replaced by a solution that shows a corrugated and continuous surface: in this way the pillar and the slab are connected directly, without the beam interposed;
- The "L" shaped capital of the pillar. It’s designed in this way to allow both easier locating of the prestressed beams, and exact alignment, as well as constraint to horizontal sliding;
- The perimeter facades consist of transparent panels arranged within a grid of squares. This gives the maximum emphasis to the plastic values of the floor slab. […]
- The "exposed" systems. Also plastic and decorative function is therefore entrusted to their design;
- In the interiors, the contribution of colour is very restrained (there is a single tint, oxide red, for the plaster and the floor in “durocet”) as well as the design of the lighting fixtures and also of the support structures for the machines» («Domus», n. 483, 1970).

2.Current state in 2019
The industrial building was abandoned, losing its original intended use of production plant of the Attiva company. Since 2016 some parts are used as storage and warehouse. It is deteriorating, both outside and inside the sheds. However the key original features are still fully recognizable.

(English version by Alessia Federica Gigliotti, DAD-Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1965 -
  • Esecuzione: - 1967
  • Tipologia Specifica: Edificio industriale, con uffici e magazzini
  • Committente: Ditta Attiva
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Produzione industriale
  • Destinazione attuale: Dismesso nel 2016 circa. Alcuni locali sono utilizzati a deposito e magazzino
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Impresa Baldo spa Progetto Impianti Progetto NO
Impresa Bonomi e Vecchi Impresa esecutrice Esecuzione NO
Studio Borghi Progetto Impianti Progetto NO
Società CIT Progetto Impianti Progetto NO
Impresa Edil-Friuli Impresa esecutrice Esecuzione NO
Leo Finzi Progetto strutturale Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=43350 NO
Società Marelli Aerotecnica Progetto Impianti Esecuzione NO
Edoardo Nova Progetto strutturale Progetto NO
Pino Pensotti Collaboratore Progetto NO
Porta Progetto Impianti Progetto NO
Società Sitel Progetto Impianti Esecuzione NO
Società Tecnoimpianti Progetto Impianti Esecuzione NO
Fulvio Valsecchi Collaboratore Progetto NO
Vittoriano Viganò Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=58407 SI
  • Strutture: L’impianto industriale soggetto a precise norme di prevenzione e protezione antincendio ha comportato la scelta di una struttura portante e di elementi finiti in cemento armato lasciati a vista
  • Materiale di facciata: Le tamponature perimetrali sono realizzate con telaio reticolare di calcestruzzo armato come supporto a pannelli trasparenti di vetro o perspex disponibili a facile e immediata rottura o demolizione, con danno limitato in caso di sinistro
  • Coperture: La sezione “a greca” dell’intradosso del piano di copertura sporge in corrispondenza delle travi definendo percorsi pedonali protetti in prossimità delle facciate e consentendo il controllo dell’irraggiamento solare diretto dei locali interni. Le aree con
  • Serramenti: Le vetrate continue sono modulate dalla fitta grigliatura delle nervature in calcestruzzo armato con basamento in cemento. I serramenti, in colore bianco, sono suddivisi in moduli quadrati apribili nei due campi inferiori
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

													Array
(
    [id_opera] => 4543
    [codice] => DAD_AL_008
    [denominazione] => COLORIFICIO ATTIVA
    [regione] => Piemonte
    [provincia] => Alessandria
    [comune] => Pozzolo Formigaro
    [localita] => 
    [indirizzo] => Strada Provinciale Alessandria N. 55
    [id_categoria] => 1
    [id_tipologia] => 23
    [tipologia_specifica] => Edificio industriale, con uffici e magazzini
    [anno_inizio_progetto] => 1965
    [anno_fine_progetto] => 
    [anno_inizio_esecuzione] => 
    [anno_fine_esecuzione] => 1967
    [classificazione] => 
    [id_livello_scheda] => 1
    [codice_iccd] => 
    [codice_benitutelati] => 
    [informazioni_architettoniche] => 1. Opera originaria

«Questo numero prende spunto da un’opera inedita di Vittoriano Viganò per delinearne un profilo articolato e, seppure necessariamente sintetico, tale da non lasciare nell’ombra i risultati essenziali […] Il Colorificio Attiva rivela subito la stessa mano del Marchiondi. Non solo la netta accentuazione degli elementi materici, luministici e strutturali, ma anche il tipo di relazione stabilita con l’intorno è analogo, se pur necessariamente diverso. Come il Marchiondi si inseriva nella città qualificandola con un episodio saliente la cui validità coincideva col programma di libertà perseguito dall’architetto, così l’Attiva si concreta nella pianura esplicitandone, senza violentarla, le virtualità dinamiche mediante la coincidenza tra il grumo edilizio e un’interpretazione ergonomica del programma di produzione industriale. Anche qui il verde fa da filtro ma non da schermo; mentre le recinzioni, volutamente spezzate nell’andamento, annunciano subito un respiro umanizzato del tema […] La più recente opera di Vittoriano Viganò insiste su un’area di circa 110.000 mq lungo la statale dei Giovi, fra Novi Ligure e Alessandria. Cubatura complessiva mc 180 mila circa; superficie coperta, circa un quarto dell’area. La zona ricade tra quelle destinate, nel quadro dei programmi regionali, a sede di sviluppo industriale. 
Il complesso prevede il completamento integrale in pressappoco un decennio; le opere fino ad oggi realizzate costituiscono la prima parte di un tutto, preordinato secondo un preciso disegno funzionale e architettonico. Il complesso è a prevalente andamento orizzontale, tenuto ad un’altezza quasi continua, di sei metri, raggiungendo solo in modesta percentuale la quota di dieci. Si inserisce, così, nel paesaggio, ribadendo il significato tipicamente orizzontale della pianura agricola circostante. Il rapporto con l’ambiente si giova delle aree a verde riservate lungo il prospetto sulla Statale dei Giovi: prospetto risolto mediante un certo arretramento dei corpi di fabbrica e della recinzione stessa (disegnata di modesta altezza semitrasparente e ad andamento grecato) e all’interno fra i fabbricati e lungo i perimetri. Ad andamento grecato e di modesta altezza sono pure le recinzioni perimetrali; il disegno vuol contribuire a rompere la monotonia tipica del muro di recinzione e la sua tradizionale ostilità nei confronti dell’ambiente naturale. Nella sua interezza, il complesso prevede: la zona (parte nord-ovest) per l’accesso, uscita e controllo, servizi generali, centrale termica, uffici e piscina, deposito acqua; il settore produttivo, con processo di lavorazione da sud a nord, raggruppato a lastroni paralleli, per esigenze funzionali, nelle aree prospettanti la statale; infine i depositi di lavorazioni speciali, di particolare pericolosità raccolti nel settore sud. Accesso ed uscita sono concentrati in un unico punto per semplificazione di controllo. L’impatto carraio tra strade interne e statale è regolato con sistema di disimpegno conforme alle norme ANAS. Il sistema stradale assicura i servizi di trasporto pesante in ogni punto funzionale; è completato da percorsi a specifico uso dei trasportatori per pallets, nonché da marciapiedi selciati a verde per i pedoni. 
L’impianto industriale è soggetto a precise norme di prevenzione e protezione antincendio; pertanto il sistema prescelto per la costruzione è stato il calcestruzzo armato; il capannone produzione tipi non supera la larghezza di m 20; il sistema stradale consente un agile e funzionale movimento per le attrezzature dei vigili del fuoco; i reparti più pericolosi sono sostanzialmente isolati; frequenti diaframmi in muratura e calcestruzzo armato spezzano la continuità fra i settori contigui di lavoro; i lucernari in plastica sono atti a trasformarsi in sfiatatoi; le tamponature perimetrali sono realizzate con telaio reticolare di calcestruzzo armato come supporto a pannelli trasparenti di vetro o perspex disponibili a facile e immediata rottura o demolizione, con danno limitato in caso di sinistro. I reparti fondamentali sono reparto servizi generali (portineria e ricevimento, spogliatoi, refettorio, infermeria, pesa, parcheggio, quadro comandi, ecc.); due reparti produzione a processo produttivo orizzontale e a schemi ad Y (adottando un reparto di spedizione su due settori produttivi); un reparto reattori; un deposito solventi e cucine; una centrale termica con camino a tre condotti; una centrale elettrica; una piscina e riserva acqua antincendio; zona depositi solventi, interrata». (Renato Pedio, Colorificio Attiva a Novi Ligure nell’itinerario architettonico di Vittoriano Viganò, in «L’architettura. Cronache e storia», n. 166, agosto 1969, pp. 216-225) Traduzione inglese e francese: sì

«Quest’opera, la più recente costruita da Viganò, e nuova per lui nel tema – un esteso complesso industriale, in campagna (fra Novi Ligure e d Alessandria) – è una conferma della coerenza e dell’autenticità del suo linguaggio. Anzitutto, nel rapporto col luogo, nel come cioè l’architettura è posta in un rapporto attivo con il territorio in cui interviene – e qui essa si inserisce con lunghe orizzontali nel vasto e vuoto paesaggio piano, a ribadirne la continuità – mentre, nel contempo, si definisce un’immagine chiara, riconoscibile da lontano. (Anche le recinzioni sono basse, e in talune parti semitrasparenti; e il loro lungo profilo è rotto da un andamento grecato, che annulla la “rettilinea spietatezza dei muri di confine”. E le aree verdi “filtrano” fra i fabbricati, e lungo i perimetri). A tale modo, dinamico di intendere il rapporto con il luogo corrisponde il modo in cui è inteso il rapporto fra l’interno e l’esterno nelle fabbriche. È del linguaggio di Viganò la continuità, che qui si ritrova, fra dentro e fuori (trasparenza delle pareti d’ambito, ampi aggetti di gronda) nella costante evidenza, plastica, degli elementi della costruzione e dell’uso integrale del calcestruzzo a vista, dentro e fuori. Il problema è unico. La forma è una. Il rapporto dell’architettura con chi la guarda e la abita è lo stesso, dentro e fuori. E così il rapporto dell’architettura con lo spazio. Un rapporto ce è intenso, anche se i temi sono semplificati. Vi è una riduzione all’elementare che non è rinuncia bensì concentrata carica di forma – in questo brutalismo. Si vede bene che Viganò ama l’architettura. E che, ogni volta, inventa. In questo complesso – organizzato spazialmente, nel suo insieme, su un tracciato modulare, sia in alzato che in pianta (modulo 6,666x6,666) – più d’una sono le prerogative da osservare: la sezione “a greca” dell’intradosso del piano di copertura, così disegnato per evitare la forma consuetudinaria (e spesso non piacevole) nelle coperture di tipo industriale, della trave a vista cioè sporgente dal soffitto, e sostituirla con una soluzione che richiama il principio di una superficie corrugata e continua: così si ha un rapporto architettonico diretto – senza cioè la mediazione della trave – fra pilastro e piastra. Quindi la forma “ad L” del capitello del pilastro, così concepita per praticità nella fase di appoggio delle travi precompresse e di un esatto allineamento, oltreché vincolo allo scorrimento orizzontale. E le tamponature perimetrali, a pannelli trasparenti, entro un reticolo quadro, per dare il massimo risalto ai valori plastici del solaio (che è l’elemento predominante nella determinazione dello spazio), non mimetizzati alla copertura ma in contrappunto con essa e che, nel contempo, si annullano per chi osserva dall’interno, e consentono il godimento del calcestruzzo nella sua integrità. Coerente con l’insieme è la realizzazione “a vista” di tutti gli impianti, al cui disegno è affidata in definitiva una funzione anche plastica e decorativa; assai controllato il contributo del colore negli interni (un solo colore, il rosso ossido, per le pareti ad intonaco e il pavimento in durocet) e il disegno degli apparecchi per l’illuminazione e anche delle strutture di supporto per le macchine». (Un’architettura di Vittoriano Viganò. Lo stabilimento Attiva, in «Domus», n. 483, febbraio 1970, pp. 13-21) Traduzione inglese: sì

«Il profilo orizzontale dell’edificio si inserisce nel paesaggio pianeggiante, esaltandone il carattere. La continuità fra spazio interno ed esterno è ricercata con gli ampi aggetti di gronda delle coperture a sezione grecata, con le pareti di tamponamento trasparenti, con la recinzione che non isola l’edificio dal contesto. L’impiantistica e il c.a. lasciati a vista e l’esplicita rappresentazione del processo costruttivo in prefabbricato contribuiscono a definire l’edificio anche da un punto di vista plastico e decorativo». (Alessandra Capuano, Giorgio Muratore, Guida all’architettura moderna. Italia: gli ultimi trent’anni, Zanichelli, Bologna 1988, p. 113)

«La definizione di una forma architettonica per il luogo della produzione industriale è imperniata sulla definizione di pochi ma significanti elementi costruttivi: la pilastratura, sia come moderno colonnato sia come modalità di fondazione e presa di possesso dello spazio, che dà ritmo, misura e unità architettonica all’interno; le travi a greca; la copertura piana da cui emergono i lucernari come misura del rapporto tra interno ed esterno e segno al contempo appartenente all’architettura e al paesaggio; il tamponamento, costituito da una vetrata continua, modulata dalla fitta grigliatura delle nervature in calcestruzzo armato; la recinzione che funge anch’essa da elemento di interazione tra l’area di fabbrica e il paesaggio domestico: la strada il parterre erboso, l’orizzonte piatto». (Vittoriano Viganò, A come architettura, Electa, Milano 1992, p. 69)

2. Consistenza dell’opera al 2019/Stato attuale

L’edificio è stato dismesso perdendo la funzione originaria di stabilimento produttivo della società Attiva, Dal 2016 una parte dei locali viene utilizzata come deposito e magazzino. Presenta condizioni di degrado, sia all’esterno che all’interno dei capannoni. I significativi caratteri percettivi originari sono tuttavia ancora del tutto riconoscibili.
(Scheda a cura di Carolina Crozzolin, Guido Pavia, Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)


1.Original Work 
The paint factory «is located on an area of approximately 110,000 square meters along the Giovi road, between Novi Ligure and Alessandria» («L’architettura. Cronache e storia», n. 166, 1969).
The structure has a dynamic relationship with the site: the horizontal development of the architecture, with its six meters high, only in some parts reaching ten, underlines the wide flat landscape, while creating a definite image recognizable from afar. This connection can be seen also in the fragmentariness of the low boundary walls and in the green areas filtrating between the buildings. 
«The visual continuity between the interior and exterior spaces through the transparent perimetral walls puts the predominant structural feature in evidence: the ‹‹ U ›› shaped section of the roof slabs» («Domus», n. 483, 1970).
«The industrial complex includes the following: at north-west the area for access, exit and control, general services, thermal power plant, offices and pool, water storage; the productive sector, with working process from south to north, grouped in parallel blocks, for practical needs, in the areas facing the main road; and finally the storage areas for particularly dangerous products, located in the southern sector» («L’architettura. Cronache e storia», n. 166, 1969)
«The plant - spatially organized on a modular layout, both in elevation and in plan (module 6,666x6,666) - has the following specific features: 
-	The "Greek fret" section of the intrados of the roof. This is in order to avoid the usual (and often disliked) shape that the exposed beam, protruding from the ceiling, takes in industrial type roofs. It was replaced by a solution that shows a corrugated and continuous surface: in this way the pillar and the slab are connected directly, without the beam interposed;
-	The "L" shaped capital of the pillar. It’s designed in this way to allow both easier locating of the prestressed beams, and exact alignment, as well as constraint to horizontal sliding;
-	The perimeter facades consist of transparent panels arranged within a grid of squares. This gives the maximum emphasis to the plastic values of the floor slab. […]
-	The "exposed" systems. Also plastic and decorative function is therefore entrusted to their design;
-	In the interiors, the contribution of colour is very restrained (there is a single tint, oxide red, for the plaster and the floor in “durocet”) as well as the design of the lighting fixtures and also of the support structures for the machines» («Domus», n. 483, 1970).

2.Current state in 2019
The industrial building was abandoned, losing its original intended use of production plant of the Attiva company. Since 2016 some parts are used as storage and warehouse. It is deteriorating, both outside and inside the sheds. However the key original features are still fully recognizable.

(English version by Alessia Federica Gigliotti, DAD-Politecnico di Torino)
    [committente] => Ditta Attiva
    [foglio_catastale] => 
    [particella] => 
    [strutture] => L’impianto industriale soggetto a precise norme di prevenzione e protezione antincendio ha comportato la scelta di una struttura portante e di elementi finiti in cemento armato lasciati a vista
    [id_stato_struttura] => 2
    [materiale_facciata] =>  Le tamponature perimetrali sono realizzate con telaio reticolare di calcestruzzo armato come supporto a pannelli trasparenti di vetro o perspex disponibili a facile e immediata rottura o demolizione, con danno limitato in caso di sinistro
    [id_stato_facciata] => 2
    [coperture] => La sezione “a greca” dell’intradosso del piano di copertura sporge in corrispondenza delle travi definendo percorsi pedonali protetti in prossimità delle facciate e consentendo il controllo dell’irraggiamento solare diretto dei locali interni. Le aree con
    [id_stato_coperture] => 2
    [serramenti] => Le vetrate continue sono modulate dalla fitta grigliatura delle nervature in calcestruzzo armato con basamento in cemento. I serramenti, in colore bianco, sono suddivisi in moduli quadrati apribili nei due campi inferiori
    [id_stato_serramenti] => 2
    [destinazione_originaria] => Produzione industriale
    [destinazione_attuale] => Dismesso nel 2016 circa. Alcuni locali sono utilizzati a deposito e magazzino
    [trasformazioni] => si
    [id_tipo_proprieta] => 6
    [specifiche_proprieta] => 
    [id_tipo_provvedimento] => 1
    [data_provvedimento] => 
    [riferimento_normativo] => 
    [altri_provvedimenti] => 
    [vincolo] => 0
    [note] => 
    [denominazione_aggregato] => 
    [latitude] => 44.808195
    [longitude] => 8.776623
    [score] => 7
    [id_user] => 0
    [status] => 1
    [date_add] => 2004-12-31 00:00:00
    [date_upd] => 2024-04-18 14:47:46
    [categoria] => A. Opera di eccellenza
    [tipologia] => Edifici per attività produttive
    [proprieta] => Proprietà privata
    [cat_autori] => Vittoriano Viganò
    [id_regione] => 9
)
1
												
  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Pedio Renato 1969 Colorificio Attiva a Novi Ligure nell’itinerario architettonico di Vittoriano Viganò L’architettura. Cronache e stori n. 166 216-225 No
1970 Un’architettura di Vittoriano Viganò. Lo stabilimento Attiva Domus n. 483 13-21 No
Santini Pier Carlo 1975 Incontri con i protagonisti: Vittoriano Viganò Ottagono n. 39 72-77 No
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore 1988 Guida all’architettura moderna: Italia. Gli ultimi trent’anni Zanichelli Bologna 113 No
Viganò Vittoriano 1992 A come architettura Electa Milano 69-72 No
Averna Marta 2005 Abitare la fabbrica. Gli interni dell'architettura per la produzione, XVII Ciclo del Dottorato di Ricerca in Architettura degli Interni ed Allestimento. Relatore prof. Roberto Rizzi. Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Politecnico di Milano e Università degli Studi Federico II di Napoli, (Coordinatore prof. Cesare Stevan), 2005 No
Giusti Maria Adriana, Tamborrino Rosa 2008 Guida all’architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006) Allemandi Torino 88 No
Canella Gentucca 2019 Architettura regionale piemontese: censimento, autorialità, didattica e progetto, in Ge. Canella e P. Mellano (a cura di), Il diritto alla tutela. Architettura d’autore del secondo Novecento Franco Angeli Milano 264-277 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Lo stabilimento fotografato dal lato dello specchio acqueo di riserva antincendio, anni Sessanta Lo stabilimento fotografato dal lato dello specchio acqueo di riserva antincendio, anni Sessanta Ugo Mulas, tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
Plastico originale in scala 1:500 Plastico originale in scala 1:500 Aldo Ballo, tratto da - Viganò, Electa 1992
Planimetria generale Planimetria generale Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
Piante piano terreno e copertura capannone Piante piano terreno e copertura capannone Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
Particolari sezione CC capannone. Pianta piano terreno fabbricato servizi Particolari sezione CC capannone. Pianta piano terreno fabbricato servizi Tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
Vedute esterne dell’ingresso e del fabbricato produttivo, anni Sessanta Vedute esterne dell’ingresso e del fabbricato produttivo, anni Sessanta Ugo Mulas, tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
Dettaglio del fronte dello stabilimento, anni Sessanta Dettaglio del fronte dello stabilimento, anni Sessanta Ugo Mulas, tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
Veduta interna del reparto di produzione, anni Sessanta Veduta interna del reparto di produzione, anni Sessanta Ugo Mulas, tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
Veduta interna del reparto di produzione, anni Sessanta Veduta interna del reparto di produzione, anni Sessanta Ugo Mulas, tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
La recinzione in elementi modulatori prefabbricati in calcestruzzo, anni Sessanta La recinzione in elementi modulatori prefabbricati in calcestruzzo, anni Sessanta Ugo Mulas, tratto da - L’architettura. Cronache e storia n. 166, 1969
Vista dell’ingresso principale, 2016 Vista dell’ingresso principale, 2016 Gentucca Canella - 2016
Vista dell’edificio d’ingresso, 2016 Vista dell’edificio d’ingresso, 2016 Gentucca Canella - 2016
Vista dello stabilimento dai campi oltre la recinzione, 2016 Vista dello stabilimento dai campi oltre la recinzione, 2016 Tratto da - Mostra-video "Riflessioni sul secondo Novecento italiano. Architetture a rischio", a cura di Gentucca Canella con Tanja Marzi e Pietro Merlo, DAD, Politecnico di Torino, 12-13 dicembre 2016
Vista aerea dell’intero complesso, 2016 Vista aerea dell’intero complesso, 2016 Tratto da - Mostra-video "Riflessioni sul secondo Novecento italiano. Architetture a rischio", a cura di Gentucca Canella con Tanja Marzi e Pietro Merlo, DAD, Politecnico di Torino, 12-13 dicembre 2016
Vista aerea dell’intero complesso, 2016 Vista aerea dell’intero complesso, 2016 Tratto da - Mostra-video "Riflessioni sul secondo Novecento italiano. Architetture a rischio", a cura di Gentucca Canella con Tanja Marzi e Pietro Merlo, DAD, Politecnico di Torino, 12-13 dicembre 2016
Lo stabilimento fotografato dal lato dello specchio acqueo di riserva antincendio, 2019 Lo stabilimento fotografato dal lato dello specchio acqueo di riserva antincendio, 2019 Carolina Crozzolin - 2019
Vista del fronte ovest, 2019 Vista del fronte ovest, 2019 Carolina Crozzolin - 2019
Vista di dettaglio del serramento, 2019 Vista di dettaglio del serramento, 2019 Carolina Crozzolin - 2019

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Enciclopedia Treccani - Vittoriano Viganò Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Vittoriano Viganò Visualizza
Archivio del Moderno, Fondo Vittoriano Viganò Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Carolina Crozzolin, Guido Pavia, Gentucca Canella
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 18/04/2024

Revisori:

Mezzino Davide 2021