Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

VILLA BALLARINI

Scheda Opera

  • Vista da nord-ovest
  • Pianta e sezione trasversale
  • Prospetti ovest e sud, est e nord
  • Particolare del prospetto est
  • Particolare del prospetto ovest
  • Vista da sud-ovest
  • Vista del fronte sud
  • Comune: Sauze d'Oulx
  • Denominazione: VILLA BALLARINI
  • Indirizzo:
  • Data: 1947 - 1947
  • Tipologia: Abitazioni unifamiliari
  • Autori principali: Gino Levi Montalcini, Paolo Ceresa
Descrizione

1. Opera originaria
«1947 Villa Ballarini a Salice d’Ulzio, a circa metri 1509 nella Valle della Dora Riparia. Architetto Levi Montalcini. Questa architettura, come la precedente [Villa Marocco], impiega visibilmente i materiali tradizionali pur cercando di esprimersi con forme nuove e semplici. L’insieme risulta abbastanza equilibrato nonostante l’evidente decorativismo dei puntoni sotto la gronda principale». (Mario Cereghini, Costruire in montagna. Architettura e storia, Edizioni del Milione, Milano 1956, p. 343)

«[…] Non è dato di sapere come Persico avrebbe giudicato la Società Ippica Torinese, il capolavoro realizzato da Carlo Mollino tra il 1936 e il 1941, che lo stesso Pagano, superando la riserva sull’eccesso di forma, apprezza su “Casabella” del gennaio 1941, poiché, ancor più nel dopoguerra e seppure a distanza, tra il linguaggio di Levi-Montalcini e quello di Mollino, ormai quarantenni, si instaura una certa assonanza tecnica e figurativa, soprattutto nelle costruzioni realizzate in altura, con largo impiego di pietra locale, carpenteria di legno, corpi aggettanti, falda di copertura fortemente inclinata, dove per Levi-Montalcini valgono le ville Ballarini e Marocco entrambe (1947) a Sauze d’Oulx e, con Ceresa, la Torre di bollitura (1942-43) e la Centrale idroelettrica (1947-48) delle Cartiere Bosso a Lanzo.
Viene da pensare allora, per analogia, al rapporto di parallelismo, e forse di pari distanza, che a Milano corre tra il linguaggio di Albini e quello di Gardella, sui quali ha sicuramente influito il gusto di Persico: in Albini per sua stessa ammissione, in Gardella per l’attenzione prestata alla sua opera da Persico ancora in vita.
Così che, pur nella differenza di due contesti ambientali e culturali, come quelli di Milano e Torino, potremmo considerare comune alle due coppie di architetti il grado di trasgressione da un razionalismo convenzionale teso a valorizzare come decisivi e autonomi elementi di figurazione strutture, tamponamenti, telai, tralicci, trasparenze, luce, colore; trasgressione che nell’ultimo dopoguerra ha inaugurato in Italia un capitolo nuovo dell’architettura moderna». (Guido Canella, Gino Levi-Montalcini e gli inizi torinesi dell’architettura moderna in Italia, in AA.VV, Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 38).

«[…] Le due case di montagna che Levi-Montalcini costruisce per le famiglie Ballarini e Marocco a Sauze d'Oulx (la Marocco con Paolo Ceresa), sono entrambe del 1947 e possono essere collegate, al di là della diversità del tema, all'antecedente della Colonia di Bardonecchia. Per molti versi, esse sono parte di un’esperienza collettiva, dato che intorno al tema dell'architettura montana si era costruita nel tempo una riflessione che aveva coinvolto alcuni dei migliori architetti torinesi. Ed era un tema di forte carica emblematica, perché come la casa rurale, anche quella di montagna veniva letta come frutto di un’esperienza non contaminata, nella quale l’architettura si sarebbe definita in base a vincoli di necessità, e dunque con una sua evidenza di ragioni. E tuttavia, non paiono derivarne elementi di certezza o soluzioni comuni: piuttosto un regime sperimentale che vede le scelte differenziarsi in modo progressivo, a volte anche all'interno dell'esperienza di uno stesso architetto. Di fronte alla vastità e all'imponenza del paesaggio, l'architettura sembra potersi liberare dell'alternativa tra mimesi e rivendicazione del nuovo, per scoprire una gamma più vasta e più complessa di possibilità. Non è dunque il purismo la strada che viene imboccata: piuttosto una ricerca elaborata intorno alla matericità di pietra, cemento e legno, alle tessiture dei materiali, al gioco dei volumi, al rapporto con il quadro naturale. Mollino è tra coloro che dell’architettura montana danno l'interpretazione più aperta e sperimentale, in genere esasperandone l'aspetto plastico: e nella stessa località e subito prima delle case di Levi-Montalcini (1946-1947) realizza la famosa stazione della slittovia detta del Lago Nero.
Le case di Levi-Montalcini sono tra loro parzialmente diverse in pianta, ma non nell’intenzione e nell’immagine. Entrambe sono in pietra nella parte inferiore e in legno in quella superiore, e ciò corrisponde a una sorta di sdoppiamento formale e concettuale: la pietra àncora al suolo e rappresenta il volume e il peso; il legno scuro espande la massa e si costruisce per sporti retti da saette e mensole, come in un complesso congegno. Sono determinanti i raccordi e gli sfalsamenti di piano tra legno, superfici intonacate e pietra. Le pareti esterne non sempre sono ortogonali, ma prevedono sfalsamenti e raccordi murari diagonali e in certi casi fuoriescono dalla verticalità. Il basamento si prolunga nelle terrazze e fissa il rapporto con il terreno. La falda unica, una sorta di “vela” retta da puntelli, aiuta a definire l'edificio in modo unitario e a conferirgli qualche solennità.
In effetti, la strada non sembra essere quella di prendere gli elementi della tradizione per “attualizzarli”, in base a un'esigenza “morale” e attraverso le sottigliezze di una rielaborazione poetica rattenuta e controllata: come per certi versi aveva fatto Albini nel suo famoso “rifugio” (l’albergo-rifugio Pirovano a Cervinia, 1949-1951). Per i torinesi, gli elementi della tradizione paiono piuttosto essere “pretesti” di un'esplorazione e di una manipolazione formale che cerca i suoi modi e le sue direzioni». (Daniele Vitale, Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in AA.VV, Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 56)

«[…] Le due ville costruite da Gino Levi-Montalcini a Sauze d’Oulx nel 1947 per le famiglie Marocco e Ballarini, oggi purtroppo distrutte, sono fra le più interessanti interpretazioni date dall’architettura moderna italiana al tema della casa di vacanza in montagna. […] Villa Ballarini. C’è una storia e un insegnamento del passaggio, nelle due costruzioni di montagna, dalla formula zoccolo di pietra e struttura superiore in legno, alla interferenza di muro e legno, in un effetto compositivo movimentato». Così le due ville costruite da Levi-Montalcini a Sauze d’Oulx nel 1947 sono presentate su «Domus» (Caratteri di un architetto, in «Domus», n. 286, settembre 1953, p. 11). Alla storia del luogo e al paesaggio sono attribuiti i principi d’ispirazione formale di questi edifici. Ciò che nelle opere precedenti la guerra rimaneva sottaciuto e celato dietro la purezza delle forme, è ora espressamente dichiarato. Le due case di Sauze d’Oulx non sono così diverse, nei principi fondamentali, dalla colonia di Bardonecchia. Anche queste case, infatti, si basano sulla compenetrazione tra forme e tipologie moderne ed elementi della tradizione. La differenza è che gli elementi della tradizione emergono qui con molta più evidenza. Questi elementi, però, non si riducono mai, come avveniva nelle architetture dell’eclettismo, all’imitazione stilistica, ma sono sottoposti a un processo di manipolazione e ricomposizione che raggiunge inaspettati effetti plastici.
La villa Ballarini presenta, fra le due, la pianta più articolata e movimentata, provocando continui sfalsamenti anche nelle elevazioni. La tipologia è quella di una casa di vacanza, con una disposizione degli ambienti rispondente alle esigenze di vita moderne. La facciata principale rivolta verso valle, specie nella parte superiore in legno, è caratterizzata da un andamento «a spezzata» che genera continui avanzamenti e arretramenti, ove trovano posto un ballatoio e l’ingresso principale. Il basamento in pietra ha un andamento più regolare, ma l’altezza molto ridotta amplifica fortemente la sensazione di schiacciamento derivato dall’incombere delle parti superiori e del tetto. Il rivestimento in perline verticali di legno scuro non ricopre interamente i piani superiori, lasciando liberi alcuni campi intonacati che tendono a causare effetti di vuoto improvviso, quasi a simulare un volume eroso in più parti.
Il principale punto di contatto con la tradizione è nella combinazione tra il basamento di pietra e l’elevazione in legno. È questo […] uno dei motivi ricorrenti della tradizione alpina. Il basamento in pietra era infatti usato per risolvere l’attacco della casa al terreno, realizzando una solida base orizzontale su cui poggiare le strutture della casa. Ma nella villa Ballarini pietra e legno sono usati come materiali di rivestimento, mentre le strutture della casa sono realizzate con muratura di blocchi prefabbricati e cemento armato. I materiali tradizionali non obbediscono qui a un’esigenza costruttiva, ma soltanto a una volontà di rappresentazione. Nella “formula zoccolo di pietra e struttura superiore in legno” Levi-Montalcini riconosce una figura della tradizione che può essere riproposta, anche se realizzata con tecniche moderne che non corrispondono più alla funzione originaria.
[…] Cereghini, inserendo questa casa tra gli esempi più efficaci di architetture moderne nelle Alpi, dice che “l’insieme risulta abbastanza equilibrato nonostante l’evidente decorativismo dei puntoni sotto la gronda principale” (M. Cereghini, Costruire in montagna. Architettura e storia, Edizioni del Milione, Milano, 1956, p. 341). […] Cereghini individua nella sincerità costruttiva uno dei tratti salienti dell’architettura tradizionale e un principio cui anche l’architettura moderna nelle Alpi dovrebbe attenersi. I “falsi” puntoni della villa Ballarini sono dunque giudicati decorativi e superflui, perché non assolvono realmente la funzione di sostegno della gronda». (Giacomo Menini, Costruire in cielo. L’architettura di montagna. Storie, visioni, controversie, Tesi di Dottorato in Composizione architettonica, Dipartimento di Progettazione dell’Architettura, Politecnico di Milano, relatore prof. Daniele Vitale, correlatore prof. Emanuele Levi-Montalcini, XXIII ciclo, 2011, pp. 119, 133-135)

«[…] una falda inclinata contraddistingueva le case di Levi Montalcini a Sauze d’Oulx (villa Ballarini e villa Marocco del 1947)». (Fabio Mangone, Gemma Belli, Maria Grazia Tampieri, Architettura e paesaggi della villeggiatura in Italia tra Otto e Novecento, Angeli, Milano 2015, pp. 145-146)

«Villa Marocco e Villa Ballarini. Le due ville, linguisticamente molto differenti dalla colonia IX maggio costruita sempre da Levi Montalcini a Bardonecchia nel 1938, sono costituite da un pesante basamento in pietra dal quale fuoriescono i volumi a sbalzo rivestiti in legno. I progetti si caratterizzano inoltre per il grande tetto a falda unica, sostenuto da diversi puntoni lignei, che apre la facciata principale sul panorama verso valle. I due edifici sono oggi distrutti (Istituto di Architettura Montana. Centro di ricerca. Dipartimento di Architettura e Design Politecnico di Torino - https://areeweb.polito.it/ricerca/IAM/?p=918)

2. Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

L’edificio è stato demolito.


(Scheda a cura di Bianca Guiso con Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)

Info
  • Progetto: 1947 -
  • Esecuzione: - 1947
  • Committente: Famiglia Ballarini
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Villa unifamiliare
  • Destinazione attuale: Demolita
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Paolo Ceresa Progetto architettonico Progetto SI
Gino Levi Montalcini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/gino-levi-montalcini/ SI
  • Strutture: Struttura in cemento armato
  • Materiale di facciata: Basamento in pietra e rivestimento in legno nella parte superiore
  • Coperture: Falda unica retta da puntelli
  • Serramenti: Serramenti in legno

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«1947 Villa Ballarini a Salice d’Ulzio, a circa metri 1509 nella Valle della Dora Riparia. Architetto Levi Montalcini. Questa architettura, come la precedente [Villa Marocco], impiega visibilmente i materiali tradizionali pur cercando di esprimersi con forme nuove e semplici. L’insieme risulta abbastanza equilibrato nonostante l’evidente decorativismo dei puntoni sotto la gronda principale». (Mario Cereghini, Costruire in montagna. Architettura e storia, Edizioni del Milione, Milano 1956, p. 343)

«[…] Non è dato di sapere come Persico avrebbe giudicato la Società Ippica Torinese, il capolavoro realizzato da Carlo Mollino tra il 1936 e il 1941, che lo stesso Pagano, superando la riserva sull’eccesso di forma, apprezza su “Casabella” del gennaio 1941, poiché, ancor più nel dopoguerra e seppure a distanza, tra il linguaggio di Levi-Montalcini e quello di Mollino, ormai quarantenni, si instaura una certa assonanza tecnica e figurativa, soprattutto nelle costruzioni realizzate in altura, con largo impiego di pietra locale, carpenteria di legno, corpi aggettanti, falda di copertura fortemente inclinata, dove per Levi-Montalcini valgono le ville Ballarini e Marocco entrambe (1947) a Sauze d’Oulx e, con Ceresa, la Torre di bollitura (1942-43) e la Centrale idroelettrica (1947-48) delle Cartiere Bosso a Lanzo.
Viene da pensare allora, per analogia, al rapporto di parallelismo, e forse di pari distanza, che a Milano corre tra il linguaggio di Albini e quello di Gardella, sui quali ha sicuramente influito il gusto di Persico: in Albini per sua stessa ammissione, in Gardella per l’attenzione prestata alla sua opera da Persico ancora in vita.
Così che, pur nella differenza di due contesti ambientali e culturali, come quelli di Milano e Torino, potremmo considerare comune alle due coppie di architetti il grado di trasgressione da un razionalismo convenzionale teso a valorizzare come decisivi e autonomi elementi di figurazione strutture, tamponamenti, telai, tralicci, trasparenze, luce, colore; trasgressione che nell’ultimo dopoguerra ha inaugurato in Italia un capitolo nuovo dell’architettura moderna». (Guido Canella, Gino Levi-Montalcini e gli inizi torinesi dell’architettura moderna in Italia, in AA.VV, Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 38).

«[…] Le due case di montagna che Levi-Montalcini costruisce per le famiglie Ballarini e Marocco a Sauze d'Oulx (la Marocco con Paolo Ceresa), sono entrambe del 1947 e possono essere collegate, al di là della diversità del tema, all'antecedente della Colonia di Bardonecchia. Per molti versi, esse sono parte di un’esperienza collettiva, dato che intorno al tema dell'architettura montana si era costruita nel tempo una riflessione che aveva coinvolto alcuni dei migliori architetti torinesi. Ed era un tema di forte carica emblematica, perché come la casa rurale, anche quella di montagna veniva letta come frutto di un’esperienza non contaminata, nella quale l’architettura si sarebbe definita in base a vincoli di necessità, e dunque con una sua evidenza di ragioni. E tuttavia, non paiono derivarne elementi di certezza o soluzioni comuni: piuttosto un regime sperimentale che vede le scelte differenziarsi in modo progressivo, a volte anche all'interno dell'esperienza di uno stesso architetto. Di fronte alla vastità e all'imponenza del paesaggio, l'architettura sembra potersi liberare dell'alternativa tra mimesi e rivendicazione del nuovo, per scoprire una gamma più vasta e più complessa di possibilità. Non è dunque il purismo la strada che viene imboccata: piuttosto una ricerca elaborata intorno alla matericità di pietra, cemento e legno, alle tessiture dei materiali, al gioco dei volumi, al rapporto con il quadro naturale. Mollino è tra coloro che dell’architettura montana danno l'interpretazione più aperta e sperimentale, in genere esasperandone l'aspetto plastico: e nella stessa località e subito prima delle case di Levi-Montalcini (1946-1947) realizza la famosa stazione della slittovia detta del Lago Nero. 
Le case di Levi-Montalcini sono tra loro parzialmente diverse in pianta, ma non nell’intenzione e nell’immagine.  Entrambe sono in pietra nella parte inferiore e in legno in quella superiore, e ciò corrisponde a una sorta di sdoppiamento formale e concettuale: la pietra àncora al suolo e rappresenta il volume e il peso; il legno scuro espande la massa e si costruisce per sporti retti da saette e mensole, come in un complesso congegno. Sono determinanti i raccordi e gli sfalsamenti di piano tra legno, superfici intonacate e pietra. Le pareti esterne non sempre sono ortogonali, ma prevedono sfalsamenti e raccordi murari diagonali e in certi casi fuoriescono dalla verticalità. Il basamento si prolunga nelle terrazze e fissa il rapporto con il terreno. La falda unica, una sorta di “vela” retta da puntelli, aiuta a definire l'edificio in modo unitario e a conferirgli qualche solennità. 
In effetti, la strada non sembra essere quella di prendere gli elementi della tradizione per “attualizzarli”, in base a un'esigenza “morale” e attraverso le sottigliezze di una rielaborazione poetica rattenuta e controllata: come per certi versi aveva fatto Albini nel suo famoso “rifugio” (l’albergo-rifugio Pirovano a Cervinia, 1949-1951). Per i torinesi, gli elementi della tradizione paiono piuttosto essere “pretesti” di un'esplorazione e di una manipolazione formale che cerca i suoi modi e le sue direzioni». (Daniele Vitale, Gino Levi-Montalcini e l’architettura torinese, in AA.VV, Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico, «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», Nuova serie, n. 2, anno 136, dicembre 2003, p. 56)

«[…] Le due ville costruite da Gino Levi-Montalcini a Sauze d’Oulx nel 1947 per le famiglie Marocco e Ballarini, oggi purtroppo distrutte, sono fra le più interessanti interpretazioni date dall’architettura moderna italiana al tema della casa di vacanza in montagna. […] Villa Ballarini. C’è una storia e un insegnamento del passaggio, nelle due costruzioni di montagna, dalla formula zoccolo di pietra e struttura superiore in legno, alla interferenza di muro e legno, in un effetto compositivo movimentato». Così le due ville costruite da Levi-Montalcini a Sauze d’Oulx nel 1947 sono presentate su «Domus» (Caratteri di un architetto, in «Domus», n. 286, settembre 1953, p. 11). Alla storia del luogo e al paesaggio sono attribuiti i principi d’ispirazione formale di questi edifici. Ciò che nelle opere precedenti la guerra rimaneva sottaciuto e celato dietro la purezza delle forme, è ora espressamente dichiarato. Le due case di Sauze d’Oulx non sono così diverse, nei principi fondamentali, dalla colonia di Bardonecchia. Anche queste case, infatti, si basano sulla compenetrazione tra forme e tipologie moderne ed elementi della tradizione. La differenza è che gli elementi della tradizione emergono qui con molta più evidenza. Questi elementi, però, non si riducono mai, come avveniva nelle architetture dell’eclettismo, all’imitazione stilistica, ma sono sottoposti a un processo di manipolazione e ricomposizione che raggiunge inaspettati effetti plastici.
La villa Ballarini presenta, fra le due, la pianta più articolata e movimentata, provocando continui sfalsamenti anche nelle elevazioni. La tipologia è quella di una casa di vacanza, con una disposizione degli ambienti rispondente alle esigenze di vita moderne. La facciata principale rivolta verso valle, specie nella parte superiore in legno, è caratterizzata da un andamento «a spezzata» che genera continui avanzamenti e arretramenti, ove trovano posto un ballatoio e l’ingresso principale. Il basamento in pietra ha un andamento più regolare, ma l’altezza molto ridotta amplifica fortemente la sensazione di schiacciamento derivato dall’incombere delle parti superiori e del tetto. Il rivestimento in perline verticali di legno scuro non ricopre interamente i piani superiori, lasciando liberi alcuni campi intonacati che tendono a causare effetti di vuoto improvviso, quasi a simulare un volume eroso in più parti.
Il principale punto di contatto con la tradizione è nella combinazione tra il basamento di pietra e l’elevazione in legno. È questo […] uno dei motivi ricorrenti della tradizione alpina. Il basamento in pietra era infatti usato per risolvere l’attacco della casa al terreno, realizzando una solida base orizzontale su cui poggiare le strutture della casa. Ma nella villa Ballarini pietra e legno sono usati come materiali di rivestimento, mentre le strutture della casa sono realizzate con muratura di blocchi prefabbricati e cemento armato. I materiali tradizionali non obbediscono qui a un’esigenza costruttiva, ma soltanto a una volontà di rappresentazione. Nella “formula zoccolo di pietra e struttura superiore in legno” Levi-Montalcini riconosce una figura della tradizione che può essere riproposta, anche se realizzata con tecniche moderne che non corrispondono più alla funzione originaria. 
[…] Cereghini, inserendo questa casa tra gli esempi più efficaci di architetture moderne nelle Alpi, dice che “l’insieme risulta abbastanza equilibrato nonostante l’evidente decorativismo dei puntoni sotto la gronda principale” (M. Cereghini, Costruire in montagna. Architettura e storia, Edizioni del Milione, Milano, 1956, p. 341). […] Cereghini individua nella sincerità costruttiva uno dei tratti salienti dell’architettura tradizionale e un principio cui anche l’architettura moderna nelle Alpi dovrebbe attenersi. I “falsi” puntoni della villa Ballarini sono dunque giudicati decorativi e superflui, perché non assolvono realmente la funzione di sostegno della gronda». (Giacomo Menini, Costruire in cielo. L’architettura di montagna. Storie, visioni, controversie, Tesi di Dottorato in Composizione architettonica, Dipartimento di Progettazione dell’Architettura, Politecnico di Milano, relatore prof. Daniele Vitale, correlatore prof. Emanuele Levi-Montalcini, XXIII ciclo, 2011, pp. 119, 133-135)

«[…] una falda inclinata contraddistingueva le case di Levi Montalcini a Sauze d’Oulx (villa Ballarini e villa Marocco del 1947)». (Fabio Mangone, Gemma Belli, Maria Grazia Tampieri, Architettura e paesaggi della villeggiatura in Italia tra Otto e Novecento, Angeli, Milano 2015, pp. 145-146)

«Villa Marocco e Villa Ballarini. Le due ville, linguisticamente molto differenti dalla colonia IX maggio costruita sempre da Levi Montalcini a Bardonecchia nel 1938, sono costituite da un pesante basamento in pietra dal quale fuoriescono i volumi a sbalzo rivestiti in legno. I progetti si caratterizzano inoltre per il grande tetto a falda unica, sostenuto da diversi puntoni lignei, che apre la facciata principale sul panorama verso valle. I due edifici sono oggi distrutti (Istituto di Architettura Montana. Centro di ricerca. Dipartimento di Architettura e Design Politecnico di Torino - https://areeweb.polito.it/ricerca/IAM/?p=918)

2.	Consistenza dell’opera al 2019 / Stato attuale

L’edificio è stato demolito. 


(Scheda a cura di Bianca Guiso con Gentucca Canella, DAD - Politecnico di Torino)

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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1953 Caratteri di un architetto Domus, n. 286 11 No
Cereghini Mario 1956 Costruire in montagna. Architettura e storia Edizioni del Milione Milano 343 No
AA.VV. 2003 Gino Levi Montalcini. Architetture, disegni e scritti, numero monografico Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Nuova serie, n. 2, anno 136 No
Menini Giacomo 2011 Costruire in cielo. L’architettura di montagna. Storie, visioni, controversie, Tesi di Dottorato in Composizione architettonica, Dipartimento di Progettazione dell’Architettura, Politecnico di Milano, relatore prof. Daniele Vitale, correlatore prof. Emanuele Levi-Montalcini, XXIII ciclo, 2011 119; 133-137 No
Mangone Fabio, Belli Gemma, Tampieri Maria Grazia 2015 Architettura e paesaggi della villeggiatura in Italia tra Otto e Novecento Franco Angeli Milano 145-146 No
Antonio De Rossi Antonio 2019 Case della modernità alpina. Spazi inaugurali di apertura, sperimentazione, sedimentazione ArchAlp, Nuova serie, n. 3 44531 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista da nord-ovest Vista da nord-ovest Tratto da - Cereghini, Architettura e storia, 1956
Pianta e sezione trasversale Pianta e sezione trasversale Tratto da - Vitale, Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 2003
Prospetti ovest e sud, est e nord Prospetti ovest e sud, est e nord Tratto da - Vitale, Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 2003
Particolare del prospetto est Particolare del prospetto est Archivio Paolo Ceresa
Particolare del prospetto ovest Particolare del prospetto ovest Archivio Paolo Ceresa
Vista da sud-ovest Vista da sud-ovest Tratto da - De Rossi, ArchAlp, Nuova serie, n. 3, 2019
Vista del fronte sud Vista del fronte sud Tratto da - Cereghini, Architettura e storia, 1956

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Segretariato Regionale per il Piemonte
Titolare della ricerca: Politecnico Torino Dipartimento Architettura e Design
Responsabile scientifico: Maria Adriana Giusti, Gentucca Canella (DAD)


Scheda redatta da Bianca Guiso con Gentucca Canella
creata il 31/12/2004
ultima modifica il 28/01/2025

Revisori:

Mezzino Davide 2021