Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

PALASPORT GIUSEPPE TALIERCIO

Scheda Opera

  • Sezione
  • Piante
  • Planimetria di progetto
  • Planimetria, Pianta
  • Sezione
  • Planimetria dell’area di intervento
  • Planimetria di progetto
  • Planimetria dell'area
  • Foto di cantiere, base della cupola
  • Foto di cantiere, cupola
  • Interno
  • Vista della struttura, in fase di cantiere
  • Prospetto principale, foto attuale
  • Comune: Venezia
  • Località: Mestre
  • Denominazione: PALASPORT GIUSEPPE TALIERCIO
  • Indirizzo: Via Andrea Vendramin, N.10
  • Data: 1973 - 1977
  • Tipologia: Attrezzature sportive
  • Autori principali: Ruggero Artico
Descrizione

Il progetto per il palasport Taliercio a Mestre in zona Cavergnaghi è stato realizzato pro bono dall'architetto Ruggero Artico con la finalità di dotare la squadra di basket locale, nata nel dopolavoro Montedison - la "Duco Mestre", di una struttura sportiva per competere nel campionato di Serie A.
In base ai requisiti stabiliti dal CONI per la partecipazione agli incontri di serie A, ciascuna società doveva disporre di un palazzetto, con capienza minima di 3500 spettatori. Per questo all'avvio degli anni Settanta il Comune di Venezia aveva approvato la realizzazione del palasport nel sestiere di Castello all'Arsenale per la società "Reyer" di basket. Dunque risultava improbabile che lo stesso Comune potesse realizzare un secondo impianto nella periferia della città storica, così l'iniziativa per il Taliercio è nata da una raccolta fondi promossa dal Prosindaco per la Terraferma (e vicepresidente della "Duco"), Domenico Bendoricchio, nel 1973 con il sostengno della Montedison, che mise a disposizione una fideiussione di 200 milioni e del Comune che concesse il terreno a Cavergnaghi. Bendoricchio aveva fondato la S.E.I.S. (Società Esercizio Impianti Sportivi, presso ingegner Cremaschini e architetto Ruggero Artico, Mestre via Carducci, 13) società privata senza fini di lucro, con l'obiettivo sociale di realizzare una struttura sportiva multifunzionale, di 3500 posti in grado di autosostentarsi con l'organizzazione di manifestazioni non solo sportive, ma anche culturali e musicali.
La soluzione progettuale scelta fu di impiegare una maxicupola per la copertura di un unico grande spazio, con un diametro di 70 metri e un'altezza di 18 metri, direttamente appoggiata al suolo, con le gradinate ricavate scendendo sottoquota in calcestruzzo armato prefabbricato vibrato. Anche l'edificio riservato ai servizi viene progettato in pannelli prefabbricati e serramenti in alluminio (1974).
Il calcolo strutturale venne affidato all'ingegnere Franco Cremaschini di Brescia, specialista in tensostrutture con cavi metallici. Per la cupola del palasport di Mestre Cremaschini mise a punto un sistema statico sperimentale: un prototipo costituito da un sistema di profilati tubolari metallici formanti una membratura di archi portanti (cm 10 x 20) con sovrapposti archi fascianti (cm 7 x 14) saldati e sottoposti a post-tesatura. La cupola è fatta di alluminio e isolante priva di travi alla base. La struttura non può essere modificata in quanto è costituita da due fasci di tubi vuoti di acciaio precurvati, che formano archi di 90 metri. Il fascio inferiore è più grosso e compresso; quello superiore più leggero e teso con martinetti idraulici. Questo implica una tensione indotta per la quale i nodi di saldatura devono essere perfetti, motivo per il quale lo strutturista pretese che le saldature di forza dei nodi fossero fatte da squadra formata ad hoc. Il prototipo strutturale (coperto da brevetto) dopo il montaggio in opera fu sottoposto a un accurato e complesso collaudo statico da parte del Politecnico di Milano, che diede esito più che positivo. Questa scelta progettuale permise un risparmio rispetto al costo di struttura tradizionale di circa il 50%, inoltre con questa soluzione venivano eliminate le strutture di facciata con le conseguenti spese per tamponamenti, serramenti e finiture.
L'autorizzazione ai lavori arriva il 13 aprile 1974 con la precisazione che la struttura sia realizzata con materiali incombustibili e le gradinate siano calcolate con un sovraccarico statico non inferiore ai 600kg/mq. Nel 1975 i lavori, affidati all'Impresa "Sacaim" di Venezia sotto la direzione di Ruggero Artico, erano progrediti già al grezzo avanzato, compresa la struttura metallica di copertura, già sottoposta a collaudo. Nonostante il risparmio ottenuto dalle scelte strutturali, il preventivo di spesa iniziale posto dalla S.E.I.S. in questa fase era stato superato a causa di alcuni imprevisti in corso d'opera, come la presenza di una falda freatica che aveva imposto l'innalzamento della quota di imposta dell'edificio. Le tribune si dovettero realizzate al disopra del suolo, ospitando al di sotto gli spogliatoi, inizialmente previsti in una struttura prefabbricata; inoltre si decise di aumentare gli spazi disponibili per potenziare la qualità degli impianti tecnologici, così che i lavori rallentarono fin quasi a fermarsi. La struttura inoltre, dovendo rispondere anche ai requisiti acustici per la realizzazione di spettacoli e concerti, dopo la posa in opera della cupola di ferro, ha visto l'applicazione di uno strato di schiuma di 3 cm, formato da un impasto di colla e cemento leggero, per garantire qualità acustiche. Questo strato aveva però prodotto un effetto acustico collaterale, dato dal rimbalzo della palla sul parquet, che risuonava dal capo opposto del campo, dovuto, secondo gli esperti acustici, a un fenomeno di simmetria. La schiuma assorbiva infatti solo gli alti e non i bassi, per questo sono stati collocati dei dischi in quota, che assorbono ciascuno una frequenza diversa.
Con le elezioni amministrative del 1975 il nuovo vicesindaco, l'onorevole Gianni Pellicani, propose al Presidente della S.E.I.S. il completamento dei lavori a spese del Comune in cambio della cessione della proprietà del palasport ultimato al Comune, inclusa la quota parte realizzata con i finanziamenti privati.
Stretto l'accordo i lavori furono ultimati nel 1976 con un costo finale, per posto a sedere, inferiore a 400.000 lire, il più basso realizzato in Italia.

Info
  • Progetto: 1973 -
  • Esecuzione: - 1977
  • Committente: Società S.E.I.S
  • Proprietà: Proprietà pubblica
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Ruggero Artico Direzione lavori Esecuzione NO
Ruggero Artico Progetto architettonico Progetto SI
Franco Cremaschini Progetto strutturale Progetto NO
ditta SACAIM Impresa esecutrice Esecuzione NO
  • Strutture: calcestruzzo armato; tensostruttura con tubolari d'acciaio
  • Materiale di facciata: cemento; vetro
  • Coperture: lastre grecate in alluminio coimbentato con poliuretano espanso
  • Serramenti: metallici
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
  • Stato Serramenti: Ottimo

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In base ai requisiti stabiliti dal CONI per la partecipazione agli incontri di serie A, ciascuna società doveva disporre di un palazzetto, con capienza minima di 3500 spettatori. Per questo all'avvio degli anni Settanta il Comune di Venezia aveva approvato la realizzazione del palasport nel sestiere di Castello all'Arsenale per la società "Reyer" di basket. Dunque risultava improbabile che lo stesso Comune potesse realizzare un secondo impianto nella periferia della città storica, così l'iniziativa per il Taliercio è nata da una raccolta fondi promossa dal Prosindaco per la Terraferma (e vicepresidente della "Duco"), Domenico Bendoricchio, nel 1973 con il sostengno della Montedison, che mise a disposizione una fideiussione di 200 milioni e del Comune che concesse il terreno a Cavergnaghi. Bendoricchio aveva fondato la S.E.I.S. (Società Esercizio Impianti Sportivi, presso ingegner Cremaschini e architetto Ruggero Artico, Mestre via Carducci, 13) società privata senza fini di lucro, con l'obiettivo sociale di realizzare una struttura sportiva multifunzionale,  di 3500 posti in grado di autosostentarsi con l'organizzazione di manifestazioni non solo sportive, ma anche culturali e musicali.
La soluzione progettuale scelta fu di impiegare una maxicupola per la copertura di un unico grande spazio, con un diametro di 70 metri e un'altezza di 18 metri, direttamente appoggiata al suolo, con le gradinate ricavate scendendo sottoquota in calcestruzzo armato prefabbricato vibrato. Anche l'edificio riservato ai servizi viene progettato in pannelli prefabbricati e serramenti in alluminio (1974).
Il calcolo strutturale venne affidato all'ingegnere Franco Cremaschini di Brescia, specialista in tensostrutture con cavi metallici. Per la cupola del palasport di Mestre Cremaschini mise a punto un sistema statico sperimentale: un prototipo costituito da un sistema di profilati tubolari metallici formanti una membratura di archi portanti (cm 10 x 20) con sovrapposti archi fascianti (cm 7 x 14) saldati e sottoposti a post-tesatura. La cupola è fatta di alluminio e isolante priva di travi alla base. La struttura non può essere modificata in quanto è costituita da due fasci di tubi vuoti di acciaio precurvati, che formano archi di 90 metri. Il fascio inferiore è più grosso e compresso; quello superiore più leggero e teso con martinetti idraulici. Questo implica una tensione indotta per la quale i nodi di saldatura devono essere perfetti, motivo per il quale lo strutturista pretese che le saldature di forza dei nodi fossero fatte da squadra formata ad hoc. Il prototipo strutturale (coperto da brevetto) dopo il montaggio in opera fu sottoposto a un accurato e complesso collaudo statico da parte del Politecnico di Milano, che diede esito più che positivo. Questa scelta progettuale permise un risparmio rispetto al costo di struttura tradizionale di circa il 50%, inoltre con questa soluzione venivano eliminate le strutture di facciata con le conseguenti spese per tamponamenti, serramenti e finiture.
L'autorizzazione ai lavori arriva il 13 aprile 1974 con la precisazione che la struttura sia realizzata con materiali incombustibili e le gradinate siano calcolate con un sovraccarico statico non inferiore ai 600kg/mq.  Nel 1975 i lavori, affidati all'Impresa "Sacaim" di Venezia sotto la direzione di Ruggero Artico, erano progrediti già al grezzo avanzato, compresa la struttura metallica di copertura, già sottoposta a collaudo. Nonostante il risparmio ottenuto dalle scelte strutturali, il preventivo di spesa iniziale posto dalla S.E.I.S. in questa fase era stato superato a causa di alcuni  imprevisti in corso d'opera, come la presenza di una falda freatica che aveva imposto l'innalzamento della quota di imposta dell'edificio. Le tribune si dovettero realizzate al disopra del suolo, ospitando al di sotto gli spogliatoi, inizialmente previsti in una struttura prefabbricata; inoltre si decise di aumentare gli spazi disponibili per potenziare la qualità degli impianti tecnologici, così che i lavori rallentarono fin quasi a fermarsi. La struttura inoltre, dovendo rispondere anche ai requisiti acustici per la realizzazione di spettacoli e concerti, dopo la posa in opera della cupola di ferro, ha visto l'applicazione di uno strato di schiuma di 3 cm, formato da un impasto di colla e cemento leggero, per garantire qualità acustiche. Questo strato aveva però prodotto un effetto acustico collaterale, dato dal rimbalzo della palla sul parquet, che risuonava dal capo opposto del campo, dovuto, secondo gli esperti acustici, a un fenomeno di simmetria. La schiuma assorbiva infatti solo gli alti e non i bassi, per questo sono stati collocati dei dischi in quota, che assorbono ciascuno una frequenza diversa.
Con le elezioni amministrative del 1975 il nuovo vicesindaco, l'onorevole Gianni Pellicani, propose al Presidente della S.E.I.S. il completamento dei lavori a spese del Comune in cambio della cessione della proprietà del palasport ultimato al Comune, inclusa la quota parte realizzata con i finanziamenti privati.
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Minazzi Alberto 2018 Compie 40 anni il palasport Taliercio di Mestre nato e cresciuto nel nome della passione per il basket «Il Metropolitano.it» https://www.metropolitano.it/non-cera-una-volta-il-taliercio/ Si
2020 La città piange Ruggero Artico, il padre del Taliercio «Il Metropolitano.it» https://www.metropolitano.it/ruggero-artico-scomparsa/ Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Sezione Sezione Archivio Generale Comune di Mestre, fasc. 761/74
Piante Piante Archivio Generale Comune di Mestre, fasc. 761/74
Planimetria di progetto Planimetria di progetto Archivio Generale Comune di Mestre, fasc. 761/74
Planimetria, Pianta Planimetria, Pianta Archivio Generale Comune di Mestre, fasc. 761/74
Sezione Sezione Archivio Generale Comune di Mestre, fasc. 761/74
Planimetria dell’area di intervento Planimetria dell’area di intervento Archivio Generale Comune di Mestre, fasc. 761/74
Planimetria di progetto Planimetria di progetto Archivio Generale Comune di Mestre, fasc. 761/74
Planimetria dell'area Planimetria dell'area Archivio Generale Comune di Mestre, fasc. 761/74
Foto di cantiere, base della cupola Foto di cantiere, base della cupola Studio Artico
Foto di cantiere, cupola Foto di cantiere, cupola Studio Artico
Interno Interno Studio Artico
Vista della struttura, in fase di cantiere Vista della struttura, in fase di cantiere Studio Artico
Prospetto principale, foto attuale Prospetto principale, foto attuale Studio Artico

Criteri
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGCC - Segretariato Regionale per il Veneto
Titolare della ricerca: Università di Padova - Dipartimento Beni Culturali
Responsabile scientifico: Elena Svalduz, Stefano Zaggia


Scheda redatta da Martina Massaro
creata il 10/11/2021
ultima modifica il 29/08/2022