Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

MEIS - MUSEO NAZIONALE DELL’EBRAISMO ITALIANO E DELLA SHOAH

Scheda Opera

  • Vista esterni - fronte strada
  • Vista esterni - fronte strada
  • Vista esterni - ingresso
  • Vista esterni - giardino
  • Elaborati - Render
  • Elaborati - Render
  • Comune: Ferrara
  • Denominazione: MEIS - MUSEO NAZIONALE DELL’EBRAISMO ITALIANO E DELLA SHOAH
  • Indirizzo: Via Piangipane, N.81
  • Data: 2011 - 2021
  • Tipologia: Interventi di recupero e trasformazione
  • Autori principali: Mauro Checcoli, Gianfranco Gaudenzi, Ottavio Lavaggi, Gabriele Riguzzi, Alessandro Cambi, Ludovica Di Falco
Descrizione

Il progetto del nuovo Museo Italiano dell’Ebraismo e della Shoah è il risultato di un concorso internazionale bandito dal Ministero dei Beni Culturali ed Architettonici nel 2011 e vinto dallo STUDIO ARCO in associazione con STUDIO SCAPE di Roma.
Il complesso penitenziario di via Piangipane, costruito nel 1912 e dismesso nel 1992, occupa un’area prossima alle mura sud ovest, al ghetto e agli elementi che manifestano la storica e profonda presenza ebraica nella città estense. Una posizione centrale nel tessuto storico di Ferrara, rafforzata dal progetto di riqualificazione della Darsena. L’intenzione progettuale è stata, dunque, di sfruttare le importanti premesse per creare un nuovo centro in termini culturali, fisici e urbani.
La complessità del progetto, in primis, si è dovuta confrontare con la duplice natura del luogo: un carcere, per tipologia chiuso e protetto, da trasformare in luogo aperto, di passaggio, di sosta, permeabile.
A tale scopo, il progetto interviene sullo spesso recinto carcerario, rendendolo poroso attraverso una serie di aperture lungo tutto il perimetro; bucature che permettono di ridefinire il rapporto tra interno ed esterno, in quanto lo spazio pubblico che circonda il museo all’interno delle mura attraversa le brecce e si estende al di fuori di esse. L’ex muro di cinta diventa, in questo modo, diaframma permeabile, rendendo l’edificio un elemento capace di aprirsi e chiudersi in relazione con il contesto, inteso nel senso più ampio: contesto fisico, naturale, storico.
Il progetto consiste nella conservazione dell’edificio principale del carcere (il corpo C), di cui viene mantenuta l’organizzazione interna a ballatoio, ed il suo inserimento all’interno di quattro edifici contemporanei, di cui uno sul fronte di via Rampari e tre sul lato di via Piangipane, che richiamano simbolicamente i cinque libri della Torah.
L’architettura leggera e trasparente degli edifici di nuova costruzione si contrappone alla compatta massa dell’ex carcere. Ciononostante, i nuovi volumi si integrano a livello funzionale alla preesistenza, ponendosi in continuità con il percorso museale in essa contenuto.
Il primo edificio ospita l’accoglienza ed i servizi quali bookshop, caffetteria e ristorante.
Da esso si accede al corpo compatto dell’ex carcere, che ospita al piano terra uno spazio a doppio volume per esposizioni temporanee e, ai due piani successivi, il centro di documentazione ed il museo dei bambini.
Il blocco centrale consente l’accesso ai quattro edifici di pianta rettangolare che contengono il vero percorso museale. L’architettura è a pianta libera, sostenuta da strutture sottili e delimitata da superfici vetrate.
Il percorso museale si sviluppa su tre piani collegati tramite scale centrali, costituite da una leggera struttura in acciaio, e mediante slittamenti dei solai che aprono prospettive inattese da un piano all’altro.
Al suo interno, il museo è interpretato come luogo dalle possibilità mutevoli: i setti portanti dell’edificio consentono un uso variabile libero degli spazi espositivi. Passi salienti della Torah, riportati in bassorilievo o con lettere estruse su pannelli di acciaio inox traslucido, compongono i prospetti dei volumi “libro” e regolano la luce all’interno.
Gli edifici sono pensati come unità funzionali indipendenti, rendendo possibile l’impostazione del cantiere in più fasi. L’articolazione in più corpi consente inoltre di rendere autonome le singole componenti funzionali del complesso museale permettendo agli spazi espostivi, all’auditorium, alla biblioteca, al ristorante di avere completa autonomia gestionale, attraverso accessi, servizi e percorsi indipendenti.
La luce di tutti gli ambienti è zenitale, indiretta e diffusa attraverso i brise soleil fotovoltaici.
La struttura delle unità funzionali è costituita da muri portanti in cemento, i quali poggiano al piano terra su setti puntuali, in modo da liberare il più possibile lo spazio alla quota terrena. Tali elementi, cavi alloro interno, fungono anche come cavedi tecnici da utilizzare per il passaggio e la distribuzione verticale degli impianti tecnologici.
L’edificio è, inoltre, pensato per essere energeticamente autonomo attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici integrati con una copertura in grado di soddisfare il fabbisogno energetico stimato.
L’acqua, omaggio alla città estense, raccolta nelle vasche del parco contribuisce ad ottenere un microclima confortevole e ad abbassare sensibilmente la temperatura percepita.
All’interno dell’ex perimetro carcerario si sviluppa il parco. Il disegno di quest’ultimo si ispira ai giardini rinascimentali italiani, interpretato formalmente in chiave contemporanea attraverso un pattern a pixel scavato dai flussi della circolazione interna.
Fra le varie ipotesi di conservazione della struttura esistente, l’atteggiamento perseguito implica una rigida selezione dell’esistente in funzione della qualità dei manufatti e, coerentemente con questa scelta, l’innesto di architettura contemporanea rifiuta ogni atteggiamento mimetico. Il restauro si configura quindi come un intervento sostanzialmente semplice, volto a tramandare al futuro la vita fisica della fabbrica attraverso la conservazione delle sue tracce storico artistiche.

Info
  • Progetto: 2011 - 2017
  • Esecuzione: 2013 - 2021
  • Tipologia Specifica: Museo
  • Committente: MiBAC, Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna, Comune di Ferrara, Fondazione Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara
  • Destinazione originaria: Carcere cittadino
  • Destinazione attuale: Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Studio Arco Progetto strutturale Progetto Visualizza Profilo https://www.arcostudio.it/ NO
Alessandro Cambi Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://its.vision/about/alessandro-cambi/ SI
Mauro Checcoli Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.arcostudio.it/ SI
Ludovica Di Falco Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo http://www.scape.it/office/ SI
Thyke Europa Srl Progetto strutturale Progetto NO
Gianfranco Gaudenzi Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.arcostudio.it/ SI
Michael Gruber Collaboratore Progetto NO
Ottavio Lavaggi Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.arcostudio.it/ SI
Stefano Massarenti Collaboratore Progetto NO
Gabriele Riguzzi Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.arcostudio.it/ SI
Luca Scarzella Progetto museologico Progetto NO
Antonio Stignani Progetto paesaggistico Progetto NO
Kulapat Yantrasast Collaboratore Progetto NO
  • Strutture: Mista - Cemento armato, muratura portante, acciaio;
  • Materiale di facciata: Vetro continuo, acciaio inox, muratura;
  • Coperture: Piana;
  • Serramenti: Alluminio, vetro continuo;
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
  • Stato Serramenti: Ottimo

													Array
(
    [id_opera] => 4853
    [codice] => FE003
    [denominazione] => MEIS - MUSEO NAZIONALE DELL’EBRAISMO ITALIANO E DELLA SHOAH
    [regione] => Emilia Romagna
    [provincia] => Ferrara
    [comune] => Ferrara
    [localita] => 
    [indirizzo] => Via Piangipane, N.81
    [id_categoria] => 3
    [id_tipologia] => 31
    [tipologia_specifica] => Museo
    [anno_inizio_progetto] => 2011
    [anno_fine_progetto] => 2017
    [anno_inizio_esecuzione] => 2013
    [anno_fine_esecuzione] => 2021
    [classificazione] => 
    [id_livello_scheda] => 0
    [codice_iccd] => 
    [codice_benitutelati] => 
    [informazioni_architettoniche] => Il progetto del nuovo Museo Italiano dell’Ebraismo e della Shoah è il risultato di un concorso internazionale bandito dal Ministero dei Beni Culturali ed Architettonici nel 2011 e vinto dallo STUDIO ARCO in associazione con STUDIO SCAPE di Roma.
Il complesso penitenziario di via Piangipane, costruito nel 1912 e dismesso nel 1992, occupa un’area prossima alle mura sud ovest, al ghetto e agli elementi che manifestano la storica e profonda presenza ebraica nella città estense. Una posizione centrale nel tessuto storico di Ferrara, rafforzata dal progetto di riqualificazione della Darsena. L’intenzione progettuale è stata, dunque, di sfruttare le importanti premesse per creare un nuovo centro in termini culturali, fisici e urbani. 
La complessità del progetto, in primis, si è dovuta confrontare con la duplice natura del luogo: un carcere, per tipologia chiuso e protetto, da trasformare in luogo aperto, di passaggio, di sosta, permeabile. 
A tale scopo, il progetto interviene sullo spesso recinto carcerario, rendendolo poroso attraverso una serie di aperture lungo tutto il perimetro; bucature che permettono di ridefinire il rapporto tra interno ed esterno, in quanto lo spazio pubblico che circonda il museo all’interno delle mura attraversa le brecce e si estende al di fuori di esse. L’ex muro di cinta diventa, in questo modo, diaframma permeabile, rendendo l’edificio un elemento capace di aprirsi e chiudersi in relazione con il contesto, inteso nel senso più ampio: contesto fisico, naturale, storico. 
Il progetto consiste nella conservazione dell’edificio principale del carcere (il corpo C), di cui viene mantenuta l’organizzazione interna a ballatoio, ed il suo inserimento all’interno di quattro edifici contemporanei, di cui uno sul fronte di via Rampari e tre sul lato di via Piangipane, che richiamano simbolicamente i cinque libri della Torah. 
L’architettura leggera e trasparente degli edifici di nuova costruzione si contrappone alla compatta massa dell’ex carcere. Ciononostante, i nuovi volumi si integrano a livello funzionale alla preesistenza, ponendosi in continuità con il percorso museale in essa contenuto. 
Il primo edificio ospita l’accoglienza ed i servizi quali bookshop, caffetteria e ristorante. 
Da esso si accede al corpo compatto dell’ex carcere, che ospita al piano terra uno spazio a doppio volume per esposizioni temporanee e, ai due piani successivi, il centro di documentazione ed il museo dei bambini. 
Il blocco centrale consente l’accesso ai quattro edifici di pianta rettangolare che contengono il vero percorso museale. L’architettura è a pianta libera, sostenuta da strutture sottili e delimitata da superfici vetrate. 
Il percorso museale si sviluppa su tre piani collegati tramite scale centrali, costituite da una leggera struttura in acciaio, e mediante slittamenti dei solai che aprono prospettive inattese da un piano all’altro.
Al suo interno, il museo è interpretato come luogo dalle possibilità mutevoli: i setti portanti dell’edificio consentono un uso variabile libero degli spazi espositivi. Passi salienti della Torah, riportati in bassorilievo o con lettere estruse su pannelli di acciaio inox traslucido, compongono i prospetti dei volumi “libro” e regolano la luce all’interno. 
Gli edifici sono pensati come unità funzionali indipendenti, rendendo possibile l’impostazione del cantiere in più fasi. L’articolazione in più corpi consente inoltre di rendere autonome le singole componenti funzionali del complesso museale permettendo agli spazi espostivi, all’auditorium, alla biblioteca, al ristorante di avere completa autonomia gestionale, attraverso accessi, servizi e percorsi indipendenti. 
La luce di tutti gli ambienti è zenitale, indiretta e diffusa attraverso i brise soleil fotovoltaici. 
La struttura delle unità funzionali è costituita da muri portanti in cemento, i quali poggiano al piano terra su setti puntuali, in modo da liberare il più possibile lo spazio alla quota terrena. Tali elementi, cavi alloro interno, fungono anche come cavedi tecnici da utilizzare per il passaggio e la distribuzione verticale degli impianti tecnologici. 
L’edificio è, inoltre, pensato per essere energeticamente autonomo attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici integrati con una copertura in grado di soddisfare il fabbisogno energetico stimato. 
L’acqua, omaggio alla città estense, raccolta nelle vasche del parco contribuisce ad ottenere un microclima confortevole e ad abbassare sensibilmente la temperatura percepita.
All’interno dell’ex perimetro carcerario si sviluppa il parco. Il disegno di quest’ultimo si ispira ai giardini rinascimentali italiani, interpretato formalmente in chiave contemporanea attraverso un pattern a pixel scavato dai flussi della circolazione interna. 
Fra le varie ipotesi di conservazione della struttura esistente, l’atteggiamento perseguito implica una rigida selezione dell’esistente in funzione della qualità dei manufatti e, coerentemente con questa scelta, l’innesto di architettura contemporanea rifiuta ogni atteggiamento mimetico. Il restauro si configura quindi come un intervento sostanzialmente semplice, volto a tramandare al futuro la vita fisica della fabbrica attraverso la conservazione delle sue tracce storico artistiche.
    [committente] => MiBAC, Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna, Comune di Ferrara, Fondazione Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara
    [foglio_catastale] => 380
    [particella] => 71
    [strutture] => Mista - Cemento armato, muratura portante, acciaio;
    [id_stato_struttura] => 1
    [materiale_facciata] => Vetro continuo, acciaio inox, muratura;
    [id_stato_facciata] => 1
    [coperture] => Piana;
    [id_stato_coperture] => 1
    [serramenti] => Alluminio, vetro continuo;
    [id_stato_serramenti] => 1
    [destinazione_originaria] => Carcere cittadino
    [destinazione_attuale] => Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah
    [trasformazioni] => Restauro, recupero funzionale dell’esistente, nuova costruzione
    [id_tipo_proprieta] => 0
    [specifiche_proprieta] => 
    [id_tipo_provvedimento] => 0
    [data_provvedimento] => 
    [riferimento_normativo] => 
    [altri_provvedimenti] => 
    [vincolo] => 0
    [note] => Considerata la complessità del progetto, è stato eseguito per fasi differenti e parziali.
Nel 2013 SCAPE si aggiudica la menzione speciale nella categoria “Best Future Building” (Culture / Education), del prestigioso premio Emirates Leaf International Award, che mette in evidenza le soluzioni architettoniche innovative e di riferimento per la comunità internazionale.
L’intervento di restauro del Corpo C ha ricevuto la targa che attesta la certificazione GBC Historic BuildingTM ORO e che lo riconosce come edificio green, ovvero ecologico e ecosostenibile per il suo intero ciclo di vita: dalla progettazione all’utilizzo quotidiano, fino alla dismissione, coinvolgendo i produttori di materiali, le imprese e i fornitori.
    [denominazione_aggregato] => 
    [latitude] => 44.835510
    [longitude] => 11.613400
    [score] => 2
    [id_user] => 45
    [status] => 1
    [date_add] => 2022-04-04 15:54:29
    [date_upd] => 2024-04-15 08:33:50
    [categoria] => C. Opera recente
    [tipologia] => Interventi di recupero e trasformazione
    [proprieta] => 
    [cat_autori] => Mauro Checcoli,Gianfranco Gaudenzi,Ottavio Lavaggi,Gabriele Riguzzi,Alessandro Cambi,Ludovica Di Falco
    [id_regione] => 16
)
1
												
  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela:
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 380
  • Particella: 71

Note

Considerata la complessità del progetto, è stato eseguito per fasi differenti e parziali. Nel 2013 SCAPE si aggiudica la menzione speciale nella categoria “Best Future Building” (Culture / Education), del prestigioso premio Emirates Leaf International Award, che mette in evidenza le soluzioni architettoniche innovative e di riferimento per la comunità internazionale. L’intervento di restauro del Corpo C ha ricevuto la targa che attesta la certificazione GBC Historic BuildingTM ORO e che lo riconosce come edificio green, ovvero ecologico e ecosostenibile per il suo intero ciclo di vita: dalla progettazione all’utilizzo quotidiano, fino alla dismissione, coinvolgendo i produttori di materiali, le imprese e i fornitori.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Marco Borella 1996 L'albero della libertà: La prigione dell’ufficiale francese Archivio Storico, Ariostea Comacchio No
Carla Di Francesco (a cura di) 2011 MEIS: architetture per un museo Ferrara Arte Ferrara No
Raffaella Mortara (a cura di) 2011 MEIS versione Beth[a]. All'inizio di un percorso lungo 22 secoli Ferrara Arte Ferrara No
Carla Di Francesco 2011 Il Meis. Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah Ferrara. Voci di una città, n. 34 15-17 No
Sharon Reichel (a cura di) 2014 Torah fonte di vita. La collezione del Museo della Comunità ebraica di Ferrara Ferrara No
2014 Dare forma al ricordo messo in scena senza emozioni Finam Media srl Roma No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista esterni - fronte strada Vista esterni - fronte strada
Vista esterni - fronte strada Vista esterni - fronte strada
Vista esterni - ingresso Vista esterni - ingresso
Vista esterni - giardino Vista esterni - giardino MEIS
Elaborati - Render Elaborati - Render Arco Studio
Elaborati - Render Elaborati - Render Arco Studio

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
MEIS Museo Visualizza
Studio Arco Architettura Visualizza
Scape Visualizza
MiBACT Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGCC - Segretariato Regionale Emilia-Romagna
Titolare della ricerca: Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da
creata il 04/04/2022
ultima modifica il 15/04/2024