Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

MAST

Scheda Opera

  • Elaborati - Schema compositivo
  • Elaborati - Planimetria generale
  • Vista esterni - fronte principale
  • Vista esterni - volumi
  • Dettagli - facciata
  • Dettagli - facciata
  • Dettagli - Struttura
  • Dettagli - Struttura
  • Dettagli - facciata
  • Dettagli - facciata
  • Vista cortile interno- volumi
  • Dettagli - Interni
  • Dettagli - Interni
  • Vista - cortile interno
  • Comune: Bologna
  • Località: Reno
  • Denominazione: MAST
  • Indirizzo: Via Speranza, N. 40-42
  • Data: 2006 - 2013
  • Tipologia: Edifici per la promozione culturale
  • Autori principali: Maria Claudia Clemente, Francesco Isidori
Descrizione

La Fondazione MAST – acronimo di Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia – è un’istituzione culturale e filantropica, nata per sostenere la crescita economica e sociale del territorio, stimolando la creatività e l’imprenditorialità tra le giovani generazioni. Il centro sorge accanto alla sede di Coesia, in un complesso multifunzionale con una superficie di 25.000 mq destinato ai collaboratori dell’azienda e si pone come ponte tra l’impresa e la comunità in cui si colloca, offrendo attività alla cittadinanza oltre che servizi ai collaboratori aziendali: un progetto di innovazione sociale e di interazione positiva tra l’azienda e la sua comunità.
L’edificio è il risultato di un concorso a inviti bandito nel 2005, rivolto ad architetti under 40, vinto dallo studio romano Labics, fondato da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori.
L’articolato programma di concorso prevedeva la progettazione di più aree destinate ad ospitare attività diverse, risolto nel progetto attraverso la realizzazione di un edificio multifunzionale in grado di accorpare in un unico complesso le differenti funzioni, con l’obiettivo di riqualificare e realizzare servizi rivolti al Gruppo Coesia, al fine di offrire un’armonica condivisione con la città e interpretare al meglio il ruolo di un’interfaccia tra pubblico e privato.
Il complesso, realizzato nell’area limitrofa del Parco Reno in zona Santa Viola, nasce dalla trasformazione di un'area industriale dismessa adiacente alla storica fabbrica di G.D e alla sede centrale del Gruppo Coesia, e si pone come elemento di mediazione tra la dimensione minuta e disaggregata del tessuto urbano circostante e le masse compatte di scala maggiore degli edifici industriali.
Il MAST, infatti, si inserisce ai confini con una delle imprese di Coesia ma in posizione opposta all’ingresso dell’azienda: ciò ha permesso di enfatizzare il ruolo di cerniera tra pubblico e privato, reso esplicito nei prospetti principali dell’edificio – continuo e compatto come richiamo alla natura industriale dell’area e aperto e trasparente verso la città – come un invito per la comunità all’ingresso nel centro nevralgico del complesso.
L'involucro architettonico, traslucido e mutevole, racchiude un organismo polifunzionale molto complesso, che si sviluppa su tre livelli, oltre a un grande parcheggio nel sottosuolo.
All'interno, partendo dal piano terreno, si trovano il ristorante aziendale, una sala espositiva, ambienti di servizio, una palestra e un nido con scuola materna e relativo giardino.
Al livello superiore sono poste due sale per esposizioni con annessi e una caffetteria, mentre l'ultimo piano è in parte occupato da una serie di aule, un ampio foyer e da un grande auditorium in grado di accogliere quattrocento persone.
Seppur unitario nell’immagine esterna, il volume risulta complesso e articolato nei percorsi e nelle funzioni: una
sorta di microcittà, aperta e dedicata alle arti, all’innovazione e alla tecnologia.
Infatti, l’edificio è stato concepito come un organismo strutturato a partire dai flussi delle persone e dalle possibili relazioni dinamiche tra le diverse attività ospitate; i numerosi servizi sono stati organizzati in base a logiche di svolgimento e di collegamento capaci di innescare, come nei tessuti urbani, nuove relazioni funzionali e inaspettati modi d’uso dello spazio. Un percorso continuo che attraversa l’intero fabbricato, collega tra loro tutte le attività e queste con la città, trasformando così il complesso in un organismo aperto alla comunità, vivo e dinamico.
Il compatto parallelepipedo si modella così per sottrazione, variando i suoi spazi grazie alle relazioni dinamiche e ai percorsi che permettono di definire funzioni e forme sempre nuove. In questo modo, alcuni elementi si svuotano, altri restano sospesi, altri avanzo, unificati tutti dall’asse orizzontale che ospita gli ingressi pubblici da Via Speranza. L’ulteriore taglio verticale invece permette di dividere il volume basamentale in due blocchi, generando il vestibolo principale di accesso al piano terra, creando un dialogo diretto tra fronte fabbrica e fronte città.
In questo modo, attraverso le grandi rampe che si estendono dal cuore della costruzione fino a ridosso dell’ingresso principale su via Speranza, è possibile raggiungere lo spazio espositivo al primo piano, e da questi il foyer e l’auditorium.
Attraversando invece lo spazio verticale a tutta altezza si raggiunge la caffetteria e il ristorante aziendale.
Da un punto di vista architettonico, tra tali spazi risulta particolarmente significativo il Nido, concepito come spazio in cui la luce, i colori, la natura sono parti integranti del progetto, espressi attraverso le vivaci cromie, la trasparenza dell'involucro e la relazione diretta con il parco, gli ampi giardini d'inverno e gli atelier.
Quest’ultimo mostra una fitta pelle di bacchette policrome di ceramica invetriata, in grado di filtrare la luce all’interno e si interrompe a circa un metro da terra, per permettere totale visibilità con lo spazio esterno.
Ogni spazio tende a confluire in un altro dall’interno all’esterno e viceversa, aprendosi verso la città e l’azienda: viene quindi riformulato e ricomposto il rapporto tra pubblico e privato. Tutti gli spazi interni si offrono con grande continuità, grazie ai contorni morbidi resi da una serie di lastre di vetro serigrafato che avvolgono tutte le pareti dell’edificio. Infatti, il rivestimento della struttura è formato da pannelli di vetro serigrafato, una seconda pelle sull’involucro vetrato che protegge tutti gli spazi e che permette all’edificio di diventare, di notte, un oggetto luminoso, lasciando intravedere la vita delle persone che si muovono all’interno dei suoi spazi.
Le lastre sono rilegate da piastrine in alluminio che creano un sistema di rimandi cromatici dall’immagine uniforme ma costantemente mutevole. L’aspetto peculiare dell’opera risiede proprio in questo contrasto tra compattezza ed eterogeneità, unità e frammentazione, garantita dai flussi di movimento, luci e materiali che definiscono i volumi e il loro rapporto costante tra interno-esterno. Infatti, esternamente l’edificio non presenta finestre né porte, ma allo stesso tempo risulta fortemente permeabile perché trapassato dai flussi e dai percorsi orizzontali e verticali, dove l’unitarietà percettiva data dalla neutralità dei fronti si interrompe solamente nel blocco destinato all’asilo nido, reso volutamente riconoscibile nello sfondo del complesso.

Info
  • Progetto: 2006 - 2009
  • Esecuzione: 2009 - 2013
  • Tipologia Specifica: Centro polifunzionale e spazio espositivo
  • Committente: G.D. - Gruppo Coesia
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Complesso industriale
  • Destinazione attuale: Centro polifunzionale, culturale, espositivo;
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Carolina Bajetti Progetto architettonico Progetto NO
Chiara Capriulo Progetto architettonico Progetto NO
Maria Claudia Clemente Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.labics.it/studio/founding SI
CESI Costruzioni Impresa esecutrice Esecuzione NO
DOTTOR Group Impresa esecutrice Esecuzione NO
Andrea Imbrenda Progetto strutturale Progetto NO
Francesco Isidori Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.labics.it/studio/founding SI
Hilson Moran Italia SpA Progetto Impianti Progetto NO
Paolo Pejrone Progetto paesaggistico Progetto NO
  • Strutture: Mista – cemento armato, acciaio;
  • Materiale di facciata: Curtain wall trasparente, strato vetrato serigrafato, frangisole alluminio
  • Coperture: Piana
  • Serramenti: Vetro - facciata continua;
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
  • Stato Serramenti: Ottimo

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L’edificio è il risultato di un concorso a inviti bandito nel 2005, rivolto ad architetti under 40, vinto dallo studio romano Labics, fondato da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori.  
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Il complesso, realizzato nell’area limitrofa del Parco Reno in zona Santa Viola, nasce dalla trasformazione di un'area industriale dismessa adiacente alla storica fabbrica di G.D e alla sede centrale del Gruppo Coesia, e si pone come elemento di mediazione tra la dimensione minuta e disaggregata del tessuto urbano circostante e le masse compatte di scala maggiore degli edifici industriali.
Il MAST, infatti, si inserisce ai confini con una delle imprese di Coesia ma in posizione opposta all’ingresso dell’azienda: ciò ha permesso di enfatizzare il ruolo di cerniera tra pubblico e privato, reso esplicito nei prospetti principali dell’edificio – continuo e compatto come richiamo alla natura industriale dell’area e aperto e trasparente verso la città – come un invito per la comunità all’ingresso nel centro nevralgico del complesso. 
L'involucro architettonico, traslucido e mutevole, racchiude un organismo polifunzionale molto complesso, che si sviluppa su tre livelli, oltre a un grande parcheggio nel sottosuolo. 
All'interno, partendo dal piano terreno, si trovano il ristorante aziendale, una sala espositiva, ambienti di servizio, una palestra e un nido con scuola materna e relativo giardino. 
Al livello superiore sono poste due sale per esposizioni con annessi e una caffetteria, mentre l'ultimo piano è in parte occupato da una serie di aule, un ampio foyer e da un grande auditorium in grado di accogliere quattrocento persone.
Seppur unitario nell’immagine esterna, il volume risulta complesso e articolato nei percorsi e nelle funzioni: una
sorta di microcittà, aperta e dedicata alle arti, all’innovazione e alla tecnologia.
Infatti, l’edificio è stato concepito come un organismo strutturato a partire dai flussi delle persone e dalle possibili relazioni dinamiche tra le diverse attività ospitate; i numerosi servizi sono stati organizzati in base a logiche di svolgimento e di collegamento capaci di innescare, come nei tessuti urbani, nuove relazioni funzionali e inaspettati modi d’uso dello spazio. Un percorso continuo che attraversa l’intero fabbricato, collega tra loro tutte le attività e queste con la città, trasformando così il complesso in un organismo aperto alla comunità, vivo e dinamico. 
Il compatto parallelepipedo si modella così per sottrazione, variando i suoi spazi grazie alle relazioni dinamiche e ai percorsi che permettono di definire funzioni e forme sempre nuove. In questo modo, alcuni elementi si svuotano, altri restano sospesi, altri avanzo, unificati tutti dall’asse orizzontale che ospita gli ingressi pubblici da Via Speranza. L’ulteriore taglio verticale invece permette di dividere il volume basamentale in due blocchi, generando il vestibolo principale di accesso al piano terra, creando un dialogo diretto tra fronte fabbrica e fronte città.
In questo modo, attraverso le grandi rampe che si estendono dal cuore della costruzione fino a ridosso dell’ingresso principale su via Speranza, è possibile raggiungere lo spazio espositivo al primo piano, e da questi il foyer e l’auditorium.
Attraversando invece lo spazio verticale a tutta altezza si raggiunge la caffetteria e il ristorante aziendale. 
Da un punto di vista architettonico, tra tali spazi risulta particolarmente significativo il Nido, concepito come spazio in cui la luce, i colori, la natura sono parti integranti del progetto, espressi attraverso le vivaci cromie, la trasparenza dell'involucro e la relazione diretta con il parco, gli ampi giardini d'inverno e gli atelier.
Quest’ultimo mostra una fitta pelle di bacchette policrome di ceramica invetriata, in grado di filtrare la luce all’interno e si interrompe a circa un metro da terra, per permettere totale visibilità con lo spazio esterno. 
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Le lastre sono rilegate da piastrine in alluminio che creano un sistema di rimandi cromatici dall’immagine uniforme ma costantemente mutevole. L’aspetto peculiare dell’opera risiede proprio in questo contrasto tra compattezza ed eterogeneità, unità e frammentazione, garantita dai flussi di movimento, luci e materiali che definiscono i volumi e il loro rapporto costante tra interno-esterno. Infatti, esternamente l’edificio non presenta finestre né porte, ma allo stesso tempo risulta fortemente permeabile perché trapassato dai flussi e dai percorsi orizzontali e verticali, dove l’unitarietà percettiva data dalla neutralità dei fronti si interrompe solamente nel blocco destinato all’asilo nido, reso volutamente riconoscibile nello sfondo del complesso.
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Inoltre, I giardini e le strutture esterne sono stati progettati dal paesaggista Paolo Pejrone.
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela:
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 1383
  • Particella: -
Opere D'Arte:
Codice ICCd Ubicazione Tipologia Soggetto Autore Materia Tecnica Stato di Conservazione Restauri
Scultura Old Grey Beam Mark di Suvero Acciaio Ottimo
Scultura Collective Movement Sphere Olafur Eliasson Acciaio Ottimo
Scultura Shine Anisk Kapoor Ottimo
Scultura Sfera Arnaldo Pomodoro


Note

Il centro polifunzionale all’esterno è arricchito dalle numerose opere d’arte contemporanee esposte, come “Old Grey Beam” in acciaio rosso, realizzato dall’artista Mark di Suvero posto all’ingresso, la scultura “Shine” di Anisk Kapoor, il “Collective Movement Sphere” di Olafur Eliasson, e ulteriori opere di Arnaldo Pomodoro. Inoltre, I giardini e le strutture esterne sono stati progettati dal paesaggista Paolo Pejrone.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Claudia Conforti 2013 MAST. Cosa è periferia? Casabella, n. 831 No
Marco Maretto 2013 Fondazione Mast a Bologna L'industria delle Costruzioni, n.434 No
Claudia Conforti, Francesco Dal Co 2014 Mast. Una manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia Electa No
Luca Poncellini 2014 MAST a Bologna Disegno, n.3 No
AA.VV. 2014 Manifiesto Urbano: MAST foundation, Bologna Arquitectura Viva, n.160 No
Livia Curti Roncoroni 2014 Edificio Multifunzione Modulo, n.387 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Elaborati - Schema compositivo Elaborati - Schema compositivo Labics
Elaborati - Planimetria generale Elaborati - Planimetria generale Labics
Vista esterni - fronte principale Vista esterni - fronte principale Christian Richters courtesy Labics
Vista esterni - volumi Vista esterni - volumi Christian Richters courtesy Labics
Dettagli - facciata Dettagli - facciata Christian Richters courtesy Labics
Dettagli - facciata Dettagli - facciata Christian Richters courtesy Labics
Dettagli - Struttura Dettagli - Struttura Christian Richters courtesy Labics
Dettagli - Struttura Dettagli - Struttura Christian Richters courtesy Labics
Dettagli - facciata Dettagli - facciata Christian Richters courtesy Labics
Dettagli - facciata Dettagli - facciata Christian Richters courtesy Labics
Vista cortile interno- volumi Vista cortile interno- volumi Christian Richters courtesy Labics
Dettagli - Interni Dettagli - Interni Christian Richters courtesy Labics
Dettagli - Interni Dettagli - Interni Christian Richters courtesy Labics
Vista - cortile interno Vista - cortile interno

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Direzione Regionale Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da
creata il 08/05/2022
ultima modifica il 27/02/2025