FONDAZIONE LIVIO E MARIA GARZANTI
Scheda Opera
- Comune: Forlì
- Denominazione: FONDAZIONE LIVIO E MARIA GARZANTI
- Indirizzo: Corso della Repubblica N. 117-119
- Data: 1953 - 1957
- Tipologia: Edifici per la promozione culturale
- Autori principali: Pietro Giulio Bosisio, Studio Ponti Fornaroli Rosselli
Descrizione
L’edificio voluto dall’editore Aldo Garzanti e dedicato ai propri genitori (Aldo e Livia Garzanti), intende dotare la città di Forlì di un centro di ospitalità per letterati e artisti, capace anche, nel contesto della ripresa dell’immediato Secondo Dopoguerra, di costituire una risorsa economica sotto l’impulso per la Fondazione stessa.
L’amministrazione cede gratuitamente a Garzanti il terreno di corso Della Repubblica, sull’asse viario principale della città realizzato a seguito del piano regolatore per il centro storico di Luigi Donzelli, approvato il 18 giugno 1931.
Il complesso si articola in due corpi principali di diversa pianta e altezza: un edificio alto in cui per quasi cinquant’anni sono stati accolti gli ospiti della Fondazione e un volume di tre piani adibito ad albergo.
La volontà dei progettisti è quella di creare un organismo architettonico da cui scaturisse una nuova forma di paesaggio urbano a partire dalla disposizione planimetrica, circoscritta e allo stesso tempo permeabile alla cittadinanza. L’impostazione che interrompe il porticato sul fronte lungo corso della Repubblica, produce alcuni contrasti con l’amministrazione, che asseconda in conclusione, l’iniziale soluzione pontiana, in cui emerge anche l’ipotesi progettuale di prevedere accessi indipendenti e separati ai diversi corpi di fabbrica.
Rispetto al lotto di forma trapezoidale, l’edificio a torre della Fondazione occupa una posizione decentrata, spostata verso la parte settentrionale, mentre il rettilineo corpo di fabbrica dell’albergo si sviluppa lungo il perimetro occidentale. In termini di orientamento, il primo è delimitato dalla via Fronticelli, ed il secondo dalla via Fortis, mentre il fronte est è segnato da un blocco di residenze realizzate in quegli stessi anni dall’Incis. La disposizione ad “L” dei due corpi principali lascia libera un’ampia porzione dell’area che viene trasformata in una piazza semipubblica immersa nel verde e provvista di negozi.
In planimetria i due edifici sono collegati dal volume a due livelli del ristorante, pubblico al piano terra e privato, cioè destinato ai residenti della Fondazione, in quelli superiori. Esso presenta una pianta irregolare e costituisce un vero e proprio elemento di cerniera anche se non completamente passante ad eccezione dell’accesso al primo livello della torre.
L’edificio alto presenta una pianta rettangolare con i lati minori spezzati in due segmenti ripiegati verso l’interno, in modo tale da accogliere, a sinistra, il volume che contiene gli impianti di risalita, e a destra, quello ad un solo piano da cui si accede al salone. Gli alloggi degli ospiti della Fondazione sono cinque per piano e occupano i cinque piani della torre, mentre al livello rialzato è realizzato un ampio salone per feste ed esposizioni. Le camere da letto si affacciano sul fronte posteriore, mentre sul fronte principale si sviluppa un corridoio di circa due metri. L’angolo tra il corso e la via Fortis è occupato da un volume ad un piano con destinazione commerciale, che prosegue nel blocco dell’albergo-ristorante. Le stanze dell’albergo (dieci per ogni piano) occupano tre livelli e si affacciano tutte sulla piazza-giardino, mentre il corridoio di distribuzione si sviluppa parallelo alla via Fortis.
Sul trattamento delle aperture si concentra una parte considerevole del lavoro progettuale che rivela in maniera evidente i tratti della poetica pontiana dell’ “edificio espressivo”, realizzato mediante l’utilizzo di un disegno dei prospetti caratterizzato dalla presenza di diversi registri linguistici che identificano le diverse funzioni.
Le aperture modulari che si aprono sulla facciata principale dell’albergo sembrano quasi scrivere una partitura musicale prodotta dall’alternanza di pieni e vuoti che varia nei tre livelli. Diversamente, su via Fortis, il corridoio di distribuzione delle camere è tagliato da lunghe finestre a nastro. Queste seguono la linea inclinata del muro e vanno via via aumentando d’altezza fino alla “cuspide”, per poi ripartire diminuendo nuovamente.
La reiterazione della forma esagonale della facciata principale dell’edificio alto poi, diventa un motivo che richiama l’estetica della forma diamantata molto cara all’architetto.
I temi della ricerca spaziale e della “forma finita”, su cui Ponti lavora a lungo a partire dal 1953, sono riflessi in alcuni dei suoi progetti più importanti, che costituiscono una sequenza unitaria di opere comprendenti: l’Istituto di cultura italiana a Stoccolma, i progetti a San Paolo, le ville del Venezuela e il grattacielo Pirelli a Milano. Mentre nell’edificio per la cultura italiana a Stoccolma, Ponti raggiunge il risultato dell’elaborazione di questi temi posizionando quasi ad angolo retto due volumi di altezza e pianta differenti e collegati fra loro, nella Fondazione Garzanti l’architetto attraverso il ricorso a piani orizzontali e verticali pensati come schermi che servono a delimitare spazi, piuttosto che a chiudere volumi. Nell’edificio alto della Fondazione, l’effetto è ottenuto facendo sì che gli spigoli tra le facciate e i muri laterali siano svuotati e che il collegamento avvenga attraverso un ripiegamento delle pareti. Questo aspetto crea un effetto di grande leggerezza che raggiunge l’apice nelle coperture dei tre edifici, che si presentano come piani inclinati, separati e fluttuanti sulle masse sottostanti. Le fratture che si creano fra i piani di facciata o tra le facciate e la copertura, sono accentuate da dispositivi per l’illuminazione che testimoniano come quest’architettura sia progettata anche per la visione notturna.
(Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga)
Info
- Progetto: 1953 - 1953
- Esecuzione: 1954 - 1957
- Committente: Aldo Garzanti
- Proprietà: Proprietà privata
- Destinazione originaria: edificio per la cultura
- Destinazione attuale: albergo-ristorante: Hotel della Città et de la Ville
Autori
Nome | Cognome | Ruolo | Fase Progetto | Archivio Architetti | Url Profilo | Autore Principale |
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Antonio | Fornaroli | Progetto architettonico | Progetto | NO | ||
Pietro | Giulio Bosisio | Progetto architettonico | Progetto | SI | ||
Gio | Ponti | Progetto architettonico | Progetto | Visualizza Profilo | https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=20138 | NO |
Studio | Ponti Fornaroli Rosselli | Progetto architettonico | Progetto | Visualizza Profilo | https://www.gioponti.org/it/archivio/scheda-dell-opera/dd_161_6036/studio-ponti-fornaroli-rosselli-in-via-dezza | SI |
Alberto | Rosselli | Progetto architettonico | Progetto | Visualizza Profilo | https://www.archivioalbertorosselli.com/bio | NO |
- Strutture: cemento armato
- Materiale di facciata: intonaco
- Coperture: piana, metallica
- Serramenti: metallici
- Stato Strutture: Buono
- Stato Materiale di facciata: Mediocre
- Stato Coperture: Buono
- Stato Serramenti: Buono
- Vincolo: Vincolata
- Provvedimenti di tutela: Dichiarazione di notevole interesse
- Data Provvedimento: DDR 23/10/2009
- Riferimento Normativo: D. Lgs 42/2004 art. 10, c. 3, lett. d)
- Altri Provvedimenti:
- Foglio Catastale: 179
- Particella: 268
Note
Nel 1956 sono state introdotte una serie di varianti per ottenere una migliore funzionalizzazione dei servizi in dotazione all’albergo. Subito dopo l’inaugurazione viene attuato un prolungamento verso il giardino posteriore sia del volume del ristorante sia di quello delle cucine e viene realizzato un alloggio per i gestori del complesso alberghiero. Negli anni Ottanta-Novanta, il progetto originale viene fortemente modificato. L’elemento di cerniera tra la torre della Fondazione e l’albergo, che in passato costituiva il blocco del ristorante, viene trasformato in hall con conseguente tamponatura delle vetrate e con l’aggiunta di una scalinata esterna. Il complesso subisce ulteriori interventi di ristrutturazione negli interni dell’albergo, che coinvolgono anche il fronte su via Fortis, con la sostituzione degli infissi della lunga finestra a nastro che annullano la leggerezza prevista dal disegno originale. Gio Ponti (Milano 1891 – 1979) Si laurea presso il Politecnico di Milano nel 1921. Formatosi nel clima di rinnovamento della Milano degli anni venti, partecipa al raggruppamento dei giovani del gruppo “neoclassico”. Apre uno studio a Milano con gli architetti Mino Fiocchi ed Emiliano Lancia. In particolare con quest’ultimo si assocerà in una sigla professionale (Studio Ponti-Lancia, 1927-1933), cui si devono alcune i primi successi. Questi anni sono d’altra parte cruciali per la formazione dell’architetto che avrà modo, sul finire degli anni venti, di sviluppare un personale approccio alle tematiche della modernità e dell’abitazione. Risalgono a questi anni le prime sperimentazioni nel campo dell’arredo e dell’oggetto domestico grazie alle committenze della ditta di ceramiche Richard Ginori, per la quale progetta un rinnovamento della produzione. In questa atmosfera di gusto neoclassico prendono forma le prime prove nel campo dell’ architettura tra cui la serie delle cosiddette “case tipiche”, cui significativamente da il nome di “Domus”. Dal 1928 è direttore della rivista “Domus”, fondata nello stesso anno, incarico che mantiene con continuità, ad eccezione della parentesi tra il 1941 e il 1947, in cui dirige “Stile”. Le riviste sono per Ponti organi di diffusione ed elaborazione delle nuove idee nel campo delle arti decorative e dell’arredamento, oltre che dell’architettura. Tramite questo mezzo, il suo pensiero si diffonde tanto da diventare un punto di riferimento per la cultura architettonica nazionale ed internazionale. Con la progettazione della casa “doppia” Rasini ai Bastioni di Porta Venezia, nel 1933, si scioglie il sodalizio con Lancia e prende avvio una nuova fase progettuale accompagnata da una nuova sigla professionale con Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini. Nello stesso anno organizza a Milano la V Triennale. In questo periodo l’incontro con Persico, Donegani e Rudofsky, offre l’occasione per una maturazione ed un’evoluzione del suo lavoro verso una personale linea espressiva: a questo periodo appartiene, ad esempio, il primo palazzo Montecatini (1936), in cui emerge tutta la sua convinzione della necessaria convergenza tra arte e industria. Nel 1952 si associa ad Alberto Rosselli, costituendo lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli (1952-1976): sono questi i decenni di massima notorietà, durante i quali estende la sua attività alla progettazione industriale, dell’arredamento e al design. Mentre nella prima parte della sua attività realizza opere in cui si allontana dai convenzionalismi neoclassici per una personale sperimentazione dell'architettura razionale come l'Istituto di matematica dell'università di Roma (1934) e la facoltà di lettere e il rettorato dell'università di Padova (1934-37), dall’inizio della sua attività presso lo studio Ponti-Rosselli-Fornaroli progetta edifici in ogni parte del mondo, tra cui, le principali, sono l'Istituto italiano di cultura a Stoccolma, il Centro italo-brasiliano a San Paolo, Brasile (1953), il grattacielo Pirelli a Milano (1956-60), l'Auditorium all'ottavo piano del Time and Life Building a New York (1959), gli Uffici per la Philips a Roma (1960), il Pakistan House Hotel a Islamabad (1962), la facciata dei grandi magazzini Shui-Hing a Hongkong (1961-63), le facciate dei grandi magazzini Bijenkorf a Eindhoven (1966-69); il Museo d'arte di Denver (1972). Tra le sue ultime realizzazioni italiane si segnala la cattedrale di Taranto (1964-71).
Bibliografia
Autore | Anno | Titolo | Edizione | Luogo Edizione | Pagina | Specifica |
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Studio Ponti, Fornaroli, Rosselli, Studio Pier Giulio Bosisio | 1954 | Architettura per la notte | Domus n. 292 | 1-4 | Si | |
Tramonti Ulisse | 1997 | Itinerari di Architettura Moderna. Forlì, Cesena, Predappio | Alinea | Firenze | 168-169 | Si |
Vasumi Roveri Elisabetta | 2005 | La Fondazione Livio e Maria Garzanti, fra progetto e utopia, in Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di), Quale e Quanta. Architettura in Emilia-Romagna nel secondo Novecento | Clueb | Bologna | 171-175 | Si |
Canali Ferruccio | 2006 | La «Fondazione Garzanti» a Forlì di Giò Ponti, un’«architettura di luce» per l’Arte italiana degli anni Cinquanta (1953-1957) | Studi Romagnoli n. 57 | 775-801 | Si | |
Morgante Elena | 2007 | La Fondazione Livio e Maria Garzanti. Architetture | Parametro n. 269 (numero monografico: Gio Ponti e la Romagna) | 32-38 | No | |
Vasumi Roveri Elisabetta | 2007 | Aldo Garzanti. Gio Ponti e Forlì. Indagine sulla committenza | Parametro n. 269 (numero monografico: Gio Ponti e la Romagna) | 84-89 | No | |
Fabbri Roberto | 2010 | Forlì, un progetto di conoscenza per Gio Ponti, 1957 - 2008 | Ananke n. 59 | 28-31 | No | |
Conti Giordano | 2013 | Il palazzo Comunale di Cesenatico, in L'architettura del Novecento in Romagna | Foschi editore | Forlì | 128-133 | Si |
Mambelli Marino | 2013 | Facciate. Gio Ponti e Aldo Garzanti: incontro stellare | Geometra n. 33 | 4-10 | Si | |
Romeo Cesare Renzo (a cura di) | 2014 | Progetto di conoscenza sul complesso architettonico pontiano. Centro culturale Livio e Maria Garzanti di Forlì | L’ Artistica Editrice | Savigliano | Si |
Fonti Archivistiche
Titolo | Autore | Ente | Descrizione | Conservazione |
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Archivio Gio Ponti | Gio Ponti | Archivio Gio Ponti, Milano |
Allegati
Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale. | |
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale. | |
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata. |
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo | Url |
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Fondazione Garzanti | Visualizza |
Gio Ponti official website | Visualizza |
Domus Web | Visualizza |
Enciclopedia Treccani - Gio Ponti | Visualizza |
SAN Archivi degli Architetti - Gio Ponti | Visualizza |
Fondo Archivistico Sistema Museale dell’Università di Parma - Gio Ponti | Visualizza |
Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia RomagnaTitolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli
Scheda redatta da Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 13/03/2024
Revisori:
Setti Stefano 2022